Siniscola
L’imponenza del Montalbo domina il paesaggio: la ‘dolomite sarda’ con le sue rocce candide si affaccia su 25 chilometri di costa, per metà sabbia fine e chiara. Siniscola è una cittadina di dodicimila abitanti, la più popolosa delle Baronie, seconda della provincia di Nuoro, a 50 chilometri da Olbia. In epoca romana fu Portus Lugudonis, mansione nella litoranea verso Karalis. Attorno uno scenario multiforme: rilievi calcarei, gole e strapiombi, colli e pianure, pascoli e vigneti, lagune e spiagge, luoghi ideali per trekking, passeggiate a cavallo, speleologia, free climbing e surf. Lungo la dorsale argentea dell’Albo, percorrerai suggestivi itinerari, un tempo sentieri di carbonai e pastori, tra siti archeologici e pinnettos, tra boschi di lecci e di macchia mediterranea, popolati da muflone, aquila reale e gracchio corallino.
La vetta è ‘lunare’, a valle doline, voragini, fiumi sotterranei e grotte, abitate nella preistoria: Bona Fraule, dove sono state trovate armi di ferro, Gane ‘e Gortoe, ricca di concrezioni calcaree, sa Conca ‘e Locoli, erosa dall’impetuosità dell’acqua, e sa Prejone ‘e ‘Orcu, grotta-santuario nuragico. In tutto sono trenta gli insediamenti nuragici, tra cui i villaggi di Luthuthai e Rempellos, il nuraghe Conca Umosa e le tombe di Giganti sas Kolovranas, su Itichinzu e su Piccante. Le prime tracce umane sono del VI millennio a.C., nella grotta di Elène Portiche, successiva è Cuccuru ‘e Janas, ‘collina delle fate’, grotta con camere funerarie a raggiera.
Dalla montagna i sentieri arrivano sino alle spiagge, interrotte da basse scogliere e incorniciate da acque limpide e turchesi. Prima tappa, La Caletta, frazione balneare e porto turistico con spiaggia dorata di cinque chilometri, delimitata da stagno su Graneri e pineta. In direzione sud troverai Santa Lucia, villaggio di pescatori, dove si svolgono, a giugno, Sapori di mare con degustazioni marinare e, a settembre, gli spettacoli del festival internazionale. Segue l’incantevole s’Ena e sa Chitta, la ‘spiaggia dei confetti’: sabbia bianca e rocce levigate. Poco più a sud, le gigantesche dune e i ginepri secolari di Capo Comino, cornice da film. Alle spalle, gli stagni di Salina Manna e Salinedda. Ancora più a sud, arriverai a Bèrchida, perla della costa orientale col suo abbagliante fulgore, dato da sabbia candida, acque smeraldine e rilievi dorati.
In età spagnola la costa era protetta da torri d’avvistamento, ricordo di scorribande saracene. Ne restano una a Santa Lucia e una del 1608 che domina, insieme alla settecentesca parrocchiale di san Giovanni battista, il centro storico di origine medievale. Da visitare è Nostra Signora della Salute, costruita vicino alla sorgente ‘curativa’ di Luittu, una delle tante che punteggiano il territorio. Infiniti gli eventi: fuochi di sant’Antonio abate, carnevale, Settimana Santa, la tappa di Primavera in Baronia. A metà ottobre, la celebrazione più sentita (e secolare) per Nostra Signora delle Grazie. La religiosità si manifesta anche in varie sagre, nelle quali coglierai l’autenticità della comunità e assaggerai cannonau e pecorino, menù a base di suppa thiniscolesa e carni arrosto. L’emblema di Siniscola è sa pompia, grosso agrume, incrocio tra cedro e limone, da cui si ricavano squisiti dolci di laboriosa preparazione: pompìa intrea e s’aranzata. È usata anche in ambito di cosmesi ed erboristeria.
Oasi di Bidderosa
Il bianco splendente della sabbia si spalancherà davanti a te all’improvviso dopo una lunga strada incorniciata da ginepri, pini e lecci. La sensazione è di un luogo fuori dal mondo, in realtà esiste, eccome, è l’oasi di Bidderosa: cinque calette da sogno custodite in un parco di 860 ettari, in gran parte formato da boschi e macchia mediterranea, protetti dall’Ente Foreste e affidati al Comune di Orosei, da cui dista 13 chilometri a nord. L’ingresso in auto e moto è a numero chiuso da maggio a fine ottobre. In bici o a piedi non c’è limite stagionale, ma si deve rispettare un regolamento per preservare questo angolo di quiete immerso nel verde. Con un’escursione di trekking ti immergerai totalmente nella riserva: ammirerai il rincorrersi di verde, artistici rilievi di granito, ginepri secolari adagiati su litorali candidi. Oppure potrai arrivarci a nuoto attraverso il breve tratto di mare dalla confinante (a sud) cala Ginepro: con la bassa marea, l’acqua è alta un metro. La prima spiaggia dell’oasi è a quattro chilometri dall’ingresso, via via troverai le altre quattro, tutte lunghe circa un chilometro, sino al confine settentrionale rappresentato da un altro paradiso da cartolina: la splendida spiaggia di Bèrchida, nel territorio di Siniscola.
Finissima sabbia bianca, gigli marini e rocce di granito affioranti caratterizzano le cinque cale: un paesaggio incantevole e silenzioso, profumato da vegetazione e bagnato da mare cristallino, con fondale basso. Nuoterai e farai snorkeling in acque dalla profondità costante anche a decine di metri dalla riva. L’oasi è comprende anche il monte Tuttavista, ammantato di sughere e lecci, Fuile ‘e Mare e Senna ‘e Sachita, ricoperte da pini d’Aleppo e domestici, dove troverai tavoli per pic-nic e relax nelle ore afose. Eucalipti, ginepri ed essenze mediterranee ti daranno il benvenuto alla fine del sentiero sterrato d’accesso alle cale, che si snoda nella pineta e costeggia la laguna sa Curcurica (la gallinella d'acqua nel dialetto di Orosei), popolata da uccelli stanziali e migratori, che osserverai da postazioni di birdwatching. Accanto c’è il monte Urcatu: dalla vetta vedrai chilometri di sentieri ordinati e spiagge pulite. Bidderosa è la perla di Orosei, rinomato centro turistico che può vantare tra le altre spiagge sa sogno, anche Cala Liberotto, Cala Ginepro, Marina di Orosei e Cala Osalla, al confine con Dorgali.
Escalaplano
Sorge su un tavolato alto quasi 350 metri, circondato dalle valli dei fiumi Flumendosa e Flumineddu, in un territorio fertile, coltivato con alberi da frutto e olivi e coperto da boschi di sugherete. Escalaplano è un paese di duemila e 200 abitanti nella regione storica del Gerrei, l’ultimo della provincia del sud Sardegna al confine con l’Ogliastra. La favorevole posizione ha permesso che l’area fosse frequentata sin dalla preistoria: le prime testimonianze sono domus de Janas, nuraghi e templi a pozzo. In un documento spagnolo di metà XIV secolo, è citato Escalaplano come paese di nuova istituzione non ancora soggetto a imposte. Secondo leggenda, il paese sorgeva in località di Is Arantas, detto Escall’e oru, (scala d’oro). In seguito fu trasferito sull’altopiano, su pranu, e chiamato Villanova de Scala de Plan, con riferimento alla lunga via d’accesso all’altopiano. Fu prima controllato dalla famiglia dei Carroz, poi passò sotto il ducato di Mandas.
Il centro abitato si raccoglie intorno alla parrocchiale di San Sebastiano, costruita in stile gotico aragonese e risalente al XVI secolo. La facciata è originaria, adornata da un grande rosone intarsiato. Sull’altopiano di Is Sceasa, nella strada verso Ballao, sorge la chiesa di san Salvatore, realizzata in mattoni di fango e paglia, oggi ristrutturata. Feste e sagre animano Escalaplano tutto l’anno con tradizioni e sapori. Si comincia il 17 gennaio con la festa di Sant’Antonio abate, si prosegue tre giorni dopo con quella del patrono San Sebastiano: In onore dei due santi si accendono grandi falò, accompagnati da degustazione di vini e dolci e da balli. Il 15 maggio si festeggia san Salvatore, il cui simulacro viene accompagnato nella chiesetta campestre a lui dedicata. Il 24 giugno è la volta di San Giovanni, con una processione in abiti tradizionali e con le traccas, carri trainati da buoi e adornati con fiori. Sempre a giugno non perderti la gustosa sagra dell’olio di lentischio e del formaggio. Ad agosto c’è la rassegna folkloristica del ferragosto escalaplanese Infine, il 4 dicembre il paese celebra Santa Barbara.
Cala Goloritzé
Un dipinto nato da un sogno fantastico. In corrispondenza di capo di Monte Santo, dieci miglia a nord del porto di Santa Maria Navarrese, l’aspro e roccioso litorale, sin lì a strapiombo sul mare da altezze vertiginose – come a Perda Longa –, arretra dolcemente verso l’interno, in una scenografica insenatura, lasciando spazio a una miriade di sassolini bianchi levigati. Il fondale è di una trasparenza surreale, le acque turchesi sgorgano da sorgenti carsiche sottomarine, rocce marmoree modellate dal tempo affiorano dal mare: un arco naturale e la celebre guglia di Monte Caroddi, a forma di piramide. Dall’alto dei suoi 143 metri svetta su un luogo immancabile nella tua visita nell’Isola, spesso identificato come suo simbolo. Attorno imponenti falesie alte 500 metri ricoperte da macchia mediterranea che profuma l’aria. Alle spalle, una foresta di lecci e corbezzoli. L’incontaminata e selvaggia Cala Goloritzé, testimonial di Baunei, è uno dei tratti costieri del golfo di Orosei dove mare e montagna si incontrano in perfetta armonia.
Monumento nazionale ‘protetto’ dal 1995, è la spiaggia più fotografata dell’Ogliastra, stabilmente inserita dagli utenti di TripAdvisor nella top ten delle spiagge più belle d’Italia. Lo spettacolare arenile, composto da infiniti sassolini bianchi, si è formato nel 1962, in seguito a una frana staccatasi dalla parete di arenaria. Duecento metri a nord della spiaggia principale troverai la piccola ‘spiaggia delle sorgenti’, che deriva il nome da acque sorgive che sgorgano in mezzo agli scogli. A sud la baia è delimitata da una parete rocciosa nella quale l’azione erosiva del mare ha scavato uno arco di pietra che si tuffa in mare. L’incantevole scenario è sorvegliato dalla ‘padrona di casa’, la grandiosa guglia, detta ‘aguglia a tramontana’, sperone calcareo ambito dai climber di tutto il mondo: presenta varie ‘vie’ di arrampicata, la più famosa è la ‘sinfonia dei mulini a vento’, aperta da Maurizio Zanolla ‘Manolo’ e Alessandro Gogna. Grazie all’eco della conquista della vetta da parte dei due famosi alpinisti (1981), la spiaggia divenne da subito meta di appassionati di free climbing, oltre a essere habitat di nidificazione del falco della regina. Non solo climber, Cala Goloritzé è anche patria del trekking. Puoi arrivarci a piedi via terra partendo dal parcheggio di su Porteddu, sull’altopiano di Golgo, e si snoda per tre chilometri e mezzo nel Supramonte di Baunei con un dislivello di 470 metri: circa un’ora di discesa e un’ora e mezza di salita al rientro, alla portata di tutti. La lunga camminata in mezzo a una ‘giungla’ mediterranea sarà ripagata ampiamente: termina in un’oasi incontaminata, una delle spiagge più belle del Mediterraneo. Via mare, l’accesso è molto più agevole: potrai usufruire di servizi di charter (in gruppi) e di noleggio gommoni dai porti di Arbatax, Cala Gonone e Santa Maria Navarrese. Ma con precise limitazioni: è vietato ormeggiare a meno di 300 metri dalla riva. Troverai le boe di delimitazione all’accesso, poi, non resta che nuotare o avvicinarsi a remi.
A nord di Goloritzè altra ‘perla’ del Mediterraneo, nonché tappa d’obbligo è Cala Mariolu, caratterizzata da sassolini simili a confetti, misti alla sabbia. Suo naturale proseguimento è Cala dei Gabbiani. Ancora più a nord troverai Cala Biriola, che si dischiude alla fine di un bosco di lecci secolari, ginepri abbarbicati sulla roccia e macchia mediterranea. Il sentiero per arrivarci corre lungo la falesia regalando scorci da brivido. Se scegli barca o gommone, poco prima di arrivarci immergiti nelle piscine di Venere. Oltre c’è Cala Sisine, paradiso incontaminato alla fine di un canalone, un tempo letto di fiume. Accanto, la grotta del Miracolo, un prodigio della natura formato da colonne calcaree, stalattiti e stalagmiti dalle forme più sorprendenti, vaschette e pavimenti lucidi. A metà tra i territori di Baunei e di Dorgali, ecco Cala Luna, altro simbolo della Sardegna, scenario del film ‘Travolti da un insolito destino’. A tre chilometri si aprono le grotte del Bue marino, un tempo habitat della foca monaca. Nel percorso ‘turistico’ ammirerai laghetti, spiagge sabbiose e sale costellate di concrezioni.
Cala Mariolu
Un tuffo nel mare che sembra dipinto. È nota anche come is pùligi de nie (le pulci di neve) per i sassolini tondi, bianchi e rosa, misti alla sabbia, che la compongono. Cala Mariolu, nel territorio di Baunei, deve il nome alla foca monaca che, si dice, ‘rubasse’ il pescato dalle reti dei pescatori provenienti da Ponza, perciò era detta il mariolo (ladro).
Il suo panorama colpisce per le tonalità infinite di blu, verde smeraldo e azzurro e per i sassolini che sembrano fiocchi di neve. La falesia che la circonda raggiunge i 500 metri di altezza e cade a picco sull’acqua sia a nord che a sud, rendendo Cala Mariolu accessibile da terra solo attraverso un impegnativo trekking (per esperti) in mezzo a fitta macchia mediterranea. Punta Is Puligi in passato fungeva da punto di carico del carbone per i furisteris, i carbonai che popolarono Baunei.
Il basso fondale merita un’immersione con la maschera per chi ha meno confidenza o con attrezzatura subacquea per chi vuole esplorarlo in profondità: è habitat di varie specie. Anche i delfini si intravedono a largo ogni tanto. Fuori dall’acqua osserverai, invece, il falco pellegrino e quello della Regina, il cormorano del ciuffo e l’aquila reale.
Un grande scoglio, sa perda ‘e su saltatori, funge da pontile. La cala, infatti, è più comodamente accessibile via mare, con barche private o con i servizi per le cale in partenza dai porti di Arbatax, Cala Gonone e Santa Maria Navarrese. Nelle vicinanze, tante grotte, una all’interno della cala: inizia con una spiaggetta e arretra per dieci metri di profondità, risultato dell’incessante lavoro del mare nei secoli. Poco distante c’è la suggestiva grotta del Fico. Nella tua escursione lungo il golfo troverai altre cale assolutamente imperdibili: l’incontaminata Goloritzè, le splendide Sisine e Biriola e una delle spiagge simbolo del Mediterraneo, Cala Luna, a metà col territorio di Dorgali.
Berchida
Lo spettacolo che offre è definito da molti turisti una meraviglia della Sardegna, capace di rigenerare lo spirito e regalare nuove emozioni in base alla luce del sole, dal sorgere al tramonto. Bèrchida è una spiaggia stupenda, lunga e spaziosa, considerata (e votata) come una delle più belle del Mediterraneo. Si trova nel territorio di Siniscola, in Baronìa, da cui dista pochi chilometri. Mai affollata, meta ideale di distensione e relax, con fondale basso, la sabbia fine e colori del mare che vanno dal verde al turchese. Potrai godere di vari comfort: chiosco-bar, attrezzature balneari, noleggio di canoe e pedalò, ampio parcheggio.
È circondata da ginepri secolari e macchia mediterranea, che fungono da cornice naturale al rio Berchìda, che nella sua foce forma un piccolo stagno dove vivono numerose specie animali. A ridosso della spiaggia anche due aree archeologiche nelle quali sorgono i resti dei nuraghi Conca Umosa e Paule e’ Luca.
Con una lunga e piacevole camminata sulla battigia si possono raggiungere a nord le splendide dune di Capo Comino e s’Ena e sa Chitta, tre chilometri di sabbia bianca finissima, chiusa da scogli in prossimità di un vecchio faro, al largo del quale si trova la piccola Isola Rossa. Alle spalle c’è una pineta di pini d’Aleppo e domestici di circa mezzo secolo. Ancora più a settentrione troverai il piccolo borgo di pescatori di Santa Lucia, sorto attorno a una torre aragonese e alle spalle di una bella spiaggia di sabbia bianca, e la rinomata località turistica La Caletta, con tutti i servizi e una spiaggia lunga ben cinque chilometri.
A sud di Bérchida, invece, c’è l’Oasi di Biderosa, un altro luogo magico. È una foresta costiera di oltre mille ettari, dentro la quale è facile avvistare uccelli migratori e specie stanziali, fiore all’occhiello di Siniscola per la varietà di flora e fauna che custodisce. La foresta costiera di include cinque calette, tra cui l’incantevole spiaggia di Biderosa, con alle spalle uno stagno dove dimorano fenicotteri rosa e aironi.
Capo Ferrato
Dal monte Ferru che lo sovrasta, inizia dall'alto la scoperta del promontorio di Capo Ferrato. La risalita del monte è un facile trekking che attraversa il tipico paesaggio sardo mediterraneo, abitato sin dalla preistoria. Lungo il cammino, tra la boscaglia incontrerai ovili, domus de Janas e nuraghi. Raggiunta la cima è la vista che la fa da padrone, su tutto il territorio di Muravera: è come sospesa sul paesaggio del Sarrabus, dalla foresta del parco dei Sette fratelli alle vivaci e lunghissime spiagge, a nord Colostrai e Feraxi con alle spalle le oasi umide, gli stagni e la peschiera, verso sud ammirerai l'ultimo lembo dell'immensa distesa di Costa Rei.
A separare i due interminabili litorali di sabbia morbida è un'oasi di pace e silenzio, è il selvaggio promontorio allungato verso il mare. Dalla cima del monte si riconosce il reticolo di sentieri che lo disegnano, portano a Porto Pirastu, al panoramico faro di Capo Ferrato e alle scogliere che chiudono e nascondono alla vista tante piccole baie, riservati paradisi dai fondali ideali per lo snorkeling con maschera e pinne. E' un posto dove regna il silenzio, pochi passi a piedi e gli unici rumori saranno il suono delle onde e il canto dei grilli, qui si percepisce quanto potente sia la carica di energia emanata da luoghi arrivati a noi inviolati, e in tanti lo sono in ogni parte dell'Isola.
Qui sarai avvolto dagli intensi profumi delle essenze mediterranee che avvolgono il promontorio, attento con lo sguardo alle rocce di ere geologiche lontanissime che affiorano tra i fiori selvatici e i cespugli delle macchia, sarai rapito dall'incanto delle solitarie e selvagge spiagge di Cala sa Figu e Portu s'Illixi, incastonate tra selvagge scogliere, raggiungibili soltanto per mare o a piedi dopo aver lasciato l'auto all'imbocco del sentiero che scende sino alle cale. Piccole fatiche, ricompensate da una giornata al mare fuori da ogni schema convenzionale, i luoghi appartati del promontorio di Capo Ferrato sembrano siano lì ad aspettare chi vuole godere del loro speciale ambiente marino, naturalmente primordiale.
Casa Farci - Seui
Per allestire la collezione della parte etnografica ha contribuito la stessa popolazione di Seui, il resto è testimonianza della vita e delle opere di un illustre intellettuale e politico che qui nacque e abitò fino all’adolescenza. Casa Farci è un edificio risalente al XIX secolo, situato nel cuore del principale centro della Barbagia di Seulo. La sua rilevanza storica è data dal fatto di aver visto nascere, nel 1882, Filiberto Farci, scrittore e cofondatore del Partito Sardo d’Azione assieme al suo grande amico Emilio Lussu. La visita consente di ammirare il suo studio, dove sono conservati oggetti, documenti, lettere, e la sua biblioteca, entrambe le sale testimoniano, oltre all’attività politica e letteraria, anche i rapporti che ebbe con altri importanti esponenti del panorama culturale isolano, come Sebastiano Satta, Grazia Deledda, Francesco Ciusa e Antioco Casula.
Lo studio si trova al primo piano. Nello stesso livello potrai visitare anche la cucina con forno a legna, una camera da letto e una sezione dedicata ai costumi. Al piano terra trova posto l’area espositiva dedicata al commercio, attività di grande tradizione a Seui: ti sorprenderà l’allestimento curato al fine di ricostruire un emporio di fine XIX secolo. Una sezione conserva documenti e oggetti della miniera di antracite Fund’e Corongiu. Il primo piano interrato è dedicato alle arti e ai mestieri: osserverai gli attrezzi usati nelle attività tradizionali da su massaiu (il contadino), su maistu de muru (il muratore), su maistu de linna (il falegname) e su ferreri (il fabbro ferraio), con la ricostruzione di una fucina. Scendendo di un ulteriore livello, entrerai nella cantina: spiccano i torchi in legno per vinacce e un grande alambicco di rame, con il quale si produceva acquavite. Noterai il numero di serie ‘Cagliari 0001’, testimonianza dell’autorizzazione alla produzione di cui godeva il proprietario. Un’altra sezione del museo è dedicata all’emigrazione, comprendente documenti della famiglia Bissiri. Tra i suoi esponenti vi furono inventori: Augusto, emigrato negli Stati Uniti, è noto per la realizzazione di una sorta di ‘antenato’ del tubo catodico, ponendo le basi per la nascita del televisore.
Casa Farci è inserita in un circuito museale che offre un affascinante ventaglio di temi e proposte culturali: il Carcere Spagnolo ‘racconta’ la vita dei prigionieri nella Barbagia di Seulo fino al 1975; la Palazzina Liberty ospita una collezione archeologica, artistica e mineraria; la Galleria Civica custodisce un’ampia esposizione di tele, acquerelli, sculture, pitture. Il quinto sito è s’Omu de sa maja, un museo dedicato al mondo magico-religioso e alle tradizioni precristiane degli abitanti del territorio.
Girasole
Secondo alcuni studiosi Girasole corrisponderebbe all’antica Sulci Tirrenica. Fin dai tempi dell’imperatore Caracalla se ne parla come stazione dell’orientale sarda e il geografo Tolomeo (II secolo d.C.) definì sulcitani i suoi abitanti. Indagini archeologiche confermano che Girasole sarebbe nato quasi tremila anni fa: sono venuti alla luce resti di costruzioni della stessa tipologia edilizia degli edifici punici di Sant’Antioco (la Sulci occidentale), databili IV-III sec a. C., preceduti da strutture fenicie più arcaiche. Numerosi reperti, rinvenuti durante la bonifica del vicino stagno di Tortolì, dove sorgeva l’antico porto, ne hanno dato ulteriore conferma. Fenici e cartaginesi fecero dell’antica Sulci fondamentale scalo nelle rotte verso la Penisola. Lo sviluppo proseguì in epoca romana, avamposto cruciale nei traffici commerciali mediterranei. Nel XII secolo fu chiamato Gelisoi, forma che si trasformò col tempo sino al nome attuale. In dialetto continua a essere Gelisui, unico paese dell’Ogliastra, oggi di circa mille e 300 abitanti, che sorge (mai termine più azzeccato) da tremila anni nello stesso sito. È separato da Lotzorai dal rio Girasole e dista appena un chilometro dal mare. La spiaggia di sabbia chiara di Isula Manna è immersa nel verde di una pineta e si affaccia su acque dalle tonalità azzurre cangianti. Accanto lo stagno, nell’Antichità porto, oggi habitat di numerose specie di volatili, attrazione per amanti della natura e del birdwatching.
Delle sei chiese antiche di Girasole rimane oggi la parrocchiale di Nostra Signora di Monserrato. Il suo primo impianto è gotico-catalano, poi fu ricostruita tra XVI e XVII secolo con forme sobrie. Il restauro del 2014 ha portato alla luce affreschi del XVIII secolo. Le celebrazioni in onore della patrona, con sfilata di abiti tradizionali e cavalieri, sono a inizio settembre. Mentre Sant’Antioco si festeggia due settimane dopo Pasqua. A metà gennaio si accendono i fuochi di Sant’Antonio abate. Ad aprile, nell’ambito di Primavera in Ogliastra, va in scena Pratzas de Gelisuli: si aprono le case e si rievocano antichi saperi e sapori: ammirerai arte manifatturiera, espressioni culturali e folcloristiche e specialità enogastronomiche. In tema di prelibatezze, a luglio non perderti la sagra de is culurgionis, piatto tipico ogliastrino: pasta fresca chiusa ‘a spiga’, ripiena di patate, menta e pecorino. Ad agosto, infine, c’è il festival internazionale del folklore, con gruppi folk locali e provenienti da Africa, Asia, Est Europa e Sud America.
Loceri
È il luogo ideale per conciliare mare e montagna: dista meno di venti chilometri dal massiccio del Gennargentu e dal lago Flumendosa e circa dieci dalla stupende spiagge della costa orientale, tra cui quelle di Tortolì, lido di Orrì e Cea. Loceri è un piccolo paese di mille e 300 abitanti, adagiato sulle verdeggianti colline dell’Ogliastra centro-orientale e avvolto da uno splendido scenario paesaggistico, abitato sin dal Neolitico come testimoniano le domus de Janas di Serra Paulis. I monti Cuccui e Tarè proteggono colline e campi coltivati a vigneti e uliveti millenari, irrorati da fiumi e sorgenti. Ne derivano ottimi cannonau e olio extravergine, prodotti alla base della ‘dieta dei centenari’ ogliastrini. La tradizione dell’olivicoltura è famosa, per conoscerla potrai visitare il museo etnografico sa Domu ‘e s’olia, allestito in un frantoio del 1910, nel cuore del paese. In una serie di ambienti, attraverso attrezzi originali, sono rappresentati vita domestica, dei campi e delle feste, preparazione di formaggio, olio pane e vino, cura del bestiame, tessitura e altri mestieri artigianali. Una parte espositiva è dedicata agli abiti tradizionali e un ‘angolo’ ai giochi tradizionali. Nel vicino museo ‘Vecchi frantoi’, in un altro frantoio ristrutturato, vengono organizzate mostre ed eventi culturali. Accanto ai musei c’è la parrocchiale di san Pietro apostolo (XVIII secolo), patrono festeggiato a fine giugno. Attorno si stringono case decorate con murales. In campagna, ci sono le chiesette del sacro Cuore, immersa in un rigoglioso parco verde, sulla strada che dalla valle del Pelau porta a Lanusei, e di san Bachisio, in stile barocco popolaresco (XVII secolo). Il santo è celebrato a maggio e ottobre, anche con una processione in cui i fedeli attraversano il fiume con il simulacro, accompagnati dal suono delle launeddas. Aprono la sfilata cavalieri e donne in abiti tradizionali. Ospitalità e accoglienza caratterizzano sagre e feste, insieme alla cucina tradizionale dai sapori marcati e ricca di piatti della tradizione agropastorale ogliastrina. A iniziare dai culurgionis, ravioli di patate e formaggio ‘cuciti a spiga’. Poi gli arrosti di agnello e maialetto, la gustosa treccia con le interiora della pecora, pecorino, caglio di capretto e cas’axedu (formaggio fresco e morbido). Tanti pani ‘fatti in casa’ (pistoccu, civargiu, pani pintau) e dolci delle cerimonie: amaretti, paniscedda, pani dolci di sapa e pardulas. Per accompagnare il vino rosso e per chiudere mirto e fil’e ferru, la grappa sarda.