Le sue fondamenta raccontano una storia più antica di quella che mostra a prima vista, una storia fatta anche di leggende, abbandoni e riusi in chiave ‘laica’. La chiesa di San Leonardo è il più antico luogo di culto di Masullas, centro dell’alta Marmilla posizionato scenograficamente ai piedi del Monte Arci. Non esistono documenti che attestino costruzione e consacrazione della chiesa, ma le sue caratteristiche costruttive hanno fatto ipotizzare una datazione attorno a metà XIII secolo. Nel corso di una recente fase di restauro, è stato scoperto il tracciato di fondazione di un preesistente luogo di culto, forse di età bizantina. L’attuale edificio fu impostato sul precedente rispettandone la struttura e l’orientamento: a pianta longitudinale, con navata unica e abside semicircolare orientata a nord-est. Per la sua costruzione furono usati conci di arenaria e trachite. Potrai osservarli nella facciata, decorata con finte loggette e dove spiccano anche una bifora, un ampio campanile a vela e – lungo lo stesso asse – il portale d’ingresso, dotato di architrave monolitico e arco di scarico.
L’aula presenta copertura lignea, capitelli con decorazioni vegetali nella parete sud e l’immagine di un volto scolpito nella centina di una monofora dell’abside. Avrai la sensazione di trovarti in un ambiente intimo e raccolto, grazie anche alla semplicità degli arredi. Secondo la tradizione locale, dentro la chiesa si troverebbero le sepolture di due martiri, uno sarebbe San Callisto, pontefice nei primi decenni del III secolo. Tale leggenda trarrebbe origine dal fatto che la chiesa rientrava tra i possedimenti dell’allora fiorente abbazia vallombrosana di Thamis, i cui ruderi si trovano oggi nel territorio di Uras. L’ordine monastico era in stretto contatto con l’abbazia tedesca di Fulda, dove pare che furono traslati i resti o parte delle reliquie del martire. Grazie al culto delle reliquie venerato dai monaci vallombrosiani e agli stretti rapporti che intercorrevano tra le due abbazie, i resti di San Callisto sarebbero infine giunti nella chiesa, nelle cui pareti, secondo alcuni, sarebbero stati murati due sarcofagi. La chiesa poi conobbe una fase di abbandono e di uso come monte granatico, per poi essere oggetto di un primo restauro nel 1859.
Il viaggio dal medioevo masullese all’età sabauda prosegue con la visita al vicino museo ‘I cavalieri delle colline’, la cui esposizione è incentrata sull’aristocrazia rurale dell’antica curatoria di Parte Montis, alla quale il villaggio di Masullas apparteneva. Da non perdere anche il GeoMuseo, ospitato nei locali dell’ex convento dei cappuccini. Tra fossili, agate, cristalli e rocce vulcaniche spicca l’‘oro nero’ del Monte Arci, commercializzato sin dal Neolitico: nel territorio di Masullas ricade, infatti, il parco dell’ossidiana di Conca ‘e Cannas, il maggior giacimento coltivato in epoca nuragica. I dintorni si prestano a suggestive escursioni nella natura: potrai passeggiare nel bosco di Taraxi e ammirare la parete rocciosa su Columbariu, il pillow (affioramento di lava sottomarina) su Carongiu de Fanari e sa Perda Sperrada, un blocco roccioso quasi perfettamente spaccato a metà.