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Sos Aranzos

Lasciata la provinciale 82 per prendere il sentiero d’accesso alla spiaggia immerso nel fitto verde mediterraneo, i tuoi occhi già intuiranno la sua bellezza e non resteranno delusi quando spunteranno all’orizzonte i profili maestosi dell’isola di Tavolara e del promontorio di Capo Figari. Messi i piedi a sos Aranzos, poi, rimarrai abbagliato dal candore della sabbia e dallo splendore del mare: è uno dei gioielli di Golfo Aranci e di tutto l’estremo lembo costiero nord-orientale dell’Isola. Il suo aspetto naturale selvaggio stupisce ancora di più considerando i numerosi servizi disponibili sull’arenile e considerato che a pochi chilometri di distanza sorgano, non solo l’abitato ‘arancino’ ma anche quello di Olbia.

Il nome della spiaggia, ‘gli aranci’, secondo tradizione deriva dai residui delle fibre di posidonia che, intrecciandosi, formano sfere spugnose note anche come ‘palle o patate di mare’. A sud l’arenile è delimitato da uno spuntone roccioso, mentre sull’altro lato alcuni gruppi di scogli granitici lo separano dalla spiaggetta di Terrata, pure lei di sabbia bianca e finissima con scogli affioranti dall’acqua cristallina. Di tanto in tanto, tra le rocce, si aprono altri piccoli tratti sabbiosi dove potrai ricercare una maggiore riservatezza e un contatto ancor più intenso con la natura incontaminata. Il tratto principale di sos Aranzos è ideale per rilassarsi, giocare con i più piccoli sfruttando il basso fondale sabbioso, esplorarne i dintorni in canoa o le profondità marine con immersioni e snorkeling. All’orizzonte potrai godere del panorama dominato da Capo Figari e dall’isolotto di Figarolo, la sagoma allungata di Tavolara di fronte e la costa frastagliata di Capo Ceraso alla sua destra. A lambirne i bordi è un mare cristallino e cangiante, dal verde all’azzurro-turchese.

Sos Aranzos è una delle tante ‘perle’ costiere di Golfo Aranci: da ampie spiagge attrezzate con tutti i comfort a calette selvagge incastonate in mezzo a scogliere, ogni tipologia di turista troverà il suo angolo di paradiso. Procedendo verso nord una fitta macchia mediterranea cinge la spiaggia di Punta Pedrosa, delimitata dall’omonimo promontorio e caratterizzata da sabbia chiara e un mare blu intenso. Altri due gioielli si distendono ad arco oltre la scogliera: sono Cala Sassari e la Spiaggia Bianca: la prima con granelli bianchi e dorati e mare che alterna tinte verdi e turchesi; mentre il nome della Spiaggia Bianca racconta della sua peculiarità, esaltata da scenografiche dune, in acqua gli scogli di granito assumono una colorazione rosata. Oltre Baia Caddinas, ti aspettano infine le Cinque Spiagge e le incantevoli cale disseminate attorno a capo Figari.

Nuraghe Izzana

Una volta giunto nel cuore della vasta piana dei grandi Sassi, detta anche Valle della Luna, circondata da grandi massi di granito caratterizzati dalle loro forme antropomorfe vedrai ergersi davanti al tuo sguardo una torre possente, formata da enormi blocchi di granito appena sbozzati e disposti in filari irregolari. È il maestoso nuraghe Izzana, probabilmente il più grande edificio nuragico di tutta la Gallura, al confine tra i territori di Tempio Pausania e Aggius. Dalla sua sommità ammirerai un meraviglioso paesaggio a 360 gradi: la natura intorno ti colpirà per la sua bellezza selvaggia. Qui l’erosione di acqua e vento ha scavato e modellato piccole e grandi cavità, come grotte e tafoni.

L’imponenza e complessità dell’Izzana ricorda un altro edificio dell’alta Gallura, il nuraghe Majori, che sorge vicino all’attuale abitato di Tempio. Ad accomunarli - e differenziarli da molte altre strutture nuragiche più recenti - sono le caratteristiche tipiche dei primordiali nuraghi ‘a corridoio’. L’Izzana, infatti, è databile tra la fine Bronzo antico, agli esordi della civiltà delle ‘torri di pietra’ e il Bronzo finale. L’edificio presenta una pianta a forma triangolare oblunga con angoli smussati. La camera della torre centrale è coperta a tholos ed è ancora integra, mentre quelle laterali, posizionate ad altezze differenti da terra, sono oggi parzialmente danneggiate ma raggiungibili grazie a una serie di corridoi interni che girano attorno alla costruzione. Dalla camera centrale si diramano due corridoi, uno conduce a quattro cellette disposte simmetricamente.

Tra le peculiarità della struttura il fatto di essere fornito di vari ingressi: uno nella parete sud-orientale introduce in un breve andito strombato e coperto a piattabanda che a sua volta porta alla camera a tholos. Il secondo, e principale, si trova a sud-ovest, costruito con grosse pietre molto ben lavorate, come tutta la parte meridionale del nuraghe, la più recente. L’accesso immette in un lungo corridoio con copertura angolare che dopo un restringimento ti condurrà nella camera centrale del diametro di cinque metri, costruita con blocchi smussati che ‘salgono’ con filari regolari sino alla chiusura a ogiva. Una scala, oggi crollata, introduceva in un corridoio con aperture verso altri due corridoi. Il primo, più lungo, si sviluppa in modo obliquo, il secondo leggermente strombato immette in una celletta irregolare. Nella parete sinistra del piccolo ambiente noterai l’apertura di un altro vano curvilineo. Un ulteriore ingresso di un corridoio rettilineo ti porterà fuori dall’edificio attraverso uno stretto cunicolo. L’andamento a labirinto ha indotto alcuni studiosi a parlare di ‘nuraghe-trappola’, così costruito per disorientare gli assalitori. La particolarità della tecnica costruttiva impiegata e la singolarità della pianta indicano molto più probabilmente che la costruzione è frutto di più interventi succedutisi nel tempo, i più recenti potrebbero averne modificato e ampliato le strutture iniziali.

Cala Sassari

Appartata e dall’aspetto selvaggio, grazie allo scenario circostante, Cala Sassari ti sorprenderà per le variopinte tonalità che mare, sabbia e scogliere assumono illuminati dal sole. La spiaggia è lunga circa 500 metri, con granelli misti dal colore che varia tra bianco e dorato con qualche pennellata di bruno. La baia è circondata dalla macchia mediterranea, che ricopre anche le punte rocciose che la delimitano, dando al mare riflessi verde smeraldo e turchesi. Il limpido fondale sabbioso digrada dolcemente verso il largo, poco profondo in prossimità della battigia, permettendo serenamente bagno e giochi a più piccoli e relax a tutta la famiglia. L’arenile è ben riparato dai venti e offre vari servizi: parcheggio, bar e ristoranti, noleggio sdraio-ombrelloni e natanti e servizi legati all’accessibilità.

Cala Sassari è meta di appassionati di immersioni, snorkeling e pesca subacquea, ma è destinazione ideale anche per godere di splendidi panorami: di fronte osserverai un isolotto, detto di Punta Pedrosa dal nome del promontorio a sud; più in lontananza scorgerai il profilo maestoso dell’isola di Tavolara, mentre volgendo lo sguardo a nord vedrai l’abitato di Golfo Aranci e l’isolotto di Figarolo.

Potrai raggiungere facilmente la spiaggia seguendo la strada provinciale 82 tra Olbia e Golfo Aranci e prendendo l’uscita ben segnalata in direzione est. I dintorni offrono innumerevoli altre bellezze costiere, il solo territorio di Golfo Aranci conta più di venti spiagge. Ai lati di Cala Sassari, troverai, oltre la caletta di Punta Pedrosa, anche la spiaggia Bianca; verso sud troverai la piccola sos Aranzos, con sabbia bianca e mare trasparente. In prossimità del paese, invece, si dispongono in successione le Cinque spiagge, perfette per una vacanza all’insegna di relax e divertimento grazie a tutti i servizi e le comodità. Se sei alla ricerca di calette selvagge e immerse nella natura incontaminata, potrai dirigerti verso Capo Figari ed esplorare le altre perle ‘arancine’: Cala Sabina, Cala Moresca e Cala del Sonno.

Sant'Antonio di Gallura

Si erge a 350 metri d’altezza, circondato da monti granitici e profonde vallate ricoperte di querce, lecci e macchia mediterranea, sullo sfondo il lago del Liscia. Sant’Antonio di Gallura è un borgo popolato da mille e 500 abitanti – compresi quelli della frazione Priatu e di varie borgate – che sino al 1979, quando diventò Comune autonomo, si chiamava Sant’Antonio di Calangianus, da cui dipendeva. Punto di passaggio obbligato dall’interno verso Costa Smeralda e parco dell’arcipelago della Maddalena, è ‘erede’ di villa de Castro, la cui esistenza è documentata da Liber Fondachi (1317) e Compartiment de Sardenja (1358) e da ritrovamenti di sepolture, gioielli e monete, tra cui un denaro genovese del VII-VIII secolo. Il villaggio altomedievale si trovava ai piedi del belvedere di Lu Naracu, oggi punto più alto del paese da cui ammirerai panorami che vanno dal massicico del Limbara al mare di Arzachena e Palau. Da lassù vedrai colline in cui dominano gli stazzi (insediamenti rurali), elementi fondanti della cultura agropastorale gallurese. Fa da cornice il Liscia, maggior invaso artificiale del nord dell’Isola, formato dalla diga omonima. Potrai costeggiare il versante di Sant’Antonio a bordo del Trenino Verde e attraversare le sue acque a bordo di un battello a pale. Sul versante di Luras spiccano gli olivastri millenari di Carana.

Il nome Lu Nuracu, insieme al toponimo Lu Nurachéddu (in località Campu d’Idda), sono le ‘spie’ di una frequentazione del territorio in età nuragica. Vicino al belvedere sorge la chiesa di Sant’Andrea, risalente a metà XVIII secolo ed eletta a parrocchiale nel 1907 (per soli cinque anni). Attorno al piccolo santuario si sviluppò il nuovo nucleo abitato. Con l’aumento della popolazione, fu necessaria la costruzione di una chiesa maggiore: nel 1912 sorse la nuova parrocchiale di Sant’Antonio abate con pianta basilicale a tre navate divise da arcate, altare maggiore e abside affrescati. Il patrono è festeggiato a metà gennaio con i fuochi di Sant’Antonio abate. Da non perdere è il palazzo Mannu, architettura nobiliare gallurese costruita interamente in granito. Porte e finestre sono delineate da architravi e stipiti, i piani superiori abbelliti da balconi in ferro battuto. L’interno conserva arredi e strutture di inizio XX secolo. Nei dintorni si trovano suggestive chiesette campestri, sedi di feste, dove scoprirai la Gallura più autentica e assaporerai prelibatezze come zuppa gallurese e mazza frissa. Spiccano la Madonna di La Crucitta e il santuario di San Giacomo, festeggiati a maggio, San Leonardo e San Giuseppe, celebrati a giugno, e la chiesetta rupestre di San Costantino, forse di origine altomedievale, accanto a cui c’è Lu Pulteddu, sorta di ‘finestra’ che, secondo tradizione, attraversata tre volte, è rimedio al mal di pancia.

Loiri Porto San Paolo

I due centri principali, piccole borgate e stazzi si fondono in una dimensione unitaria. Il paesino di Loiri e il borgo marinaro di Porto San Paolo costituiscono un unico Comune dal 1979, insieme a una miriade di frazioni immerse nel verde mediterraneo. A darti il benvenuto all’ingresso di Loiri è un maestoso ulivo secolare: il ‘capoluogo’ comunale conta tremila e 500 abitanti e sorge in mezzo a basse colline, a circa 15 chilometri dal mare. Il borgo costiero, dotato di strutture ricettive, servizi e moderno porto turistico, conta d’estate 15 mila presenze. Qui la leggenda dice che nell’Antichità avesse fatto scalo l’apostolo Paolo, prima di ritirarsi in eremitaggio nella Gallura più profonda.

Loiri Porto San Paolo, esattamente a metà strada tra Olbia e San Teodoro, condivide con essi 15 mila ettari di mare e 40 chilometri costieri dell’area marina di Capo Coda Cavallo.Il simbolo del litorale è Cala Ghjlgolu, che risplende per turchese del mare, sabbia color ocra e, soprattutto, per la famosa roccia granitica a forma di tartaruga - uno degli scogli più fotografati della Sardegna -​ frutto dell’erosione millenaria degli agenti atmosferici. Da Porto San Paolo partono collegamenti giornalieri per raggiungere le meraviglie dell’imponente Tavolara e delle isole minori di Molara, Molarotto, Piana e dei Cavalli. Durante Una notte in Italia, il famoso festival del cinema di Tavolara, potrai far compagnia ad attori e registi protagonisti della rassegna nella tratta da Porto San Paolo all’isola. Altro appuntamento da non perdere è la fiera nautica.

Tra paesi e borgate si contano otto chiese: da segnalare la chiesa di santa Giusta nella frazione omonima, primo nucleo medioevale del futuro Comune e, a Loiri, la parrocchiale di san Nicola di Bari, caratterizzata da una facciata in pietra granitica a vista e un portale architravato, con bassorilievo che raffigura una scena della vita del santo. Agli edifici di culto sono associate le feste patronali, dove si esibisce il coro di Loiri: di san Nicola, a fine agosto, e di sant’Antonio da Padova, a metà giugno.

Le prime sporadiche tracce umane sul territorio sono del Neolitico. Molto più intense le frequentazioni successive: su un colle vicino a Loiri, vedrai ruderi di età nuragica. La frequentazione dell’area è proseguita senza soluzione di continuità in epoca punico-romana, qui come nella frazione di Enas.

Monti

Si adagia alle falde del massiccio del Limbara, circondato da una lussureggiante conca di sugherete, macchia mediterranea, vigneti e massi granitici, a mezz’ora dall’incantevole mare della Gallura. Monti, centro di duemila e 500 abitanti del territorio storico del Monte Acuto, è noto per i suoi vitigni del famoso vermentino, unico vino in Sardegna ad avere (dal 1996) la denominazione d’origine controllata e garantita, il più alto riconoscimento tra le produzioni vitivinicole autoctone. Ad agosto è imperdibile la sagra dedicata al pregiato vino bianco dai profumi sottili e intensi, che si abbina perfettamente a piatti di mare. A proposito di cucina, l’orgoglio montino è sa suppa: spianata essiccata e condita con formaggio vaccino e pecorino grattugiato e irrorata con brodo di pecora. Tra i piatti caratteristici anche i maccarrones de manu nostra, gnocchetti fatti a mano, il tattalliu, interiora cotte allo spiedo, e i dolci ‘baci d’angelo’ e sa niuledda. Oltre che enogastronomiche, le attrazioni sono anche architettoniche, naturalistiche e archeologiche. Il centro storico conserva costruzioni in conci di granito. Notevole è il campanile della seicentesca parrocchiale di san Gavino. A sud del paese si estende la foresta di monte Olia, parco coperto di lecci, querce, corbezzoli ed erica, che ospita un’oasi di ripopolamento faunistico: troverai caprioli, cervi, mufloni e rari rapaci, come falchi e poiane. Dal paese, in direzione Alà dei Sardi, raggiungerai l’altopiano di s’Ambiddalzu, un paesaggio stupendo e solitario fatto di cespugli e massi granitici erosi dal vento. Nel tragitto incontrerai la chiesa di san Paolo eremita, consacrata nel 1348 (come attesta una pergamena della parrocchia), ma il cui impianto architettonico attuale, con pietre a vista, è del XVII secolo. Il santo è celebrato a metà agosto con pellegrinaggio molto sentito lungo la strada dal paese al santuario. Immancabile è una visita al belvedere sa Turrida: con vista sull’intera vallata di Olbia, dall’isola di Tavolara al lago Coghinas.

Le prime tracce umane a Monti sono del Neolitico. Erano forse luoghi di sepoltura i tafoni di monte Fulcadu e su Canale, di sicuro lo era l’allèe couverte di Terra. L’età del Bronzo è documentata da due tombe di Giganti e una decina di nuraghi, tra cui il nuraghe Logu, la cui torre si appoggia a un enorme affioramento granitico. In epoca romana l’area era interessata dal tracciato della Karalis-Olbia. La chiesa bizantina esercitò una forte influenza: restano riti di origine greca e la chiesa di san Michele arcangelo, con accanto resti di sepolture sottoroccia e capanne. Nel secondo XIII secolo i Doria edificarono a Monti il castello de Castra di cui vedrai i resti. La fortezza fu poi espugnata dai pisani e il territorio conquistato dai Malaspina.

Padru

Nato intorno al 1700, forse già postazione romana, è divenuto Comune nel 1996. Padru è un piccolo centro gallurese di poco più di duemila abitanti, il cui territorio confina con lo splendido parco dell’oasi di Tepilora, raggiungibile dalla sua frazione più lontana e suggestiva, Pedrabianca, le cui casette in pietra e fango si arrampicano su rocce bianche quarzifere. Da sa Contra ‘e s’Ifferru lo sguardo si volge a 360 gradi su vallate e rilievi di mezza Sardegna. Dal paese raggiungerai suggestivi punti panoramici e naturalistici, tra boschi e sorgenti, come le foreste di sa Pianedda e s’Ozzastreddu. Dalla ‘terrazza’ della vetta di monte Nieddu (poco meno di mille metri) ammirerai lo splendido scenario della costa di San Teodoro e l’area marina di Tavolara. Tutti i percorsi si addentrano in grandi leccete, sugherete e macchia mediterranea che ospitano mammiferi e rapaci, come aquila reale e falchi. Nel periodo autunnale i boschi offrono una generosa varietà di funghi. In passato, fin quasi alla fine XIX secolo, le foreste erano pressoché impenetrabili, ma ancora oggi soprattutto le querce da sughero creano atmosfere misteriose. Il territorio è perfetto per escursioni a piedi, a cavallo o in mountain bike. Troverai ristoro in spazzi attrezzati per picnic, rinfrescati dall’acqua di sorgenti, tra cui quella di sos Pantamos. Tra gli itinerari, in una terra ricca di fiumi e torrenti, anche quelli fluviali da scoprire in kayak. Nella strada per il pittoresco borgo di Pedrabianca, ammirerai rocce dalle forme particolari, come sa Conchedda de fizza ona. Vicino, un altro ambiente straordinario: la foresta di Usinavà. Dalla frazione di sa Serra, raggiungerai la chiesetta campestre, in origine XV secolo, di sant’Elia, in onore del quale si svolgono a fine maggio festeggiamenti particolarmente sentiti. Attorno troverai una miriade di villaggi disabitati, come Poltolu, con casette in granito, Baddevera e gli stazzi (insediamenti rurali) di Avrio, Giuscherra Giuscherreddu e Piras.

Alla natura potrai associare l’archeologia. A circa un chilometro dal centro abitato, verso Olbia, ecco il complesso di santu Miali, immerso in una splendida cornice verde. In una vallata ricca di boschi, troverai i resti di un’ampia struttura romana (forse una villa rustica), una vasta necropoli di 15 sepolture e i ruderi di due chiese medioevali, di cui una caratterizzata da un’aula biabsidata. Nelle tombe è stato trovato, oltre a copiosi frammenti ceramici, un ‘tesoretto’ composto da circa 3500 denari minuti d’argento, monete romane e vari monili.

Budoni

Le colline racchiudono il paese, dotato di uno splendido borgo di pietra. Il centro storico, ricco di storia e locali pubblici, è il cuore della vivacità notturna: discoteche, luoghi di incontro e ristoranti animano l’atmosfera tutto l’anno, specialmente durante la stagione estiva.

Fra le meraviglie della zona si ricordano Li Cucutti, Baia Sant’AnnaCala Budoni. La sabbia candida e soffice e la macchia mediterranea, che racchiude fra le braccia lidi di straordinaria bellezza, rapiscono lo sguardo e lo inebriano. Cala Ottiolu, con le sue acque basse e verdi, è una delle più amate e si trova a ridosso di Porto Ottiolu, approdo turistico di riferimento che rappresenta un punto di partenza per gite sottocosta.

Il Ferragosto Budonese è senz’altro la festa più amata e attesa: piazze animate da musica e gioia uniscono i visitatori in un’unica imperdibile celebrazione, all’insegna di balli nelle discoteche e locali da sogno. Di forte valore storico sono la torre di Su Entosu, un nuraghe-­vedetta ubicato su una vetta granitica, il nuraghe Conca e Bentu e la domus de janas l'Agliola.

Se ami il fascino antico, gli stazzi di San Pietro ti riportano indietro nel tempo: un percorso di antiche abitazioni pastorali, costruite con pietre millenarie, malta e fango che testimoniano l’immagine del borgo sardo di campagna nell’Ottocento. Il fascino colorato delle stanze e le corti raccontano ancora oggi antiche storie di vita.

Aglientu

Aglientu sorge a pochi chilometri dal mare, in un territorio prevalentemente granitico. Il suo paesaggio è caratterizzato da massi maestosi e verdi vallate che digradano verso litorali sabbiosi con alte dune ‘desertiche’ alternate a imponenti scogliere. Come Monti Russu, rilievo di granito rosa e forma tondeggiante, che si protende verso il golfo dell'Asinara. Il litorale, lungo 22 chilometri, per ampi tratti incontaminato, è rinomato per la bellezza delle spiagge. Tra le più estese, si ricordano Rena Majore (al confine col territorio di Santa Teresa Gallura), Litarroni e Vignola, borgo marinaro dove si erge una torre spagnola del 1606, alta 12 metri, da cui godrai di un ampio panorama su mare ed entroterra.

Il nome del paese si fa risalire a una radice latina col significato di bianco, presente anche in altri toponimi della zona (Montagliu, Agliacana, Frati Agli e Agliu). Il ritrovamento di utensili litici fa datare la presenza dell’uomo sin dal Neolitico antico. Numerosi nuraghi, tra cui Tuttusoni e Finucchjaglia, sono distribuiti principalmente sulla fascia costiera. In epoca romana nel territorio all’altezza dell’attuale Aglientu sorgeva una stazione di cambio dei cavalli, lungo la strada da Porto Torres a Santa Teresa Gallura. Il centro urbano sorse nel 1776, quando Vittorio Amedeo III fece edificare la chiesa di San Francesco d’Assisi. Attorno qualche decennio dopo nacquero costruzioni dove si svolgevano, durante le feste, insieme alle cerimonie religiose, attività socio-economiche e fieristiche. Verso il 1850 alcune famiglie benestanti edificarono abitazioni, primo nucleo di Aglientu, originariamente frazione di Tempio Pausania, poi Comune indipendente nel 1959.

Numerose le chiese campestri: la più antica è quella seicentesca dedicata a San Pancrazio (che si festeggia il 25 gennaio), molto più recenti quelle dedicate a San Giovanni e San Silverio nella marina di Portobello (risalenti al decennio 1930-40). Ancora più moderna, a sei chilometri dal paese, è San Biagio, edificata (1967) in sostituzione di una precedente, al cui interno è custodita la statua lignea del santo risalente al XV-XVI secolo, scolpita da artigiani sardi. Numerose le sagre estive che attirano migliaia di turisti dalle coste: delle seadas (dolce a base di formaggio col miele), a fine giugno, della salsiccia e del formaggio a metà agosto.

Museo dei Castelli di Sardegna

Nelle sue sale si compie un viaggio nel tempo, fino al Medioevo sardo delle fortezze, delle guerre, dei trattati, degli intrighi e delle storie a metà tra fantasia e realtà giunte fino a oggi, con particolare focus sulle vicende dei quattro giudicati sardi di Calaris, Arborea, Torres e Gallura. Il museo dei castelli di Sardegna si trova nel cuore di Burgos, ospitato nelle sale di una casa padronale di fine XIX secolo, appartenuta a una famiglia di possidenti locali. L’edificio, restaurato e ristrutturato, si articola su tre piani. Seguirai un percorso museale strutturato in vari ambienti tematici. Una parte ospita mostre temporanee sul tema dei castelli, un’altra riguarda l’esposizione di carte tematiche che indicano le torri costiere di età spagnola e i punti strategici di difesa dell’Isola, costantemente esposta agli assalti per via della sua posizione geografica, al centro delle rotte commerciali e militari mediterranee.

Un’area del museo è, invece, interamente dedicata alla ricostruzione della vita contadina. Approfondirai la conoscenza degli strumenti di lavoro d’altri tempi e di utensili di fogge diverse che illustrano il lavoro e la fatica dell’uomo. In una zona del museo si trova un’esposizione di foto antiche e recenti che hanno per soggetto i castelli. Chiude il percorso una sala multimediale che permette una lettura storica dei circa cento castelli della Sardegna.

Percorrendo poche centinaia di metri in direzione est, lungo un sentiero ciottolato, raggiungerai il castello di Burgos, noto anche come castello del Goceano. Si erge in posizione isolata sulla cima di un massiccio roccioso, posizione che contribuiva a renderlo praticamente inespugnabile. La fortezza conserva ancora la triplice cinta muraria, i muri perimetrali e la grande torre, alta più di quindici metri.

Terminata la visita, vale la pena fare un giro per le stradine strette del borgo, osservando case in mattoni con il tetto a doppio spiovente e perdendosi tra i vicoli di aspetto medievale del centro storico. Una buona occasione per rivivere le atmosfere medievali di Burgos è la partecipazione a Prendas de Adelasia, festa che si volge a dicembre.