Castello di Pontes
“I fantasmi degli antichi Baroni scendevano dalle rovine del castello sopra il paese di Galte”. Così Grazia Deledda, tra le pagine del suo capolavoro ‘Canne al Vento’, diede fama eterna ai ruderi del castello di Pontes, oggi parte integrante del parco letterario deleddiano, itinerario che racchiude i luoghi citati dalla scrittrice premio Nobel. La fortezza, edificata su un’altura ai piedi del monte Tuttavista, dalla quale si domina la piana del fiume Cedrino, svolse dall’XI secolo una funzione strategica nel proteggere i collegamenti tra la costa orientale e l’entroterra. Galtellì era allora importante sede religiosa e politica del giudicato gallurese e nel XIV secolo fu attaccata e conquistata dalla Corona aragonese.
Il castello fu abitato fino al XV secolo per poi essere abbandonato: il suo ultimo proprietario fu il barone Guiso, attorno al quale sorgono numerose leggende: il suo fantasma si aggirerebbe nottetempo tra le rovine, al contrario della sua famiglia, costretta a vagare per i sotterranei. In un’occasione lo spettro del barone avrebbe incontrato un povero contadino che trasportava legna. Il barone chiese di donargli la legna per scaldare i famigliari, il contadino, nonostante le ristrettezze cui era costretto, acconsentì senza accettare nulla in cambio. Da quel giorno il contadino divenne ricco, avendo rifornito di legna per l’intero inverno gli spiriti del castello e ricevendo in cambio sacchi pieni d’oro.
Visiterai il castello al termine di un sentiero immerso tra i lentischi, dove noterai antichi forni per la calce. La struttura si innestava su una precedente fortificazione romana e inglobava spuntoni calcarei, sfruttando la conformazione dello sperone roccioso. Era circondata da una cinta antemurale alla base, ne sopravvivono alcuni paramenti. Si ha notizia di due torri che erano ancora visibili a fine del XIX secolo, oggi potrai individuare i resti di una di esse in posizione angolare. Salendo una scalinata giungerai al livello superiore, dove sono presenti tracce di un forno e di una cisterna interrata. Da lassù ammirerai un suggestivo panorama sulla valle del Cedrino, distesa verso il golfo di Orosei seguendo il corso del fiume. Di fianco si staglia l’imponente profilo del Tuttavista, che supera gli 800 metri d’altitudine. Durante la salita troverai sa Preta istampata, una parete rocciosa sulla quale gli agenti atmosferici hanno aperto un curioso e ampio foro circolare, creando una ‘finestra’ naturale sulla vallata.
Nel borgo di Galtellì, che fa parte del circuito regionale delle destinazioni di pellegrinaggio, potrai visitare il complesso dell’ex cattedrale di san Pietro, dove ha sede un ciclo di affreschi medievali, e Casa Marras, dimora nobiliare settecentesca che ospita un museo etnografico.
Foxi Murdegu
La linea di costa dell’Ogliastra meridionale sormontata dal Monte Ferru è una continua scoperta di calette e ampie spiagge, dove i colori della natura, tra mare, sabbia e rocce, sembrano dipinti da un artista. Tra le tante ‘perle’, una si estende a sud del promontorio su cui svetta la torre di san Giovanni Sarrala: è una striscia di sabbia chiara e fine, detta Foxi Murdegu, ma nota anche come Melisenda. Raggiungerla è semplice: percorrerai la statale panoramica 125 fino al bivio – ben segnalato – per la marina di Tertenia, da qui proseguirai in direzione della località Barisoni per circa dieci chilometri. Una deviazione a sinistra ti condurrà in spiaggia dopo altri tre chilometri. Ad attenderti, un paesaggio inebriante. Il mare è di una limpidezza sorprendente, di colore azzurro cangiante grazie ai giochi di luce creati dal sole riflesso sul fondale, mentre la vegetazione attorno incornicia di verde il ‘quadro’ paesaggistico.
L’arenile presenta qualche ciottolo, mentre il fondale è basso e sabbioso, dolcemente digradante verso il largo, pertanto adatto ai più piccoli. Il tratto settentrionale della spiaggia è denominato dog beach, attrezzato quindi per poter portare gli amici a quattro zampe. Tutto il litorale, invece, battuto da venti costanti, è meta degli amanti degli sport velici. Il lato maggiormente riparato è quello più a ridosso del promontorio, caratterizzato da fondale prevalentemente roccioso, perciò meno frequentato e ancora più adatto a godersi il sole in tranquillità.
Non solo relax, potrai anche visitare la torre sul promontorio, raggiungibile comodamente in auto. Secondo tradizione, qui sorgeva l’antico abitato di Tertenia, abbandonato a causa della incursioni piratesche. La struttura fortificata fu costruita presumibilmente a inizio XVIII secolo per controllare il tratto di costa tra capo san Lorenzo e la torre di Barì. Fu il fortino di un’eroica resistenza all’attacco di navi barbaresche nel 1812, per poi diventare bunker nel corso della seconda guerra mondiale. Verso la fine del XX secolo un restauro le ha ridato l’aspetto originario. Osserverai la ‘casamatta’, camera voltata al primo piano, e la piazza d’armi, terrazza al livello superiore, con cannoniere merlate sul lato mare.
Cinque chilometri a nord di Foxi Murdegu troverai l’altra stupenda spiaggia della Marina di Tertenia, ovvero Foxi Manna: delimitata da scogli e anch’essa circondata da vegetazione, ha un fondo completamente sabbioso e un mare che alterna riflessi turchesi e verdi. Alle sue spalle, si staglia l’imponente nuraghe Aleri, quello meglio conservato del territorio terteniese. A meno di tre chilometri dalla torre di san Giovanni Sarrala invece, troverai il nuraghe Nastasi, la cui torre centrale è circondata da un bastione con altre quattro torri.
Palmasera - Cala Gonone
L’aria è intrisa del profumo degli oleandri, mentre la luce del sole si riflette sui granelli rossastri di ghiaia e sulla superficie del mare color verde smeraldo, creando suggestivi giochi di luce. È lo scenario della spiaggia di Palmasera, il più ampio litorale di Cala Gonone, frazione marina di Dorgali. La ghiaia si mescola a sabbia fine e chiara, aggiungendo un ulteriore tocco di colore, mentre a pochi metri dalla riva affiora qualche scoglio che punteggia il panorama aperto a destra sul versante meridionale del golfo di Orosei e a sinistra verso il porto turistico di Cala Gonone. In spiaggia sono presenti numerosi servizi: parcheggio, accesso per diversamente abili, punti di ristoro, noleggio ombrelloni, sdraio e natanti. Il fondale basso e dolcemente digradante la rende adatta ai bambini.
Dal porto potrai partire in escursione – in barca o in gommone – per esplorare le meraviglie del golfo, visitando le grotte del Bue Marino e del Fico, oltre alle cale paradisiache: Cala Luna, Cala Sisine, Cala Biriala, Cala Mariolu e Cala Goloritzè. È presente anche un servizio ‘taxi’, che permette di raggiungere direttamente una particolare spiaggia del golfo o rientrare a Cala Gonone via mare dopo un intenso trekking.
La spiaggia è la naturale prosecuzione di sos Dorroles, che si estende verso sud: la sabbia ha le stesse caratteristiche ma a rendere particolare questo tratto è la parete di detriti calcarei che la contorna alle spalle, dall’insolito colore arancione. Oltre il limite nord di Palmasera, gruppi di scogli si alternano a tratti sabbiosi fino al porto. Accanto troverai la Spiaggia centrale: attorniata dalla vegetazione e dominata dall'alto da una villa in stile liberty risalente agli anni Venti del XX secolo, considerata la spiaggia ‘storica’ di Cala Gonone. L’arenile è di sabbia chiara a grani medio-grossi e ciottoli e il riflesso dei raggi solari crea suggestivi effetti cromatici.
Seguendo verso sud il panoramico viale Bue Marino potrai ammirare gli altri due gioielli del litorale di Cala Gonone: a tre chilometri dall’abitato c'è la spiaggia Ziu Martine, caratterizzata da suggestivi contrasti di colore tra bianche scogliere calcaree e scuri scogli di basalto che affiorano dal mare cristallino; mentre, al termine del viale, pochi gradini ti porteranno ad ammirare Cala Fuili, piccola e selvaggia, di sabbia bianca mista a sassi e mare con riflessi verdi e turchesi. Dopo la visita alle spiagge, potrai ‘tuffarti’ nel mondo subacqueo del golfo di Orosei e di altri ambienti marini del Mediterraneo visitando l’acquario di Cala Gonone, la maggiore struttura del suo genere in Sardegna. Ventiquattro vasche per un viaggio all’insegna di divertimento, scoperta e tutela ambientale.
Antiquarium comunale - Irgoli
Un racconto che attraversa i millenni, partendo dalla preistoria per arrivare al Medioevo e toccando le sfere della sacralità e del quotidiano. Lo seguirai grazie agli oggetti esposti nell’Antiquarium comunale di Irgoli, ospitato nei locali dell’ex municipio. Il museo conserva reperti rinvenuti quasi esclusivamente nel territorio del paese baroniense, tra i quali spiccano i ritrovamenti avvenuti nel santuario nuragico composto dal tempio di Janna ‘e Pruna e dalla fonte sacra su Notante.
L’esposizione si articola su due piani, con il supporto di pannelli esplicativi, planimetrie e riproduzioni iconografiche. Osserverai oggetti legati alle attività manuali e produttive, come asce, lame, macine e pestelli, oltre a fusaiole e rocchetti per la tessitura e a recipienti e frammenti che testimoniano lo sviluppo nel tempo della produzione ceramica. Spicca in particolare una pintadera, usata per la preparazione di pani decorati. Noterai anche oggetti per la lavorazione del latte, come vasi bollitoio e colini frangicagliata. Collane in pasta vitrea, spilloni e bracciali in bronzo rappresentano, invece, le tipologie di ornamenti personali. Dall’area sacra sul monte Senes provengono le offerte votive e oggetti di ambito funerario, specie betili e conci a dentelli. In uno spazio apposito ammirerai anche testimonianze di incisioni rupestri individuate nel territorio.
Il museo organizza per i piccoli visitatori laboratori e attività ludiche e didattiche, attraverso cui i bambini possono simulare le fasi di uno scavo archeologico e osservare antiche tecniche di lavorazione dell’argilla e del pane. La visita al museo è associata all’esplorazione del tempio nuragico di Janna ‘e Pruna e del pozzo sacro su Notante. Il complesso è contornato da un suggestivo scenario naturalistico, a 600 metri d’altitudine, con vista su verdi vallate e con possibilità di scorgere le cime del Gennargentu e del Supramonte. Il tempio è stato edificato in granito, composto da un atrio rettangolare e da una cella circolare. Tutt’attorno corre un temenos, ovvero un recinto sacro. All’esterno c'è un'altra struttura con recinto, mentre un ulteriore muro cinge tutti gli edifici del santuario. Verso valle visiterai il pozzo sacro, costruito in basalto, del quale si conserva parte della facciata e il pozzo. L’acqua è sempre presente, sgorga in una vasca rettangolare all’interno di un ambiente con ingresso trapezoidale e copertura a piattabanda.
Cala Sisine
Forse è meno nota di altre cale del golfo di Orosei - Luna, Goloritzè e Mariolu - ma allo stesso modo renderà un sogno la vacanza grazie al mare azzurro e a un fondale bianchissimo di sassolini tondi. Cala Sisine sorge alla fine di una codula, ossia un canalone, un tempo letto di fiume, oggi foce di un piccolo torrente, che nasce nell’altopiano del Golgo, nel Supramonte di Baunei.
Larga circa 200 metri, si affaccia sulle falesie della Serra Ovra che dall’altezza di oltre 500 metri scendono ripide a picco sul mare, fiancheggiata, quasi avvolta, da costoni rocciosi, mentre la gola è ricoperta dal verde di alberi secolari di carrubo e leccio. Paradossalmente, una delle località di mare più belle in assoluto ha un singolare aspetto di montagna. Le acque sono turchese cangiante per i giochi di luce del sole che vi si riflette. Il fondale è di sabbia a chicchi calcarei chiari e sassi arrotondati, ideale se ti immergerai con maschera e boccaglio.
A sud c’è una spettacolare insenatura alta cinquanta metri, trampolino per i tuffatori più esperti e coraggiosi. Raggiungerai la cala con imbarcazioni private o servizi fruibili dai porti di Arbatax, Cala Gonone e Santa Maria Navarrese. Con più difficoltà è accessibile a piedi attraverso percorsi trekking segnalati. Per rifocillarsi dalla fatica ci sono bar e punto di ristoro.
Anticamente era nota come portu ‘e Sisine, approdo per i carichi di carbone. A nord, infatti, conserva un edificio costruito dai carbonai. Nella zona sono stati rinvenuti utensili che fanno risalire la presenza dell’uomo qui a circa 4000 anni fa. Nei secoli scorsi era tappa obbligata prima o dopo aver doppiato i terribili monti insani (da cui il nome di capo Monte Santo), così come li definiva Cicerone. Si racconta, inoltre, che poco a sud della spiaggia, durante la seconda guerra mondiale, facesse tappa un sottomarino, in un punto riparato detto su Stuggiu (il nascondiglio). Nella tua escursione lungo il golfo, all’interno del territorio di Baunei, ovviamente non perdere occasione per distenderti anche nelle (più) famose e altrettanto incantevoli cale Biriola, Goloritzè, Mariolu.
Casa Museo - Elini
Situata nel cuore del centro storico di Elini, l'antica casa è stata recentemente oggetto di lavori di restauro, nel rispetto degli elementi costruttivi originali. L'edificio, articolato su tre piani, presenta, infatti, la caratteristica pavimentazione in tavolato ed i tipici soffitti con travi di legno e canne. La struttura si affaccia su un ampio cortile interno, accessibile tramite una scalinata in granito, mentre nel cortile esterno trovano collocazione il portico e il tradizionale forno per il pane.
All'interno dell'abitazione sono stati ricostruiti gli ambienti domestici del passato con gli arredi originali: la cucina col camino, corredata dai relativi utensili. le camere da letto, con i letti in ferro battuto, i mobili e il corredo. la cantina, che conserva l'angolo dedicato alle attività della panificazione e la dispensa.
Nel corso della visita, oltre agli oggetti del vivere quotidiano, è possibile osservare gli strumenti del lavoro contadino, i costumi e i preziosi ricami della tradizione elinese.
La visita consente di apprezzare le caratteristiche di un'antica casa ogliastrina e di calarsi nella realtà di vita tradizionale.
Lido di Orrì
Una location da cartolina, un trionfo incantevole di contrasti cromatici e di profumi. Il Lido di Orrì è considerata una delle spiagge più belle e caratterizzanti della costa orientale dell’Isola, di certo è la più ampia e lunga: 16 chilometri di piccole insenature, contornate di scogliere granitiche che portano ciascuna a deliziose spiaggette, quasi mai affollate. È lo stupendo biglietto da visita di Tortolì, centro principale dell’ Ogliastra, il cui centro abitato dista circa quattro chilometri. Il suo litorale è il più premiato in Sardegna con le ‘bandiere blu’ di Legambiente. L’arenile di Orrì è formato da sabbia bianca e dorata, finissima e soffice, quasi impalpabile. Il fondale, basso per circa 300 metri dalla riva, digrada dolcemente e permette ai nuotatori meno esperti di immergersi senza preoccupazioni, ideale anche per i giochi dei bambini. Le acque trasparenti e cristalline assumono tonalità cangianti, dal verde smeraldo al turchese, per i giochi di luce creati dal sole riflesso sul fondale.
Per chi ama fare lunghe nuotate o esplorare i fondali, Orrì ti invita nel suo blu ricco di fauna marina, perfetto per gli amanti della pesca sportiva e delle immersioni. Non lontano dalla riva affiorano scogli grigi levigati e arrotondati dal mare, che rendono suggestivo il paesaggio. Battuta dal vento è molto amata anche dai surfisti. Alle spalle dell’arenile troverai ombra e relax in una pineta.
La spiaggia principale di Orrì, detta ‘spiaggia grande’, è lunga circa tre chilometri e mezzo, di sabbia fine e bianca, dotata di ampio parcheggio, adatto anche ai camper. Offre numerosi servizi: noleggio di attrezzatura balneare, pedalò, canoe e moto d’acqua, numerosi punti ristoro e chioschi-bar, giochi per bambini. È la spiaggia del campeggio. Mentre nelle vicinanze non mancano gli alberghi. Durante le serate estive, la strada che la costeggia è animata da bancarelle, locali, musica e divertimenti. Più a sud troverai altri tratti di spiaggia, dove la sabbia è intervallata da affioramenti granitici. Intorno, una cornice di profumata macchia mediterranea. Uno dei ‘gioielli’, all’interno del Lido di Orrì, è Cala Ginepro, il cui nome deriva da un boschetto di ginepri che arriva sino alla spiaggia. Il verde della vegetazione crea un bellissimo contrasto cromatico con acque azzurre, sabbia sottile bianca, mista a sassolini levigati e il rosa delle rocce granitiche attorno.
Contigua al litorale Orrì c’è un’altra meraviglia ogliastrina, Cea, un chilometro di sabbia bianca e sottile, fondale basso e mare azzurro, di fronte ai quali si stagliano due faraglioni rossi, is Scoglius Arrubius, raggiungibili a nuoto o in pattino: una tavolozza di colori da non perdere. Passeggiarci è un’esperienza sensoriale: sabbia setosa al tatto, profumi mediterranei, suoni e colori del mare. A proposito di porfido rosso, accanto al porto tortoliense di Arbatax, non perdere le Rocce Rosse, spettacolare monumento naturale che fa ‘da scudo’ alla spiaggia ‘cittadina’ di Cala Moresca. Poco più a sud le tonalità azzurre di Porto Frailis. Molto più scure sono le rocce basaltiche di punta su Mastixi, che disegnano insenature e sono punteggiate da piccole grotte: da qui la visuale si estende da capo Sferracavallo a sud a capo Monte Santo a nord. Il fondale si adagia con gradoni di roccia in successione sino alla sabbia.
Tortolì è la porta d’Ogliastra, la terra della longevità, dà accesso a un territorio multiforme: oltre a spiagge tropicali, troverai boschi, fertili pianure, stagni, colline coltivate. Dopo i tuffi al mare farai un’immersione in cultura, tradizioni e archeologia, in particolare nel sito di s’Ortali ‘e su Monti. Imperdibili le prelibatezze locali, dai culurgiones alle carni arrosto, accompagnate dal cannonau.
Lavatoio - Ulassai
L’estro creativo di grandi artisti, tra cui due dei più importanti nomi del panorama culturale sardo, messo a disposizione per trasformare un luogo di ‘pubblica utilità’ in opera d’arte. Non a caso, la prima artista a voler dare nuova vita al lavatoio di Ulassai fu la personalità più illustre cui il paese diede i natali: Maria Lai, in collaborazione con i suoi compaesani. Più tardi, a rendere un ‘mini-museo’ il vecchio ambiente usato dalle donne per lavare la lana, intervennero anche Costantino Nivola, Guido Strazza e Luigi Veronesi. L’opera di Maria Lai sovrasta l’interno della struttura: è un telaio a soffitto, realizzato nel 1982. Una serie di corde si intreccia e si lega a tubi in ferro formando un telaio tradizionale. Dietro, spiccano i colori delle pareti del soffitto – nero, grigio e rosso – mentre nella parte laterale furono incassati tronchi d’albero nel muro.
L’edificio, commissionato e realizzato tra 1903 e 1905, ha forma di parallelepipedo, circondato da una cornice aggettante. Nel prospetto principale osserverai tre aperture ad arco - due ingressi e una finestra centrale -, con cornici in granito. Dentro, corrono due file di vasche, separate da un muretto. Sopra, noterai una serie di tubi, sormontati da tegole, tutto in bronzo. Lo scorrere dell’acqua sulle tegole provoca un suono quasi ‘musicale’, melodico. L’installazione, opera del 1987 realizzata su disegno di Costantino Nivola, si chiama appunto ‘la fontana che suona’. Ciascun lato corto all’esterno ospita una fontana, inquadrata da un’arcata. Sul lato ovest trova posto ‘la fontana del grano’, opera, datata 1989, di Guido Strazza, autore anche della pavimentazione del piazzale. La fontana ha come sfondo un mosaico di pianelle di marmo bianco e di granito bianco e nero, che formano linee simili a spighe di grano. Cinque anni prima, sul lato opposto, Luigi Veronesi realizzò ‘la fontana della sorgente’: anch’esso un mosaico, creato con tessere di granito, marmo rosa e bianco e sassi di mare, che disegnano mezzelune colorate.
Dal lavatoio parte il sentiero escursionistico ad anello Sa Tappara, lungo poco più di due chilometri, ricco di spunti naturalistici e culturali. Ammirerai la vallata del rio Pardu, il paese di Osini e la costa orientale, passando vicino a un’oasi di protezione faunistica. Per approfondire la tua conoscenza del patrimonio culturale di Ulassai, legato indissolubilmente a Maria Lai, ti basterà passeggiare in paese. Oltre al museo La Stazione dell’Arte, ricavato nell’ex stazione ferroviaria, troverai opere e interventi della celebre artista anche nella chiesa parrocchiale di Sant’Antioco, nella ‘casa delle inquietudini’ e nella ‘scarpata’, vicine alla grotta Su Marmuri, nella ‘strada del rito’ verso la chiesetta campestre di Santa Barbara e all’ingresso del paese, dove in una parete si dispongono ‘le capre cucite’.
Lotzorai
Sorge fra due fiumi, al centro di un ‘anfiteatro’ formato dal massiccio del monte Oro. Lotzorai è centro agricolo e turistico della parte nord-orientale dell’Ogliastra, popolato da oltre duemila abitanti. La struttura urbanistica è tipica dei paesi a economia rurale: grandi case con ampi cortili. Le strade strette del centro storico si intrecciano ripetutamente con scenari suggestivi. Attorno al paese, coltivazioni di ortaggi, agrumeti, uliveti e vigneti, mentre lungo i sette chilometri di litorale ci sono tante strutture ricettive e ristorative, che accolgono amanti del mare e della natura e appassionati di free climbing, trekking e cicloturismo. La costa parte dalla frazione turistica di Tancau e passa per le spiagge di Pollu, Lido delle Rose, Iscrixedda e Isula Manna.
Davanti alla spiaggia cittadina, a circa un miglio a est dalla costa, c’è l’isolotto d’Ogliastra. In realtà, è un piccolo arcipelago di tre isolette di granito rosa e porfido rosso, tipici del mare ogliastrino. L’isolotto maggiore è ricoperto di vegetazione e abitato da cormorani, gabbiani reali e corsi. Un tempo era leggendario riparo durante la navigazione, oggi è meta di gite. Lo potrai visitare in canoa o in pedalò nelle giornate più calme o con imbarcazioni partendo da Arbatax o Santa Maria Navarrese. Sulla vetta, a circa 50 metri, è stata issata la statua della Madonna dell’Ogliastra, opera dello scultore Pinuccio Sciola, divenuta tappa di fedeli: a fine luglio vi si celebra la festa della Madonna regina della pace con una processione a bordo di barche. Alle spalle della costa affiorano stagni e lagune: il parco fluviale del fiume Pramaera, lo stagno di Pollu e la Paùle di Iscrixedda, confine meridionale di Lotzorai con Tortolì.
Il villaggio originario è medioevale: apparteneva alla curatoria d’Ogliastra, nel giudicato di Càlari. A quei tempi risale il castello della Medusa, in cima a una collina all’ingresso del paese, costruito forse nel XIII secolo sui resti di una costruzione fenicio-punica. La fortezza cela oscure origini e misteri, mentre è certo che il territorio fu frequentato sin dalla preistoria: a testimoniarlo la necropoli con circa venti domus de Janas di Funde ‘e Monti, scavate nella roccia (2700-1800 a.C.). Interessanti anche le domus scavate nel granito di su Tancau-sa Murta, i reperti di epoca prenuragica del bosco di su Padentinu e, soprattutto, il nuraghe Orzudeni. L’edificio di culto più importante è al centro del paese: la parrocchiale di sant’Elena, celebrata a fine agosto.
Nuraghe Mannu - Dorgali
La civiltà nuragica si sviluppò tanto nell’entroterra quanto sulle coste. Le eredità archeologiche di Dorgali sono testimoni della notevole frequentazione e della vivacità culturale sui litorali sardi durante la protostoria. Il simbolo è il complesso del nuraghe Mannu, inerpicato in cima a un promontorio, 200 metri a picco sul mare, la cui vertiginosa parete basaltica scende sino alla codula di Fuili, a poca distanza da grotte del Bue Marino e Cala Luna. La posizione dominante e scenografica era strategica, lo sguardo si allarga su tutto il golfo di Orosei. Un sentiero da Cala Fuili conduce su nei pressi dell’area archeologica, forse era stato tracciato dalle genti nuragiche per raggiungere un approdo vicino. Arrivando in auto, la deviazione per il Mannu è al quarto chilometro della strada per il borgo di Cala Gonone. Dal bivio il nuraghe dista due chilometri, gli ultimi 800 metri da percorrere a piedi.
L’area del Mannu è costituita da un nuraghe monotorre al centro di un insediamento prima nuragico, poi romano, esteso oltre due ettari. La torre a tholos (falsa cupola) è costruita con filari irregolari di grandi massi di vulcanite e basalto. L’altezza attuale è di quasi cinque metri, il diametro alla base di tredici. L’ingresso architravato immette in un corridoio coperto a piattabanda, che conduce prima a un vano scala – della quale rimangono dodici gradini -, poi a una camera quasi interamente ostruita dal crollo. Nella cinta muraria esterna noterai quattro nicchie, verosimilmente postazioni di guardia, con funzione di avvistamento e di difesa delle decine di capanne attorno al nuraghe. È probabile che il nome mannu (grande) sia da attribuire all’esteso insediamento abitativo più che al monumento. Le capanne vicine alla torre sono tonde, costruite con pietre non levigate; man mano che ci si allontana, diventano rettangolari. Sul ciglio del burrone, il villaggio è protetto da un muro che si integra con la roccia. A circa cento metri dal complesso sorge un altro insediamento, uno dei maggiori della Sardegna nuragica, su Nuragheddu, con più di 200 capanne di varie forme e dimensioni, non ancora scavate.
Nelle fasi terminali dell’età nuragica, l’area fu frequentata da fenici, punici e poi dai cives dell’antica Roma di età repubblicana e imperiale. La coesistenza di culture è evidente: il Mannu è il contesto ideale per studiare l’evoluzione finale della civiltà nuragica e la romanizzazione delle Barbagie. Alle capanne nuragiche si sono sovrapposte le strutture romane, sia di uso civile che magazzini con silos, macine e giare. Ogni edificio è composto da due ambienti comunicanti, i muri sono in conci riusati o semilavorati, i tetti erano di tegole e coppi sorretti da una travatura lignea.
Il primo esploratore dell’area fu Antonio Taramelli (1927). Dal 1994 a oggi, da una lunga serie di scavi è emersa una notevole quantità di frammenti ceramici e litici d’uso quotidiano - vasi, tegami, tazze, fusaiole, pesi da telaio, pestelli, macine -, che vanno dall’età del Bronzo medio sino all’età del Ferro (XVI-IX secolo a.C.). È stata trovata anche una stele che presuppone nelle vicinanze l’esistenza di una tomba di Giganti. Frammenti di laterizi e ceramiche documentano l’epoca romana, mentre anfore del basso impero, sigillate africane con simboli cristiani e tegole del IV-VI secolo attestano la fase tardo-antica e bizantina del sito: una continuità che conferma la sua strategicità lungo le vie commerciali costiere. Una selezione di reperti, dalla protostoria all’alto Medioevo, è esposta nel museo archeologico di Dorgali.
Mannu e Nuragheddu sono due degli innumerevoli siti preistorici del territorio dorgalese. La necropoli Conca ‘e Janas è una delle eredità più antiche, altre domus de Janas sono Pirischè e di Isportana. Poco più recente è il dolmen di Motorra, uno dei più noti nell’Isola. Tra i nuraghi complessi spiccano il Purgatoriu e l'Oveni, a 500 metri dal villaggio-santuario Serra Orrios, che con cento capanne, sala delle riunioni e due templi a megaron, è uno dei principali insediamenti nuragici. Funzione di vedetta aveva anche del monotorre Gulunie, a ridosso della cala di Osalla. Altri villaggi nuragici sono le 130 capanne del nuraghe Arvu e il più celebre di tutti, quello del monte Tiscali. La tomba di Giganti per eccellenza è s’Ena ‘e Thomes, risalente al Bronzo antico.