Colostrai
Due chilometri di sabbia color crema, che di tanto in tanto assume toni grigi e ocra, bagnata da un mare che alterna tonalità turchesi, smeraldo e indaco. Basterebbe per descrivere il fascino della spiaggia di Colostrai, nella costa del Sarrabus, sei chilometri a sud di Muravera. Il litorale è protetto alle spalle e verso sud dallo stagno omonimo, paradiso per i birdwatcher, e da una variegata vegetazione mediterranea, dove troverai eucalipti, pini e ginepri. A ridosso dell’arenile trovano spazio anche piccole dune, ricoperte da gigli di mare e papaveri gialli. A nord, è lo scenografico promontorio dominato dalla torre Salinas a stabilirne il confine, mentre il tratto più settentrionale della spiaggia prenda il nome di Cristolaxeddu.
Raggiungere Colostrai è semplice: da Cagliari, procedendo in direzione Muravera, si segue l’uscita per San Priamo e si oltrepassa il piccolo villaggio; proseguirai lungo la statale 125 fino al bivio per Torre Salinas/Colostrai, e una ulteriore deviazione a destra ti porterà a costeggiare lo stagno e a giungere alla spiaggia. Sulla spiaggia potrai noleggiare sdraio, ombrellone e natanti. Grazie alle sue dimensioni, l’arenile non è mai affollato, neanche in alta stagione: potrai rilassarti e fare attività fisica in tutta tranquillità, circondato dalla natura incontaminata. Il fondale trasparente è ideale per snorkeling e immersioni, nonché ambita meta per gli appassionati di pesca sportiva.
Le spiagge del Sarrabus sono un incanto naturalistico, per bellezza del paesaggio e ricchezza di flora e fauna. A sud di Colostrai, sorgono stagno e spiaggia di Feraxi, dove la sabbia assume toni bronzei e il mare si tinge di riflessi turchesi. Verso nord troverai la spiaggia di Torre Salinas, caratterizzata da sabbia dorata e fine e da acque dalle tonalità azzurre e verdi. Proseguendo oltre, vicino alla caratteristica torre dei Dieci Cavalli, si apre l’ampio litorale di san Giovanni, dove il mare è verde in prossimità della costa, per poi tramutarsi in un intenso azzurro a maggiori profondità. Sconfinando nel territorio di Villaputzu la costa ti offrirà il panorama selvaggio di Porto Corallo, con ciottoli e conchiglie mescolate con la sabbia e tratti di scogliera affioranti dal mare, e di Porto Tramatzu, dalla caratteristica forma a mezzaluna.
Feraxi
Con i suoi tre chilometri di sabbia color bronzo, Feraxi è una spiaggia adatta a chiunque e a ogni tipo di relax, svago e divertimento. Puoi rilassarti nell’ampio arenile di fronte al mare dalle tonalità turchesi e verde smeraldo, puoi godertela con la famiglia, grazie al fondale basso ideale per i più piccoli, puoi andare in pedalò, praticare kite o wind surf o pesca sportiva e se sei un naturista hai 400 metri di litorale a tua disposizione. O ancora puoi esplorarne i dintorni con escursioni in mountain bike, in quad o a cavallo, e dedicarti al birdwatching negli stagni del Sarrabus distesi alle sue spalle, dichiarati oasi di protezione faunistica e habitat di cormorani, cavalieri d’Italia e fenicotteri rosa. Nei numerosi punti panoramici, al calar del sole, i colori della natura agevoleranno scatti spettacolari.
Feraxi è compreso tra il molo della peschiera a nord e una piccola, suggestiva scogliera a sud, i cui scogli sono ideali per sdraiarti al sole. I servizi a disposizione sono numerosi: parcheggio, chioschi e bar, noleggio lettini e ombrelloni. È facile da raggiungere da Muravera, da cui dista pochi chilometri, e anche da Cagliari, lungo la statale 125var, prendendo l’uscita per la località di San Priamo e seguendo le indicazioni stradali. Oppure ci potrai arrivare da Costa Rei passando per Capo Ferrato. Passando di qui, lungo la strada sterrata, incontrerai una deviazione per le solitarie calette di S’Illixi e sa Figu, raggiungibili lungo sentieri nella macchia mediterranea, ‘intime’, solitarie e perfette per gli amanti della natura selvaggia. Il loro fondale trasparente è un irresistibile invito allo snorkeling.
Se vorrai intraprendere un tour delle spiagge del Sarrabus la scelta non manca: a nord, la quasi ‘gemella’ spiaggia di Colostrai, con sabbia soffice color crema, mare cristallino e chiusa da uno scenografico promontorio su cui svetta la torre Salinas. Ancora più a nord, nel confinante territorio di Villaputzu, troverai Porto Corallo, con sabbia mista a ciottoli e conchiglie, porto Tramatzu, con sabbia ambrata e forma ad arco, e le dune di Murtas. A sud, i gioielli di Costa Rei, da Piscina Rei allo scoglio di Peppino, con acque trasparenti e scenografici scogli di granito. Proseguendo oltre lo scoglio, ecco le spiagge di Castiadas: Monte Turno, Cala Sinzias e Cala Pira, sabbie bianche finissime e infinite sfumature di blu.
Alle spalle delle spiagge del Sarrabus, oltre alle aree umide, incontrerai distese di agrumeti, coltivazione principe della zona: ogni anno ad aprile si svolge a Muravera la sagra degli agrumi, evento che unisce gastronomia, cultura e tradizione.
Torre delle Stelle
Alla sera le luci delle ville illuminano la scogliera come fosse un firmamento e si riflettono sul mare limpido e placido, la cui risacca sbatte dolcemente su due strisce di sabbia chiara e morbida. La due distese candide separate dallo scenografico promontorio sono Cann’e Sisa e Genn’e Mari, le spiagge di Torre delle Stelle, borgata marinara che si specchia nel versante orientale del golfo degli Angeli e fa parte del territorio di Maracalagonis, centro della città metropolitana di Cagliari.
Cann’e Sisa è orientata verso ovest, cioè verso il capoluogo, e rispetto alla ‘gemella’ Genn’e Mari è maggiormente immersa nel verde, grazie alla pineta alle spalle dell’arenile. La sabbia è bianca, il mare dalle tonalità azzurre e verdi, il fondale basso e adatto ai bambini, mentre la trasparenza dell’acqua è un richiamo irresistibile per gli appassionati di snorkeling. A disposizione dei bagnanti tutti i servizi, compresi quelli legati all'accessibilità.
Oltre la scogliera, procedendo in direzione est, si estende Genn’e Mari, ‘porta verso il mare’ tradotto dal campidanese: il fondale è ugualmente basso, mentre nell’arenile tra i granellini di sabbia fanno capolino alcuni ciottoli. Anche questo tratto è attrezzato per ogni esigenza ed è frequentato da kite e wind surfisti quando è battuto dal vento. Entrambe le spiagge sono meta di appassionati di pesca subacquea.
Nel promontorio attorno agli arenili si è sviluppato a partire dagli anni Sessanta del XX secolo il complesso abitativo di Torre delle Stelle, che si anima soprattutto d’estate grazie alla bellezza del mare e agli eventi organizzati nella borgata. Ma la zona in prossimità della costa merita di essere visitata durante tutto l’anno, specie da chi è alla ricerca di un’oasi di pace e di affascinanti scorci naturalistici, qui cespugli di mirto, ginepri, olivastri, lentischi ed eucalipti fanno da contorno ai sentieri alle spalle delle spiagge.
Torre delle Stelle è una meta ambita e anche un ottimo punto di partenza per esplorare la costa del sud Sardegna, tra rinomate località e intime calette dal fascino selvaggio. Nei dintorni, verso ovest, troverai le spiagge di Geremeas: Kal’e Moru e Baccu Mandara, con sabbia dorata e mare dai riflessi turchesi. Verso est, ecco l’ampio litorale di Solanas, frazione costiera di Sinnai, circondato dalla macchia mediterranea e con acque dal colore cangiante. Oltre, da Capo Boi, inizia lo splendido tratto costiero della celebre località turistica di Villasimius.
Sella del Diavolo
Il suo inconfondibile profilo è uno dei tratti più caratterizzanti di Cagliari, che resta impresso per particolare forma e posizione dominante sulla spiaggia del Poetto. La Sella del Diavolo occupa il centro esatto del golfo degli Angeli ed è la propaggine che si spinge sino al mare del colle di sant’Elia. Da decenni ormai, il promontorio è una delle mete predilette di escursioni a pochi passi dal centro città, ideale per il trekking, anche notturno, sorprendente per le tracce di frequentazioni che si sono alternate nell’arco di millenari e irresistibile attrazione per il panorama che potrai ammirare dalla sua cima. Uno scenario talmente suggestivo che, secondo la leggenda, persino schiere celesti e demoniache se lo contesero. Il mito è raccontato in due versioni leggermente differenti, in particolare nella causa scatenante la ‘battaglia celeste’.
La versione più diffusa vuole che i diavoli rimasero ammaliati dal luogo e cercarono di impossessarsene, secondo la variante, invece, furono gli angeli a chiedere in dono a Dio tale incanto, scelto per purezza e assenza di malvagità, scatenando la gelosia di Lucifero. Lo scontro avvenne nei cieli sopra la costa cagliaritana e vide vincitore l’esercito degli angeli guidato dall’arcangelo Michele, mentre Lucifero durante lo scontro perse la sella, che cadde solidificandosi e dando origine al promontorio. Da qui nacque il nome della Sella del Diavolo e ne derivò anche quello del golfo degli Angeli, in quanto gli abitanti dell’ampia insenatura la vollero intitolare ai loro salvatori.
Dal piazzale accanto alla spiaggetta di Calamosca o dal porticciolo di Marina Piccola si diramano sentieri che permettono di esplorare il promontorio, offrendo imperdibili scorci paesaggistici, fino, nelle giornate terse, a Capo Carbonara, comprendendo la vista sui dodici chilometri del Poetto e del suo lungomare e, alle loro spalle, il profilo del parco di Molentargius-Saline. Durante il cammino noterai palme di san Pietro, ginepri e olivastri, oltre a cespugli di lentischi ed euforbie. Il promontorio offre riparo anche a uccelli rari, come falco pellegrino, gheppio e pernice sarda. Tra i cespugli non è raro che spuntino volpi e conigli selvatici.
Le cavità naturali attorno al capo sant’Elia hanno restituito tracce di frequentazione fin dal Neolitico. Sul punto più elevato si trovano le rovine di un tempio punico dedicato ad Astarte, come testimonierebbe il ritrovamento di una lastra conservata al museo archeologico di Cagliari. Vedrai anche due cisterne, una di origine punica, più ampia della seconda di epoca romana. Un perimetro di fondazioni riconduce alla scomparsa chiesa di sant’Elia, con ogni probabilità edificata nell’XI secolo dai monaci vittorini insieme al loro monastero. Il santo, secondo tradizione, fu martirizzato sul colle. Di matrice spagnola è la torre di guardia, parte del sistema costiero di difesa dalle incursioni saracene. In catalano era detta pouhet, pozzetto, forse da essa deriva il nome del Poetto. Alla seconda guerra mondiale, infine, risalgono alcune strutture militari, compreso un fortino, che incontrerai lungo l’escursione.
Villaggio minerario di Orbai
Paradossalmente la sua caratteristica più suggestiva, trovarsi nel mezzo di un rigoglioso bosco con uno splendido panorama sulla valle del fiume Cixerri, ha contribuito al suo declino, fino alla chiusura. L’isolamento, la difficoltà di raggiungerlo e il conseguente eccessivo costo per il trasporto di piombo, zinco e bario estratti dalle sue cave, assieme al crollo del loro prezzo sui mercati internazionali, fecero sì che i cancelli della miniera di Orbai si chiusero già negli anni Cinquanta. Oggi restano edifici abbandonati, testimoni di un’epopea che ha visto sorgere in tutto il Sulcis - Iglesiente e nel Guspinese decine di piccoli villaggi operai attorno a pozzi e gallerie, caratterizzati dal duro lavoro dei minatori e dal continuo viavai di persone e mezzi di trasporto, per poi andare incontro a un malinconico crepuscolo verso gli ultimi decenni del XX secolo.
Il villaggio di Orbai si trova alle pendici del monte omonimo, nel territorio di Villamassargia, fu attivo per circa 80 anni. La prima concessione risale al 1872, in favore di una società nota come ‘degli Orbi’, da cui deriva il nome Orbai. Una società inglese, la United Mines Ltd, poi una italo-francese, la Pertusola, ne ebbero l’affidamento, costruendo un piccolo villaggio e una laveria. Nel 1943 la concessione passò alla società ‘miniera di Orbai’, che costruì un moderno impianto di flottazione. A seguito di un infruttuoso tentativo di rilancio nei primi anni del Dopoguerra, la miniera fu chiusa e la concessione fu ritenuta definitivamente decaduta nel 1968. Oggi osserverai l’area di accumulo dei fanghi di flottazione e, poco distanti, i resti di laveria e forno. Proseguendo lungo il sentiero che si dirama tra lecci e corbezzoli raggiungerai il villaggio, con le strutture che originariamente ospitavano gli uffici direzionali recentemente restaurate: lungo un versante si dispongono le casette destinate ai minatori, molte delle quali mai abitate.
Raggiungerai Orbai seguendo la provinciale 2 in direzione Villamassargia e prendendo la deviazione segnalata a sinistra. In alternativa, è possibile visitare Orbai come seconda tappa di un tour provenendo dalla miniera di Rosas, nel territorio di Narcao, lungo un percorso che si addentra per otto chilometri all’interno di una fitta foresta. Rosas è una museo di archeologia industriale a cielo aperto, dove spicca una laveria con copertura in legno, che ospita un'esposizione museale.
Nel territorio di Villamassargia non solo archeologia industriale, conserva, infatti, anche tracce preistoriche risalenti all’età del Bronzo, come testimoniano i nuraghi Santu Pauli e Monte Exi e le tombe di Giganti di Monte Ollastu. Il paese ebbe un ruolo di rilievo in età giudicale, quando fu eretto il castello di Gioiosa Guardia, ‘vedetta’ sulla valle del Cixerri e sul parco di ulivi secolari s’Ortu Mannu, dove troneggia sa Reina, monumento naturale con fusto di 16 metri di circonferenza.
Beata Vergine Assunta - Guasila
L’ispirazione per le sue forme rimanda al Pantheon di Roma e all’architettura del Palladio. Il principale luogo di culto di Guasila, fulcro del paese, è un vero e proprio tempio dall’aspetto, allo stesso tempo, imponente ed elegante, costruito in quello stile neoclassico tanto caro al suo progettista, l’architetto Gaetano Cima. La parrocchiale dedicata alla Beata Vergine Assunta fu progettata nel 1839 ma la realizzazione iniziò tre anni dopo, per concludersi nel 1852. La pianta è ottagonale, e al corpo centrale accederai tramite un pronao con sei colonne doriche, preceduto da una scenografica scalinata. Il timpano è retto da due pilastri angolari.
L’edificio fu edificato nel punto in cui sorgeva un precedente luogo di culto, il campanile che affianca il prospetto sulla destra, infatti, è del XVIII secolo. Dentro l’aula ti resterà impressa la volta cupolare, con decorazioni a motivi geometrici e floreali sviluppati dalla base della cupola fino al centro, chiuso con un lanternino. Le pareti sono scandite da otto colonne, tra esse si aprono sei cappelle, delle quali due maggiori. La prima, dedicata a Santa Maria, custodisce una statua raffigurante la dormitio virginis e un simulacro di san Pietro apostolo, proveniente secondo tradizione dallo scomparso villaggio di Sennoru, a un chilometro da Guasila. Nei giorni che precedono la festa patronale, la domitio virginis è protagonista di un rituale di vestizione di origini bizantine: il simulacro viene adagiato su un letto dorato, cosparso di oli e profumi e vestito con abiti sfarzosi e con is prendas, gioielli e corona d’argento. La statua viene poi collocata al centro del santuario. La seconda cappella maggiore è intitolata al Cristo morto e ospita un simulacro attribuito ad Antioco Lonis, scultore di Senorbì attivo nel XVIII secolo. Il presbiterio, separato dall’aula da una balaustra in marmo, ospita l’altare maggiore in marmo policromo. Nella sua nicchia centrale ammirerai la statua dell’Assunta tra due angeli. Ai piedi del tabernacolo sono conservate le reliquie dei santi Primo, Engrata e Benigno, in un’urna murata, posta sotto una pietra nera. Dalla vecchia parrocchiale guasilese provengono un fonte battesimale, un’acquasantiera e un pulpito realizzato nei primi anni del XIX secolo.
Sulla destra del tempio, eretto nel 2002 a santuario diocesano, noterai l’oratorio del Rosario, il cui edificio risale al XVIII secolo, mentre le fonti riportano che già dal XVI vi fosse un oratorio operante a Guasila, con il nome di Obraria de Nostra Senora del Rosser. A pochi passi dalla chiesa potrai ammirare i preziosi oggetti del corredo liturgico, i paramenti, i reliquiari ed gli ex-voto provenienti dal santuario esposti nel museo Scrinia Sacra, ospitato nei locali dell’edificio un tempo carcere, poi municipio, oggi luogo d’arte e cultura.
Torre Salinas
Scogliere bianche, lunghe distese di sabbia candida, dune ricoperte di verde mediterraneo, mari limpidi e stagni ricchi di ‘vita’. Il litorale di Muravera è un susseguirsi di bellissimi scenari, mai uguali ma perfettamente intonati fra loro. A circa sei chilometri dal principale centro del Sarrabus, si affaccia sul mare un promontorio che regala spettacolari panorami su tutta la costa vicina e che ‘accoglie’ la Torre delle Saline. L’antica fortezza mostra a prima vista una curiosa particolarità: è l’unica appartenente al sistema difensivo costiero della Sardegna ad avere una pianta quadrata. Alle sue pendici, verso nord, si estende la spiaggia di Torre Salinas, il cui nome deriva ovviamente all’edificio risalente a epoca spagnola. L’arenile è molto ampio, raggiungendo in alcuni punti i cento metri di larghezza, e si caratterizza per il colore ocra-dorato della sabbia. Sulle dune retrostanti spuntano gigli di mare, ancora più dietro verdeggia una fitta macchia mediterranea. Il mare ti sorprenderà per trasparenza e varie sfumature di colore: all’azzurro si alternano tonalità verdi. La spiaggia non è mai eccessivamente affollata grazie alle sue dimensioni, dotata di un comodo parcheggio e di punti ristoro, con possibilità di noleggiare sdraio e ombrelloni.
La strada di accesso al litorale costeggia il retrostante stagno delle Saline, una delle aree umide che fa parte del complesso degli stagni del Sarrabus. Qui gli appassionati di birdwatching si ritrovano per osservare tantissime specie avifaunistiche: airone bianco maggiore e airone rosso, cavaliere d’Italia, falco pescatore, germano reale, gheppio poiana, pernice sarda e, soprattutto, il fenicottero rosa. Un sentiero che si inerpica sul promontorio a destra della spiaggia ti permetterà di raggiungere la fortezza, edificata su tre livelli probabilmente intorno alla metà del XVII secolo, per proteggere saline e territorio attorno e per fungere da avvistamento per le incursioni barbaresche che flagellavano la costa. La struttura era in collegamento visivo con le torri dei Dieci Cavalli e di capo Ferrato e fu oggetto di un restauro – con intonacatura delle pareti esterne - agli inizi degli anni Duemila. Dalla torre, un incantevole paesaggio si aprirà davanti ai tuoi occhi, con le lagune circondate dal verde, i rilievi dell'altopiano di Nieddu Mannu sullo sfondo e due spettacolari distese dorate di sabbia disposte ai lati del promontorio. A nord, il litorale sfuma nella spiaggia di san Giovanni e prosegue fino alla foce del Flumendosa. Verso sud, il piccolo tratto chiamato Cristolaxeddu lascia poi spazio ai magici scenari ‘bronzei’ di Colostrai e Feraxi.
Porto Sa Ruxi
Guardandola dall’alto, noterai subito la sua curiosa forma a tre arcate: in realtà, più che una spiaggia unica è un gruppo di tre calette dal profilo a mezzaluna, separate tra loro da piatti scogli di granito. La sua fisionomia non è però l’unica caratteristica che rende affascinante Porto sa Ruxi: la spiaggia è immersa in uno scenario naturale selvaggio alle porte di Villasimius, incastonata tra scogliere e pareti rocciose. Alle spalle, dune di sabbia coperte da ginepri secolari, pini marittimi e profumati cespugli di mirto, che ammirerai percorrendo il sentiero di collegamento tra parcheggi e litorale. La sabbia è bianca e soffice, mentre il mare ti sorprenderà per la sua trasparenza e per le accese tonalità di azzurro e turchese. Il fondale basso e il riparo che le colline retrostanti offrono dal maestrale rendono la spiaggia adatta a famiglie e bambini. Inoltre, è una destinazione particolarmente apprezzata dagli appassionati di snorkeling e immersioni: le sue acque, comprese nell’area marina protetta di Capo Carbonara, sono ricche di fauna ittica, che popola soprattutto i dintorni degli scogli.
A Porto sa Ruxi sono presenti punti ristoro e servizi di noleggio attrezzature da spiaggia e natanti, oltre al parcheggio a poche decine di metri dall’arenile. Potrai raggiungerla seguendo la provinciale 17 in direzione Villasimius, dopo aver superato la borgata marinara di Solanas – che ricade nel territorio di Sinnai - e Capo Boi, prendendo l’uscita segnalata e percorrendo un breve tratto di strada sterrata. Il colore intenso del mare e il fascino delle scogliere circondate dalla macchia mediterranea ti si mostreranno già dalla litoranea, che più avanti – superato un piccolo borgo con lo stesso nome della spiaggia -, procede nuovamente lungo la linea di costa, permettendo l’accesso ad altre calette selvagge, tra cui Cala Piscareddus, duecento metri di sabbia chiara e scogli affioranti di fronte a un mare dai riflessi verde smeraldo.
Proseguendo in direzione est, ecco disporsi in successione i ‘gioielli’ del litorale di Villasimius: Campus, vicino alla foce di un piccolo fiume, è un’ampia distesa di sabbia bianca e soffice. Poi la spiaggia di Campulongu, circondata da una fitta vegetazione; segue, adiacente al porto turistico, la spiaggia del Riso, con i suoi caratteristici ‘chicchi’ di sabbia quarzosa. Oltre il promontorio di Capo Carbonara, le mete imperdibili si chiamano Porto Giunco, Cala Caterina, Simius e Punta Molentis.
Torre dei Dieci Cavalli
Dal punto di vista architettonico è una delle più belle torri costiere dell’Isola, sicuramente è quella dalla forma più originale: per assolvere allo scopo di proteggere l’allora ‘porta’ di ingresso al paese di Muravera, non fu costruita accanto ad esso, bensì letteralmente sopra. Non a caso la torre dei Dieci Cavalli è conosciuta anche come ‘torre della porta. L’edificio sorge in località San Giovanni, in un punto che anticamente rappresentava un passaggio obbligato lungo la ‘strada reale’ per raggiungere Muravera e i villaggi dell’entroterra del Sarrabus provenendo dalla costa meridionale, in quanto ai lati si trovavano - e in parte si trovano tutt’oggi - stagni e aree paludose difficilmente attraversabili.
Non è noto l’anno di costruzione, ma nel 1581 la torre risulta già operante, con funzioni di avvistamento e difesa leggera. Deve il suo nome al fatto che era costantemente presidiata da una forza di dieci guardie a cavallo, pronte a galoppare per dare l’allarme nei villaggi vicini in caso di avvistamento di navi pirata. Le incursioni barbaresche rappresentavano, infatti, una piaga devastante nel Sarrabus tra XVI e XVIII secolo. La fortificazione è costituita da tre elementi costruttivi. Il primo è la porta vera e propria, larga nove metri, alta sei e profonda cinque. I due lati della porta presentano archi di diversa forma: a sesto acuto nel lato in direzione Muravera, mentre il lato esposto a sud, da dove giungevano gli assalitori, presenta un arco ribassato e un restringimento, con stipiti e lastre infisse sul terreno. La porta funge da basamento per la torre, alta circa sette metri e con pianta circolare. Il diametro è allineato a quello della porta. L’accesso avveniva da una porta collocata a ovest, mediante una scala che veniva poi ritirata all’interno. Il terzo elemento architettonico sono i resti di una cortina muraria, visibili sul fianco occidentale della torre. Lungo la parete osserverai una serie di feritoie usate dalle guardie.
Il mare dista poche centinaia di metri. Di fronte alla torre si apre la lunga e stretta spiaggia di san Giovanni. Grazie alle dimensioni non è mai troppo affollata e si caratterizza per sabbia chiara e soffice, per gli eucalipti a ridosso dell’arenile – sotto i quali troverai riparo nelle ore più calde della giornata - e per il mare cristallino dalle sfumature verde smeraldo. Accanto parcheggio, punti ristoro e noleggio attrezzature da spiaggia. Circa 800 metri a nord della torre sorge l’edificio che ha dato il nome alla località, la chiesetta campestre di san Giovanni. Di probabili origini bizantine, fu abbandonata e ristrutturata più volte, l’ultima nel 2005. La sua struttura in pietra, a pianta longitudinale, con architrave in legno e tetto a spioventi, è immersa nel verde.
A scuola di vela
Nelle scuole di vela poche le lezioni a terra, la navigazione s’insegna a bordo. S’impara presto sul campo a governare tavole e vele, da quelle più facili da manovrare alle più impegnative, dagli agili ‘monoposto’ laser, wind e kite surf, alle barche con deriva mobile dove prodiere e timoniere lavorano all’unisono tra spericolate boline e acrobatiche andature al trapezio, sino alle romantiche barche da crociera. Appena preso il mare apprenderai spontaneamente a stare in ascolto dell’atmosfera intorno, come per magia si crea un legame intimo e fisico con mare e vento, un rapporto difficile da spezzare.
Non ti resta che scegliere dove imparare ad ‘andar a vela’, le scuole sono molto diffuse lungo le coste dell’Isola, dal golfo di Cagliari a quello dell'Asinara, dal golfo di Orosei a quello di Oristano, dall'arcipelago della Maddalena alle isole del Sulcis, dalla costa gallurese alla Riviera del Corallo. Le trovi a ridosso delle spiagge più frequentate e nei circoli nautici con base nei porti e negli approdi turistici. Se sei pronto per un’esperienza full immersion, hai a disposizione i centri velici più prestigiosi. Cerca la tua scuola ideale, vale la pena cimentarsi nella navigazione più antica, quella più poetica, quella più in armonia col mare di Sardegna: sarà la più grande emozione della tua vacanza!