Si adagia in un tratto pianeggiante, ondulato qua e là da basse e fertili colline, fra cui i monti Zara e Agutzu. Ussana è un importante centro agropastorale di quattromila e 200 abitanti della parte meridionale del Campidano, al confine col Parteolla. Il paese conserva case campidanesi, costruite in ladiri (mattoni di fango e paglia), con la caratteristiche lolla, loggiato porticato attorno al cortile interno, e con ampi portali. Al centro sorge la parrocchiale di san Sebastiano martire, di forme barocche, nata su un edificio del XV secolo. In un colle alla periferia dell’abitato, si erge la chiesa di san Saturnino, il cui impianto originario, più volte rimaneggiato, risale a inizio XII secolo. Presenta due navate divise da arcate in conci di calcare, che poggiano su tre colonne, i cui fusti sono di epoca romana, così come due capitelli corinzi (prima metà del I secolo d.C.). Non solo, all’interno custodisce il più rilevante reperto romano scoperto a Ussana, un sarcofago di marmo del III secolo d.C., con ricca decorazione scultorea sul fronte e ai lati, destinato in origine ad accogliere i resti di una giovane patrizia.
Si adagia in un tratto pianeggiante, ondulato qua e là da basse e fertili colline, fra cui i monti Zara e Agutzu. Ussana è un importante centro agropastorale di quattromila e 200 abitanti della parte meridionale del Campidano, al confine col Parteolla. Il paese conserva case campidanesi, costruite in ladiri (mattoni di fango e paglia), con la caratteristiche lolla, loggiato porticato attorno al cortile interno, e con ampi portali. Al centro sorge la parrocchiale di san Sebastiano martire, di forme barocche, nata su un edificio del XV secolo. In un colle alla periferia dell’abitato, si erge la chiesa di san Saturnino, il cui impianto originario, più volte rimaneggiato, risale a inizio XII secolo. Presenta due navate divise da arcate in conci di calcare, che poggiano su tre colonne, i cui fusti sono di epoca romana, così come due capitelli corinzi (prima metà del I secolo d.C.). Non solo, all’interno custodisce il più rilevante reperto romano scoperto a Ussana, un sarcofago di marmo del III secolo d.C., con ricca decorazione scultorea sul fronte e ai lati, destinato in origine ad accogliere i resti di una giovane patrizia.
Nelle campagne, dove sono stati individuati insediamenti risalenti sino al Neolitico antico, si trovano i ruderi di altri edifici cristiani in abbandono già nel XIX secolo: Santa Giuliana, San Genesio, San Lussorio, San Pietro, parrocchiale del villaggio scomparso di Janna, e la chiesa di san Lorenzo, costruita con il materiale di recupero di un vicino edificio termale romano, ascrivibile al IV secolo e scoperto nel 1949. Intorno a un grande vano centrale (forse il tepidarium) si dispongono vari ambienti: calidaria, frigidaria, paefurnia (vani e forni di riscaldamento) e il laconicum, locale per i bagni di vapore. L’edificio si collegava verosimilmente a una villa rustica. Le cospicue eredità di epoca imperiale testimoniano l’origine romana di Ussana: non lontano passava la strada da Caralis a Olbìa attraverso la Barbaria.
In epoca medioevale la villa di Ussane – toponimo di origine forse protosarda che compare per la prima volta in un documento feudale del 1326 - faceva parte della curatoria di Dolia all’interno del giudicato di Cagliari (XII secolo). A questo periodo risale la costruzione del castello di Baratuli, di cui vedrai i ruderi all’estremità del monte Olladiri, lungo il confine con Monastir. Poi il centro passò alla famiglia pisana dei Della Gherardesca e dopo il 1358 al giudicato d’Arborea.