In Voyage en Sardaigne (1857) La Marmora ipotizzò che il nome derivasse dal fatto che sorgesse in una (ex) grande bocca eruttiva. Di certo, Pozzomaggiore è al centro di un’area vulcanica con rocce basaltiche e andesitiche, dove si susseguono colline ‘smussate’ e bassi altopiani, coperti da macchia mediterranea e punteggiati di sugherete e lecci contorti dal maestrale. Il borgo di duemila e 700 abitanti fa parte del Meilogu, ‘cuore’ del Logudoro, separato da Planargia e Montiferru dal riu Mannu, dove si conserva il ponte Oinu (III secolo d.C.). Nel centro storico si affacciano dimore signorili, tra cui palazzo Parpaglia, e la parrocchiale di san Giorgio megalo edificata in stile tardo-gotico a metà XVI secolo. L’aula è divisa in cinque campate, l’ultima, la capilla mayor, con volta stellare e gemme pendule. La facciata ha contrafforti che ‘disegnano’ una quinta scenografica, risaltata dalla scalinata. Il portale rievoca quello del San Pietro extra muros di Bosa. Il patrono si festeggia a fine aprile con un’ardia che si corre in piazza Maggiore.