Porto Rotondo
Una delle più importanti realtà del turismo nazionale e internazionale, punta di diamante, insieme a Porto Cervo, della Gallura, nella costa nord-orientale della Sardegna. Porto Rotondo è una frazione di Olbia, a pochi chilometri da Golfo Aranci, Palau e Arzachena. In 500 ettari di territorio tra i golfi di Cugnana e di Marinella, con punto di riferimento l’attrezzatissimo porto turistico da 800 posti barca, i residenti in inverno sono circa un migliaio. In estate si arriva a punte di 30 mila abitanti nelle ville, nella case multiproprietà, nei residence, realizzati attorno a un nucleo iniziale del borgo risalente al 1964. A dare l’avvio i veneziani Luigi e Nicolò Donà dalle Rose, nell’ambito di un’iniziativa voluta da un gruppo di imprenditori. Da qui deriva l’architettura che riprende decisamente la struttura di Venezia, non a caso la piazza principale è piazzetta San Marco. Insieme alle residenze fastose anche tanti hotel lusso ed extra-lusso.
Poltu Rutundu (in gallurese) è considerato uno dei luoghi più ‘in’ della Sardegna e di tutta Italia: facili gli avvistamenti di personaggi famosi, specie in estate nei locali notturni. Uomini dell’alta finanza e dello spettacolo la scelgono come residenza estiva.
È generalmente considerata una località della Costa Smeralda, anche se tecnicamente non ne farebbe parte secondo quanto stabilito dallo stesso Consorzio Costa Smeralda. Di qui una certa rivalità tra i ‘rotondini’ e i ‘cervini’ per la leadership come località più rinomata.
Ogni fine agosto a Porto Rotondo si tiene il Big Game, una manifestazione sportiva di pesca d’altura, tra le più rilevanti e spettacolari nel Mediterraneo. Lo Yacht club Porto Rotondo, ufficialmente insediato nel 1985, è divenuto uno dei più importanti a livello nazionale, mantenendo un forte legame con lo Yacht club italiano di Genova.
San Giovanni di Posada
Località immersa nel verde di una pineta che fa da contorno a una lunga spiaggia bianca che si affaccia su un mare cristallino. San Giovanni è una deliziosa borgata a poco più di tre chilometri da uno dei centri più importanti della Baronìa, Posada, e vicina all’ampio e attrezzato porto turistico della rinomata La Caletta di Siniscola. È il posto ideale per chi desidera trascorrere la propria vacanza in un ambiente rilassante a pochi passi dal mare, soprattutto per famiglie.
Tutte le spiagge di Posada, San Giovanni, su Tiriarzu, Iscraios, Due pini e Orvile, da anni guadagnano il prestigioso riconoscimento delle Cinque Vele Legambiente, grazie all’attenzione posta nella loro tutela, vere e proprie oasi naturalistiche. Sul litorale si possono praticare vari sport acquatici come vela, pesca sportiva subacquea, wind e kite surf, sport da spiaggia come beach tennis e volley e percorrere il litorale in bici o a cavallo.
Le località turistiche dove alloggiare a Posada sono il centro storico, la periferia e, appunto, la borgata di san Giovanni, con alberghi, residence e numerosi bed&breakfast e case vacanza. Tutta la vallata di Posada è un’attrazione, oltre che per il suo mare e le spiagge, anche per l’altissimo valore ambientale-naturalistico e per la sua storia. Posada è uno dei più bei borghi medievali della Sardegna. È arroccato su una collina con imponente cerchia di mura. Dall’alto domina lo scenario il castello della Fava, antico baluardo costruito dai giudici di Gallura nel XIII secolo, che si può visitare anche a piedi. La sua valle è perfetta per chi ama la natura, andando alla scoperta del rio Posada che attraversa la piana, percorribile in canoa, per ammirare i fenicotteri rosa che lo popolano, oppure del lago di Maccheronis, nel territorio di Torpè. E meta anche di chi vuol fare un viaggio nella preistoria sarda tra nuraghi e tomba dei giganti.
La Caletta
Cinque chilometri di sabbia dorata e morbida, mare azzurro e limpido e fondale basso, ideale per i bambini. La Caletta è una lunga e ampia spiaggia che parte dal piccolo borgo marino omonimo, frazione di Siniscola, uno dei maggiori centri della Baronìa, e si estende fino allo stagno di su Graneri. Una pineta contorna la ‘spiaggia grande’ - così chiamata per differenziarla dalle altre spiagge siniscolesi - quasi contigua con la spiaggia di san Giovanni di Posada: sono interrotte soltanto dal moderno porto turistico della Caletta, ricco di servizi: scuola di vela, surf e sub, noleggio attrezzature, partenza per escursioni in barca o in gommone.
Il litorale è spesso battuto dai venti, non a caso la ‘spiaggia grande’ è attrezzata per sport acquatici, tra cui kite e windsurf. La Caletta offre un ampio parcheggio, meta abituale di camperisti e campeggiatori e, nelle vicinanze, ci sono strutture ricettive per tutti i target. Nel borgo troverai tutti i servizi, compresi noleggio di auto e bici, ristoranti, pizzerie e locali.
Per trenta chilometri la costa di Siniscola alterna paesaggi di rocce levigate a spiagge bianche. La Caletta occupa quasi la metà dei 12 chilometri totali di sabbia finissima. In direzione sud si incontra Santa Lucia, altro caratteristico villaggio di pescatori originari dell’isola di Ponza, fondato attorno a una torre aragonese del XVI secolo. Poi troverai la ‘spiaggia dei confetti’, s’Ena e Sa Chitta, tre chilometri di sabbia bianca , chiusa da scogli in prossimità di un vecchio faro, al largo del quale si trova la piccola Isola Rossa. Poco più a sud ci sono le bianchissime dune e i ginepri secolari di Capo Comino. Proseguendo potrai ammirare prima Bèrchida, per molti la spiaggia più bella del mondo, poi l’Oasi di Biderosa, un altro luogo magico. È una foresta costiera di oltre mille ettari, fiore all’occhiello di Siniscola per varietà di flora e fauna custodite, che si affaccia su cinque calette, tra cui l’incantevole spiaggia di Bidderosa.
Civico museo archeologico Giovanni Marongiu
È custode delle vicende plurimillenarie della penisola del Sinis, ‘lembo’ di terra sospeso sul mare, culla di civiltà e patria dei Giganti di Mont’e Prama, la maggiore scoperta archeologica di fine XX secolo nel Mediterraneo. Il ‘viaggio’ nel Civico museo archeologico di Cabras, inaugurato nel 1997 e intitolato a Giovanni Marongiu, eminente personalità locale, parte dal sito di Cuccuru is Arrius sulle sponde dello stagno di Cabras, i cui reperti esposti documentano un insediamento dal Neolitico medio a epoca romana imperiale: ammirerai i corredi funebri della cultura di Bonu Ighinu (V millennio a.C.), tra cui statuine della dea Madre e oggetti in pietra verde e ossidiana. Delle facies culturali successive (IV-III millennio a.C.), scoprirai sorprendenti ceramiche decorate. Le genti nuragiche impiantarono nel sito un tempietto a pozzo, che in età repubblicana fu inglobato in un santuario dedicato a un culto agrario, come testimoniano cinque steli di arenaria. Completano la prima sala i corredi di 55 sepolture di una necropoli del I-III secolo d.C.
Dal 2014 il percorso museale si è arricchito di due vetrine dedicate al villaggio nuragico di sa Osa. In uno dei pozzi scavati accanto alle capanne sono stati ritrovati semi d’uva: è la più antica attestazione (X secolo a.C.) di coltura della vite in Sardegna! Un alone di leggenda circonda le statue dei Giganti, esposte in una sala aperta anch’essa nel 2014, dopo esser state ricomposte con i reperti trovati nella necropoli di Mont’e Prama, databile all’età del Ferro. Negli scavi, condotti tra 1975 e 79, furono individuate oltre 40 sepolture, in gran parte a pozzetto, prive di corredo ma ricoperte da cumuli di materiali scultorei, 5178 frammenti pazientemente ricomposti nel Centro di Li Punti (Sassari). L’attività ha ridato forma a trenta possenti sculture (frammentarie), alte quasi due metri: 18 ‘pugilatori’ a torso nudo, con gonnellino, scudo e guanto, sei arcieri con tunica, protezione sul petto, elmo, arco e schinieri e sei guerrieri. A Cabras ‘risiedono’ sei statue, insieme a betili e quattro modellini di nuraghe dei 16 totali rinvenuti. Le altre statue e gli altri modellini sono esposti nel museo archeologico nazionale di Cagliari.
Mont’e Prama era l’area sacra e funeraria riservata a un clan dominante, occupava il confine tra territorio ‘nuragico’ e insediamento dei nuovi arrivati fenici, stanziati nell’estremo sud del Sinis, dove sorse la città di Tharros, cui è dedicata una sezione museale. Fondata da genti fenicie (VIII-VII a.C.), fu ampliata e ‘monumentalizzata’ in età punica. Poi divenne urbs romana, frequentata fino al Medioevo. Le testimonianze fenicie esposte sono i materiali del tophet, santuario funerario all’aperto impiantato sul preesistente villaggio nuragico di su Murru Mannu. Furono rinvenute migliaia di urne in terracotta contenenti ceneri di bambini e piccoli animali sacrificati, insieme a ornamenti e amuleti. Ad esse furono associati, tra VI e IV secolo a.C., cippi e steli in arenaria. Con l’avvento cartaginese sorsero fortificazioni, edifici civili e di culto. Parte della sala del tophet è dedicata al ‘quartiere artigianale’, dove si lavorava ceramica, bronzo e ferro. Due erano le necropoli puniche: a inumazione nell’attuale villaggio di San Giovanni di Sinis, a incinerazione a Capo San Marco. Nonostante le violazioni dei tombaroli, provengono da qui numerosi reperti: ceramiche, amuleti, gioielli e manufatti metallici. La Tharros romana è illustrata in pannelli e rappresentata da ceramiche, frammenti di marmo e da un miliario in arenaria. In età imperiale le strade tharrensi furono dotate di pavimentazione e sistema fognario, sorsero templi, terme - riadattate a basiliche in età paleocristiana – e le necropoli preesistenti furono ampliate. Lo spoglio delle strutture antiche ha pregiudicato la ricostruzione della città altomedievale: fu una lenta decadenza con progressivo spopolamento sino al 1071.
L’ultima sala del museo è incentrata su una grande scoperta subacquea avvenuta nel 1989: nei resti dello scafo di una nave romana, adagiati a poco più di un miglio dall’isola di Mal di Ventre, è stato ritrovato un carico di mille lingotti di piombo, ciascuno lungo mezzo metro e del peso di 33 chili. Il carico permette di datare il relitto tra 89 e 50 a.C. Oltre a esposizioni permanenti, il museo ospita mostre temporanee, laboratori didattici e convegni. Terminata la visita, potrai immergerti nelle spiagge dell’area marina protetta del Sinis.
Geremeas
Una stupenda baia lunga tre chilometri nella parte orientale del golfo degli Angeli, caratterizzata da tre spiagge di sabbia bianca, contornate da promontori coperti di macchia mediterranea, e da un mare dalle infinite tonalità azzurre. Geremeas è una località turistica del sud Sardegna, appartenente ai comuni di Quartu Sant’Elena e di Maracalagonis, centri da cui dista poco più di venti chilometri. Il limite tra i due territori è il fiume omonimo, riu Geremeas, che durante l’inverno aumenta notevolmente la portata sfociando a mare, d’estate si riduce creando a ridosso del litorale, un piccolo stagno.
La prima spiaggia è Kala ‘e Moru (approdo del saraceno), nel territorio di Quartu: un arenile di piccolissimi granelli dorati lambito da mare limpido dai colori cangianti e dal fondale sabbioso. Nella collina sopra la spiaggia sorge un ampio villaggio turistico, che il promontorio Bruncu de su monte Moru separa dalla magnifica cala di Mari Pintau. Più a est incontrerai le altre due spiagge di Geremeas, divise tra loro dal fiume: Marongiu con sabbia chiara e sottile e Baccu Mandara, nel territorio di Maracalagonis, con sabbia color oro, morbida e a grana leggermente più grossa, scoscesa in riva. Si immerge in un mare cristallino tra il verde e il turchese, il cui fondale è subito profondo. Dietro spiccano dune contornate di verde. Proseguendo nella strada litoranea incontrerai un’altra famosa località di Maracalagonis, Torre delle Stelle.
Le spiagge di Geremeas sono accessibili a diversamente abili, dotate di ampio parcheggio e servizi: noleggio attrezzatura balneare e natanti, punti ristoro e strutture ricettive. Quando soffia il maestrale la baia diventa meta di kite e wind surfisti. Alla sera ti godrai comodamente splendidi tramonti con il sole che lentamente, in lontananza, si ‘nasconde’ dietro Cagliari. Nel vicino entroterra, abbinerai mare a natura e archeologia: troverai interessanti siti archeologici e il parco dei Sette Fratelli.
Portixeddu
Ai piedi del pendio una piccola scogliera si apre un’ampia e selvaggia distesa di sabbia finissima e chiara, lunga più di due chilometri, abbracciata da una fitta pineta dove troverai riparo nelle giornate di caldo afoso. La spiaggia di Portixeddu, detta anche del rio Mannu perché tagliata a metà dalla foce del ruscello, si affaccia su un mare fantastico con splendidi fondali trasparenti, che degradano rapidamente e interessati da forti correnti, perciò sempre da rispettare. L’acqua, trasparente e cristallina, con la complicità del sole, crea colorazioni celesti suggestive e meravigliosi riflessi di luce.
Estensione e profondità della spiaggia ti offriranno sempre tranquillità e relax. Quando il maestrale soffia forte, la spiaggia diventa meta degli amanti del surf. Dal promontorio che la sovrasta, potrai godere di una vista spettacolare, specie al tramonto. La sera potrai anche passeggiare e sostare nella piazzetta in pietra fronte mare, che ospita in estate numerose manifestazioni all’aperto. Nelle vicinanze troverai ristoranti e strutture ricettive, sulla spiaggia un chiosco-bar e la possibilità di noleggiare attrezzatura balneare, canoe e pattini.
Il piccolo borgo turistico di Portixeddu (piccolo porto), dove sorge la spiaggia, si trova nel territorio di Fluminimaggiore, da cui dista circa dieci chilometri, mentre il paese più vicino, Buggerru, ne dista sei. In pratica, è isolato dal resto del territorio e perciò ancora più suggestivo.
La costa di Fluminimaggiore ha altri luoghi imperdibili come Guardia is Turcus (guardia dei turchi) e le due cale sa Perdixedda (pietruzza) Manna, la spiaggia grande, e sa Perdixedda Pittica, la spiaggia piccola. Non lontano da Portixeddu, in territorio di Buggerru, troverai le dune di San Nicolao, nel tratto costiero del Golfo del Leone, uno dei più suggestivi della costa occidentale della Sardegna.
Su Pallosu
Votata dai viaggiatori nel 2016 come quinta spiaggia più bella della Sardegna, nonché prima della provincia di Oristano, è principalmente dedicata ai gatti. Su Pallosu è una delle perle che punteggiano Capo Mannu, estremo limite settentrionale della penisola del Sinis e dell’area marina protetta che la preserva. Rientra nel territorio di San Vero Milis, da cui dista circa venti chilometri, è molto conosciuta perché alle sue spalle risiede una colonia felina, che ospita e si prende cura dei gatti e organizza visite guidate. I felini, la cui presenza risale agli inizi del XX secolo, spesso si avventurano in spiaggia: sono gli unici della specie che non temono di farsi il bagno.
Su Pallosu è un sottile lembo di terra con un fondo sabbioso di colore dorato e ambrato, a grana media, mista a qualche ciottolo, nascosto in una piccola insenatura e protetto alle sue spalle da un’alta barriera in terra. Si immerge in un mare limpido e cristallino dal colore verde cangiante, con fondale sabbioso e poco profondo.
Alla sinistra potrai fare il bagno in bellissime piscine naturali tra le rocce. Il suggestivo panorama è aperto sull’isolotto di su Pallosu che domina lo scenario e, a nord, sulla punta di Santa Caterina di Pittinuri. Nella parte occidentale è possibile ammirare bellissime rocce scolpite nei millenni dal mare. A oriente la spiaggia si allarga leggermente. Vicino alla spiaggia troverai parcheggio, ristorante e bar.
È l’arenile più settentrionale di Capo Mannu, oltre si trova la spiaggia de sa Rocca Tunda e le calette di Scal’e Sali. Mentre più a sud troverai la particolarissima e riparata spiaggia di sa Mesa Longa e alla base del capo le spiagge di Mandriola, Putzu Idu e s’Arena Scoada, le altre perle di San Vero Milis.
Arte dell’intreccio, mani abili e segreti secolari
L’artigianato artistico è una peculiarità intrinseca e caratterizzante della Sardegna. E l’intreccio ne rappresenta una delle principali componenti, grazie ad abili mani hanno saputo affinare nei secoli l’arte di confezionamento dei cestini in vimini. Le loro forme variano in funzione di tipo di materiale e luogo di produzione: a Flussio, Montresta, Ollolai e Sennori l’asfodelo è la materia prima per eccellenza, mentre in località di pianura, vicine a stagni o mare, come Castelsardo, San Vero Milis e Sinnai, giunco, grano o palma nana caratterizzano la lavorazione dei cesti. Tutti i centri sono accomunati da una tradizione antica e suggestiva: le donne hanno saputo tramandare i segreti dell’intreccio, realizzando forme differenti a seconda della funzione dei contenitori di vimini, mescolando inserti colorati, disegni straordinari e motivi tradizionali.
La voce silenziosa dei murales di Orgosolo
Ciascuno con il proprio stile, i murales di Orgosolo raccontano la storia di un fermento intellettuale sempre vivo, di un territorio culturalmente fervido, ribelle e politicamente attivo. Il centro barbaricino offre scorci di una Sardegna antica e senza tempo, circondata da una natura lussureggiante e incontaminata. In ogni casa, in ogni parete, un murale: una passeggiata per le vie del paese si trasforma in lettura assorta e silenziosa, in condivisione di emozioni affrescate sui muri in pietra e accompagnate dal tradizionale canto dei tenores. Con le sue immagini espressive ed evocative Orgosolo dialoga e crea legami con abitanti e visitatori.
San Giorgio - Palau
Costruita nel 1675 da un gruppo di eremiti che popolavano, in totale isolamento, la campagna di Palau e immersa nella natura del monte Casteddu, la chiesa campestre di san Giorgio sorge su un’area considerata sacra sin da epoche preistoriche. Attorno al luogo di culto cristiano sono conservate tracce antiche che vanno dalle culture prenuragica e nuragica, confermate dalla vicinissima tomba dei Giganti di Sajacciu, fino alle età romana e bizantina.
Il piccolo edificio sacro, realizzato durante il periodo di dominazione spagnola e situato a pochi chilometri da Palau, è testimone del profondo senso religioso dell’Isola. Un tempo il santuario era meta di pellegrinaggio di pastori e contadini e divenne anche un piccolo cimitero, come testimoniano alcune sepolture portate alla luce sotto la pavimentazione. All’interno troverai un’antichissima statua, risalente a poco dopo la costruzione, mentre l’altare custodisce le ossa degli antichi abitanti della zona e dell’antenato proprietario dell’area su cui sorge la chiesa. Un tempo per celebrare San Giorgio, dalle campagne vicine, i fedeli si recavano alla chiesetta. In queste occasioni venivano organizzati festeggiamenti e cerimonie che duravano interi giorni. Ancora oggi, durante la festa di San Giorgio, la tradizione si ripete e riecheggia l’atmosfera di rituali che si perdono nel tempo.
Se vorrai provare suggestive sensazioni derivanti dal magnetismo di grandi pietre megalitiche, non perdere occasione di visitare, a breve distanza, anche la tomba dei Giganti di Li Mizzani. Terminata l’escursione archeologica, potrai tuffarti nello splendido mare delle spiagge di Palau, tra cui Porto Pollo, Cala Trana e Porto Faro, e ammirare i monumenti naturali che maggiormente caratterizzano il centro gallurese, come la Roccia dell’Orso.