Skip to main content

Cerca nel sito

41 - 50 di 250 risultati

Grande Pevero

In una pittoresca baia a mezzaluna nel cuore della Costa Smeralda, patria di vip e paparazzi, ecco una delle spiagge più glamour ed esclusive di tutto il mondo. A pochi chilometri da Porto Cervo, nel territorio di Arzachena, si distende placido il Grande Pevero, il cui nome deriva dall’omonimo golfo. È una distesa arcuata di sabbia bianchissima e soffice, quasi impalpabile, lunga circa trecento metri, lambita da colori cangianti del mare, le cui sfumature variano, in un gioco cromatico, dal verde all’azzurro per poi diventare, grazie alla sua straordinaria limpidezza, trasparente nel bagnasciuga. Candide rocce di granito levigate e verde della vegetazione la bordano, chiudendola in un ‘abbraccio’ simbolico. Qui si respira il profumo di ginepri secolari. Il fondale è basso e dolcemente digradante, particolarmente adatto ai giochi dei bambini e anche ai nuotatori meno esperti. Durante rilassanti passeggiate troverai riparo in calette immediatamente adiacenti.

Alle sue spalle affiora lo stagno Patima, dietro il quale si distendono curatissimi campi da golf che rendono la località meta molto ambita da appassionati golfisti. A poca distanza, al centro del golfo, separata da un promontorio e incastonata in un contesto solitario e selvaggio, troverai il Piccolo Pevero,​ lunga meno della metà della ‘sorella maggiore’, anch’essa molto suggestiva e apprezzata. Dalla spiaggia ammirerai a largo il gruppo di isolette di Li Nibani, ‘i gabbiani’ (in gallurese), come gli uccelli marini che le popolano. Due chilometri e mezzo più a sud si trovano altre meraviglie di Porto Cervo: le spiagge del Romazzino e del Principe (che deve il nome al principe arabo Aga Khan fondatore della Costa Smeralda) e Li Ittricceddi. Alla base opposta del promontorio ‘smeraldino’, resterai estasiato da un’altra insenatura con quattro piccole e deliziose spiagge: Cala di Volpe, Liscia Ruja, Petra Bianca e Petra Niedda. Ancora più verso sud, invece, non puoi perderti le spiaggette di Cala Capriccioli: sabbia finissima e chiara che si immerge nel mare azzurro, protette da rocce di granito giallo, rosa e rossastro. A breve distanza da tutte le spiagge della Costa Smeralda troverai parcheggi custoditi, bar e ristoranti, centri diving, noleggio pedalò, natanti e attrezzatura balneare.

Porto Faro

Un gioiello incastonato nel cuore di Palau, a pochi passi dal centro abitato Porto Faro è una delle spiagge più caratteristiche del nord Sardegna, che deriva il nome da un faro bianco che con la sua punta dipinta di verde domina una piccola insenatura intagliata nella località Punta Palau. Da qui ti si aprirà la vista su tutto il parco nazionale dell’arcipelago, dalla ‘sorella maggiore’ La Maddalena alle isole minori di Santo Stefano e Caprera.

All’interno dell’insenatura c’è una spiaggetta suggestiva, caratterizzata da sabbia bianca e fine, bagnata dal mare cristallino con fondale basso e sabbioso. Passeggiando lungo la cala e facendo snorkeling sarai affascinato dalla vista di rocce di granito rosa lavorate dall’erosione delle acque, che hanno assunto forme del tutto particolari. Non a caso, a brevissima distanza si trova il monumento che più caratterizza Palau, la Roccia dell’Orso.

Porto Faro è circondata da macchia mediterranea che arriva quasi a lambire il mare. Non è particolarmente affollata nemmeno in estate, è luogo ideale per gli amanti della tranquillità e del relax. A pochi passi troverai tutti i servizi turistici, di cui avrai necessità. Alle spalle del faro, c’è un villaggio turistico perfettamente inserito nella fitta vegetazione e sono fruibili attrezzature destinate alla balneazione. Non lontano c’è anche un piccolo molo privato adatto per l’ormeggio di piccole e medie imbarcazioni, utile per partire alla scoperta dell’arcipelago maddalenino.

Suni

Si adagia sull’altopiano basaltico della Planargia, in posizione dominante sulla vallata di Modolo. Suni è un paese di poco più di mille abitanti a pochi minuti da Bosa, con la quale partecipa delle Strade della malvasia: qui potrai gustare il pregiato vino dolce. Nel Medioevo il paese appartenne prima al giudicato di Torres e, dopo un breve passaggio sotto i Malaspina, a quello d’Arborea. L’abitato si sviluppa intorno a chiesa di san Pancrazio (XV secolo) e parrocchiale di santa Maria della neve. Il santo è festeggiato a metà maggio con processioni, canti e balli tradizionali e un’ardia. La patrona è celebrata a inizio agosto con la festa del folclore. A fine giugno, c’è la festa di san Narciso, nella suggestiva chiesa campestre a lui dedicata, a fine settembre si celebrano i santi Cosma e Damiano.

Vicino alla parrocchiale, una dimora del centro storico che ha conservato l’antica architettura originale, è diventata casa-museo Tiu Virgiliu, segno ‘vivente’ della cultura popolare di XIX e XX secolo. Conserva oltre mille oggetti, manufatti e macchinari legati ad attività artigianali e agropastorali, compresa bottega del calzolaio e angolo della tessitura. Una mostra fotografica racconta i siti prenuragici e nuragici di Suni e periodicamente troverai esposizioni su lavorazione del grano e panificazione, abiti tradizionali e giocattoli di un tempo.

Secondo leggenda, Suni sarebbe nato da sa Idda Ezza (il vecchio paese), dove sono emersi resti nuragici, tra cui la tomba di Giganti di Chighentolu. Il villaggio si trova vicino a un monastero dei monaci cistercensi del XII secolo. In realtà, l’area attorno al paese reca segni di insediamenti umani ancora più antichi, sin dal Neolitico. Le eredità preistorica più importanti sono custodite dentro il parco archeologico di Suni che comprende il protonuraghe Seneghe, il nuraghe complesso Nuraddeo e le domus de Janas di Chirisconis. Il Seneghe è un raro caso di nuraghe ‘a corridoio’ visitabile: risalente all’età del Rame (2400-1800 a.C.), si trova in una sporgenza rocciosa basaltica. Attorno al monumento sono state rinvenute varie ceramiche di epoca romana. Il Nuraddeo è costituito da un mastio alto 16 metri, ben conservato e circondato da un bastione di tre torri. Intorno, evidenti i resti di un villaggio. La necropoli ipogeica di Chirisconis, scavata nel tufo, comprende 12 aperture che immettono in sepolture monocellulari o pluricellulari: in tutto 21 piccoli ambienti con tracce di pittura rossa sulle pareti e accesso ‘a vestibolo’. Vicino al parco risplende lo stagno Pischina ‘e Paule ,abitato da numerose specie animali. Da qui potrai avventurarti in percorsi panoramici naturalistici attraverso luoghi in cui nidifica il grifone.

Costa Serena - Palau

La vegetazione arriva quasi a toccare l’acqua, come se i cespugli di mirto ed elicriso volessero tuffarsi, affascinati dai riflessi turchesi del mare. Alle spalle, il verde circonda una laguna, di fronte, invece, ricopre un isolotto. È il suggestivo paesaggio che caratterizza la spiaggia di Costa Serena, uno dei tratti del litorale di Palau. L’arenile si estende a mezzaluna, composto di sabbia dorata a granelli medio-fini. Sulla destra noterai un porticciolo, mentre davanti il panorama è impreziosito da un isolotto roccioso interamente sormontato dalla macchia mediterranea. La spiaggia non è mai eccessivamente affollata, adatta ai bambini grazie al fondale basso e riparata dai venti che soffiano da nord. La frequentano anche appassionati di sport acquatici, in particolare windsurf e kayak. Oltre a rilassarti in spiaggia, nuotare e fare sport nell’arenile e in mare, potrai passeggiare in tranquillità lungo le rive della retrostante laguna di acqua salmastra.

A sud-ovest, oltre un piccolo tratto di costa inframezzato da scogli, si estende il litorale di Padula Piatta, conosciuta anche come Cala Petralana, dal nome del fiume che sfocia nell’arenile, dividendolo in due sezioni. La sabbia è soffice e color crema, il mare assume tonalità cangianti dovute al riflesso della luce solare sulla vegetazione circostante. Ti soffermerai in spiaggia almeno fino al tramonto, per ammirare i meravigliosi colori al calar del sole all’orizzonte, l’isolotto di Costa Serena e, più in là, s’Isuledda o Isola dei Gabbiani. È in realtà una penisola, collegata alla terraferma da un istmo di sabbia lungo 50 metri che si apre a ventaglio su due spiagge, paradiso della vela e del surf: Porto Pollo a est e l’Arenaria a ovest.

Poche centinaia di metri in linea d’aria separano la spiaggia di Costa Serena dalla fortezza di Monte Altura, testimonianza del sistema di difesa antifrancese che caratterizza la costa gallurese e le isole dell’arcipelago della Maddalena. Fu eretta verso la fine del XIX secolo in granito locale, e, assieme alle batterie di Capo d’Orso e di Baragge, contribuiva a proteggere la costa settentrionale. Era una ‘cittadella fortificata’, circondata da mura, con all’interno edifici adibiti ad alloggi, dormitori, magazzini, officine, perfino giardini e orti. Dalla fortezza ammirerai un panorama mozzafiato sull’arcipelago maddalenino. Più antica di almeno un secolo, ugualmente incastonata nella pietra e dotata di vista sul mare aperto è la batteria militare Talmone, che potrai raggiungere attraverso un sentiero che parte poco più a nord di Costa Serena. Immaginerai i soldati aggirarsi tra caserma e torretta, e nelle vedette, sempre all’erta, con gli occhi puntati verso il blu.

Valledoria

Adagiata nella bassa valle del Coghinas, accompagna il terzo fiume dell’Isola sino alla foce, e s’affaccia al centro del golfo dell’Asinara, attorniato da paesaggi verdi. Valledoria è un centro agricolo e turistico di oltre quattromila abitanti, che ha come coltivazione di punta i carciofi, protagonisti ad aprile di eventi cultuali e base della tradizione gastronomica locale, e come forte tradizione artigiana, la lavorazione di oro e corallo. È Comune autonomo dal 1961, nato dalla fusione delle località Baia Verde, Codaruina, La Ciaccia, La Muddizza, Maragnani, San Pietro (e Santa Maria Coghinas, poi resasi indipendente nel 1983), prima frazioni di Castelsardo e Sedini. Il centro è Codaruina, il cui nome indica la ‘periferia delle rovine’ dell’antica e gloriosa città di Ampurias. L’agglomerato originario si formò dall’afflusso di imprenditori agricoli galluresi che occuparono le fertili e vaste pianure spopolate, mentre il toponimo ‘Valle dei Doria’ deriva dalla nobile famiglia ligure che dominava l’Anglona nel XIII secolo.

Tra fine XX e inizio XI secolo sorsero numerose strutture ricettive e servizi turistici a valorizzare i sette chilometri di litorale di sabbia soffice e dorata, interrotto solo da foce del Coghinas e qualche roccia a Maragnani. La spiaggia di San Pietro a mare offre il contrasto cromatico fra sabbia chiara e azzurro del mare, quella di baia delle Mimose è una distesa di sabbia candida incorniciata da dune ricoperte di verde. San Pietro e La Ciaccia sono mete di appassionati di wind e kite surf di tutta Europa. L’intero territorio è un tuffo nella natura: la piana è punteggiata da abbondanti orti, lussureggianti boschi di pini ed eucalipti, dolci rilievi e tanta acqua: quella del Coghinas prima di immettersi in mare forma un ristagno di oltre 50 ettari, la zona lacustre della spiaggia di Valledoria, abitata da aironi, anatidi, fischioni, germani e, lungo gli argini, nei canneti di giunchi, tamerici e salici, da folaga, gallinella d’acqua e porciglione. Nelle acque salmastre nuotano spigole e cefali. L’area è ideale per escursioni a cavallo, trekking, snorkeling, kayak, pesca sportiva e vela.

Il territorio fu interessato da insediamenti prima sulle colline della Muddizza poi in pianura, man mano che la palude cedette il passo al terreno coltivabile. La fertilità, il comodo accesso dal mare e la navigabilità di parte del fiume contribuirono alle fortune di Ampurias, cui la Chiesa sarda riservò grande importanza: fu tra le prime sedi episcopali del nord, mantenne l’autorità sino al 1503 e si potenziò inglobando la diocesi di Civita (Olbia). La foce del Coghinas costituì un sistema portuale integrato, che gli scavi in località Zilvara e Santa Maria Maddalena, hanno contribuito a portare alla luce. A documentarne l’evoluzione il museo archeologico del paese, che espone anche steli provenienti da una necropoli romana.

Cala Conneri

Un placido mare verde smeraldo, inframmezzato da riflessi turchesi e da pochi scogli affioranti, accarezza la battigia, poi lascia spazio a sabbia candida, soffice, quasi impalpabile. Attorno, scenografiche scogliere di granito rosa, ricoperte da profumati ginepri, cespugli di rosmarino e gigli di mare la racchiudono e custodiscono, riservata e appartata. La descrizione aiuta a intuire perché Cala Conneri sia soprannominata ‘cala o spiaggia dell’amore’. Occupa un piccolo tratto della costa orientale di Spargi, quarta isola per estensione del parco nazionale arcipelago della Maddalena. La sensazione di aver raggiunto un angolo di paradiso intimo e romantico deriva anche dalle piccole dimensioni dell’arenile, riparato dai venti e raggiungibile solo via mare, con imbarcazioni private o a noleggio e coi charter autorizzati in partenza dai porti di La Maddalena, Palau e Santa Teresa Gallura.

D’estate è una meta imperdibile dei tour guidati nelle spiagge dell’arcipelago: i raggi del sole accentuano le gradazioni di colore del mare limpido e l’intensità del bianco che caratterizza la spiaggia, mentre il fondale in prossimità della riva è basso e sabbioso. Di fronte, il panorama è arricchito dal profilo frastagliato della costa occidentale dell’isola della Maddalena. Fuori stagione, l’emozione sarà altrettanto forte: sentirai solo il rumore dei passi che affondano sulla sabbia, attorniato dai colori e dai profumi della natura selvaggia e proverai la sensazione, almeno per un attimo, che il paesaggio di Cala Conneri sia riservato esclusivamente ai tuoi occhi.

Candore delle spiagge e variopinti riflessi del mare contraddistinguono anche le altre spiagge di Spargi, che si distendono nei versanti orientale e meridionale dell’isola dalla curiosa forma quasi ovale. Cala Corsara è divisa in quattro spiaggette, separate da affioramenti rocciosi e impreziosite da dune ricoperte di arbusti. Poco più a est troverai Cala Soraya e Cala Granara. La prima ha una caratteristica forma ad arco, mare turchese e un grande scoglio al centro dell'arenile. La seconda è una delle mete più frequentate del parco, è divisa in due da un promontorio e presenta piccole dune, sulle quali spuntano fiori di elicriso e gigli di mare. A Cala Canniccio la sabbia assume una tonalità ambrata, che aggiunge varietà al paesaggio, colorato anche dal verde mediterraneo circostante, dalle tinte rossastre degli scogli e dall’azzurro del mare.

L’entroterra dell’isola è quasi inaccessibile, ricoperto da fitti cisti, corbezzoli, ginepri e lentischi. Al largo delle sue coste, tanti relitti, tra cui il famoso relitto di Spargi, una nave da carico romana del II secolo a.C., adagiata a 18 metri di profondità. Parte del carico è esposto al museo Nino Lamboglia di La Maddalena.

Rena di Ponente e Rena di Levante

L’una è alter ego dell’altra. A tre chilometri dal borgo di Santa Teresa Gallura, lungo l’‘istmo dei due mari’, che unisce la penisola-promontorio di capo Testa alla terraferma, si distendono due bellissime spiagge, opposte fra loro: Rena di Ponente a sud-ovest, Rena di Levante a nord-est. Insieme, formano la ‘spiaggia dei due mari’. La loro posizione ‘speculare’ permette con qualsiasi condizione di godere del mare calmo, rilassandosi in una o nell’altra a seconda della direzione del vento. I due arenili di sabbia chiara sono lunghi e stretti. Le loro acque ti stupiranno per limpidezza, valsa più volte l’assegnazione della Bandiera Blu: la straordinaria trasparenza rende lo snorkeling uno spettacolo. In entrambi i lati dell’istmo, il fondale sabbioso digrada dolcemente, basso per decine di metri, adatto al bagno dei bambini. Le due soffici distese dorate sono lambite da sfumature cangianti del mare: azzurro, turchese, verde smeraldo. Fanno da cornice rocce di granito bianco-grigio, modellate in forme originali da vento e mare, un suggestivo scenario impreziosito dal verde mediterraneo.

Dall’area di sosta raggiungerai facilmente le rene: a ‘Levante’ troverai punti ristoro sulla spiaggia e potrai noleggiare attrezzatura balneare, pedalò e canoe. Nelle vicinanze ristoranti, hotel e residence. La spiaggia di Ponente, detta La Taltana, si affaccia sul litorale de La Colba e chiude a sud la baia di santa Reparata. La distesa di sabbia fine e compatta invita a piacevoli passeggiate: l’affollamento estivo non ha intaccato la sua natura selvaggia e solitaria. La stupenda Rena di Levante, riparata nei giorni di maestrale, parte da una bassa scogliera che poi si dirada fino ad arrivare alla bellissima spiaggia di zia Colomba. L’insenatura è circondata da numerose calette nascoste da ginepri e lentischi, che riempiono l’aria coi loro profumi. Al limite settentrionale dell’arenile, noterai rocce plasmate dagli agenti atmosferici, da cui deriva un altro suo nome: ‘spiaggia dei graniti’.

A ridosso del litorale un’antica strada porta a una cava della preziosa pietra e a imbarchi risalenti a epoca romana. L’attività estrattiva avveniva lungo costa: vedrai tagli ‘a gradoni’ nelle scogliere e, sparsi, enormi massi e fusti di colonne semilavorati, abbandonati sott’acqua. Capo Testa era forse il sito della colonia romana di Tibula, come mostrano tracciati stradali, cava e attracchi per le navi cariche di granito in partenza verso Ostia. Tutto il promontorio, sito di interesse comunitario, si caratterizza per insenature e spiaggette intervallate da gigantesche rocce scolpite dalla forza del tempo, luoghi amati dagli appassionati di immersioni. La cala più celebre è nel versante occidentale: Cala Grande-Valle della Luna, un luogo magico, unico al mondo. Sul lato orientale del ‘capo’, ecco un altro angolo di paradiso, Cala Spinosa. Dalla punta a nord, dominata dal faro di Capo Testa, ammirerai paesaggi indimenticabili.

Il rinomato borgo di Santa Teresa segue l’andamento di due insenature: a est Porto Longone, sede del porto turistico, a ovest la baia di Rena Bianca, distesa di sabbia candida, abbagliante, immersa in acque limpidissime. Una ‘perla’ a pochi passi dal centro del paese. Non l’unica. La lunga costa teresina offre una miriade di spiagge imperdibili: durante la vacanza ne potrai scegliere ogni giorno una diversa. A ovest, accanto a Capo Testa, meritano una visita calette e spiaggia di santa Reparata. Lungo la litoranea per Castelsardo, incontrerai spiagge e piscine naturali di La Colba e Poltu Pitrosu, poi l’accattivante baia di Lu Pultiddolu e La Liccia, un chilometro di sabbia soffice, meta di surfisti, che giunge sino alle dune dell’immensa Rena Majore, nel territorio di Aglientu. A oriente, nell’ordine, troverai: la piccola baia di Porto Quadro, l’ampia e bella La Marmorata, la pittoresca e solitaria Cala Sanbuco e la suggestiva Cala Balcaccia. Poi La Licciola, preludio alle piscine granitiche della Valle dell’Erica, oasi di relax incastonata nella macchia mediterranea. Proseguendo verso Palau, ecco la pace incantevole della Conca Verde, di fronte all’isola di Spargi, e, dopo la profonda baia di Porto Pozzo, Porto Liscia, patria del surf, il più esteso arenile della zona, otto chilometri tra le penisole La Coluccia e Isuledda, divisi in due tratti dalla foce del fiume Sciumara.

Alà dei Sardi

Si eleva a quasi 700 metri in cima a un altopiano, accanto alle pendici del lussureggiante Monte Acuto, che dà nome al territorio di cui il borgo fa parte. Alà dei Sardi, paese di meno di duemila abitanti, enclave logudorese in Gallura, rientra in un ‘mosaico’ composto da aspri e silenziosi rilievi granitici con bizzarre sculture modellate dal vento, foreste di lecci e querce, regni di muflone e aquila, vertiginose vallate con ruscelli che formano laghetti e le cascate di su Fossu malu e sterrati pianeggianti con distese di macchia mediterranea, dove si corrono le prove del Rally d’Italia Sardegna, tappa del mondiale. Dal borgo, scorgerai il golfo di Olbia e la maestosa sagoma di Tavolara, dalla foresta di Lithos, le montagne barbaricine.

Il primo documento che attesta Alà è del 1106. Il toponimo ha origine forse paleosarda, imparentato con il basco alha, ‘pastura’, riferito agli estesi pascoli. Altre ipotesi portano al latino ala – un esercito romano era di stanza in zona - o al punico, col valore di ‘posto in alto’. La specificazione ‘dei Sardi’ fu attribuita per regio decreto nel 1864. Il borgo attuale è sorto nel XVII secolo attorno alla chiesa di santa Maria (1619), che, ricostruita tra 1880 e 1961, diventò la parrocchiale di sant’Agostino. La facciata è in granito, arricchita da statue di santi, l’interno custodisce il maestoso mosaico seicentesco della Madonna del Rosario. Il patrono è festeggiato a fine agosto con celebrazioni religiose cui sono associati spettacoli folk, dove vanno in scena gli splendidi abiti tradizionali alaesi, e sagra del prosciutto. Il centro storico è fatto di case e palazzotti con ‘severe’ facciate in granito e infissi in ferro battuto. In questa cornice, tra strette vie, vedrai spuntare inaspettate architetture granitiche: i pozzi ‘e mesu idda e di s’Oltu Mannu, vecchio municipio e bicocca dei Dessena. Sulla facciata del palazzo Corda (1850), ‘il castello’, un murale ricorda l’ultima bardana (1870), il saccheggio a danno dei benestanti. Altre chiese del centro sono San Giovanni battista e Sant’Antonio da Padova. A due chilometri dal paese, nel santuario di san Francesco d’Assisi, la cui origine ha contorni leggendari, si svolge, a inizio ottobre, una festa che richiama diecimila fedeli. La lavorazione di sughero, granito e pietre dei famosi maistos alaesi rappresenta la principale risorsa di un centro in forte sviluppo dagli anni Duemila, che vanta (con Buddusò) il parco eolico maggiore d’Italia. È viva la secolare tradizione agropastorale, con rinomati prodotti: carni bovine e miele.

Il territorio fu abitato dal Neolitico. Le maggiori testimonianze sono nuragiche: quasi venti siti fra torri, villaggi, tombe di Giganti e santuari. I principali sono sos Nurattolos, risalente all’età del Ferro, composto da fonte sacra, capanna delle riunioni, santuario e abitazioni; il ben conservato nuraghe Boddò, e il villaggio di su Pedrighinosu, con edifici circolari e fucina. Il sito fu poi abitato dai Balares, popolo ribelle non autoctono. Balare e Alà sono foneticamente simili, non una coincidenza se si considera che tipica del dialetto alaese è la caduta della b iniziale.

Cala Grande - Valle della Luna

C’è un luogo surreale in Sardegna, dalla bellezza primordiale e fermo nel tempo, un paesaggio ‘lunare’, solitario e selvaggio, pervaso dal profumo di elicriso, ginepro e mirto, con maestosi massi che vento e mare hanno levigato e plasmato in forme originali e insolite, simili a sculture. Cala Grande, ribattezzata ‘Valle della Luna’, è una valle che degrada fino al mare, incastonata tra due costoni granitici, dove compaiono meravigliose calette con acque turchesi che contrastano i colori dorati delle rocce e il verde della macchia mediterranea. La distesa rettilinea di 500 metri sorge nella parte occidentale di Capo Testa, a quattro chilometri da Santa Teresa Gallura, magico scenario a fine luglio del festival Musiche sulle Bocche. L’accesso non agevole la rende poco affollata. Superato l’istmo del promontorio, girerai a sinistra fino a raggiungere un piccolo piazzale. Lasciata l’auto, affronterai un sentiero stretto e tortuoso di 700 metri: la fatica sarà ripagata dallo spettacolo.

Il fascino etereo deriva dalla conformazione del luogo: in realtà Cala Grande è suddivisa in sette piccole valli da mura di roccia. La prima è stretta e lunga, corre fino a uno spiazzo che dà direttamente sul mare. Vedrai segnali incisi e dipinti installati dalla comunità hippy che abita la valle. Qui troverai la prima delle tre cale principali, cala de l’ea (dell’acqua), un ‘fazzoletto’ di sabbia che prende nome da una sorgente vicina. Procedendo a sinistra, lungo un agevole sentiero, raggiungerai seconda e terza valle. Un promontorio separa l’Ea dalla cala di mezzu, dominata dalla ‘roccia del dinosauro’ e sormontata da punta La Turri, comunemente detta ‘il teschio’, il più alto (128 metri) tra i massi attorno. Lungo la sua ‘parete della luna’ si diramano vari percorsi di free climbing. Continuando lungo il sentiero, si apre la meravigliosa ‘cala grande’ che ha dato nome all’intera valle. È un angolo solitario di paradiso con fondale profondo, meta di immersioni. La quarta e la quinta valle sono a est, in direzione di Capo Testa; sesta e settima sono le più occidentali.

L’erosione millenaria ha generato nelle valli varie grotte dalle forme stravaganti, divenute da fine anni Sessanta del XX secolo dimore di una comunità di hippy che scelse di vivere a contatto con la natura, lontano dalla frenesia cittadina. Ribattezzarono l’oasi prendendo ispirazione da chiarore intenso e aspetto suggestivo dei graniti rischiarati dalla luce lunare. Oggi Valle della Luna è il nome più diffuso. Viaggiatori di tutto il mondo la frequentano: artisti, musicisti e persone in cerca di benessere e serenità, attratti da atmosfera magica ed energie ‘oscure’ ricercate dagli appassionati di meditazione.

La ‘valle’ è uno dei simboli della lunga e splendida costa di Santa Teresa, borgo issato sul promontorio più settentrionale dell’Isola. Prima di arrivare alla ‘valle’ potrai fare sosta nell’istmo di Capo Testa, lingua di sabbia bianca e fine che forma la ‘spiaggia dei due mari’: a occidente Rena di Ponente, a oriente Rena di Levante. Alla prima segue la baia di santa Reparata, che ospita calette e ruderi romani, (forse) della colonia di Tibula. Da Rena di Levante passerai alla spiaggia di zia Culumba. In direzione del faro di Capo Testa giungerai alla riservata Cala Spinosa. Lungo la provinciale 90 per Castelsardo, ecco l’accattivante Lu Pultiddolu e poi l’immensa distesa di Rena Majori, nel territorio di Aglientu. A pochi passi dal centro di Santa Teresa potrai goderti i colori abbaglianti di Rena Bianca, spiaggia cittadina che ti apparirà dall’alto della piazza principale: 700 metri di sabbia soffice e bianchissima con riflessi rosa in riva. Protetta da promontori, su quello a est si erge la cinquecentesca torre di Longosardo. Alle sue acque limpidissime, dalle tonalità verdi, turchesi e azzurre, è assegnata ogni anno la ‘Bandiera Blu’. A est dell’abitato ecco la pittoresca Cala Sanbuco, con fondale ideale per lo snorkeling, poi la suggestiva Cala Balcaccia e l’ampia e attrezzata La Marmorata. In direzione Palau troverai le piscine granitiche della Valle dell’Erica, tra cui La Licciola, poi la pace incantevole della Conca Verde e infine Porto Liscia, patria del windsurf: due chilometri di sabbia dorata sino alla foce del fiume Liscia.

Aggius

Nel cuore della Gallura sorge un caratteristico borgo, che ti colpirà per la cura delle sue case in pietra granitica, considerate fra le più belle del territorio. Non a caso, l’economia di Aggius è basata su estrazione e lavorazione del granito, ma il paese è specializzato e famoso anche per produzione di tappeti, e in generale per l’arte della tessitura. Per le caratteristiche del suo centro storico, unite a contesto ambientale ed efficienza dei servizi turistici, il paese ha ricevuto il riconoscimento Bandiera Arancione da parte del Touring club italiano.

Tra le attrazioni ci sono il coro del paese, noto per via delle sue particolari sonorità e soprannominato da Gabriele D’Annunzio ‘Coro del galletto di Gallura’, e i riti della Settimana Santa, nel corso della quale il piccolo borgo si trasforma idealmente in Gerusalemme: le vie si riempiono di fedeli, mentre le confraternite, in abiti tradizionali, danno vita a solenni processioni. Aggius è uno dei pochissimi Comuni galluresi ad aver conservato queste secolari tradizioni: dalla Domenica delle Palme alla Pasqua di Resurrezione, si susseguono celebrazioni che si ripetono nelle forme spettacolari della tradizione spagnola.

Nella visita culturale al paese, non perdere il museo etnografico intitolato a Oliva Carta Cannas, al cui interno sono esposti oggetti e macchinari originali che raccontano storia, cultura e tradizioni di tutta la Gallura. Un altro museo cittadino, unico nel suo genere, è quello dedicato al banditismo ospitato nel palazzo della ‘vecchia Pretura’.

Attorno al borgo un vasto territorio perfetto per escursioni naturalistiche, tra i caratteristici stazzi (tipici insediamenti rurali), e archeologiche. Di particolare interesse è il nuraghe Izzana, il più grande della Gallura.