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Olbia

Chiamata dai greci olbìa, ‘felice’, è polo d’accesso all’Isola e motore economico della Gallura. In più angoli della città affiorano vestigia del passato. Molti reperti rinvenuti negli scavi, tra cui un tesoro di quasi 900 monete d'oro, sono custoditi nel museo Archeologico, sull’isolotto di Peddone. La necropoli punico-romana (poi cristiana), comprendente 450 tombe, è confluita nel museo della necropoli, che si trova ai piedi dell’altare della suggestiva basilica di san Simplicio. Costruita tra fine XI e inizio XII secolo, è il più importante edificio di culto della nord-est, nonché più antica testimonianza cristiana sull’Isola. Il patrono è celebrato a metà maggio con la coinvolgente Festa di san Simplicio: un corteo in costume accompagna la processione. Nelle celebrazioni rientra il palio della Stella. Ti colpirà anche la chiesa barocca di San Paolo con l’iridescente cupola di maioliche.

Le prime testimonianze dell’uomo sono attestate dal 4000-3500 a.C.: dolmen, menhir e circoli megalitici. All’età del Bronzo risalgono circa 50 insediamenti nuragici, tra cui la tomba di Giganti di su Monte de s’Ave, il nuraghe riu Mulinu, il villaggio di Belveghile e il pozzo sacro di sa Testa. Dal VII secolo a.C. il territorio fu frequentato prima dai fenici, poi dai greci. Il primo insediamento stabile fu punico (V-IV secolo a.C.). I cartaginesi cinsero di torri e mura l’abitato: in parte le vedrai in via Torino. Sotto il dominio romano, la città divenne il principale centro della costa orientale. L’Olbia romana aveva strade lastricate, terme, foro, di cui restano tracce vicino al palazzo comunale, e acquedotto, in località Tilibbas (I-II secolo d.C.). Ci sono poi i ruderi della villa s’Imbalconadu (I secolo a.C.). Nel 1999 nel porto vecchio riapparvero 24 relitti di navi, in parte affondate da un assedio dei Vandali.

La città si affaccia su un golfo spettacolare, che protegge l’area marina di Tavolara e dà accesso all’esclusiva Costa Smeralda. Nell’immensa costa olbiese, tra la miriade di calette turchesi, avrai l’imbarazzo della scelta: spiccano le quattro splendide insenature di Porto Istana, che rientrano nell’area protetta, e il Lido di Pittulongu, in particolare La Playa, spiaggia prediletta dagli olbiesi. Accanto, in sequenza, troverai la spiaggia dello Squalo, il Pellicano e più a nord, Mare e Rocce e Bados (al confine con Golfo Aranci). A nord c’è un altro lungo tratto di litorale: troverai sabbia bianca (o piccoli ciottoli) e mare cristallino a Porto Rotondo, Marina di Cugnana e Portisco, in particolare sa Rena Bianca. A sud, in direzione San Teodoro, ci sono gli arenili giallo-ocra di Lido del Sole, Le Saline, Bunthe, Li Cuncheddi e Punta Corallina. A mare e archeologia potrai aggiungere le delizie del palato, non perdere il gusto delle cozze di Olbia, innaffiate dal vermentino.

Arzachena

Paesaggi mozzafiato, spiagge di incomparabile bellezza, colline ricoperte di vigneti e tesori archeologici. Un vasto territorio, unico nel suo genere, caratterizza Arzachena, cittadina della Gallura a 25 chilometri da Olbia, popolata d’inverno da 14 mila residenti. Altrettanti sono i posti letto nelle strutture ricettive di una località in costante progresso demografico ed economico, celebre per la Costa Smeralda, simbolo del turismo d’èlite nato negli anni Sessanta del XX secolo. Contribuiscono alla floridezza nautica, estrazione del granito, tratto distintivo delle architetture del centro storico, e rinomate cantine vitivinicole che producono il vermentino di Gallura. L’abitato arzachenese fino al XVII secolo era uno sparuto gruppo di casette raccolte intorno alla chiesa di santa Maria. Oggi è un trionfo di colori: piazzette e facciate di granito rosa e pietra bianca, scorci fioriti e spazi verdi costellati di boutique, delizie e artigianato. Attorno alla cittadina i caratteristici stazzi, insediamenti rurali convertiti in b&b e agriturismo, e tante frazioni di un Comune ‘giovane’, istituito nel 1922. Le maggiori sono Abbiadori, Baja Sardinia, Cannigione, un tempo borgo di pescatori, oggi turistico, Poltu Quatu, moderna marina in un’insenatura ‘a fiordo’. E Porto Cervo, ‘gioiello’ architettonico integrato nel paesaggio, il luogo di vacanza più esclusivo della Sardegna, sfilata estiva di yacht e celebrità, aperitivi e serate eleganti, movida scintillante e mondanità, ville e alberghi di lusso, ristoranti e locali glamour, eventi velici e golfistici.

Attorno, scenari selvaggi, come Capo Ferro, e le innumerevoli spiagge smeraldine. Spiccano Cala Granu e la distesa ‘a mezzaluna’, bianca e soffice, del Grande Pevero. Alle spalle si distendono i curatissimi green del Pevero golf club, di fronte le isole di Li Nibani. Meta ambita dai vip è il Piccolo Pevero, lunga metà del ‘fratello maggiore’. Poi ci sono le deliziose calette della baia di Romazzino. Poltu di li Cogghj era la spiaggia prediletta dall’Aga Khan: è nota come spiaggia del principe, un arco di sabbia finissima diviso da rocce rosa. Sul promontorio ‘smeraldino’ opposto sarai estasiato da La Celvia, con frammenti di conchiglie e polveri di quarzo, affacciata su Cala di Volpe, porticciolo dove sono state girate scene di ‘Agente 007 - La spia che mi amava’. Più a sud, ecco lo spettacolo della spiaggia smeraldina più bella, Cala Capriccioli. Il panorama è arricchito dalle isolette del parco dell’arcipelago della Maddalena: di Soffi, delle Camere e di Mortorio. In lontananza, vedrai il litorale di Liscia Ruja: insenature illuminate dalle bianche pennellate delle vele. La spiaggia maggiore è scenario a Ferragosto di una grande festa. A chiudere la costa c’è La Suareddha, suggestiva e solitaria. Altri capolavori punteggiano i 90 chilometri di costa arzachenese, tra cui le distese ‘setose’ di Tanca Manna e la splendida Ea Bianca (o cala dei ginepri). A ridosso de La Sciumara c’è Padula Saloni, stagno popolato da airone rosso, cavaliere d’Italia e falco di palude, meta di birdwatching.

Non solo mare e mondanità, Arzachena ha un passato affascinante di cui resta traccia indelebile. Nel centro storico c’è il monti incappiddhatu (monte col cappello), una roccia nota come il Fungo, plasmata in modo originale dal tempo e usata fin dal Neolitico recente. Una passeggiata nelle campagne ti farà scoprire un esteso parco archeologico. Il sito più antico e famoso è la necropoli di Li Muri (fine IV millennio a.C.), detta delle ‘tombe a circolo’. Tra le testimonianze dell’età del Bronzo spicca il nuraghe Albucciu, edificio ‘a corridoio’ nascosto in un boschetto di olivastri. Attorno al nuraghe i resti del villaggio e a 80 metri la tomba Moru, risultato della trasformazione di un allée couverte in tomba di Giganti. Nelle vicinanze troverai il tempietto di Malchittu, ‘teatro’ di cerimonie rituali. Imperdibile è La Prisgiona nella valle di Capichera, composto da nuraghe trilobato e villaggio di circa cento capanne. Per concludere il tour archeologico due tombe di Giganti, costruite in più fasi tra Bronzo antico e medio: la tomba di Coddu vecchiu con una stele alta ben quattro metri, e la celebre tomba di Li Lolghi, realizzata interamente in granito, con camera sepolcrale ed esedra lunghe, rispettivamente, 27 e 26 metri.

Cala Greca

Nella parte più orientale di Capo Figari, nel territorio di Golfo Aranci, Cala Greca è una piccola spiaggetta di sassi e scogli di colore rosa, rivolta a est e nascosta da falesie calcaree a strapiombo sul mare e grotte del promontorio. La baia è inserita all’interno di una riserva naturale ed è raggiungibile a piedi dalla vicina Cala Moresca, incantevole spiaggia dove termina la strada.

Cala Greca è caratterizzata da fondale basso e ciottoloso e circondata da fitta macchia mediterranea. Nelle vicinanze si trova la caratteristica roccia detta ‘Mamma chiatta’, perché ricorda la figura di un’anziana donna in sovrappeso. La spiaggia è isolata e priva di servizi, frequentata da appassionati di immersioni per la ricchezza dei suoi fondali. Mentre per gli amanti di sport acquatici è presente un centro che fornisce l’attrezzatura necessaria.

Alle spalle di Cala Greca si trova una piccola valle raggiungibile da terra, che digrada verso il mare e nasconde un piccolo camposanto noto come il ‘cimitero degli inglesi’. Custodisce tredici tombe ma, nonostante il nome, è sepolto solo un marinaio inglese della nave Vulcan, mentre sul lato settentrionale, si trova una lapide in marmo, posta nel 1891 dagli equipaggi della Navigazione generale italiana a ricordare i marinai morti nel naufragio del veliero ligure Generoso II e sepolti nel 1887. Le altre tombe sono di marinai golfoarancini di cui si sono persi i nomi e che ogni anno vengono celebrati.

La riserva naturale di cui Cala Greca fa parte è quella promontorio di Capo Figari, dominato da un antico faro a 350 metri d’altezza, habitat unico nel Mediterraneo, da scoprire con itinerari di trekking. Raggiungerai la cime dopo aver visitato altre splendide cale di Golfo Aranci, Moresca e del Sonno. E potrai immergerti nei fondali ricchi di vita e grotte misteriose di Punta Filasca.

Civico Museo Archeologico - Ozieri

Custodisce ritrovamenti rivenuti in un luogo fondamentale per la preistoria sarda, nel suo ‘tesoro’, inoltre, è compresa anche una delle principali collezioni di monete antiche della Sardegna. Il civico museo archeologico di Ozieri sorge nel centro storico ed è conosciuto anche come ‘museo alle clarisse' o ‘convento delle clarisse’, in quanto l’edificio per quasi un secolo e mezzo, dalla metà XVIII al tardo XIX secolo, ospitò una comunità di monache clarisse provenienti da Orosei. È dedicato all’archeologia del territorio ozierese, con oggetti la cui origine risale al Paleolitico, coprendo un arco temporale che giunge fino all’età moderna. Ammirerai in particolare i reperti provenienti dalla grotta di San Michele, la cui rilevanza è tale che la cavità ha dato nome alla prima facies culturale preistorica le cui tracce sono diffuse in tutta la Sardegna.

Tra le varie ceramiche risalenti alla cultura di San Michele, corrispondente al Neolitico recente (3500-2900 a.C.), spicca la celebre Pisside, un vaso decorato con incisioni a forma di corna di toro, del tutto simili a quelle presenti in alcune domus de Janas del territorio. La troverai nella sala 1, dedicata alla preistoria. La sala 2 ospita, invece, i reperti risalenti all’età nuragica: ceramiche, bronzi, utensili in pietra e oggetti votivi, come spade e navicelle. Passando alla sala 3, entrerai nell’epoca storica, osservando reperti di età punica e romana; mentre la sala 4 contiene gioielli, ceramiche e elementi litici di età bizantina e medievale. Al secondo piano è ospitata la collezione numismatica, articolata in altre quattro sale, dove sono esposte circa seimila monete. Anche qui il criterio è cronologico: i vari ambienti custodiscono, nell’ordine, monete greche, puniche e repubblicane; imperiali; tardoromane e barbariche; infine medievali, spagnole e sabaude. Il piano ospita anche una sezione etnografica e la sala congressi. Il museo organizza eventi, mostre temporanee, laboratori didattici e attività di formazione.

Terminata la visita, potrai recarti nel sito dal quale provengono i reperti della cultura di San Michele. La grotta omonima si trova a sud dell’abitato, visitabile per una sessantina di metri. Osserverai stalattiti e crostoni di alabastro calcitico, e immaginerai gli antichi abitanti di cinquemila anni fa frequentare la cavità per i loro culti o per seppellire i loro defunti.

Altro monumento imperdibile del territorio ozierese è la basilica di Sant’Antioco di Bisarcio. Per raggiungerla, percorrerai circa 15 chilometri e compirai un salto nel tempo di quattromila anni rispetto alla grotta, ammirando una delle più suggestive chiese medievali dell’Isola.

Porto Rafael

Un piccolo insediamento turistico si affaccia di fronte al parco nazionale dell’arcipelago della Maddalena. A Porto Rafael i colori dominanti sono l’azzurro del mare contrapposto al bianco delle case del villaggio posto nell’estrema punta settentrionale dell’Isola, nel territorio di Palau, da cui dista pochi chilometri, e a Porto Cervo, cuore della Costa Smeralda.

Fondato negli anni Sessanta dal conte spagnolo Rafael Neville de Berlanga del Duero, il centro turistico è caratteristico da una piazzetta, che si affaccia direttamente su Cala Inglese, detta anche ‘la piscina di Porto Rafael’, e da case bianche immerse in giardini colorati. È meta rinomata per le vacanze estive, frequentato da personaggi del mondo dello spettacolo internazionale, ma anche luogo adatto a famiglie e amanti di relax e vita mondana. Il centro è dotato di tutti i servizi ed è sede estiva di rinomate manifestazioni veliche di livello internazionale. Da non perdere l’11 agosto un evento particolare in piazzetta: tutti i partecipanti, vestiti con una tunica bianca, ballano in onore del conte fondatore della località.

La piccola marina di Porto Rafael è un punto d’approdo ideale per piccole e grandi imbarcazioni, nonché di partenza per escursioni tra le incantevoli isole dell’arcipelago. A due passi dal villaggio, lungo tutta la costa di Palau troverai piccole spiagge di sabbia rosata a grana grossa con piccoli scogli, che formano autentiche piscine naturali.

Cala Sabina - Golfo Aranci

A bordo del treno, lungo una piccola ferrovia che da Golfo Aranci percorre la costa nord del promontorio di Capo Figari, si approda direttamente in una delle più belle e caratteristiche spiagge della costa gallurese. Un ampio arenile di circa 300 metri di sabbia bianca e fine, circondato da ginepri e macchia mediterranea: questa è Cala Sabina, a pochi chilometri dal centro abitato di Golfo Aranci, del cui territorio fa parte e a circa venti chilometri da Olbia. Tra le peculiarità anche la storia del nome, frutto di una confusione di derivazione botanica: il ginepro fenicio, rigoglioso qui attorno, è stato scambiato per quello sabino. Altro elemento caratterizzante è, appunto, la linea ferroviaria, che fu costruita negli anni Sessanta appositamente per collegare il centro abitato con la località marittima, sino a quel momento raggiungibile solo via mare.

Protetta da due piccoli promontori a picco sul mare la baia è molto riparata e presenta acque di color smeraldo con fondale basso, adatto alle famiglie, che si alterna a sassi e scogli. La spiaggia è caratterizzata da una parte libera e una parzialmente attrezzata con servizi per la balneazione e ristorazione grazie a bar, ristoranti e servizi turistici per le escursioni. Potrai partire alla scoperta dell’area marina protetta di Tavolara – Capo Coda Cavallo.

Nelle scogliere ai fianchi dell’arenile potrai immergerti in ‘ispezioni’ subacquee, mentre sul versante più orientale si aprono piccole calette da dove intraprendere sentieri naturalistici. Non perdere l’occasione per visitare il promontorio di Capo Figari, noto anche per gli esperimenti tecnologici di Guglielmo Marconi, e di raggiungere un’altra perla di Golfo Aranci come Cala Moresca.

Badesi

Al confine tra Anglona e Gallura, nell’estrema parte orientale del golfo dell’Asinara, è un paese sul mare di origine recente. L’area in cui sorge fu abitata a partire dal XVIII secolo, forse da un nucleo familiare dedito alla pastorizia, intorno al quale si sviluppò il paese, al cui centro spicca la chiesa parrocchiale intitolata al Sacro Cuore, costruita ai primi del Novecento, dove si celebra la festa patronale a inizio giugno. Sulle alture intorno, invece, sono nate quattro borgate.

Di bellezza mozzafiato sono le spiagge di Badesi Mare. Li Mindi è un’ampia spiaggia bianca e mediamente fine dai colori meravigliosi, che si estende per chilometri, attraversata dalla foce del fiume Coghinas, uno dei più importanti della Sardegna. Le dune di sabbia finissima sono ricoperte di ginepri, all’orizzonte scorgerai l’isola dell’Asinara e il panorama spazia da Castelsardo all’isola Rossa. In direzione Valledoria c’è la famosa e molto frequentata Baia delle Mimose, distesa di sabbia candida che si immerge nel mare celeste, con fondale basso e sabbioso, incorniciata da dune ricoperte da vegetazione costiera.

Grazie all’esposizione al vento di maestrale, il litorale è meta ideale, durante tutto l’anno, degli amanti del windsurf. La costa è stata dichiarata sito di interesse comunitario, per ricchezza della flora e peculiarità della fauna, particolarmente uccelli stanziali e migratori che nidificano in mezzo ai canneti delle rive del Coghinas e delle isolette fluviali. Attorno emergono colline e terreni pianeggianti, dove crescono rigogliosi vigneti, da cui si ricava il prestigioso vermentino di Gallura.

Con la stagione calda va in scena il cartellone dell’Estate badesana, che comprende il famoso carnevale estivo (la notte del 13 agosto) e la sagra gastronomica (8 agosto), con degustazione di piatti tipici e specialità galluresi. A maggio si svolge il trofeo Magrini di surfcasting, gara internazionale di pesca da riva.

Trinità d'Agultu e Vignola

Un lungo e incantevole tratto costiero con spiagge bianche e soffici e un bell’entroterra, che include la riserva floro-faunistica della foresta di Zincu Denti. I due centri di Trinità d’Agultu e Vignola formano un unico Comune di duemila abitanti nella porzione nord-ovest della Gallura. Formatosi nel secondo Ottocento da famiglie di centri e stazzi vicini, Trinità d’Agultu, ‘capoluogo’ comunale, svetta da 350 metri d’altezza dominando il litorale. Al centro spicca la settecentesca chiesa della Santissima Trinità, che custodisce le statue delle sante Barbara e Orsola, provenienti dai ruderi di due chiesette medioevali. In campagna sono disseminati santuari solitari: Sant’Antonio, San Pietro martire, San Giovanni, San Giuseppe, San Michele arcangelo, su una collina panoramica, e Santa Maria di Vignola, a ridosso della costa, al centro del secondo agglomerato comunale. I vigneti attorno producono un ottimo vermentino, ideale per accompagnare ricette di pesce: zimino (zuppa di pesce), linguine ai ricci, pesce in griglia. Dalla terra una pietanza speciale: la zuppa gallurese, piatto con pane, pecorino e brodo di pecora.

Vignola comprende la frazione di Lu Colbu e il borgo marino di Costa Paradiso, un paesaggio granitico coperto da macchia mediterranea e intervallato da calette. I colori del mare vanno dal verde al celeste, sino all’azzurro. Un capolavoro della natura è Li Cossi: sabbia dorata e fine fra avvolgenti rocce rosa. Bellissime sono Cala Sarraina, da sempre porticciolo naturale, le calette di Porto Leccio e la romantica baia di Li Tinnari, a forma di doppio arco, composta di conchiglie sminuzzate, granelli di granito e ciottoli tondi. A sei chilometri da Trinità sorge Isola Rossa, borgo balneare, detto così dal colore dell’isolotto che le sta di fronte. Il suo moderno porticciolo è dominato da una torre spagnola di fine XVI secolo. È luogo ideale per snorkeling e diving. Attorno innumerevoli calette: La Marinedda, una delle più belle spiagge del nord Sardegna, ti colpirà per il contrasto tra tonalità azzurre del mare, bianco della sabbia, rosso degli scogli e verde della vegetazione. Suo prolungamento è la spiaggia Longa. Altre insenature mozzafiato sono Cala Rossa, tra sabbia chiara, rocce rosa e mare limpido, Cala Canneddi, che combina sabbia a sassolini multicolori e l’isolata Li Feruli, con sabbia color crema.

La più antica traccia umana del territorio è del Mesolitico nel riparo sottoroccia di Porto Leccio. Risalente al Neolitico è la Conca di li Fati, grotta scavata nella roccia granitica, rarissimo caso di domu de Janas in Gallura. La maggiore testimonianza dell’età del Bronzo è il nuraghe Bastianazzu, a ovest di Isola Rossa: si erge con una struttura complessa in massi di granito a controllo della costa.

Viddalba

Adagiato ai margini della fertile piana del basso corso del Coghinas, Viddalba è un centro di mille e 700 abitanti, di lingua e tradizioni galluresi, al confine occidentale della Gallura con l’Anglona, poco a sud di Badesi e a pochi minuti dalle splendide spiagge del golfo dell’Asinara, meta tutto l’anno per vela, windsurf e kitesurf. L’abitato sorse nel Medioevo, sviluppandosi in zona detta Vidda Ecchja, e il suo nome compare per le prima volta come Villa Alba (paese bianco), nei condaghes di san Pietro di Silki e di san Michele di Salvennor (XI-XIII secolo). Secondo racconti popolari, le frazioni attorno al centro principale furono teatro delle scorribande del ‘Muto di Gallura’, bandito sordomuto di fine XIX secolo che ha segnato la storia locale. In origine la risorsa del paese era l’allevamento, oggi sono turismo, agricoltura, in particolare coltivazione di angurie, patate, pomodori e, soprattutto, carciofi ‘spinosi’, e artigianato, specie lavorazione di tessuti, ferro battuto e pietra.

Gli appassionati di trekking ed equitazione percorreranno, tra profumi mediterranei, affascinanti strade rurali negli stazzi e sulle alture che delimitano il territorio a est. I sentieri portano in cima a Monti Ruiu, attraversando rocce di un rosso intenso, e al monte San Gavino, dove venti ‘vie chiodate’ sono palestra per amanti di parapendio e climbing. In vetta (800 metri) si erge la chiesa di san Gavino a monte, dove si festeggia il primo maggio. Il tratto viddalbese del Coghinas scorre tra boschi di pini ed eucalipti, ricco di anguille, carpe, spigole, tinche e popolato da aironi, folaghe e gallinelle d’acqua. È sede di pesca sportiva e meta per kayak e birdwatching. A pochi minuti dal paese, su una sponda del fiume hanno sede le terme di Casteldoria: le sue acque salso-bromo-iodiche con proprietà curative, già sfruttate da romani, Doria e aragonesi, sgorgano a oltre 70 gradi. Il fiume prosegue a valle incontrando le anse del monte San Giovanni, dove troverai un parco, verande panoramiche e la chiesa romanica di san Giovanni evangelista, risalente al XII secolo poi ricostruita ex novo. Il simulacro del santo è custodito nella chiesa di san Leonardo. Feste e sagre sono accompagnate da ritmi e abiti tradizionali, occasione per degustare zuppa gallurese, carni, formaggi e vini. Tra le kermesse spicca il matrimonio gallurese, con gare poetiche, sfilate a cavallo, canti e balli.

La piana di Viddalba fu frequentata dal Neolitico, come testimoniano domus de Janas, e abitata assiduamente dal Bronzo antico (XVIII secolo a.C.). Vicino al santuario di san Leonardo osserverai i ruderi di un villaggio nuragico, sui quali sorse tra fine III e IV secolo d.C. la vasta necropoli di san Leonardo, da cui sono venuti alla luce preziosi corredi funebri e decine di steli funerarie decorate, che costituivano il ‘segnacolo’ di tombe a incinerazione, oggi custodite nel civico museo archeologico, una delle principali esposizioni della provincia di Sassari. È dedicata a testimonianze di tutta la bassa valle del Coghinas: da reperti ceramici e litici neolitici ed eneolitici a monete puniche, romane e rinascimentali.

Luras

È la patria dei dolmen: ne conserva quattro integri esemplari dei 78 totali dell’Isola. Luras, paese di duemila e 500 abitanti, si adagia a 500 metri d’altezza su un poggio granitico all’estremità nord-orientale del monte Limbara. Nonostante sia in piena Gallura, vi si parla il logudorese. Due ipotesi sull’origine: colonia etrusca o di ebrei deportati dall’imperatore Tiberio (19 d.C.). Dal Medioevo al XVIII secolo era Villa Lauras, a metà del XIX visse il suo splendore, grazie a commercio e attività agropastorale. Oggi coltivazioni e artigianato sono basi dell’economia, specie la lavorazione di sughero e granito e le produzioni vitivinicole, vermentino e nebiolo.

Il territorio è abitato dalla preistoria. L’età del Bronzo è testimoniata dai ruderi di sei nuraghi, quella precedente, prenuragica, ha lasciato quattro dolmen (o allée couverte), ritrovati nelle immediate vicinanze dell’abitato, risalenti a 3500-2700 a.C., che si confrontano con analoghe sepolture collettive (e luoghi di culto) basche, catalane, francesi, corse e delle Baleari. Sepulturas de zigantes o de paladinos le chiamavano i luresi, ritenendo che gli enormi massi che le componevano, non potessero essere trasportati da uomini ‘normali’, solo da giganti. Il dolmen di Ladas è una galleria lunga sei metri e alta più di due, coperta da lastroni e dotata di abside. La pietra posteriore ha una superficie di 15 metri quadri. Il dolmen di Ciuledda è simile ma in scala ridotta e con pianta semicircolare, quelli di Alzoledda e di Billella hanno pianta rettangolare, con camera trapezoidale.

Al centro del paese sorge la parrocchiale di Nostra Signora del Rosario (XVIII secolo), che custodisce tre pregiati dipinti, Vergine del Rosario (XVII secolo), Pentecoste (1874) e Anime purganti (1927), e due leoni in marmo. Di fronte alla parrocchiale, la chiesetta di Santa Croce (1677), sede della confraternita che cura i riti della Settimana Santa e, a Natale, di un presepe vivente in abiti tradizionali. Accanto, c’è la dimora dell’artista Tonino Forteleoni, dove sono esposte le sue opere in sughero. Vicino, una tipica dimora in granito ospita il museo Galluras, espressione dell’antica cultura locale: espone cinquemila reperti datati tra XV e XX secolo, compreso il macabro martello usato da s’accabadora per l’eutanasia ante litteram. Altre chiese paesane sono San Pietro (XVII) e del Purgatorio (XVIII secolo). Tra quelle campestri spicca San Bartolomeo di Karana, al cui fianco sorge s’ozzastru, olivastro di dodici metri di circonferenza, la cui età è stimata in oltre tremila anni, tra i più vecchi d’Europa. È monumento naturale, inserito tra i venti alberi secolari d’Italia. Insieme ad altri ‘più giovani’, si affaccia sulle sponde del lago Liscia, sulle cui acque si specchia il granito della montagna attorno. Accanto allo spettacolo naturale passa la linea ferroviaria del Trenino Verde, che fa sosta a Luras.