A ovest di Cagliari, dopo Assemini, ai bordi della statale 130 che porta a Iglesias, lungo un’ansa del riu Mannu, sorge Decimomannu, grande centro di oltre ottomila abitanti. È stato da sempre avamposto strategico, non a caso in epoca romana la via Caralis-Sulcis (Sant’Antioco) passava per Decimum. Anche il toponimo è di chiare origini romane, significa ‘a dieci miglia da Cagliari’. I primi stanziamenti nel suo territorio sono neolitici. Un villaggio nuragico e una necropoli dove furono rinvenute monete puniche in bronzo testimoniano le epoche successive. Secondo lo storico Casula, vicino a Decimo, si svolse la battaglia del 215 a.C. tra romani e sardo-punici, durante la seconda guerra punica. Si risolse con una schiacciante vittoria romana, la cui dominazione ha lasciato varie eredità, la più rilevante è il ponte sul riu Mannu, in località Bingia Manna, databile tra fine I secolo a.C. e inizio I d.C. Costruito in conci calcarei squadrati, si presume fosse costituito da tredici arcate. Oggi ne vedrai tre, più i resti di altri basamenti. Accanto i ruderi di un muro in pietra, argine per le piene. Secondo il canonico Spano “il ponte di Decimo era assai più bello di quello di Porto Torres”, con quelli di Sant’Antioco e Gavoi, gli unici sardi ancora in piedi. Resti di un altro ponte minore sono in zona su Meriagu. Altre tracce romane sono quelle dell’acquedotto, testimoni del primo approvvigionamento idrico pubblico. Nel Medioevo il paese andò al giudicato di Cagliari: molti giudici vi risiedevano. Di età aragonese è il sarcofago di Violante Carroz, figlia di Giacomo, viceré di Sardegna, custodito nel cimitero del paese.
Il più importante edificio religioso è la parrocchiale di Sant’Antonio abate in stile gotico-catalano, risalente al XVI secolo. Nell’unica navata si innestano tre cappelle per lato, a destra voltate a crociera, a sinistra coperte a botte. Attraverso un maestoso arco accederai al presbiterio dalla volta stellata. Di rilievo sono i capitelli gotici e il fonte battesimale. La facciata è impreziosita da portale gotico, rosone e, dal 1922, da un timpano triangolare. Alla sua sinistra si erge l’alta torre campanaria.
Sant’Arega (santa Greca) è conosciuta e venerata da 1700 anni a Decimo e in tutta la Sardegna. Secondo tradizione, la lapide, ritenuta autentica (IV o V secolo), custodisce la sua reliquia ritrovata nel 1633. Morì martire a vent’anni, forse durante le persecuzioni di Diocleziano e Massimiano (304 d.C.). Si ha notizia di una chiesa a lei dedicata nel 1500, costruita su una più antica (forse del XIII secolo). Nel 1777 fu realizzata all’ingresso sud-ovest di Decimo, una nuova chiesa con altare e pulpito in marmo policromo. Ha subito varie modifiche e un completo restauro. La chiesa rimane isolata tutto l’anno: si anima per una settimana a inizio ottobre in occasione della festa in suo onore che richiama migliaia di persone da tutta l’Isola.