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Pasqua in Sardegna, autentica tradizione di fede

Ascendenza medievale mediata dalla tradizione spagnola e fusa con usanze arcaiche risalenti al paganesimo nuragico: la lunga genesi dei riti de sa chida santa si perde nella notte dei tempi e ha contribuito a renderli, tutt'oggi, sentitissimi, appassionanti e struggenti. Processioni per le strade e riti nelle piccole e preziose chiese dei borghi, nelle cattedrali delle città e nei santuari, tornano, come ogni anno, nel 2025, per essere rivissuti coralmente, secondo le antiche usanze, diverse da luogo a luogo. La Setmana santa di Alghero ha origini catalane, inizia il venerdì che precede la domenica delle Palme, con la processione dell’Addolorata, e si conclude a Pasqua con l’Encontre. Toccante e scenografico è il rito del desclavament, la deposizione del corpo del Cristo accompagnato in processione sul letto di morte. Dall’imbrunire, fiaccole e lampioni coperti da veli rossi illuminano i vicoli della città.

La Sardegna svela i suoi tesori architettonici

Magnificenza artistica, memoria storica, identità culturale e senso di comunità: Monumenti Aperti è la più grande ‘mobilitazione’ popolare di tutela, valorizzazione e promozione dei beni culturali in Sardegna. Così come l’anno scorso, l’edizione 2025, la 29esima, si articola in due fasi, nell’arco di nove fine settimana: la prima fase dal 3 maggio al 1° giugno, la seconda tra ottobre e novembre. Durante queste giornate si apriranno centinaia di luoghi di cultura: musei e siti archeologici, chiese ed edifici storici, monumenti naturali e parchi. Ogni comunità ‘si racconta’ attraverso itinerari letterari e percorsi nell’architettura urbana, in borghi e città segnate da secoli di evoluzione e trasformazioni. Volontari e studenti saranno pronti a guidarti in un viaggio nella bellezza che attraversa i millenni, sin nel passato più lontano, tra resti di antiche civiltà. Luoghi di ieri e di oggi, dove coesistono memoria e idee per il futuro.

La primavera nei borghi

L’esplosione dei colori primaverili nell’Isola fa rima con una delle sue ‘cartoline’ più caratteristiche: le variopinte case di Bosa. Passeggiando lungo il Temo le ammirerai specchiarsi nelle acque del fiume e inerpicarsi sul colle dominato dal castello dei Malaspina, mentre attraversando il Ponte Vecchio raggiungerai la sponda sud per scoprire le antiche concerie. Sarai accolto da un calice di malvasia e estasiato da gioielli di corallo, cesti di asfodelo e tessuti preziosi. Bosa è un mix di storia e artigianato, archeologia industriale e prelibatezze. Da visitare le sue chiese: il ‘duomo’ dell’Immacolata Concezione, Nostra Signora de sos Regnos Altos dentro il castello e San Pietro extra muros, centro di Bosa vetus. E da non perdere le bellezze naturali sulla costa: il parco di Capo Marrargiu, Bosa Marina, s’Abba Druche, Cane Malu e Compoltitu.

Est

Tuttavista

Sulla sua cima, a oltre 800 metri d’altezza, svetta la statua bronzea del Cristo, opera dell’artista madrileno Pedro Angel Terron Manrique. La scultura è alta dodici metri ed è una riproduzione della statua lignea del santissimo Crocifisso ospitata nell’omonima chiesa di Galtellì. Grazie alla simbolica presenza, il Tuttavista, è meta di pellegrinaggi per chi intenda meditare in un luogo isolato a contatto con la natura, lungo un affascinante cammino che scala le sue pendici.

Il monte si erge in Baronìa, nei territori di Galtellì, Onifai e Orosei. I suoi fianchi sono delimitati dalla valle alluvionale del fiume Cedrino. Dalla sommità osserverai un panorama a 360 gradi sul territorio circostante: a sud Dorgali con il monte Irveri, a occidente il Cedrino, Galtellì, Loculi e Irgoli, a nord-ovest la lunga catena del monte Albo, a oriente il golfo di Orosei. Percorrendo la panoramica che sale sulle pendici, lungo i tornanti farai varie soste per osservare panorami mozzafiato: il nome del monte è una garanzia. Una sosta è d’obbligo a quota 635 metri: troverai un monumento naturale, sa Preda istampada (la pietra forata), una parete rocciosa con un foro di 40 metri di diametro creato da vento e piogge, praticamente una finestra su vallata sottostante e Supramonte. Potrai anche cimentarti in percorsi di trekking, per esempio in quello che risale il monte dalla zona di Taraculi.

La roccia calcarea del Tuttavista presenta una morfologia aspra, con grotte e cavità carsiche dove sono stati rinvenuti reperti di fauna fossile e specie endemiche vissute tra due milioni e diecimila anni fa. Boschi di leccio, ginepri, lentischi, euforbia e ben 32 entità di orchidea selvatica - rari endemismi che potrai fotografare lungo i sentieri - colorano la montagna. La vegetazione è popolata da cinghiali, donnole, martore, volpi e varie specie di uccelli: corvi imperiali, gheppi, pernici e poiane. L’oasi naturalistica è ideale anche per gli amanti del free climbing: ci sono varie pareti attrezzate per l’arrampicata con percorsi di media e alta difficoltà.

Est

S'Ena e Thomes

Vedrai spuntare la sua enorme stele, una lastra di granito alta quasi quattro metri, nella valle del rio Isalle, alla fine di un sentiero di mezzo chilometro avvolto da macchia mediterranea. La tomba dei giganti di s’Ena ‘e Thomes è il monumento funerario nuragico più importante dell’Isola: si presenta maestosa, simile a come doveva essere migliaia di anni fa. Risalente al Bronzo Antico (1800-1600 a.C.), si trova nel territorio di Dorgali, a sei chilometri dal villaggio nuragico di Serra Orrios e a circa 17 dal centro abitato, lungo la strada per Lula.

Avvertirai un’impressione di arcaicità e monumentalità. La stele granitica con bordi levigati pesa sette tonnellate e sta al centro di un’esedra, ossia un semicerchio di lastroni di pietra, infissi ‘a coltello’ nel terreno, a forma di corna taurine, con dimensioni decrescenti dal centro verso le estremità. L'esedra delimita l’area sacra, dove erano officiati ancestrali riti funerari. Nella stele è scavata una porticina simbolica, l’accesso agli Inferi, così piccola da essere inaccessibile ai vivi. Alle spalle, quasi intatto, c’è il corridoio funerario a dolmen, lungo 11 metri, con copertura a piattabanda: le lastre di pietra sono disposte orizzontalmente lungo le pareti. L’orientamento della camera mortuaria, insolito rispetto a quello ‘orientale’ di molte altre tombe nuragiche, è verso sud. È così anche nelle sepolture di Goronna (Paulilatino) e Baddu Pirastru (Thiesi). Secondo leggenda, le tombe dei giganti erano usate da esseri enormi: le dimensioni ciclopiche chiariscono l’origine del nome. In realtà, erano sepolture collettive. Anche s’Ena ‘e Thomes conferma che per i nuragici la morte non fa distinzioni: negli scavi sono stati rinvenuti scarni corredi funerari, che non evidenziano disparità sociali. Rimane il dubbio tra fossa comune o riservata a una sola classe (aristocratica). Sono considerati, inoltre, luoghi di emanazione energetica: ricercatori, spiritualisti e curiosi le visitano alla ricerca di guarigioni fisiche o rigenerazioni spirituali. Nell’antico rituale, diffuso anche nella cultura greca, si cadeva in un sonno-trance, entrando in contatto con la divinità.

Est

Esterzili

Guardando dal paese verso l’alto osserverai la cima di un monte isolato e suggestivo, spostando lo sguardo verso valle, resterai affascinato dalla varietà di paesaggi. Esterzili è un piccolo paese di circa 650 abitanti che si adagia a 700 metri d’altitudine sulle pendici del monte santa Vittoria, la cui vetta supera quota 1200. Da lassù, al termine della scalata, ammirerai un panorama che domina Sarrabus, Gerrei e Sarcidano e arriva sino al Campidano e al mare d’Ogliastra.

Esterzili dal punto di vista amministrativo ricade nel sud Sardegna ma è considerato parte della Barbagia di Seulo. Il centro storico conserva intatto il fascino di case caratterizzate dai murales. Paese e campagne sono punteggiati da edifici di culto. Al centro c’è la nuova (1972) parrocchiale dedicata a Sant’Ignazio da Laconi. Al suo interno spiccano una pala d’altare raffigurante il Cristo crocefisso, una statua della Madonna del Rosario (XVII secolo) e un gruppo scultoreo del XVIII secolo. La chiesa di San Michele (del XV secolo), dedicata al patrono, in stile gotico-aragonese, sorge nella periferia nord. La raffinata facciata ospita un portone intarsiato ed è affiancata da un campanile a vela. La chiesa di Sant’Antonio da Padova (del XVII secolo) si trova su un colle all’estremità nord-occidentale del paese. Vicina, all’interno del parco omonimo, ecco la seicentesca chiesa campestre di San Sebastiano. Tra le feste da non perdere, a metà agosto, la sagra de su frigadòri (pane di cipolle cotto al forno) e de is cocoèddas (prelibatezze con ripieno di patate). Ai sapori della cucina si aggiunge folk, musica e spettacoli.

Il territorio di Esterzili fu abitato sin dalla preistoria. Sono stati censiti 77 siti archeologici: domus de Janas, nuraghi, templi, tombe di Giganti e bronzetti. Il più importante è il tempio nuragico sa Domu de Orgia, inerpicato a mille metri d’altitudine. È il tempio con tipologia a megaron più importante dell’Isola, risalente alla seconda metà del II millennio a.C.: è composto da due camere precedute da un vestibolo e racchiuso da un recinto sacro. Dai suoi scavi sono emersi vari bronzetti. La maggiore testimonianza di età romana, una delle principali rinvenute in Sardegna, è la Tavola di Esterzili, una lastra di bronzo recante un’iscrizione in latino che descrive la controversia fra popoli della zona, i Patulcenses Campani e i Gallilensi.

L’anima jazz&blues della Sardegna

Cale granitiche modellate dal tempo, sale ricavate tra pareti di candide rocce calcaree o di porfido rosso, piazze di suggestivi borghi, siti archeologici e, persino, grotte marine. Da giugno a ottobre, scorci naturali e paesaggistici diventano palcoscenici e prendono vitalità sugli spartiti di celebri artisti internazionali. Caratteri e suoni si armonizzano con l’ambiente ed entrano in simbiosi con lo stile di vita isolano. Da quasi quattro decenni a questa parte, la Sardegna è sempre più terra d’elezione del jazz, grazie soprattutto a un artista che ha fatto scoprire una nuova anima musicale alla sua terra. Paolo Fresu è nato nella piccola Berchidda, con lui è nato e cresciuto Time in jazz, giunto alla 38esima edizione. Tra gli appuntamenti da non perdere, sabato 9 agosto a L’Agnata, ‘rifugio’ sardo di Fabrizio de Andrè, il tributo all’indimenticato cantautore genovese, con protagonista Paola Turci.

Est

Acquario di Cala Gonone

È la più grande e moderna struttura del suo genere in Sardegna. L’acquario di Cala Gonone, realizzato nel 2010 nel borgo costiero di Dorgali e incastonato in un parco verde a simboleggiare il passaggio dalle montagne del Supramonte al mare, combina aspetto didattico (e salvaguardia ambientale) e divertimento. Ti ‘immergerai’ in 24 vasche espositive che ti accompagneranno dalla rive fino alle profondità marine, passando per coste rocciose e mare aperto in cui dominano meduse, grandi dentici e squali palombo. È una rappresentazione degli habitat marini principali del Mediterraneo: potrai imbatterti nel mondo dei ‘pesci trombetta’, vedere le capacità mimetiche di seppia e polpo, addentrarti nelle tane buie e in altri spettacolari ambienti del golfo di Orosei. In una delle vasche più suggestive, rocce scure riproducono un basalto colonnare con una franata divenuta tana per gronghi e murene, mentre le ‘terrazze’ laterali sono ‘dimore’ degli scorfani. La vasca del mare aperto è la più grande, articolata in tre settori su vari piani: il primo con illuminato naturalmente, gli altri due illuminati artificialmente per rappresentare il regno dei grandi pesci pelagici come le ricciole. Qui è ospitata anche una tartaruga caretta caretta. Mediterraneo e non solo: nella prima vasca, unica di acqua dolce, vedrai i voraci piranha e nelle vasche dei mari tropicali ammirerai specie con forme strabilianti e colori sgargianti che vivono nelle barriere coralline. Le vasche tropicali raccontano l’origine di un atollo e casi di adattamenti evolutivi e simbiosi. Il percorso si conclude con la vasca tattile: potrai imparare ad accarezzare una razza senza impaurirla e potrai sfiorare ricci, stelle marine e paguri.

Dopo il ‘tuffo’ all’acquario, potrai conoscere il borgo di Cala Gonone, adagiato su una ripida collina che degrada sino al mare, attrazione di appassionati di natura e avventura o di romantiche escursioni in barca. Ti rilasserai nella sabbia dorata di Cala Cartoe, Ziu Martine e Cala Osalla oppure, via mare o con un suggestivo trekking, giungerai a Cala Luna, ‘perla’ del Mediterraneo. In escursione guidata potrai raggiungere le Grotte del Bue Marino, spettacolare ‘foresta’ di stalattiti e stalagmiti, un tempo habitat della foca monaca, scenario suggestivo del festival Cala Gonone Jazz. Dalla costa all’entroterra di Dorgali: tradizioni culturali ed enogastronomiche, attrazioni archeologiche, tra cui il museo con i reperti del villaggio-santuario nuragico di Serra Òrrios, artigianato (gioielli in filigrana e ceramiche) e monumenti di culto, ossia le chiese della Madonna d’Itria e di santa Caterina. Scoprirai un patrimonio naturale di ben 225 chilometri quadri col fiore all’occhiello del Supramonte, della valle del Cedrino e della valle di Lanaittu.

Un’Isola da film

Da spiagge deserte a promontori a picco sul mare, dal selvaggio Supramonte ai villaggi minerari abbandonati del Sulcis, da foreste secolari a borghi fermi nel tempo: da sempre la Sardegna ispira autori e registi in cerca di scenografie fuori dall’ordinario. Tra gli ultimi successi ci sono alcune serie tv, genere oggi tanto in voga: ‘L'isola di Pietro’, interpretata da Gianni Morandi e ambientata nell’isola di san Pietro e nel suo borgo, Carloforte, e ‘Catch-22’, con protagonista George Clooney, la cui location principale è nei dintorni di Olbia. Gli esordi, però, furono in bianco e nero con pellicole girate tra le due guerre mondiali. Il primo film cult, invece, fu ‘Proibito’ (1954) di Mario Monicelli, tratto dal romanzo ‘Madre’ di Grazia Deledda e girato tra Codrongianos, Ittiri e Tissi. Di un decennio dopo è la scena del sacrificio di Isacco nel kolossal ‘La Bibbia’(1966) di John Huston, che ha come sfondo il monte Corrasi di Oliena. Tutto un filone è stato espressione della Barbagia più aspra, da ‘Banditi ad Orgosolo’ (1958) a ‘Padre Padrone’ (1977) dei fratelli Taviani. Il tema è tornato in ‘Disamistade’(1988) di Gianfranco Cabiddu, ambientato tra Nuoro e Ghilarza.

Capodanno in Sardegna, tutta un’altra musica!

Una terra mitica, speciale tutto l’anno, anche a Capodanno. Il fine anno in Sardegna è nel segno della musica in piazza, del coinvolgimento, dell’accoglienza. Paesaggi inimitabili e scenari suggestivi, luccicanti di festa, fanno da cornice a grandi eventi che salutano l’arrivo del 2025, protagonisti sono personaggi amatissimi della musica italiana e internazionale. Tradizioni affascinanti e bontà gastronomiche completano l’atmosfera delle feste open air in borghi e città. Cagliari, brinda al nuovo anno con Stewart Copeland sul palco principale e con altri eventi di un Capodanno diffuso che troverà, come da tradizione, in varie piazze concerti e spettacoli. A pochi passi dal capoluogo, la sera del 29 dicembre, Assemini ospita Tananai, attesissimo dai più giovani.