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Museo del Mare

Racconta mare e vita dell’arcipelago nel corso dei secoli. Allestito e inaugurato nel 2006 a Caprera - collegata grazie a un lungo istmo artificiale alla ‘sorella maggiore’ La Maddalena - dall’ente gestore del parco nazionale dell’arcipelago, in collaborazione con l’associazione Italia Nostra, il museo del Mare e delle Tradizioni marinaresche ti accompagnerà alla scoperta di storia e cultura maddalenina rivissuta attraverso le rotte del mare, in un percorso cronologico diviso per sezioni, dalla preistoria (a partire dal Neolitico) a oggi.

La collezione è formata da reperti donati da Istituzioni, volontari dell’associazione, e pescatori e altri privati: immagini storiche, documenti marinari e militari, modelli in scala, resti di imbarcazioni antiche e moderne, a vela e a motore, strumenti per la navigazione, arnesi da lavoro, macchinari per i motori e attrezzature per la pesca. Gli oggetti più caratteristici sono antichi, come la Tabula Peutinger - carta di origine romana che ritrae l’intero stradario dell’Impero del III-IV secolo d.C. -, e la ‘Dea Madre’ in granito, o richiamano la preistoria, come i ‘legni’ del Bruschi raffiguranti le divinità nuragiche. Altri sono moderni, come una meridiana incisa su lastre di rame, la bilancia a due piatti e un misuratore di calibro di precisione. La visita nelle sale è accompagnata dal racconto degli eventi storici.

Caprera è la seconda isola più grande dell’arcipelago, ultima residenza di Giuseppe Garibaldi.​ A proposito dell’Eroe dei due mondi e di luoghi di cultura, da non perdere il Compendio Garibaldino,​ uno dei musei più visitati d’Italia. Poi è d’obbligo un tuffo nel mare, osservando i limiti imposti dal parco nazionale. Nella zona sotto regime di tutela integrale, non perderti C​ala Coticcio, la ‘Tahiti sarda’. A sud-est da segnalare Cala Portese (o dei Due Mari), dove l’acqua bagna entrambi i lati dell’insenatura, e la splendida spiaggia del Relitto. A occidente meritano una visita le acque azzurre di Cala Napoletana, la natura selvaggia di C​ala Garibaldi e la distesa di sabbia chiara di Cala Serena.

Poltu Quatu

Nella parte settentrionale della Gallura, nel territorio di Arzachena, c’è un piccolo fiordo caratterizzato da rocce granitiche rosa, modellate dal vento, che si affaccia su uno dei paesaggi più belli della Sardegna: l’arcipelago della Maddalena. Qua sorge Poltu Quatu, piccolo borgo dedito alla vita marinara di un tempo e posto in posizione strategica in un’insenatura naturale immersa nel paesaggio tipicamente mediterraneo, un luogo esclusivo tra mare cristallino e vita mondana della Costa Smeralda. Nato nel 1987 come approdo per piccole e medie imbarcazioni, nel tempo il borgo è diventato meta per il jet set e oggi è contornato da strutture ricettive di varie categorie, famosi ristoranti, negozi grandi firme e diving club.

Poltu Quatu è circondato da rocce granitiche affioranti dalla macchia ed è caratterizzato da casette arrampicate sulle colline che si affacciano sul mare. Le case ruotano attorno a una piazzetta centrale e al porticciolo, la marina dell’Orso, che conta 320 posti barca occupati anche da grandi yacht e si affaccia di fronte all’isola di Caprera e altre isole dell’arcipelago, che potrai raggiungere ed esplorare in escursione imbarcandoti dalla marina.

Via terra, a due passi dal borgo potrai raggiungere le magnifiche spiagge della Costa Smeralda, tra cui Capriccioli, cale Pitrizza e di Volpe e Liscia di Vacca e quelle di Palau, tra cui spiccano Porto Faro, Porto Rafael e Cala Trana.

Punta Sardegna

Una torre quadrangolare alta 13 metri, che poggia su due piani sottostanti, si staglia come una sentinella del mare nella costa nord-orientale della Sardegna, affacciata sulle Bocche di Bonifacio. È il caratteristico faro di Punta Sardegna, località turistica nel territorio di Palau, da cui dista un chilometro, esattamente quanto la suggestiva Porto Rafael. La costruzione del faro risale al 1913, realizzata dal Genio Civile. Dopo decenni di abbandono, dal 1995 ospita l’Osservatorio Coste ambiente naturale sottomarino (Oceans). Una delle sue particolarità è che la lanterna sorge sopra uno dei terrazzi e non sulla torre.

Dal faro la vista si apre sull’isola di Spargi e su Cala Corsara. Vicino c’è la Batteria di Monte Altura, fortificazione risalente al 1800, che grazie all’ottimo stato di conservazione è aperta alle visite guidate mentre, nella stagione estiva, ospita concerti e manifestazioni culturali. Da Punta Sardegna si raggiunge l’insenatura di Cala Trana con il suo piccolo arenile. Proseguendo verso occidente, invece, ecco l’insenatura di rocce calcaree di Poltu Cuncatu.

Attorno alla punta sono rimaste intatte le caratteristiche naturalistiche e paesaggistiche di un tratto di costa che si affaccia sull’arcipelago della Maddalena: questo è il punto migliore per osservarlo. In tutta la zona sono presenti servizi attrezzati per balneazione ed escursioni in mare per amanti di snorkeling e immersioni. Vista la vicinanza con i villaggi turistici della Costa Smeralda, potrai alloggiare in strutture esclusive in perfetta armonia con l’ambiente.

Li Mizzani

Il territorio di Palau, oltre a spiagge da cartolina e a splendidi scenari naturalistici, offre anche numerose testimonianze archeologiche. Una, in particolare, spicca per due motivi: dimensioni ridotte e un elemento strutturale ‘sbagliato’. La tomba di Giganti di Li Mizzani si trova a circa sette chilometri dal centro abitato, nell’entroterra, in località Monte Canu. Oltre a essere più piccola della maggior parte delle tombe nuragiche galluresi, sorprende per le caratteristiche della sua stele: monolitica, ma non centinata, non si innalza su fondazioni ma poggia direttamente sul terreno da un lato e su una pietra piatta dall’altro. Il portello è l’aspetto più curioso: noterai che a essere lavorato e smussato è il perimetro interno alla faccia e non quello esterno, come se la stele fosse stata posizionata al contrario.

La tomba oggi si presenta senza copertura e con diverse lastre spezzate, probabilmente per ricavarne pietre da usare per innalzare i muretti a secco dei dintorni. Osserverai un corpo tombale a filari, con una camera lunga circa sei metri, nel cui retro furono sfruttate rocce naturali emergenti dal terreno. Le ali dell’esedra misurano poco meno di otto metri e presentano lastre decisamente basse: alcune non superano i 70 centimetri. Davanti ad essa noterai anche i resti di un basso bancone-sedile, completo solo nella zona nord. Ai suoi piedi – e in un breve tratto sopra di esso - furono rinvenuti numerosi frammenti ceramici. Era usato pertanto per deporvi offerte votive, ma gli scavi hanno evidenziato una ulteriore particolarità: esse venivano collocate solo in corrispondenza dell’ala destra dell’esedra.

È possibile che la tomba fungesse da area funeraria di pertinenza di un villaggio che gravitata attorno al vicino nuraghe complesso Luchìa. Nei dintorni si individuano tracce di un’altra decina di torri nuragiche, mentre pochi chilometri a nord-ovest si estende l’area sacra di monte Saiacciu, con una tomba di Giganti di notevoli dimensioni, un circolo megalitico, due menhir e un edificio rettangolare.

Terminato il tour archeologico, è tempo di esplorare le bellezze paesaggistiche di uno dei centri costieri più pittoreschi della Gallura. Imperdibile la salita alla Roccia dellOrso, ‘scultura’ naturale simbolo del paese; da visitare anche la batteria militare Talmone e la fortezza di Monte Altura, mentre le spiagge-gioiello si chiamano Palau Vecchio, Porto Faro, La Sciumara, Cala Trana e i due ‘paradisi’ da surfisti e kiter ai lati de sIsuledda: Porto Pollo e Barrabisa.

Monte Nieddu

Addentrarsi nel ‘cuore’ del monte Nieddu equivale a una continua scoperta naturalistica: ci dimorano mufloni, volpi e cinghiali e qui nidifica l’aquila reale, che potrebbe sorprenderti mentre volteggia sui boschi. Il massiccio granitico svetta nella parte più meridionale della Gallura, tra i territori di Padru e san Teodoro. Dalle sue vette, Punta Majore e Punta Coloredda, e dai punti di osservazione segnalati lungo i percorsi, lo sguardo spazia dal Gennargentu alle splendide spiagge di San Teodoro, fino all’isola di Tavolara. I sentieri nei boschi, ricchi di numerose varietà di funghi, presentano aree di sosta attrezzate per i picnic e sono adatti a tutti.

Un pittoresco bosco di lecci, ginepri e querce nasconde le cascatelle e le piscine di rio Pitrisconi. A generarle è il fiume omonimo, uno dei rari torrenti sardi che scorre durante tutto l’anno. La paziente opera di erosione compiuta dall’acqua sul granito ha creato nel tempo una gola con vasche naturali, laghetti su cui si riflette il verde della vegetazione mediterranea e una scenografica cascata che compie vari salti.

Un simile spettacolo può essere osservato, ammirato e immortalato col tuo smartphone, ma non solo: un numero sempre maggiore di appassionati decide di viverlo da dentro, praticando il torrentismo attraverso cascate, piscine e scivoli naturali. Anche un trekking da queste parti sarà una grande emozione, costeggiando il fiume, vedrai alberi secolari e maestose rocce scolpite, magari facendo un bagno ristoratore negli specchi d’acqua color smeraldo. Di tanto in tanto potrai anche sostare all’ombra di un tafone, caratteristica grotticella naturale create anch’esse dall’erosione del granito.

Proseguendo il percorso, incontrerai la piscina naturale di Pitriolu, altrettanto spettacolare e anch’essa meta dei canyonisti. Il sentiero prosegue attraverso corbezzoli, querce e ginepri e conduce alla cascata di Scala Taddata, dove troverai un'altra piccola vasca dall'acqua cristallina. Tornando al punto di partenza lungo il tragitto ad anello, non potrai fare a meno di scorgere lo spettacolo degli scorci sul mare, che di tanto in tanto si aprono all'improvviso lungo il cammino nel cuore del bosco.

San Teodoro è una delle ‘regine’ sarde della vacanza estiva, tra distese di sabbia finissima e mare turchese: La Cinta, Cala Brandinchi, Lu Impostu e s’Isuledda solo per citare le spiagge più celebri, ti lasceranno senza fiato. Nei dintorni di Padru invece potrai unire archeologia e natura nell’area di Santu Miali, una valle dove affiorano i resti di una villa rustica romana, una necropoli e i ruderi di due chiese medievali.

A spasso per la Gallura

Lo insegui sino alle cime delle alture che sovrastano le famose località costiere della Gallura, dall'alto guardi l'arcipelago della Maddalena, Tavolara e gli isolotti che costellano il suo mare. I percorsi verso l'interno sono a volte impegnativi, da fare con guide, ma i più sono adatti a tutti i trekker, basta seguire le indicazioni. Altri ancora sono dolci hiking, costeggiano il mare e portano in luoghi dove si sente prepotente lo spirito dell'ambiente naturale gallurese. Il più iconico a Santa Teresa Gallura, è  un percorso ad anello sul promontorio del faro di Capo Testa, qui la macchia mediterranea cede il passo al labirinto di maestose sculture di granito scolpite ad arte dal vento, arriva sino al mare e dà forme bizzarre alle cale di sette valli circondate da grotte naturali scavate nelle rocce, una è la Valle della Luna abitata da una comunità hippy, un luogo insolito che non può che scatenare emozioni, anche contrastanti, ma è certo che in queste valli lunari chi la fa da padrone è la sconfinata bellezza della Gallura.

Spiaggia del Cavaliere - Budelli

Sabbia bianca, fine e soffice come borotalco, acque limpidissime dalle tonalità turchesi, un piccolo angolo di paradiso accessibile solo in barca con limitazioni per tutelarne l’ambiente e la sua stessa esistenza. È la spettacolare spiaggia del Cavaliere - Cavalieri in dialetto maddalenino - meno celebre ma altrettanto meravigliosa rispetto al ‘gioiello proibito’, la contigua Spiaggia Rosa - set di ‘Deserto rosso’ di Michelangelo Antonioni - con la quale contribuisce alla fama di Budelli, incantevole isola del parco nazionale dell’arcipelago della Maddalena.

La spiaggia occupa il lembo nord-orientale dell’isolotto dalla particolare forma quasi ovale e si affaccia su Porto della Madonna, spettacolare specchio d’acqua racchiuso tra Budelli e le vicine isole ‘gemelle’ di Razzoli e Santa Maria. Il particolare posizionamento tra le tre isole, lo ripara da forti correnti, creando una vera e propria piscina naturale, dalle incredibili trasparenze e di colore smeraldo.

Tappa consueta dei tour guidati dell’arcipelago, ‘il Cavaliere’ è raggiungibile con imbarcazioni private o a noleggio ma l’ancoraggio è consentito soltanto ai charter autorizzati dal parco. Ai passeggeri delle barche autorizzate è consentito lo sbarco sulla soglia rocciosa della spiaggia: da un sentiero in mezzo alla macchia mediterranea si arriva alla lingua di sabbia candida, lunga quasi 200 metri e stretta – larga in media cinque metri - che si affaccia sulle piscine naturali circondate da isolotti e scogli. La sabbia morbida, il fondale poco profondo e sabbioso la rendono anche adatta ai bambini.

È un gioiello tanto bello e prezioso quanto fragile: dal 1998 a oggi l’arenile si è ridotto di circa la metà per l’erosione. Tra le cause, oltre a cambiamenti climatici, correnti e riduzione della posidonia per l’ancoraggio delle barche a Porto della Madonna, anche un eccessivo carico di bagnanti che ha comportato nei decenni l’asportazione involontaria di cospicue quantità di sabbia. Si è reso pertanto necessario prendere una serie di accorgimenti per arginare l’erosione di uno degli isolotti più amati dai turisti di tutto il mondo.

Nell'estate del 2020 la spiaggia del Cavaliere è stata chiusa per due terzi. Nello spazio fruibile, da metà mattina al pomeriggio, l’accesso era consentito ai diportisti residenti, ai nativi della Maddalena e alle attività autorizzate di traffico passeggeri; di mattina presto e alla sera potevano accedere gli altri turisti, con la possibilità per tutti di fare il bagno nello specchio d’acqua di fronte alla spiaggia. A supporto anche regole simili a quelle adottate per salvaguardare La Pelosa di Stintino: divieto di poggiare asciugamani, ombrelloni, zaini, tende, borse, nonché, lasciando la spiaggia, l'obbligo di rimuovere la sabbia da dosso, da indumenti e calzature.

San Pantaleo

‘Il paese degli artisti’, ma anche del mercatino, degli stazzi, dello spirito bohemien e di iconiche scene di un film della serie di James Bond. San Pantaleo è tanto piccolo quanto ricco di spunti, incastonato in un paesaggio granitico, nel territorio di Olbia, che da decenni ispira opere e creazioni tra i circuiti artistici internazionali. Il paesino si erge sul massiccio granitico di Cugnana, circondato da natura che ha mantenuto il suo aspetto selvaggio nonostante a breve distanza risplenda dagli anni Sessanta del XX secolo il glamour della Costa Smeralda. Proprio l’incanto del rinomato litorale smeraldino è parte del panorama che potrai ammirare attorno, assieme alle tinte rosa del granito, ancora più suggestive al calar del sole. Il borgo offre di per sé scorci scenografici: nato a fine XIX secolo attorno a una chiesetta dedicata a san Pantaleo, allora campestre, ha visto crescere nel tempo le sue case in maniera regolare, costruite secondo il modello tipico dello stazzo gallurese.

A primo impatto resterai ammaliato dal contrasto cromatico tra bianco degli oleandri in fiore e granito degli edifici della piazzetta centrale, dove accanto alle case si dispongono, in apparente contrasto, eleganti boutique, moderni atelier, botteghe di prodotti tipici e tradizionali laboratori artigianali. Le sue vie sono popolate da ceramisti, orafi, artigiani del ferro battuto, intarsiatori, pittori e scultori, che rubano la scena in particolare i giovedì primaverili ed estivi, giorno in cui il borgo ospita un celebre mercatino, tra i più affascinanti dell’Isola. Oltre ad ammirare manufatti e antiquariato locale, potrai gustare i prodotti locali. Altri due eventi caratterizzano San Pantaleo: Magnendi in carrera è una serata di degustazione di piatti e prodotti tipici, come salumi e formaggi, gnocchi al sugo di cinghiale, mazza frissa, piatto della tradizione pastorale gallurese, casciu furriatu (formaggio fuso) e dolci tradizionali. A settembre, invece, il festival del folklore raduna i principali gruppi folk sardi. Passeggiando nella strada d’ingresso e nella piazza della chiesa vivrai suggestioni da grande cinema: sono state girate qui alcune scene di ‘007 – La spia che mi amava’ del 1976, film ambientato in parte in Costa Smeralda.

I dintorni di San Pantaleo sono una palestra per attività outdoor: numerosi i sentieri di trekking ricavati tra rocce e boschi di sugherete del monte. A pochi chilometri, poi, ci sono le incantevoli spiagge di Liscia Ruja, Petra Ruja, Razza di Giunco e Rena Bianca, incastonate tra scogliere di granito, davanti alle quali affiorano sparuti isolotti. Qui è un trionfo di colori: sabbie bianche e dorate, rocce rosse e graniti rosati, acque turchesi e contorno di verde mediterraneo.

Borghi persi e ritrovati

Dal cuore di Ulassai il 'sentiero Maria Lai' sale verso la montagna sino al canyon sa Tappara, le sue pareti sono una incredibile palestra naturale con più di cento vie di free climbing, alcune facili per chi è alle prime armi, altre amate dai climber esperti. L'uscita del canyon si apre sulla valle del Padru, dai suoi opposti fianchi si guardano due paesi fantasmi, Gairo vecchio e Osini vecchio, travolti dal comune destino dell'abbandono delle case rese fragili da frane e smottamenti, dopo giorni di pioggia incessante. Poi il lento esodo verso lidi più sicuri, ma la nostalgia spingerà gli abitanti a ritornare tra le vecchie case per prendersi cura degli orti e giardini, da allora è trascorso più di mezzo secolo e ancora rifioriscono gli iris e le calle, le rose rampicanti coprono i muretti a secco, gli alberi continuano a dare frutti a memoria della vita che fu e che forse tornerà. Nella 'vecchia' Osini alcune case sono state rimesse in piedi e la campana della chiesa ristrutturata risuona ogni tanto nella valle.

Spiaggia delle Vacche

Si chiama così perché pare che anni fa fosse frequentata da mucche che qui oziavano al sole in tranquillità. Oggi continua a essere un piccolo e placido angolo di paradiso terrestre, incastonato tra rocce di granito dalle morbide linee modellate dal vento e contornato dalla macchia mediterranea. La ‘spiaggia delle vacche’ si trova nel territorio di San Teodoro, in località Monte Petrosu, e rientra nell'area marina protetta di Tavolara – Capo Coda Cavallo. È una piccola striscia di trenta metri di sabbia fine color crema, scogli affioranti e mare cristallino, con tonalità varianti tra l’azzurro e il verde smeraldo in base ai riflessi di luce. Il fondale è basso e sabbioso ed è riparata dai venti. Dalla spiaggia potrai ammirare un panorama suggestivo, con le isole di Tavolara e Molara di fronte, l’isolotto Rosso con i promontori di Porto San Paolo sulla sinistra. Al tramonto gli scogli si colorano con varie sfumature rosa e rossastre.

Per raggiungere la spiaggia, percorrerai la statale 125 in direzione Olbia fino al piccolo borgo di Monte Petrosu, poi seguirai la via Cala Girgolu (o Ghjlgolu) fino a raggiungere un’area attrezzata a parcheggio. Da qui si dirama un sentiero, tra graniti e fitta vegetazione, che conduce a una serie di pittoresche calette: la prima è la celebre Cala Ghjlgolu, nel territorio di Loiri Porto san Paolo. Qui la sabbia, color ocra, si mescola a ciottoli; attorno numerose rocce ‘tafonate’, erose da vento e acqua che creano cavità, e alle spalle uno stagno, habitat di numerose specie di uccelli marini. In spiaggia potrai noleggiare pedalò, gommoni e kayak per raggiungere le spiagge vicine, compresa la ‘spiaggia delle vacche’ e la piccola cala che la precede nel sentiero, conosciuta come ‘spiaggia della tartaruga’ per via di una caratteristica roccia a forma di testuggine. In direzione nord-est ammirerai anche la ‘scogliera dei sassi piatti’, che deve il nome all’azione levigante delle onde, che infrangendosi sulla costa, hanno reso lisci scogli e pareti rocciose.

San Teodoro è una rinomata località turistica che vanta tantissime ‘perle’ costiere comprese nell’area protetta di Capo coda Cavallo: le più famose sono La Cinta, una sottile e lunghissima striscia dorata bagnata dal mare azzurro, e Cala Brandinchi, dal paesaggio caraibico, con arenile candido esteso ad arco e mare turchese. Un promontorio a picco sul mare la separa da Lu Impostu, suo naturale proseguimento, mentre più a sud troverai la bellissima s’Isuledda, il cui sperone roccioso delimita a sud la zona protetta: 500 metri di sabbia bianca e morbida che si immerge nel mare cangiante, con dune ricoperte di verde mediterraneo.