Farai un viaggio nel tempo in mezzo a gole, dirupi e falesie coperte di macchia mediterranea, passando per la Scala di San Giorgio a arrivando in cima al Taccu di Osini, altopiano a quasi mille metri d’altezza, che sovrasta il paese - distante otto chilometri - e domina l’Ogliastra. Qui su, dopo un breve tratto a piedi, a circa mille metri d’altitudine, troverai il nuraghe Serbissi, abitato tra Bronzo antico e recente (XVII-X secolo a.C.), un luogo dove storia millenaria e bellezze naturali si incontrano in un connubio perfetto. Le architetture, raro esempio di complesso nuragico ad alta quota, torreggiano in una panoramica rocca calcarea dalle ripide pareti, cui si poggiano adattandosi con un’insolita tecnica a terrazzamenti. La struttura, in ottimo stato, è composta da nuraghe a quattro torri, villaggio, grotta, due tombe di giganti e, vicino, altri due nuraghi monotorre.
Da lontano, ti colpirà la sagoma slanciata del mastio centrale, realizzato con filari regolari di blocchi e alto, oggi, più di sei metri. Mentre, da vicino, ti incuriosirà la tessitura curata della muratura. La camera al piano terra è integra con copertura a tholos (falsa cupola), quella superiore, a pianta ovale, è pavimentata a lastre di pietra. Una cinta muraria collega mastio e le altre tre torri. Anche qui troverai ambienti intatti: la torre nord-est presenta camera inferiore a tholos e una stanza superiore con focolare, nella torre a ovest troverai una camera con sei feritoie. Gli ingressi delle torri si affacciano su un cortile-corridoio con pavimento a selciato. Attorno al nuraghe riconoscerai otto capanne di forma circolare in pietra e argilla, pavimentate con ciottoli: qui potrai soffermarti a immaginare la vita quotidiana e i misteriosi riti dei popoli nuragici. A fianco noterai una grotta carsica con due ingressi, forse era usata come magazzino per derrate alimentari. Sopra, nella piana di Troculu, troverai due tombe di giganti, una a filari con stele centinata, e i nuraghi monotorre di Sanu e Orruttu, forse un tempo inclusi in un villaggio.
Nel tour archeologico noterai lo splendore del Taccu di Osini. La leggenda racconta che, durante uno viaggio nei paesi della diocesi, san Giorgio vescovo giunse ai piedi dell’altopiano, da aggirare o scalare. Recitò una preghiera e aprì un angusto varco fra le pareti calcaree e dolomitiche: da qui il nome del monumento naturale, la suggestiva Scala (o gola) di san Giorgio, cui è dedicata anche una chiesa campestre. Non perderti anche una visita alla ‘Osini storica’, paese fantasma abbandonato dopo l’alluvione del 1951 e rifondato un chilometro più a nord.