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Sardegna, golf & more

Clima mite e calorosa ospitalità, tradizioni millenarie e paesaggi multiformi e inimitabili: è lo scenario dei campi da golf isolani, luoghi dove combinare passione sportiva e vacanze di charme, in atmosfere eleganti, tra servizi di qualità, centri wellness e cucina prelibata


approfondimenti: www.italygolfandmore.com

Belle e possibili

La Sardegna custodisce tesori di inestimabile valore naturale e straordinaria bellezza: spiagge da sogno salvaguardate all’interno di parchi marini protetti oppure rimaste ‘chiuse’ nei confini di aree militari, ma oggi finalmente godibili con alcune restrizioni.

Le spiagge più amate? In Sardegna, of course

In cima alla classifica delle più belle al mondo, dominanti nella top 10 delle migliori in Italia. Le spiagge sarde anche nel 2025 sono una certezza nelle graduatorie di gradimento pubblicate dai siti specializzati. Tra i più prestigiosi, c’è The World’s 50 Best Beaches, che elegge le 50 spiagge più belle scelte da una giuria di mille esperti tra travel expert e influencer, i quali hanno premiato con la ‘medaglia d’oro’ uno dei gioielli della costa orientale sarda, Cala Goloritzé. Non meno importante il riconoscimento degli utenti di TripAdvisor: qui l’Isola la fa da padrona, con quattro litorali tra i primi dieci della Penisola, tre tra i primi 4.

I borghi dello spirito

Un invito al raccoglimento e alla contemplazione in luoghi ideali per una rigenerazione fisica e mentale, luoghi dove l’accoglienza è considerata sacra. Otto centri ‘vocati’ che emanano un profondo senso di spiritualità, intrisi di devozione religiosa, dove sono nate e vissute figure spirituali di rilievo. Ciascuno con proprie peculiarità naturalistiche e storico-culturali, meta di viaggiatori consapevoli di vivere esperienze intime che lasceranno un segno. Ogni borgo offre emozioni sempre diverse ma con denominatori comuni: paesaggi incantevoli, tradizioni secolari, capolavori artistici, monumenti archeologici, eccellenze artigianali e piatti tipici.

Case delle fate, nel grembo dell'Isola

Un universo sotterraneo, mimetizzato nel paesaggio della campagne sarde, dal 2025 dichiarato dall'Unesco patrimonio dell'Umanità. Oltre 3500 domus de Janas sono disseminate in tutta la Sardegna, espressione del culto funerario di popolazioni vissute cinquemila anni fa, e poi riutilizzate in epoche successive. Grazie soltanto a picconi di pietra queste genti scavavano e modellavano la dura roccia per realizzare sepolture ipogeiche dove deponevano i defunti e li ‘restituivano’ alla dea Madre, divinità testimoniata dal rinvenimento di centinaia di statuette votive.

Il nome di queste groticelle ‘artificiali’ deriva dall’antica credenza, diffusa dalle leggende popolari, che fossero le case di minuscole fate, le Janas, che alla luce della luna tessevano fili d’oro e vegliavano sui sonni dei bambini. Sacralità e ritualità spinsero gli uomini prenuragici a scavare la roccia e a decorare le ‘stanze’ che accoglievano i loro cari, che ‘dormivano’ nel ventre della madre Terra in attesa del viaggio rigeneratore nell’aldilà.

Le domus sono scavate in massi isolati o raggruppate in necropoli su costoni rocciosi. Sono di tanti tipi: a pozzetto, a forno, a camera, con dromos. Molte sono state realizzate a somiglianza delle case dei vivi, corredate di soffitti a doppio spiovente, focolari, colonne, zoccoli, bacili e false porte, simbolo del passaggio all’aldilà. Delle migliaia scoperte più di 200 conservano motivi decorativi scolpiti, incisi e dipinti, in gran parte simbolici, come teste di bovino, corna taurine e spirali. Tutte le domus de Janas, dalle più semplici alle più ricercate, emanano un incanto fatato.

Un posto al sole, naturalmente in Sardegna

Entra in questo quadro e guarda con occhi nuovi l’isola vicina a casa: osserverai le sue solitarie spiagge, poco ‘vissute’, dove lo sguardo spazia verso la linea del mare, verso orizzonti lontani e disabitati, dove respirerai a pieni polmoni l’aria intrisa di iodio, che sa di salmastro e di elicriso, il profumo della Sardegna. Scopri questi paradisi in punta di piedi per non disturbare l’equilibrio di luoghi incontaminati e primordiali, sentirai la loro straordinaria energia naturale venirti incontro, una grande mano tesa che ricarica mente e corpo per ricominciare a vivere appieno, lasciando alle spalle il buio degli ultimi mesi.

Sardegna, la regina del mare

Chia al primo posto, la costa di Baunei al quarto, la penisola del Sinis al settimo, San Teodoro all'ottavo, la Gallura al tredicesimo e la Baronìa al ventesimo. Gradino più alto del podio, quattro litorali nella top ten delle 5 Vele, altri due nei ventidue ai quali è stato assegnato il riconoscimento. Nel 2025 la Sardegna è ancora una volta leader nella classifica di Touring Club e Legambiente e conferma sei tratti costieri già premiati negli anni passati per il loro valore ambientale dai viaggiatori esperti, avvezzi alle bellezze di tutto il mondo, e da chi, per passione e mestiere, è da sempre impegnato a difesa dell’ambiente naturale. 

Touring Club e Legambiente celebrano così il mare dell'Isola, gratificando l’innata tendenza delle comunità che la abitano a rispettare la propria terra e la loro vocazione ad accogliere e ospitare. Il riconoscimento delle 5 Vele va a luoghi incantevoli, alcuni molto noti, altri che attendono di essere scoperti. Da nord a sud, da est ad ovest dell'Isola, nessun litorale ne è escluso.

Miniere, sedotte e poi abbandonate

‘Isola dalle vene d'argento’, così veniva chiamata dagli antichi popoli e dai mercanti. Lo sentiamo osservandola e camminandoci sopra: è una terra antica che ha imprigionato nel corso delle ere geologiche i materiali più preziosi. Così il destino ha voluto che, sino alla fine del XX secolo, sia stata scavata in centinaia di pozzi e gallerie, un duro lavoro portato avanti da migliaia di minatori sardi in ambienti tetri e fragili, a sacrificio della salute e della vita stessa. La grande epopea mineraria non ha lasciato prosperità economica ma un immenso patrimonio di archeologia industriale incastonato nei più inconsueti paesaggi della Sardegna. Miniere un tempo brulicanti di frenetica attività dentro e fuori le gallerie, sono oggi custodi delle lacrime versate nelle tenebre da generazioni di operai, alcuni di loro diventati privilegiate guide turistiche per far conoscere il senso profondo di luoghi di lavoro di sofferenza e incantevoli allo stesso tempo. Falesie, dune di sabbia, cavità carsiche, selvagge foreste e l’azzurro del mare fanno da sfondo a otto aree minerarie che insieme formano il parco geominerario della Sardegna, eccellenza della rete mondiale dei geositi Unesco per gli straordinari impianti industriali e per il fascino intramontabile dei paesaggi dei quali le miniere abbandonate ne sono diventate parte.

Nuraghes, torri di luce

Osservavano il mondo attorno a loro, il mare, il cielo, la terra, e pensavano. Poi iniziarono ad elevare misteriose torri sempre più complesse e ciclopiche che segnano in maniera originale e inconfondibile la Sardegna. I nostri antenati sono stati straordinari architetti della preistoria, hanno ideato e costruito migliaia e migliaia di nuraghi, unici al mondo. Alla luce ne abbiamo più di settemila e li trovi dappertutto, sono diversi uno dall'altro ma hanno tutti la stessa cifra stilistica. Occhieggiano su città e paesi oppure guardano il mare, i più appaiono all’improvviso nelle campagne, ma ovunque sorgano e qualunque sia stata la loro funzione, dimora del capo, fortezza, tempio, osservatorio astronomico, si percepisce attorno a loro un particolare magnetismo. I luoghi scelti per erigerli, dal più piccolo sino a vere e proprie regge, oltre che rispondere a esigenze pratiche dovevano avere una portata trascendentale. Non a caso i nuraghi si trovano nei pressi di altri monumenti megalitici di epoca precedente legati alla spiritualità, come domus de Janas, menhir e dolmen. Altri ancora dedicati al culto verranno costruiti vicino, pozzi sacri e tombe di Giganti. Sono luoghi speciali dove si cammina tra grandi pietre con spirito leggero, sarà naturale sentire l'emozione di trovarsi dentro una pagina di storia e di civiltà antica il cui simbolo originale è il nuraghe, considerato, non a caso, patrimonio di tutti.

Questo è un viaggio per l’Isola, attraverso alcune delle sue maestose regge nuragiche.

Castelli sardi, tesori nascosti

Da promontori sul mare guardavano spiagge da sogno e dalle creste delle montagne dominavano vallate, ai loro piedi suggestivi borghi e città costiere. I castelli dei giudicati furono eretti tra XI e XIV secolo, ospitavano guarnigioni militari e talvolta erano anche dimore nobiliari. Persa la funzione difensiva, pian piano furono abbandonati: molti sono andati persi, altri sono oggi affascinanti ruderi immersi nell’aspro paesaggio della Sardegna, tanti sono giunti a noi quasi intatti.

Ogni castello ha la sua misteriosa leggenda, immancabili fantasmi, racconti controversi e avvincenti, alimentati dalla fantasia popolare e rielaborati di generazione in generazione, a volte storicamente distorti, tutti però hanno un fondo di verità. Si raccontano vicende travagliate di battaglie cruente, di ‘gialli’ irrisolti, di amori, prigioni, ritiri volontari, rapimenti, torture, fughe e tradimenti, storie che pervadono le torri di vedetta, i meandri sotterranei, gli anditi bui, le belle stanze delle armi e le sfarzose sale da pranzo. Il mito che spesso li accomuna sono le ricchezze custodite in forzieri nascosti in stanze raggiungibili da passaggi segreti. La caccia al tesoro era sempre molto complicata e per scoraggiare gli avventurieri più temerari, lo scrigno era affiancato da uno simile ma pieno di muscas maceddas, giganti e mostruose mosche con pungiglione. Interminabili cunicoli labirintici, invece, sarebbero state le vie di fuga per eludere gli assedi nemici. Non solo vicende più o meno credibili di uomini, armi e fantasmi, nei castelli sardi le protagoniste sono spesso le donne, a volte sono figure mitiche come le janas o donne della storia dalla personalità straordinaria, su tutte la giudicessa Eleonora d’Arborea, cui sono legate le sorti di tante fortezze giudicali.