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Rena Majori

Oltre un’ombrosa pineta, camminando fra intricati arbusti di ginepro, ti si schiuderà il variopinto paesaggio di Rena Majori, una striscia di s​abbia bianca e impalpabile che si immerge in un mare dai colori incantevoli, con un bordo fatto di scogli scuri e di rocce granitiche chiare. Sorge nella località quasi omonima di Rena Majore, nel territorio di Aglientu, parte integrante del sito naturalistico di Monti Russu.

Il mare, fatto di pennellate celesti e blu, ​crea, fra gli scogli, piccole piscine, ‘calamita’ per i bambini. Oltre ad essere dolcemente digradante e adatto al bagno dei meno esperti, il fondale di Rena Majori, variegato e ricco di pesci, è meta di appassionati di diving e​ snorkeling.

La linea di costa è rotta dalle foci di r​io Cantaru e r​io Ciuchesa, che ‘tagliano’ la lingua di sabbia, dividendola in tre parti e rendendo ancor più suggestivo il litorale, raramente molto affollato e scelto per vari spot pubblicitari, tra cui uno con l’attrice-modella australiana Megan Gale. Alle spalle, una vasta pineta ripara dal vento ed è rifugio rilassante nelle giornate afose. Per i più romantici, da non perdere lunghe passeggiate sul bagnasciuga durante spettacolari tramonti. Ampio parcheggio, campeggi e noleggio attrezzatura balneare completano lo scenario.

Rena Majori dista appena otto chilometri da Santa Teresa Gallura e dal suo paradiso ‘cittadino’, la Rena Bianca, una cala di 700 metri, con fondale basso e sabbia soffice e bianchissima, con mare limpido dai colori abbaglianti. Mentre partendo dal paese, prima di arrivare a Rena Majore, incontrerai la penisola-promontorio di Capo Testa, unita alla terraferma da una lingua di sabbia che forma due spiagge - Rena di Ponente (o Taltana) e Rena di Levante – e lo spettacolo di Valle della Luna e Cala Grande. Proseguendo verso Aglientu, lungo la litoranea, ecco le calette rocciose di Santa Reparata e l’accattivante Lu Pultiddolu.

Capo Coda Cavallo

Un luogo simbolo della Sardegna. Capo Coda Cavallo è ​un lembo di terra granitica che si estende in un tratto di mare riparato dall’imponente mole di Tavolara, dalle rocce levigate di Molara e dal pittoresco isolotto di Proratora, insieme alle quali compone un’a​rea protetta estesa 15 mila ettari su acque cristalline, insenature e calette, da Capo Ceraso fino a Punta s’Isuledda, dove sorge la più meridionale tra le splendide spiagge di San Teodoro.

Ti apparirà uno degli scenari costieri più suggestivi del Mediterraneo: spiagge di sabbia bianca, calette, isolotti, lagune e infinite sfumature di colori. Con qualsiasi vento, troverai una location col mare calmo. E sott’acqua un altro mondo da scoprire.

L’area marina di Tavolara-Capo Coda Cavallo è ideale per il diving: percorsi collaudati in pareti, spaccature e grotte, ambienti ricchi di biodiversità e popolati da sciami di pesci confidenti, che, in mezzo a stelle marine rosse e gorgonie gialle, offrono spettacoli indimenticabili, come per esempio a Tedja Liscia e nella secca del Papa, a sud-est di Tavolara, a Punta Arresto, nell’isola di Molara e nei fondali dello scoglio di Molarotto. La penisola è caratterizzata da insenature sabbiose e scogliere coperte da macchia mediterranea dagli intensi profumi: corbezzolo, ginepro, lentischio, mirto e tamerici. La spiaggia di Coda Cavallo ha una particolare forma che dà il nome al promontorio: lo specchio d’acqua davanti è così riparato da sembrare una calma e limpida laguna.

Alcune delle più famose spiagge teodorine (e di tutta la Sardegna orientale) distano pochi minuti da qui: Baia Salinedda, sabbia con rocce rossastre, protetta dall’isola Ruja, Cala Brandinchi, dune di sabbia bianca finissima, con fondale cristallino, e la sua ‘gemella’ Lu Impostu, un arco di quasi un chilometro di sabbia bianca con acque limpide. E ancora la deliziosa Cala Suaraccia (o spiaggia delle farfalle), le calette e le rocce modellate in forme originali di Cala Ghjlgolu, che raggiungerai da sentieri tra ginepri secolari, e La Cinta, la più famosa, tre chilometri di dune di sabbia finissima che si chiudono a nord con lo splendido promontorio di Puntaldìa. Alle spalle la laguna di San Teodoro, punto di sosta dei fenicotteri rosa nei periodi migratori e residenza del cavaliere d’Italia, luogo ideale per passeggiate e birdwatching.

Cannigione

Si trova sul versante occidentale della più grande e profonda ria, cioè un’insenatura creata da una foce, del nord-est della Sardegna. Cannigione, frazione di Arzachena, in origine villaggio di pescatori, è un rinomato borgo turistico. Il suo lungomare è occupato dalle banchine di un moderno e ampio porto. Accanto c’è la spiaggia ‘cittadina’: sabbia chiara a grani grossi che s’immerge in un mare dalle infinite tonalità d’azzurro. Il fondale degrada dolcemente, molto apprezzato da praticanti di immersioni e snorkeling, tanto che è diventato uno dei centri diving per eccellenza in Sardegna: da non perdere le visite nei banchi di posidonia in vari punti di immersione, in particolare allo scoglio di Mortoriotto. Vicino all’arenile anche parcheggio, noleggio attrezzatura e natanti, bar, ristorante e strutture ricettive.

Vicino al borgo spuntano tante altre spiagge, dal golfo arzachenese sino alle Saline di Palau: La Conca, Tanca manna, Mannena, Barca bruciata e Isuledda. Il litorale è ideale per famiglie e giovani con possibilità di scegliere ogni giorno località vicinissime ed esclusive: Porto Cervo, Baia Sardinia, Poltu Quatu. Lungo i 55 chilometri della costa arzachenese, da non perdere le calette di Lu Multiccioni e di Li Capanni, la lunga spiaggia di Tanca Manna e l’atmosfera caraibica di cala Capriccioli.

Arzachena, a meno di dieci chilometri dal borgo, incarna lo stile della Costa Smeralda: granito rosa e pietre bianche caratterizzano l’architettura delle case. Ovunque, spazi verdi, locali e boutique. La tipicità di artigianato e prelibatezze sarde si fonde con lo shopping di lusso. Da Cannigione partono gite in barca per il parco dell’arcipelago della Maddalena. Mentre, a sud c’è lo stagno di Padula Saloni, dove, fra canne, giunchi e tamerici, nidificano airone rosso, cicogna nera, falco pescatore e pollo sultano, specie che vive soltanto nelle lagune isolane. Popolano le acque salmastre anche folaga, gallinella, garzetta, germano reale e, talvolta, il fenicottero rosa. I cespugli dello stagno in estate assumono un colore rossastro, generando straordinari effetti scenici all’alba e al tramonto. A nord del paese si erge Punta Occhione, ricoperta da un tappeto di macchia mediterranea: dalla cima godrai del panorama su tutto il golfo, fino alla roccia dell’Orso

La Playa di Pittulongu

È la spiaggia prediletta dagli olbiesi, distante circa otto chilometri dal centro abitato, sulla strada che porta a Golfo Aranci. Nota anche col nome di Puntale Lungo, La Playa di Pittulongu è una splendida ed estesa ‘mezzaluna’ di sabbia molto fine e candida alternata a tratti di piccole conchiglie, specie vicino alla riva, incastonata tra le punte Muriscinu e Filiu. Il fondale è basso e digrada dolcemente, perfetto per famiglie con bambini. Nell’arenile ci sono impianti balneari che ti offriranno tutti i servizi utili: strutture accessibili a diversamente abili, ampio parcheggio, noleggio attrezzatura da spiaggia, patini e natanti. Caratteristici sono bar e ristoranti con vista sull’imponente isola di Tavolara, che si affacciano sulla spiaggia, molto frequentata da appassionati di windsurf, immersioni e snorkeling.

La Playa è la prima e più frequentata spiaggia del Lido di Pittulongu. Accanto si trova la spiaggia dello Squalo, separata da una piccola lingua rocciosa. Oltre troverai il Pellicano, distesa di sabbia molto simile alla Playa ma molto più piccola con piccoli scogli affioranti. Più avanti, sempre a piedi, raggiungerai Mare e Rocce, con un fondo di sabbia chiara e sottile. Più a nord, al confine c’è Bados, un arenile molto vasto con sabbia soffice delle tonalità grigio-ocra.

La costa di Olbia comprende anche altri lunghi tratti. A nord, in direzione Costa Smeralda, ci sono tante ‘perle’ di sabbia bianca (o piccoli ciottoli) e mare cristallino della Marinella, di Porto Rotondo, della Marina di Cugnana e di Portisco, tra cui sa Rena Bianca. A sud, lungo la panoramica statale 125, in direzione San Teodoro, troverai in sequenza le spiagge di sabbia color giallo-ocra di Lido del Sole, Le Saline, Bunthe, Li Cuncheddi, le quattro splendide cale di Porto Istana, che rientrano nell’area protetta di capo Coda Cavallo, e infine Punta Corallina, al confine con Loiri Porto san Paolo.

La Sciumara - Rada di Mezzo Schifo

Neppure un pittore paesaggista avrebbe saputo usare così tanti colori: dal verde del retrostante bosco di lecci al color crema della sabbia, passando per le molteplici tonalità d’azzurro del mare e i riflessi argentati degli scogli di granito. La spiaggia della Sciumara è una variopinta mezzaluna incastonata nel litorale di Palau, raggiungibile anche a piedi e in bici dal centro abitato. Il nome – che significa ‘foce’ in gallurese – deriva dal fatto che nell’arenile sfocia il rio Surrau.

La spiaggia è delimitata a est da punta Acapulco e a ovest dalla baia di Nelson. La sua sabbia è a grani medio-grossi, il fondale sabbioso e poco profondo, rendendo la spiaggia adatta alla frequentazione di famiglie con bambini. È particolarmente apprezzata dagli appassionati di snorkeling, grazie alla trasparenza delle sue acque e alla ricchezza di fauna ittica.

Il panorama è impreziosito dalle isole di La Maddalena e Santo Stefano, parti integranti del parco nazionale dell’arcipelago della Maddalena, che si stagliano rispettivamente di fronte e a destra della spiaggia. A La Sciumara troverai un ampio parcheggio, punti di ristoro e possibilità di affittare ombrelloni e natanti, l’arenile è, inoltre, accessibile ai diversamente abili. In tarda primavera, grazie a venti costanti, la spiaggia diventa location per appassionanti gare di windsurf. La baia su cui si affaccia la spiaggia è chiamata anche Rada di Mezzo Schifo: probabilmente il nome deriva dalla presenza di metà scafo – schifo in dialetto maddalenino - di un relitto nelle acque antistanti l’arenile.

Palau, in tema di spiagge, offre l’imbarazzo della scelta: a est, oltre punta Acapulco, l’inconfondibile profilo del faro bianco con la punta verde caratterizza la spiaggia di Porto Faro. Proseguendo oltre, nei pressi delle rotaie sulle quali viaggia una delle tratte turistiche del Trenino Verde, c’è la spiaggia ‘del cuore’ dei palauesi: Palau Vecchio, dall’affascinante atmosfera retrò. Accanto al porto turistico troverai la spiaggia dell’Isolotto, costeggiata dalla pineta di Punta Nera. A ovest della Sciumara, invece, ti attendono la ‘storica’ spiaggia di Nelson, oasi di tranquillità e riparo, il pittoresco villaggio di Porto Rafael con le sue casette bianche, e lo scenario selvaggio e incontaminato di Cala Trana. Il paesaggio da cartolina più originale si trova ancora più a ovest, dove una striscia di sabbia collega la linea di costa a s’Isuledda (o Isola dei Gabbiani). Ai lati dell’istmo si estendono due spiagge: a destra Porto Pollo, a sinistra l’Arenaria: entrambe paradiso del kite e del wind surf.

Buddusò

Sorge a 750 metri d’altitudine nella parte meridionale dell’altopiano omonimo, nel Monte Acuto. Buddusò, che deriva forse il nome dall’appellativo biddisò (passero), prima, dal XIV secolo, era noto come Gullusò. Il suo territorio, famoso soprattutto per le cave di granito bianco, è ricoperto di pascoli, sugherete e fitta macchia mediterranea ed è attraversato dal rio Mannu che si immette nel lago Coghinas e dal rio Altana che sfocia nel Tirreno. L'altopiano di Buddusò, sede abituale di prove speciali del mondiale Rally Italia Sardegna, fu abitato a partire dal Neolitico, come testimoniano una decina di domus de Janas all’interno dell’abitato e di oltre 50 raccolte in necropoli, disseminate nelle campagne. Le più famose sono la domus di Borucca e la necropoli di Ludurru, a 200 metri dal paese, con ipogei scavati in un unico affioramento granitico.

Il periodo successivo è abbondantemente ‘raccontato’ da 32 nuraghi. Alcuni complessi sono ben conservati, su tutti il nuraghe Loelle, a sette chilometri dal borgo, realizzato con conci lavorati, a forma trilobata con gradini e corridoi che corrono su due piani interni. Caratteristica è anche una camera sottostante (forse una cantina), mentre la torre svolgeva il ruolo di controllo su un villaggio. A fianco si trovano due piccole tombe di Giganti. Da segnalare anche il villaggio di sos Muros che conserva un pozzo intatto. Mentre a 15 chilometri da Buddusò, ma nel territorio confinante di Bitti, c’è uno dei complessi nuragici più importanti in assoluto, il villaggio-santuario su Romanzesu. Durante l’età romana l’area buddusoina fu sede di una stazione nella strada Karalis-Forum Traiani-Olbia. Restano evidenti tracce del centro abitato Caput Tyrsi vicino alle sorgenti del fiume Tirso. Il dominio iberico, invece, è evidente a Buddusò dalla chiesa barocca di san Quirico. Le altre chiese principali sono la parrocchiale di santa Anastasia e quella campestre di santa Reparata, celebrata con una sagra a inizio settembre.

Il paese, di quasi quattromila abitanti, ha avuto uno sviluppo economico negli ultimi decenni del XX secolo grazie a estrazione e lavorazione di sughero e granito, usato in tutto il mondo. Ovviamente, è anche il materiale delle case tradizionali. E lo vedrai in tante statue dentro il paese e nel museo d’arte moderna, realizzate nel ventennio 1980-2000 durante le sessioni del Simposio del Legno e del Granito, in cui artisti di tutto il mondo si cimentavano, in strade e piazze, nel modellare granito e legno. Nel centro storico da ammirare anche villa Doneddu, in stile neogotico.

Giardini storici, intreccio di piante e uomini

Un viaggio tra profumi e colori, arte e storia, alla scoperta di sette giardini storici di fine Ottocento, sintesi di architettura e botanica. Storie di piante e uomini, di passione per la natura che accomuna personalità di spicco apparentemente distanti: l’eroe Garibaldi, l’ingegnere ‘magnate’ Piercy, il marchese ‘illuminato’ Aymerich. Nel 1866 il botanico Patrizio Gennari pensa a una collezione di piante al centro di Cagliari: quell’idea si è tramutata nell’Orto botanico, una distesa di cinque ettari con centinaia di esemplari, tra cui piante tropicali e un percorso dedicato alle piante della Bibbia. All’interno conserva un'area archeologica: quattro cisterne di epoca romana incastonate nel progetto neoclassico dal genio di Gaetano Cima, che intorno ad esse costruì un piccolo tempio della scienza botanica. Accanto all’Orto botanico sorgono l’anfiteatro romano e l’Orto dei cappuccini.

Luoghi francescani, accoglienza e senso di comunità

Accoglienza calorosa e familiare, regole semplici e precise, ritmo lento e riflessivo, momenti di condivisione e conoscenza, rilassanti ore in oasi di silenzio e pace. È l’ospitalità francescana, ‘anima’ di un’esperienza di benessere psicofisico e di scambio culturale tra viaggiatori e chi li ospita, che unisce idealmente 14 centri sardi dove i seguaci di san Francesco d’Assisi hanno lasciato un’indelebile traccia. In Gallura, sin da inizio XIII secolo, i francescani scelsero i rilievi di Luogosanto, dove, incastonato tra rocce granitiche, sorge l’Eremo di san Trano, oggi meta di pellegrinaggio. In paese i francescani eressero Nostra Signora di Luogosanto, basilica col privilegio della Porta Santa, che custodisce la regina di Gallura. Nella sacrestia ammirerai il museo diocesano con arredi sacri, statue ed ex voto, tra cui raffinati gioielli. Alla ricerca di isolamento, i frati scalarono il monte Rasu: potrai ripetere l’itinerario per conoscere il luogo dove forse è sepolto Giovanni Parenti, ministro dell’ordine dopo Francesco. A Castelsardo, borgo a picco sul mare, i minori conventuali da oltre 500 anni risiedono nella chiesa di Nostra Signora delle Grazie, dove è custodito lu Cristu Nieddu, crocefisso di ginepro di inizio XIII secolo annerito dal tempo. A Mores, nel Meilogu, i cappuccini vivono nel convento di sant’Antonio, luogo ideale per sperimentare l’esperienza francescana.

Trame e intrecci dell'anima

Originali e intrisi di significati, abiti e gioielli sono la contaminazione dei segni lasciati dalle culture alternatesi in Sardegna: nuragica, fenicia, greca, bizantina e spagnola. Nulla è andato perduto. Come le vivaci e coloratissime cuffie indossate dalle donne di Desulo nei giorni di festa. Loro stesse le decorano ricamando in miniatura i dettagli dello sgargiante abito desulese: disegni geometrici gialli, rossi e blu alternati ai decori secondo la fantasia di abili e sensibili artiste. Altro mondo le donne di Tempio Pausania, austere nel prezioso abito in seta damascata, interamente nero. Ammirate per l’elegante grazia del portamento. Sulla testa portano una cascata di pizzi bianchi trattenuti dalla filigrana.

La Stonehenge del Mediterraneo

C’è una vicenda millenaria in Sardegna raccontata dalle testimonianze archeologiche disseminate su tutto il territorio. I segni tangibili della preistoria isolana sono infiniti: menhir, dolmen, domus de Janas, pozzi sacri, tombe dei giganti e infiniti complessi nuragici. Enormi pietre che custodiscono segreti lunghi quattro millenni. Costruzioni, spesso intatte, delle prime civiltà esistite in Europa, siti unici al mondo, un patrimonio da scoprire e da vivere: ecco la Stonehenge del Mediterraneo.