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Janas e animeddas nella notte di Halloween

Forse ha ascendenze preistoriche, certo è che si celebra dalla notte dei tempi e che assomiglia alle feste di tradizione anglosassone. È la notte di fine ottobre quando i regni della luce e delle tenebre si congiungono e permettono alle anime dei defunti, aperte le porte del Purgatorio, di far ritorno nei luoghi ai quali erano legati e di vagare tra i vivi. Tra le anime sospese primeggiano le janas raccontate nelle leggende popolari isolane e dalla tradizione orale. Sono piccoli spiriti in equilibrio tra terra e cielo, hanno voce suadente e bellezza incantatrice, fate o streghe a seconda dei luoghi dove sono evocate. Abitano le domus de Janas, sepolcri scavati nella roccia, simbolo di una facies culturale diffusa in tutta la Sardegna tra IV e III millennio a.C.

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Castello di Quirra

Per arrivare al castello di Quirra percorrerai un tratto della ‘vecchia’ statale 125, l’Orientale sarda tanto amata dai biker, e penserai che ‘il viaggio valga quanto la meta’. Poi salirai per venti minuti a piedi lungo un impervio sentiero, sino a raggiungere le sua possenti mura assediate dalla natura selvatica. Da lassù la vista su Cala Murtas e Porto Corallo da una parte e sui Tacchi ogliastrini dall’altra, ti resterà a lungo impressa nella memoria.

Il salto di Quirra fa parte oggi del Comune di Villaputzu, territorio di passaggio dal Sarrabus all’Ogliastra, mentre nel XII secolo, quando i giudici di Cagliari costruirono il castello sulla collina di Cudias, segnava il confine col giudicato di Gallura. Il maniero passò poi ai pisani e infine alla Corona d’Aragona, che lo assegnò, come risarcimento per il sostegno avuto durante le guerre di espansione, alla potente famiglia dei Carroz. Ai nobili valenziani andarono anche il castello di Cagliari e altri feudi nel sud della Sardegna.

Durante la dominazione spagnola il castello rappresentava il caposaldo del marchesato d’Ogliastra, un feudo potente e prospero che si estendeva da Tertenia a Santa Maria Navarrese contando ben 76 villaggi. Il suo castello doveva essere imponente e apparire inespugnabile, ancora è possibile vederne il grande perimetro e il giro di mura con le torri e due cisterne. Dalla cima, basta guardarsi attorno per capire perché nel Medioevo la zona era strenuamente contesa: la sua posizione era strategica per il controllo della costa e delle vie d’accesso alle miniere dell’entroterra.

I destini dei feudi e dei castelli assegnati ai Carroz segnarono la vita di Violante, designata giovanissima alla successione del feudo ogliastrino dopo la morte del padre durante l’incendio del castello di Cagliari. Lei fu l’ultima erede dell’immenso patrimonio di famiglia. Rimasta sola e in balia dei parenti che tentavano di delegittimarla, riuscì a imporre la sua volontà e a governare il feudo a dispetto delle insidie familiari e anche della Chiesa locale che la condannò per le sue relazioni extraconiugali. Il parroco che osò contestare il suo stile di vita fu impiccato e il suo corpo esposto come monito nelle grate del castello. Per il violento atto fu soprannominata la sanguinaria e allontanata dall’Isola che amava.

Sin qui la storia ma le leggende sul suo conto sono un’infinità: una riguarda l’amore del conte di Mandas che voleva sposarla e portarla con sé. Violante impose una condizione che riteneva impossibile da soddisfare, raggiungere l’impervio castello di Quirra con un cocchio a quattro cavalli. Il conte riuscì nell’impresa e portò via Violante dalla sua fortezza, ma lungo la strada, per il dolore nel lasciare la sua terra, morì di crepacuore. Il sentiero di montagna che percorsero collega oggi Quirra a Perdasdefogu, in suo onore e in ricordo del triste racconto è detto sa Scala de sa Contissa. Secondo un’altra leggenda, Violante Carroz morì precipitando dal suo castello, lasciando un telaio d’oro nascosto in una delle tante grotte che affiorano alle pendici della collina: in tanti hanno creduto che non fosse una leggenda e lo hanno cercato, senza mai trovarlo.

Est

Nuraghe Aleri

Dall’alto di una collina domina oggi la marina di Sarrala, con vista sull’ampia e splendida Foxi Manna, così come un tempo faceva la guardia a un porto costruito accanto alla spiaggia, sulla foce di un fiume. L’Alèri, costruito circa 3500 anni fa, è il nuraghe meglio conservato tra le decine di nuraghi scoperti nel territorio di Tertenia. Dieci chilometri separano il centro principale del sud dell’Ogliastra dal sito archeologico, raggiungibile lungo la strada che conduce dal paese alla sua marina, passando per capo Sferracavallo. Parcheggiata l’auto, prenderai un sentiero, passeggiando tra natura selvaggia e testimonianze del passato remoto.

È un nuraghe di tipo complesso e di grande impatto scenico, costituito da una torre centrale coperta a tholos, costruita all’inizio del Bronzo medio (XV secolo a.C.), alla quale nel corso dei secoli, ossia sino all’XI a.C., si sono aggiunte altre tre torri secondarie, disposte lateralmente e frontalmente rispetto al mastio e raccordate da cortine murarie rettilinee e collegate internamente da corridoi coperti. Che la struttura risalga alla fase arcaica dell’età nuragica è confermato dall’uso di massi granitici, di varia dimensione, non lavorati e disposti su filari irregolari.

Dall’ingresso architravato parte un corridoio lungo sette metri che conduce, a metà percorso, a un vano scala, oggi ostruito dai vari crolli, e in fondo a una camera circolare, del diametro di quattro metri e mezzo e alta circa otto. Presenta un caratteristico pavimento ribassato e due nicchie con copertura a ogiva. Sul pendio della collina vedrai i resti di murature circolari e ovali, forse appartenenti a un villaggio, frequentato anche successivamente, in epoca punico-romana e non ancora scavato.

Tertenia è un affascinante mix di paesaggi tra mare e montagna. La sua lunga marina è fatta di spiagge di sabbia chiara e sottile, intervallate da coste rocciose: oltre a Foxi Manna, non perdere Foxi de Murdegu, sormontata dalla torre di san Giovanni di Sarrala del XVI secolo. Secondo tradizione, il paese sarebbe sorto qui, poi spostato per difendersi dalle incursioni saracene. A ridosso del litorale troverai pianure e colline coperte di macchia mediterranea e punteggiate da testimonianze preistoriche. Le prime tracce di insediamento risalgono al Neolitico finale IV-III millennio a.C.), mentre nell’età del Bronzo è riscontrabile un’altissima densità di popolamento: quasi 80 nuraghi, una trentina di tombe di Giganti, circa venti villaggi nuragici e un pozzo sacro. Lungo la marina di Sarrala, troverai un altro nuraghe, il Nastasi, i cui ritrovamenti ceramici sono esposti al museo G.Sanna di Sassari.

Est

Supramonte di Baunei, sul tetto del mondo

Guardati attorno, lo percepisci già salendo l’altopiano del Golgo di Baunei, da cui si distende il Supramonte. Il paesaggio è una raffigurazione della natura primordiale, dove aleggia l’anima arcaica della Sardegna: c’è l’abisso de su Sterru, un profondissimo e misterioso pozzo carsico a imbuto accanto al circolo di pietre nuragiche che chiudono le piscinas, le conche naturali che raccoglievano l’acqua per gli antichi riti. Ci sono domus de Janas nascoste tra la vegetazione e nelle alture nuraghi che guardano Golgo e paese. Toccano l’animo questi luoghi scampati alla mano dell’uomo e affascina l’atmosfera sospesa tra incanto e stupore. Ma è solo il preludio di quello che ti attende inoltrandoti a piedi nella codula di Sisine, il letto del fiume sotterraneo che risale in foce sulla splendida spiaggia. Il percorso è agevole, con poco dislivello, si arriva al mare facendo il pieno di bellezza incontrata per strada, falesie calcaree spinte verso il cielo, canyon, grotte, forre e pinnacoli ricoperti di ginepri e macchia mediterranea, antichi ovili, animali selvatici, qualche pastore.

I dolci sapori delle feste

Da sempre simbolo di ricorrenze e celebrazioni, i pani e i dolci tipici che si preparano in Sardegna per le festività natalizie sono gioielli ricchi di gusto, sempre diversi, da paese a paese. Nei forni del Logudoro si preparano su bacchiddu ‘e Deu, un pane a forma di bastone che ricorda il pastorale dei vescovi, e sa pertusitta, una focaccia decorata con immagini di pastori e pecore in rilievo. Il gusto de sa tunda, pane tondo dell’Oristanese, è arricchito da noci e uvetta. In Ogliastra era diffusa un’antica usanza che ogni tanto ritorna, regalare pani a forma di cuore, di stella o di neonato. Originario del Nuorese, oggi sfornato in tutta l’Isola, è su pani cun gherda, cioè con i ciccioli di lardo di maiale. C’è un dolce un tempo solo natalizio ma talmente buono che da decenni si prepara tutto l’anno, il torrone di Tonara, senza zucchero, solo a base di miele squagliato a fuoco lento in un paiolo in rame e rimestato per ore, con aggiunta di mandorle, nocciole o noci.

Est

Piscine naturali di Bau Mela

Pensi all’Ogliastra e ti vengono in mente le tradizioni, la longevità, i sapori dei prodotti tipici, il gusto della sua cucina, e forse più di ogni altra cosa gli scenari naturalistici mozzafiato. Ai confini con le Barbagie, nel territorio di Villagrande Strisaili, un bosco di querce custodisce una delle sue gemme: le piscine naturali di Bau Mela. Ammirerai un’oasi dove la corrente dell’omonimo corso d’acqua ha scavato e modellato il granito, attraverso due cascatelle in rapida successione genera un'affascinante serie di salti e laghetti. La prima cascata, più imponente, crea la piscina maggiore, mentre la seconda si suddivide in altre piscinette ugualmente raggiungibili, dove potersi immergere nell'acqua cristallina circondati dalle possenti pareti granitiche. Il panorama che osserverai durante il percorso per raggiungere il capolavoro naturale non è meno magico: rigogliosa macchia mediterranea, ginepri secolari e distese di asfodeli ti accompagneranno in un viaggio in paesaggi selvaggi e incontaminati.

L'importanza di questa risorsa idrica è data anche dalla presenza di una diga e di una centrale idroelettrica, visibili durante il tragitto, che fanno parte di un sistema di gestione delle acque del territorio che prende il nome di impianto dell’alto Flumendosa e comprende anche le vicine dighe di Bau Mandara e di Bau Muggeris.

Nei dintorni, inoltre, troverai altri luoghi da esplorare: un suggestivo percorso – corredato da tavoli per sosta e pic-nic – porta alla la maestosa cascata di Sothai, che si riversa nel canyon Bau Vigo. Nel territorio della vicina frazione di Villanova Strisaili, a circa 700 metri di altezza, si trova la gola di Pirincanes, scavata dal Rio ‘e Forru dove l'acqua erodendo il granito rosa ha modellato una serie di vasche naturali, denominate 'marmitte dei giganti'.

Le bellezze naturali  non lasciarono insensibili neppure gli antenati ogliastrini, non a caso è una zona ricca di testimonianze archeologiche: il parco di santa Barbara ospita sette tombe di Giganti e una megalitica, 17 nuraghi e dieci villaggi nuragici. I dintorni di Villanova Strisaili offrono altri siti: di s'Arcu e is Forros, dove è possibile ammirare un tempio a megaron e due a pozzo, varie domus de Janas, il complesso di Troculu – con due nuraghi, villaggio e tomba di giganti – e l'area archeologica di sa Carcaredda.

Villagrande Strisaili è il paese dei centenari per eccellenza, custode di antiche tradizioni che si tramandano inalterate da secoli, riscontrabili nelle celebrazioni delle sagre, come la festa di San Sebastiano, nell'artigianato e nella cucina tradizionale.

Cascate di acqua pura

In un’isola di antichissimi vulcani, il Montiferru è stato il più grande. Oggi è un immenso altipiano di basalto solcato da acque impetuose, che al confine tra Bonarcado e Santu Lussurgiu generano l'incantevole cascata di sos Molinos. Correnti sotterranee risalgono in superficie nel borgo di San Leonardo, all'interno della foresta omonima, con le sorgenti purissime e ricche di minerali di Siete Fuentes. Le acque del Montiferru alimentano anche il rio Salighes, un tranquillo torrente protagonista di un fenomeno con pochi eguali al mondo: si tuffa direttamente a mare dalla scogliera di Cuglieri. La cascata si chiama s’Istrampu de Capu Nieddu, un salto fragoroso di 40 metri ancora più suggestivo se ascoltato dal mare. Più a sud, nel Medio Campidano, c'è il monte Linas con le rocce più antiche d’Europa, una terra dal sapore primordiale con pochi segni di passaggi umani e popolata da cervi, volpi e cinghiali. La pace dei suoi boschi è 'rotta' dal fragore di tre grandiose cascate: sa Spendula fende come una lama la foresta, per dirla con le parole di D’Annunzio, Piscina Irgas si tuffa per 45 metri in un caratteristico laghetto verde smeraldo e Muru Mannu, tra le più alte in Sardegna, circondata da uno scenografico anfiteatro naturale.

Est

Piscine naturali di Monte Ferru

Capolavori tra mare e montagna. A pochi passi dai ‘gioielli’ costieri di Gairo Sant’Elena e dalla marina di Cardedu, procedendo verso il versante orientale del Monte Ferru, la cima ‘costiera’ più alta in Sardegna, ti ritroverai in mezzo a uno spettacolo della natura. Dalla sorgente su Accu ‘e s’Axina, acque cristalline si incanalano verso valle creando in successione cascatelle, con salti di qualche metro, e ‘riposandosi’ in vasche di porfido rosso di varia larghezza e profondità. Il loro nome è piscine di Monte Ferru, ma sono note anche come piscine naturali di Coccorrocci. Lo scenario è incantevole. Le piscine appariranno davanti a te al termine di un intreccio di lecci, ginepri e oleandri. Le acque pure, limpide e freschissime sono ideali per un bagno rigenerante, specie durante l’afa estiva: non potrai fare a meno di sentirti cullato dal dolce suono delle cascatelle.

Per arrivare alle piscine percorrerai un sentiero segnalato da varie indicazioni - riportate su cartelli e dipinte su alcune rocce -, costeggiando il letto di un torrente fino a una sorta di gradinata naturale in pietra, da cui accederai alla prima vasca e in successione alle altre più ‘a monte’. Durante il tragitto potrai sostare nelle comode aree picnic. L’area è classificata come sito di interesse comunitario: non sarà difficile comprenderne il motivo. Potresti avvistare, mentre sorvolano i rigogliosi boschi, aquile reali, falchi pellegrini e della regina.

Potrai anche proseguire sino alla sommità del Monte Ferru, a 875 metri, da lassù la vista si allarga su costa ed entroterra di tutta l’Ogliastra, a nord sulla piana di Tortolì, sino al Supramonte di Baunei e a Perda Liana, verso sud, fino alla costa di Quirra. I quasi duemila ettari di territorio del massiccio offrono occasioni per escursioni di trekking, a cavallo o in mountain bike. E poi, a pochi chilometri, ci sono spiagge da sogno: la marina di Cardedu, con sabbia chiara mista a ciottoli, che si suddivide nelle ampie spiagge di Museddu e Perd'e Pera; e la marina di Gairo, con l’incanto selvaggio di su Sirboni, con sabbia fine e morbida e scogli tinti di rosso, e i mille colori di Coccorocci, lo sfondo rosso del Monte Ferru, il verde dei ginepri, le innumerevoli sfumature dei ciottoli che compongono l’arenile e il blu del mare, perfetto per lo snorkeling.

Est

Villanova Strisaili

Il nome Strisaili risulta già in un registro dei tributi pisano del 1316, mentre Biddanoa de Strisaili compare in un documento del 1504, quando Ferdinando d’Aragona trasforma in allodio i paesi che la famiglia Carroz aveva ricevuto in feudo. Dopodiché la storia di Villanova Strisaili diventa più oscura, forse a causa di incursioni e razzie, parte della sua popolazione si insedia poco più a est, dove dal 1579 è attestata Villa Manna de Strisaili. Nel 1813 i due centri si fusero con un atto ufficiale e oggi il borgo è frazione di Villagrande Strisaili. Col capoluogo comunale condivide e vanta l’inserimento nel guinness dei primati del 2014 come ‘paese più longevo al mondo’, nonché l’appartenenza alla blue zone Ogliastra, una delle cinque aree del mondo che vantano le percentuali più alte di persone longeve tra i loro abitanti.

Villanova si distende al centro di un altipiano sulle pendici meridionali del Gennargentu, da queste parti l’aria è pura e il paesaggio sempre verdeggiante, contornato da monumentali roverelle assieme a rigogliosi ginepri e lecci. Nei dintorni del borgo troverai una miriade di attrazioni imperdibili, a iniziare dalle piscine naturali di Bau Mela, dalla gola di Pirincanes e dalle cascate di Rio 'e Forru. L’abitato dista pochi minuti dal lago dell’alto Flumendosa, meta abituale di escursionisti, a piedi e in mountain bike, attorno alle sue sponde e di canoisti che solcano le acque alla ricerca degli scorci più suggestivi del paesaggio circostante. Le testimonianze archeologiche sono infinite: verso nord incontrerai il santuario nuragico di s’Arcu ‘e is Forros, dove accanto a un nuraghe trilobato e a capanne sorge un tempio a megaron; poi l’area di sa Carcaredda, con quattro tombe di Giganti vicine a un raro tempio in antis e a un villaggio; infine il complesso di Troculu, con due nuraghi, villaggio e soprattutto una ben conservata tomba di Giganti.

Le tradizioni sono inalterate da secoli: la terza domenica di giugno di celebra San Basilio Magno: nel borgo accorrono migliaia di fedeli da tutta l’Isola. Villanova Strisaili, infine, è tappa del cammino di San Giorgio vescovo, pellegrinaggio devozionale in via di strutturazione che ripercorre gli itinerari di evangelizzazione del leggendario vescovo della diocesi di Barbaria, vissuto a cavallo tra XI e XII secolo.

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Santissimo Crocifisso - Galtellì

Secondo una leggenda, a inizio XV secolo, la statua lignea del Cristo del Nicodemo approdò dentro una cassa sulla spiaggia di Orosei, nella costa centro-orientale dell’Isola, e successivamente fu portata a Galtellì. In seguito all’evento, nel piccolo e devoto centro della bassa Baronìa, precisamente nella piazza santa Croce, è stata costruita la nuova chiesa al Crocifisso in stile gotico toscano, sorta sulla precedente chiesa di santa Maria delle Torri, che risaliva a un periodo tra fine XIV e principio XV secolo. Santa Maria, prima della costruzione della nuova monumentale chiesa, si narra che avesse accolto per prima la statua ma risultasse troppo piccola per accogliere i pellegrini richiamati dalla presenza dell’immagine lignea del Cristo. A conferma dell’erezione del santuario c’è un’iscrizione su una campana nella torre, in cui si legge l’invocazione al Crocifisso, la cui data è 1401.

La chiesa del santissimo Crocifisso, oggi parrocchiale del borgo baroniense, è stata ristrutturata una seconda volta nel Settecento in stile barocco piemontese. Presenta una pianta basilicale a tre navate, con copertura in travi di legno a capanna e con ampie arcate. Conserva al suo interno il cristo in legno che tra 1612 e 1667, si dice, abbia sudato sangue e al quale vengono attribuiti innumerevoli prodigi e miracoli, tanto da essere meta di pellegrinaggi da tutta l’Isola. All’interno dell’edificio è conservata anche una santissima Trinità del XVI secolo.

Durante la Settimana Santa nella parrocchiale le confraternite di santa Croce e di sas Animas sono protagoniste di coinvolgenti canti e riti liturgici. Dal 30 aprile al 3 maggio si svolgono le celebrazioni in onore del Crocifisso, durante le quali le funzioni religiose si fondono con quelle laiche, con folklore e spettacoli.

Nella stessa piazza si trova la chiesetta medievale di santa Croce, con portico e campanile a vela sulla facciata e vari affreschi all’interno. Da qui proseguirai la visita lungo vie lastricate e case in pietra di un paese ex sede vescovile: nell’arco di un solo chilometro quadrato incontrerai varie chiese, tra cui l’ex cattedrale di san Pietro.