Il nome deriva dalle migliaia di lucerne votive ritrovate nella sua torre principale, che in epoca punico-romana fu adattata a santuario di Demetra e Kore, dee della fecondità. Il nuraghe Lugherras, uno dei più suggestivi dei ben 110 censiti nel territorio di Paulilatino, sorge sul ciglio di un pianoro, tra bagolari e querce, a circa sei chilometri dal paese, raggiungibile dalla provinciale 11 in direzione Bonarcado. Un tempo fortezza strategica a otto torri, a difesa per millenni delle popolazioni protostoriche, oggi è uno dei complessi nuragici più imponenti e meglio conservati della Sardegna centrale. Ed è stato uno dei primi esplorati, già nel 1906, quando iniziarono gli scavi dell’archeologo Antonio Taramelli, che ebbero anche l’effetto di distogliere le mire dei cercatori di tesori. Mentre le ultime indagini sono degli anni tra 2006 e 2012.
La ‘reggia’ di Lugherras è un nuraghe polilobato, costituito da tre sezioni erette in periodi diversi. In origine era monotorre, con una torre centrale (mastio) realizzata probabilmente nel corso dell’età del Bronzo recente (XIV-XII secolo a.C.); attorno al mastio, tra Bronzo finale e inizio età del Ferro (XII-IX a.C.), fu costruito un bastione con tre torri angolari, raccordate da sinuose cortine murarie, che racchiudono un cortile; una quarta torretta fu aggiunta come rinforzo, modificando lo planimetria, detta ‘a tancato’. In una terza fase, in piena età del Ferro, l’intero complesso fu ‘protetto’ da un antemurale pentagonale con quattro torri, collegate da cortine rettilinee, oggi in parte crollate, in parte interrate e ricoperte da vegetazione.
Il mastio si eleva su due piani, costruito con grandi blocchi di basalto appena sbozzati e disposti in filari orizzontali. La pianta è circolare, con diametro di tredici metri e mezzo; l’accesso è sormontato da un poderoso architrave con finestrella di scarico. Varcato l’ingresso, incontrerai un corridoio che conduce alla camera al pianterreno: è intatta, alta nove metri e coperta a tholos (falsa cupola), con due ampie nicchie laterali. Nella parete destra del corridoio si apre un’altra nicchia, sulla sinistra, il vano scala, di cui restano pochi gradini. In origine saliva a spirale sino all’andito del primo piano (oggi crollato) e poi alla camera, illuminata da un finestrone che si affaccia sul cortile. Restano anche tracce di un’altra rampa che portava a un secondo piano.
Al bastione quadrilobato accederai da un ingresso architravato sulla cortina orientale. Al centro si trova il cortile a mezzaluna, un tempo lastricato, ora circondato da pareti leggermente aggettanti, alte sino a dieci metri. Dal cortile accederai, oltre che al mastio, alle tre torri laterali, tramite lunghi corridoi coperti. La torre sud-orientale presenta una camera a pianta ellittica: dalle sue pareti partiva una scala che conduceva a una camera al primo piano e (forse) agli spalti del bastione. Poco prima dell’ingresso alla torre nord-est si apre un pozzo profondo dieci metri.
Intorno al complesso, all’interno dell’antemurale, si trovano i resti di un villaggio di capanne circolari. A circa 500 metri, sorge la tomba di Giganti di Vidili Piras, caratterizzata da una rara stele quadrangolare. Il sito fu abitato dai nuragici sino a fine VI-inizio V secolo a.C., quando cadde in mano dei cartaginesi: la cella superiore del mastio fu adibita a tempio per il culto di Demetra e Kore, corrispettivo in età classica dei culti della Dea Madre, attestati in Sardegna sin dal Neolitico. Durante la successiva dominazione romana furono aggiunti un altare e una mensa, mentre la camera inferiore divenne deposito delle offerte votive. Al suo interno fu rinvenuto, oltre a reperti del Bronzo recente e finale, un ricco patrimonio votivo: migliaia di lucerne in terracotta di figura femminile e di kernophoroi, ossia manufatti in ceramica raffiguranti un capo femminile con sopra un vaso sacro (IV-III a.C.), e poi bruciaprofumi, monete puniche e romane, busti di Demetra (II a.C.), resti ossei. Dal pozzo del cortile provengono numerosi reperti, anche dell’età del Ferro: vasi, tegami, scodelle, brocche e ciotole in ceramica, armi in ferro, bronzetti e oggetti in pietra.
Il territorio di Paulilatino è tra quelli a maggiore densità nuragica, celebre per uno dei capolavori architettonici dell’età del Bronzo, il santuario di Santa Cristina, centro civile e religioso delle tribù nuragiche. Anche nel centro abitato ammirerai testimonianze del passato: il nuraghe monotorre Putzu Pili, nell’ex scuola dell’infanzia, e sas Zanas, domu de Janas scavata nella roccia basaltica in località su Forraghe.