Il mare è sempre più blu
Tanti angoli di paradiso, selvaggi e meno accessibili, sono fuori classifica, non certo per la sconfinata bellezza, ma perché non possono garantire, per loro stessa natura, i requisiti e i servizi richiesti dalla Foundation for Environmental Education. La Sardegna delle Bandiere Blu è immancabilmente, indiscutibilmente, simbolo di mare limpido e cristallino, la meta estiva in cima ai desideri di tutti, ma rivolge lo sguardo soprattutto a sostenibilità e tutela ambientale, a servizi e sicurezza, a educazione e informazione sul rispetto di coste per lunghi tratti incontaminate. Il riconoscimento della Fee, risultato di una selezione che segue un rigidissimo disciplinare, è stato assegnato a una sessantina di spiagge, distribuite in 16 Comuni sardi. Ed è un premio alla cura di tutto il litorale isolano. Da nord a sud: da Trinità d'Agultu - Vignola, con Cala Sarraina, La Marinedda e Spiaggia Lunga, ‘perle’ della borgata marinara dell’Isola Rossa, a Quartu Sant’Elena, che riporta il vessillo nella spiaggia cittadina del Poetto – condivisa con Cagliari - e lo conferma a Mari Pintau, ‘il mare dipinto’, nome che è preludio allo spettacolo che offre. Da est a ovest: dalla celebre Torre di Barì e le meno conosciute Bucca ‘e Strumpu e Sa Marina a Barì Sardo all’ampia e accogliente Torregrande di Oristano.
Vignola Mare - Aglientu
Un paesaggio suggestivo, ancora più emozionante al tramonto, quando il sole che scende alle spalle di una torre spagnola, accentua i riflessi rosati di sabbia e scogli. Mentre, durante il giorno, regala mille sfumature nel mare e tra i ciottoli della spiaggia. È lo spettacolo offerto dall’arenile di Vignola Mare, nel territorio di Aglientu, premiato con la Bandiera Blu per qualità delle acque, tutela ambientale e servizi di qualità.
In origine borgo di pescatori, Vignola Mare è oggi una località turistica che conserva tratti incontaminati, circondato da scogliere granitiche e macchia mediterranea. Il suo arenile è diviso in due parti nel punto in cui il rio Vignola forma un laghetto, di scarsa portata durante la stagione estiva, in prossimità di uno scoglio granitico. La parte più ampia, di fronte al borgo, si estende per più di un chilometro e si caratterizza per sabbia dal colore dorato, con riflessi rosa per i granelli di granito e mista a ciottoli levigati dal mare. Il tratto oltre il laghetto è chiamato anche La Turra o ‘spiaggia della torre’, giace, infatti, ai piedi di un promontorio sul quale si innalza una torre difensiva spagnola del XVI secolo.
La cala ha una forma a mezzaluna e la sabbia ha caratteristiche differenti, bianca, fine e soffice. Il mare in entrambi i tratti è limpidissimo, con riflessi che variano dall’azzurro al verde smeraldo, passando per il turchese e assumendo tonalità blu intenso al largo. La limpidezza del fondale rende il litorale una meta per appassionati di snorkeling, immersioni e pesca subacquea, anche grazie alla particolare ricchezza della fauna ittica. Mentre l’esposizione ai venti attira gli amanti di windsurf, kitesurf e vela. La Turra, per via della posizione alle pendici del promontorio, è maggiormente riparata.
Il tratto principale del litorale è ricco di servizi: ampio parcheggio, area attrezzata per i camper, punti ristoro, affitto attrezzature da spiaggia e natanti, diving center e accesso ai diversamente abili. Un sentiero immerso nella macchia mediterranea ti condurrà alla torre di Vignola, costruita in conci di granito a guardia di un’antica tonnara e come sentinella per le incursioni barbaresche. Dalla torre ammirerai un suggestivo panorama sul mare e sull’entroterra, all’orizzonte compare il profilo della Corsica. Volgendo lo sguardo a sinistra noterai un’altra caletta, dalle caratteristiche simili a La Turra, raggiungibile dallo stesso sentiero che porta alla torre. La cala prende il nome di spiaggia di san Silverio, dovuto alla solitaria presenza, al limite nord della spiaggia, di una pittoresca chiesetta dedicata al santo titolare, eretta davanti al mare a inizio XX secolo dai pescatori di Ponza.
Spiaggia del Relitto
Ha una forma ad arco, incastonato in una incantevole baia circondata da folto verde mediterraneo. Il candore del suo arenile è quasi accecante e contrasta con la vivacità delle sfumature del mare, verde smeraldo, azzurro e turchese. Di lato, a pochi passi dalla riva, giace il ‘padrone di casa’, lo scheletro di un motoveliero spiaggiatosi nel 1955. La spiaggia del Relitto occupa un tratto costiero orientale del promontorio di Punta Rossa, a sud-est di Caprera, seconda isola per dimensioni del parco nazionale dell’arcipelago della Maddalena.
Da anni qui sventola la Bandiera Blu, per limpidezza del mare e sostenibilità ambientale. Il paesaggio circostante è selvaggio e incontaminato, racchiuso da aspre ma ‘protettive’ scogliere rocciose. Il mare è limpido, con fondale sabbioso che, basso vicino alla battigia, per poi digradare dolcemente verso il largo. Di fronte alla spiaggia domina il profilo dell’isola della Pecora: il tratto di mare tra la spiaggia e l’isolotto rientra nella fascia di riserva integrale del parco, pertanto è interdetto alla navigazione, all’ormeggio, alla pesca e alle immersioni con autorespiratore.
Il relitto occupa l’arenile dal pomeriggio del 22 giugno 1955, quando un incendio si sprigionò a bordo del motoveliero Trebbo, che trasportava un carico di carbonfossile ed era diretto a Cagliari. L’impossibilità di spegnere il fuoco portò alla decisione di far arenare l’imbarcazione nel punto più sicuro, ovvero a ovest dell’isola della Pecora. Potrai fare visita al ‘relitto’ in auto, percorrendo il ponte di collegamento tra La Maddalena e Caprera, costeggiando l’isola in direzione sud. Oltrepassato il borgo di Stagnali, attraverserai l’istmo che conduce al promontorio di Punta Rossa. Proseguendo verso est lungo una panoramica strada sterrata immersa nella macchia giungerai a un parcheggio, distante circa 250 metri dalla spiaggia. Su entrambi i lati della lingua di terra che collega la propaggine meridionale di Caprera si estendono suggestive calette, tra cui un altro tratto premiato con la Bandiera Blu: la spiaggia I Due Mari, così chiamata per i due arenili opposti, su un lato e sull’altro dell’istmo, caratterizzati da sabbia bianca e fine e mare turchese con scogli affioranti. Caprera custodisce tanti altri gioielli: a nord-ovest, il granito rosa circonda Cala Serena, Cala Garibaldi e Cala Napoletana, dal mare talmente trasparente da sembrare irreale. A nord-est invece resterai senza fiato nell’ammirare la ‘Tahiti sarda’, Cala Coticcio, una vera e propria piscina naturale incastonata nel granito e contornata da verde mediterraneo incontaminato.
Cala Sarraina
Si estende per circa 200 metri in un anfiteatro naturale pitturato di rosso dalle rocce trachitiche e di verde della macchia mediterranea circostante, la sua sabbia è multicolore – rosa, rossa e arancione, il suo mare azzurro con riflessi verde smeraldo. Sembra un quadro dipinto da un ispirato pittore impressionista, in realtà è il paesaggio di Cala Sarraina, spiaggia inclusa nella Costa Rossa, il tratto costiero più occidentale della Gallura, a pochi passi da Costa Paradiso, nel territorio di Trinità d’Agultu e Vignola. Per bellezza naturale e delicato equilibrio ambientale, oltre che per la ricchezza della fauna ittica, l’area della baia fa parte del sito d’importanza comunitaria Isola Rossa – Costa Paradiso. Da vari anni, inoltre, a Cala Sarraina sventola la Bandiera Blu conferita dalla Fee (Foundation for Environmental Education), che ne premia la qualità delle acque, la tutela e la sostenibilità ambientale, la sicurezza e la qualità dei servizi offerti in spiaggia.
La sabbia è composta da granelli derivati dall’erosione delle rocce granitiche, mista a frammenti di corallo fossile. Il fondale è basso e dolcemente digradante, perfetto per lo snorkeling. La spiaggia è dotata di parcheggio, punti ristoro, possibilità di affittare attrezzature da spiaggia e natanti. Dall’arenile si diramano sentieri lungo le scogliere: in direzione est, il percorso si distende lungo la costa incontaminata, percorrendolo sentirai solamente il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli; verso ovest scoprirai una serie di calette solitarie e appartate, dove godere in relax del panorama, particolarmente suggestivo al calar del sole. Un vero e proprio sentiero di trekking conduce, invece, fino alla vetta del monte Tinnari, a quota 214 metri, dalla quale – nelle giornate limpide – potrai scorgere l’Asinara e la Corsica. Ai piedi del monte giace Cala Li Tinnari, anch’essa intima e riparata, caratterizzata da sabbia chiara, quasi dorata, con ciottoli levigati, davanti a un mare dai riflessi verde smeraldo in prossimità della battigia, per poi diventare azzurro e blu profondo verso il largo. Poco più a est, la ‘perla’ imperdibile di Costa Paradiso è Li Cossi, contornata da scogliere di trachite rosa e da profumi di verde mediterraneo. L’incanto inizia dal sentiero per raggiungerla, 500 metri accanto a un fiume, fino in spiaggia e al suo mare dalle infinite tonalità di azzurro.
Spiaggia Longa - Isola Rossa
Incantevoli scogliere di porfido abbracciano un borgo, un tempo villaggio di pescatori, oggi località turistica del territorio di Trinità d'Agultu e Vignola. Il paesaggio è da cartolina, il nome deriva dall’Isola Rossa, un isolotto che si staglia a 500 metri dalla costa. Case e mare sono separati da un lunga distesa di soffice sabbia dal colore tenue, con riflessi dorati e ciottoli in prossimità della riva, si chiama Spiaggia Longa. Il mare ti colpirà per le tinte verdi smeraldo e per la trasparenza, con un fondale sabbioso e basso nel suo primo tratto. Verso il largo, diventa roccioso e attira numerosi appassionati di snorkeling, grazie alla grande varietà di fauna ittica che lo popola. L’esplorazione dei fondali non è l’unica attività: potrai noleggiare canoe, pedalò, gommoni e moto d’acqua e praticare sci nautico, mentre dal vicino porto potrai partire in escursione per esplorare la costa gallurese e l’arcipelago della Maddalena.
In spiaggia ci sono anche punti un diving center, punti ristoro e noleggio di attrezzatura balneare, a breve distanza dall’arenile troverai invece un parco acquatico. Qualità delle acque, tutela ambientale e livello dei servizi offerti permettono da vari anni consecutivi al litorale di aggiudicarsi la Bandiera Blu, riconoscimento conferito dalla Fee (Foundation for Environmental Education).
Il tratto più a nord dell’arenile - adiacente al porticciolo turistico - si chiama anche ‘spiaggia del porto’, separata da Spiaggia Longa da uno spuntone formato da rocce rosse. L’esposizione a sud le permette di essere particolarmente riparata dai venti, soprattutto dal maestrale e ha un fondo di sabbia color crema con qualche scoglio piatto. Potrai alternare il mare a un giro tra le strade del villaggio Isola Rossa, dove troverai bar con vista sul litorale, negozi e boutique di artigianato locale. La sentinella della costa è una cinquecentesca torre spagnola, costruita con il granito rosso, ai piedi della quale ammirerai un meraviglioso panorama, sino all’Asinara.
Dal promontorio sul quale sorge il borgo si diramano numerosi sentieri di trekking lungo la costa, che raggiungono calette nascoste. Verso nord, la prima tappa imperdibile è la baia di La Marinedda, incastonata tra scogliere di granito rosso e caratterizzata da sabbia bianca e acque cristalline. Procedendo oltre, ci sono le piscine naturali di Cala Canneddi e Cala Rossa, poi la romantica e riparata cala Li Tinnari, a pochi passi da Costa Paradiso, il cui nome dice tutto.
A scuola di vela
Nelle scuole di vela poche le lezioni a terra, la navigazione s’insegna a bordo. S’impara presto sul campo a governare tavole e vele, da quelle più facili da manovrare alle più impegnative, dagli agili ‘monoposto’ laser, wind e kite surf, alle barche con deriva mobile dove prodiere e timoniere lavorano all’unisono tra spericolate boline e acrobatiche andature al trapezio, sino alle romantiche barche da crociera. Appena preso il mare apprenderai spontaneamente a stare in ascolto dell’atmosfera intorno, come per magia si crea un legame intimo e fisico con mare e vento, un rapporto difficile da spezzare.
Non ti resta che scegliere dove imparare ad ‘andar a vela’, le scuole sono molto diffuse lungo le coste dell’Isola, dal golfo di Cagliari a quello dell'Asinara, dal golfo di Orosei a quello di Oristano, dall'arcipelago della Maddalena alle isole del Sulcis, dalla costa gallurese alla Riviera del Corallo. Le trovi a ridosso delle spiagge più frequentate e nei circoli nautici con base nei porti e negli approdi turistici. Se sei pronto per un’esperienza full immersion, hai a disposizione i centri velici più prestigiosi. Cerca la tua scuola ideale, vale la pena cimentarsi nella navigazione più antica, quella più poetica, quella più in armonia col mare di Sardegna: sarà la più grande emozione della tua vacanza!
Il mondo nascosto delle grotte
Custodiscono capolavori della natura, celano segreti, conservano memoria di leggendari abitanti, tuttora ne ospitano qualcuno nei loro meandri, a volte parlano. Come sa Oche, ‘la voce’, il cui ululato risuona nella valle di Lanaitto a Oliena, generato da correnti d’aria mosse nella grotta ‘gemella’ su Bentu. A breve distanza risuonano le parole di Grazia Deledda, del suo romanzo ‘L’edera’ e dei racconti ottocenteschi, a metà tra realtà e leggenda, ambientati nella grotta Corbeddu. Era la dimora di un ‘bandito gentiluomo’, da cui prese nome e che la trasformò in un tribunale tutto suo. Da qui provengono alcuni dei più antichi resti umani mai rinvenuti in un’isola mediterranea. Anche Ispinigoli di Dorgali e la sua ‘colonna’ alta ben 38 metri sono circondate da storie originali. Chissà se la voragine che sprofonda per 60 metri alla base della grotta sia stata davvero teatro di sacrifici umani, tanto da meritarsi il nome di ‘abisso delle vergini’. Da queste parti il passaggio dai monti al mare è breve e si tingono di leggenda pure gli avvistamenti della foca monaca: se ancora frequenti o meno il golfo di Orosei è un mistero, sicuramente aveva casa a Cala Gonone, nelle grotte del Bue Marino, a lei intitolate. La ‘stanza delle spiagge’ era il rifugio sicuro per dare alla luce e svezzare i cuccioli. Anche le genti del Neolitico si riunivano qui, nelle stesse ‘sale’ a pelo d’acqua dove da decenni, ogni estate, vanno in scena i concerti di Cala Gonone Jazz.
Parco archeologico di Monti di Deu
Tre nuraghi, un dolmen, una tomba di Giganti e un pozzo sacro ancora ‘vivo’, il tutto racchiuso in poche centinaia di metri quadri in un’area che ha da sempre ispirato un’atmosfera mistica, come suggerisce il suo stesso: ‘monte di Dio’. Il complesso di Monti di Deu sorge nelle campagne di Calangianus, centro della Gallura profonda, tra i boschi e le rocce granitiche del Limbara. Non poteva che essere il granito il materiale con cui furono edificate le strutture, alcune ancora in buone condizioni.
Il nuraghe Agnu rientra nella tipologia ‘a corridoio’, con pianta a ferro di cavallo, soluzione usata per sfruttare le emergenze naturali del terreno. Accederai tramite un ingresso trapezoidale architravato, che immette in un corridoio. Ai suoi lati noterai aprirsi tre ambienti: sulla sinistra, una cella cupolata, sulla destra un cunicolo che conduce a una cavità naturale, mentre attraverso un’altra apertura si giunge a un vano rettangolare. Accanto al nuraghe noterai l’omonimo dolmen.
Sulla cima di un piccolo rilievo, ai cui piedi il rio Pagghjolu, sbarrato dalla diga Monti di Deu, forma un laghetto, è stato eretto un secondo nuraghe, conosciuto con lo stesso nome che accomuna località, monte e diga. È un nuraghe di tipo misto, a corridoio e a tholos. L’ingresso conduce a un passaggio dal quale si accedeva a una torre, dove si trovava una camera a tholos (falsa cupola), oggi in parte crollata.
In una piana a nord-est del monte noterai tracce di un recinto, di filari di blocchi granitici e la base di una cinta muraria: qui forse sorgeva il nucleo del villaggio nuragico, difeso da un altro nuraghe, identificato con il nome Bonvicinu.
Nel cuore di una sughereta visiterai la tomba di Giganti di Pascareddha, datata al Bronzo medio-recente (XVII-XV secolo a.C.). La sepoltura è della tipologia a ortostati, con un’esedra formata da lastre di granito infisse a coltello sul terreno e un corpo tombale absidato lungo dodici metri, realizzato in filari di blocchi granitici. Uno degli elementi principali e meglio conservati del parco è la fonte sacra Li Paladini, anch’essa immersa nel verde. La struttura muraria è sorprendentemente intatta e la vena sorgiva è ancora attiva. La camera del pozzo è preceduta da un atrio di forma irregolare e contiene una grossa pietra con una canaletta per lo scolo dell’acqua. La copertura è a semicupola, chiusa con due lastre di granito. Non ci sono gradini, perché la sorgente raggiunge la superficie del suolo.
Non solo archeologia, Monti di Deu è una località suggestiva anche per gli scenari naturalistici, circondata da boschi di sugheri, querce e ontani, con alberi monumentali, e attraversata da sentieri con ponticelli in legno che cavalcano ruscelli, da percorrere a piedi, a cavallo o in mountain bike. Sullo sfondo il profilo imponente del Limbara.
Punta Sa Berritta
Un raro, forse unico, arco di granito accostato a un banco di roccia a forma di parallelepipedo che, non si sa come, restano in equilibrio sulla angusta vetta di un rilievo alto più di 1300 metri. La coppia di spettacolari monumenti naturali si trova a punta sa Berritta, la cima più alta – 1362 metri - del massiccio del monte Limbara, nel versante che ricade sul territorio di Berchidda. Da qui e dalle altre punte - Balistreri (1359 metri) e Bandiera (1345) -, raggiungibili tramite percorsi segnalati, ammirerai il paesaggio incantevole dell’intera Gallura. Il tuo sguardo correrà dai monti di Aggius al pianoro di Tempio Pausania e, più in lontananza, Olbia, Golfo Aranci, la Costa Smeralda e l’arcipelago della Maddalena. Nelle giornate più limpide, si scorgono anche le falesie di Bonifacio.
Le escursioni per raggiungere punta sa Berritta e ammirare le curiosa conformazione rocciosa e lo scenografico arco di Suprappare partono generalmente dalla località Vallicciola, a poco più di mille metri di quota, dove troverai aree di sosta e picnic con sorgenti d’acqua e tabelloni informativi. Potrai visitare la chiesetta della Madonna della Neve, costruita in granito negli anni Novanta del XX secolo sulle rovine di un preesistente santuario eretto a inizio dello stesso secolo. La chiesa sorge su una panoramica ‘terrazza’: da lassù ti resterà impresso il contrasto tra il verde dei boschi e il grigio del granito, modellato da vento e acqua in forme arrotondate e originali. Compaiono anche i tafoni, cavità usate in passato come sepolture, abitazioni e ricoveri per animali.
Il parco del Limbara occupa quasi ventimila ettari tra i territori di Tempio, Calangianus, Monti, Berchidda e Oschiri. I sentieri si snodano tra cespugli di corbezzolo, erica, fillirea e lentisco, in mezzo a boschi di agrifogli, lecci e tassi. A quote maggiori la montagna si fa più arida: compaiono cisti, elicrisi e ginepri nani. Non mancano specie endemiche, come il ribes e la rosa del Limbara, assieme a varietà di ginestre e timo. Non meno ricca è la fauna: potrai osservare cinghiali, donnole, gatti selvatici, lepri e martore, oltre alla lucertola del Bedriaga, che vive solo in Sardegna e Corsica. Tra i volatili, sono di casa ghiandaie, pernici e picchi, volteggiano sulla vetta aquile reali e falchi pellegrini. Il Limbara può essere esplorato in fuoristrada, moto da cross, mountain bike, oppure attraverso i sentieri di trekking opportunamente tracciati. Alcuni torrenti che lo attraversano sono meta di appassionati di canyoning. Tra gli sport praticabili sulle vette c’è anche il climbing, senza però dimenticare che si tratta di un’area clean, dove vige il divieto di inserire ancoraggi artificiali o praticare fori con trapani.
Scarpe piene di passi
Il clima è mite quasi tutto l’anno, le temperature gradevoli spesso anche d’inverno. Un’intensa luce inonda sentieri calati lungo le coste e che si snodano nei paesaggi più selvaggi dell’interno, molti poco battuti e pervasi da un’impalpabile atmosfera primordiale che domina sulla bellezza dei paesaggi. Sono cammini e percorsi di hiking che portano a scoprire la Sardegna più esclusiva e riservata, da percorrere connessi con lo spirito dei luoghi, che tocca l’anima.