Skip to main content

Cerca nel sito

161 - 170 di 250 risultati

Safari made in Sardinia

Per loro la Sardegna è come un parco diffuso, un’isola felice di oasi naturali e riserve protette, anche in sterminati paesaggi laddove manca un cartello che le indichi come tali. I pochi abitanti dell’Isola lasciano ampi spazi alla natura tenace, animata da uno spirito vivo, habitat ideale per tante creature selvatiche. Animali che senza il confine del mare sarebbero andati errando lontano dalla loro terra, perdendo le loro speciali caratteristiche e forse la libertà di vivere come meglio sanno fare. Cavallini, asinelli, mufloni, cervi, aquile, grifoni sono qui da sempre, altri arrivano qui per svernare e colpiti dal mal di Sardegna non ripartono. Come i fenicotteri che nidificano nelle aree umide alle spalle delle spiagge, colorando di rosa i paesaggi lagunari dell’Isola.

Perdas fittas tra terra e cielo

Luoghi avvolti da leggende e suggestioni, un mondo ancestrale che parla attraverso enormi pietre. È l’atmosfera che respirerai a Pranu Mutteddu di Goni e Bir’e Concas di Sorgono, nel cuore verde dell’Isola, dove si concentrano centinaia di menhir: solitari, a coppie, a circolo o in lunghi filari simboleggianti percorsi cultuali, forse orientati in base a fenomeni celesti. Magia, sacralità e potenza magnetica, come nella famosa Stonehenge, ma qui i menhir sono più antichi e numerosi.

Infisse ‘a coltello’ nel suolo, le perdas fittas (pietre conficcate, in sardo) s’innalzano verso il cielo circondate da un paesaggio fiabesco: boschi di querce secolari, prati di ciclamini e orchidee selvatiche, cespugli di lavanda e mirto che profumano l’aria. Anche il cielo fa la sua parte, il sole filtra tra la natura vigorosa e fa brillare di una luce soffusa le enormi pietre dalla forma allungata e affusolata. Sono rifugi dell’anima, luoghi sensoriali che accendono la fantasia: è tutto reale o è una fiaba raccontata dalla natura?

Un caldo abbraccio dal mare

Le brezze e il moto ondoso sottraggono al mare un ricco areosol di sali e ioni minerali che avvolge le coste dell'Isola di aria buona, da respirare lentamente e a pieni polmoni. Straordinariamente bello, sano e pieno di elementi preziosi si infrange poi su paesaggi marini sempre diversi, piccole isole, baie, spiagge di sabbie, quarzi e coralli e fantastiche terrazze di scogliere. Tutte diventano esclusive beauty farm sul mare senza limiti di orari e regolamenti, a costo zero offrono il meglio del wellness al naturale, acqua, sole, pietre, conchiglie, scogli e sabbie. Sono le accoglienti palestre outdoor sempre aperte per chi vuole, in libertà, rigenerarsi e allontanare dalla mente i pensieri. Generose ma fragili chiedono soltanto di essere rispettate perché rimangano una preziosa riserva di benessere, per sempre e per tutti.

Scenografie sotto cieli di stelle

‘Le isole del cinema’ è un circuito di quattro festival dedicati alla settima arte, che vanno in scena nelle isole minori della Sardegna. La sede storica è l’isola Tavolara, dove a metà luglio si celebra la 34esima edizione di Una notte in Italia, incentrato su regia e creatività. Dal 1991 a oggi il meglio del cinema italiano ha camminato sull’unico red carpet bagnato direttamente dal mare, nell’incantevole scenario dell’area protetta di Capo Coda Cavallo. L’incontro tra pubblico, artisti e addetti ai lavori avviene già a bordo delle barche che raggiungono l’isola partendo da Porto San Paolo. Apertura martedì 16 luglio, alla Peschiera di San Teodoro. Due giorni dopo il festival si sposta nella piazzetta a mare di Porto San Paolo, mentre da venerdì 19 fino alla serata conclusiva di domenica gli spettacoli vanno in scena nell’immensa sala sotto le stelle di Tavolara, la montagna di granito che spunta dal mare.

In viaggio con gusto

Frue, burrida, civraxiu, fregula, malloreddusu, casizolu, pani frattau, filindeu, tzilicca... nessuna preparazione ad hoc per stupire i palati, note semplici e ricercate, sapori delicati e insieme robusti di mare e terra sapientemente miscelati, fragranze di speciali condimenti, dagli oli extravergine alle erbe selvatiche. È una cucina dove si ripetono gesti antichi e rituali che esaltano la maestria della cucina tradizionale e dove si esprime l’arte dei giovani chef capaci di far filtrare l’anima della loro terra dai piatti che affondano le radici nella memoria e nella storia, mai la stessa da luogo a un altro. In Sardegna niente è uguale, paese che vai e tradizioni, cultura e persino lingua che trovi, incredibilmente differenti. Anche il più popolare dolce ‘non dolce’ ne è coinvolto, per gustarlo a Nuoro devi ordinare una sevada, a Cagliari una seada, altrove sebada, seatta, sabada. Ogni volta ti sembrerà un dolce dalle sfumature nuove, perché diversi saranno il tipo di formaggio, pecorino o vaccino, cucinato o crudo, e il tipo di miele a fine cottura, delicato al sud, più aspro in altri territori.

Sardegna, una bella storia

È una culla circondata dal mare dove ottomila anni fa inizia una misteriosa e originale civiltà aperta alle innovazioni e alle contaminazioni culturali, portate per mare da una sponda all'altra del Mediterraneo antico. I sardi costruiscono sulle coste nuraghi con ridossi per le barche, uniti tra loro per il controllo del mare e collegati a quelli costruiti nell'entroterra. La posizione dell'Isola è strategica, è un vivace crocevia sulle rotte commerciali frequentate dai popoli navigatori, tra questi gli evoluti e pacifici fenici che faranno base in Sardegna. Fondano quelle che saranno le più belle, colte e ricche città dei tempi, Sulky, Bithia, Nora, Tharros, Karaly. Beni, idee e saperi circoleranno liberamente tra le città fenice e i villaggi nuragici sino a quando approderanno i popoli imperialisti assettati di nuovi domini. 

Batteria militare Talmone

Mimetizzata tra graniti e macchia mediterranea, specchiandosi in limpide acque blu, da duecento anni presidia il tratto di mare tra l’incontaminata isola di Spargi e la Sardegna. La batteria militare Talmone si erge a punta Don Diego, accanto alla spiaggia omonima e vicino a Cala Trana, nel territorio di Palau: è parte integrante di un sistema difensivo sorto a fine XVIII secolo sull’estrema costa settentrionale dell’Isola, dopo la conquista dell’arcipelago della Maddalena da parte dei Savoia, costituito da una cinquantina tra forti, fortini e batterie, sparsi nell’attuale parco nazionale. Un luogo dall’alto valore storico, protagonista nelle vicende di guerra negli anni dell’Unità d’Italia e durante le guerre mondiali. Le numerose bocche da fuoco che si affacciavano dai suoi spalti interrati difesero i confini di due regni, di Sardegna e d’Italia, divenendo di importanza strategica soprattutto, dopo l’Unità d’Italia, quando la flotta reale prese dimora nella base della Maddalena.

Dalla torretta di avvistamento di Talmone si teneva sotto tiro il canale prospiciente tra terraferma e Spargi, teatro di epiche battaglie navali durante la seconda guerra mondiale. Poi, nel 1947, il trattato di Parigi impose all’Italia lo smantellamento della base e la dismissione delle batterie militari. Seguì oltre mezzo secolo di abbandono, fino al 2002, quando il sito di artiglieria marittima fu affidato in concessione per 25 anni dalla Regione Sardegna al Fondo ambiente italiano (Fai), che, grazie ad accurati interventi di restyling e riqualificazione - tuttora in corso – ne garantisce l’apertura e le visite al pubblico.

Alla fortificazione militare, parcheggiata l’auto in località Costa Serena, arriverai percorrendo un agevole seppur sconnesso sentiero in direzione Punta Sardegna, immerso nel verde, tra i profumi di ginepro, alloro e mirto e sculture di granito scolpite dal maestrale, passando sopra spiagge e calette meravigliose. La camminata di mezz’ora sarà premiata con la quiete di un ex rifugio militare in riva al mare.

La batteria navale, una sorta di ‘nave sulla terraferma’ incastonata perfettamente nell’aspro e spettacolare paesaggio gallurese, riporta indietro nel tempo e racconta di opere e segreti militari, di tracce discrete lasciate dall’uomo nella natura incontaminata, della dura vita dei soldati, di lunghe e solitarie ore trascorse a scrutare il mare. Osserverai gli spalti interrati per posizionare i cannoni, affiancati dai depositi delle munizioni, poi una torretta che fungeva da stazione di puntamento e infine, a circa 70 metri dalle postazioni di tiro, la caserma, splendidamente restaurata nei molteplici ambienti e nei vivaci colori originali. All’interno le camerate che ospitavano 70 marinai di stanza a Punta Don Diego, l’alloggio delle guardie, l’ufficio comando, mensa e cambusa. Sulla destra in alto c'è un osservatorio. Sul mare ci sono le batterie armate, con vedetta provvista di mitragliatrici, nella vegetazione scorgerai la polveriera interamente scavata nel granito, mentre, oltre la batteria, un sentiero costiero raggiunge un’altra vedetta camuffata tra le rocce granitiche, La caratteristica più evidente, infatti, è proprio la perfetta integrazione con l’ambiente in cui il complesso è immerso, totalmente mimetizzato e nascosto al nemico.

Janas e animeddas nella notte di Halloween

Forse ha ascendenze preistoriche, certo è che si celebra dalla notte dei tempi e che assomiglia alle feste di tradizione anglosassone. È la notte di fine ottobre quando i regni della luce e delle tenebre si congiungono e permettono alle anime dei defunti, aperte le porte del Purgatorio, di far ritorno nei luoghi ai quali erano legati e di vagare tra i vivi. Tra le anime sospese primeggiano le janas raccontate nelle leggende popolari isolane e dalla tradizione orale. Sono piccoli spiriti in equilibrio tra terra e cielo, hanno voce suadente e bellezza incantatrice, fate o streghe a seconda dei luoghi dove sono evocate. Abitano le domus de Janas, sepolcri scavati nella roccia, simbolo di una facies culturale diffusa in tutta la Sardegna tra IV e III millennio a.C.

I dolci sapori delle feste

Da sempre simbolo di ricorrenze e celebrazioni, i pani e i dolci tipici che si preparano in Sardegna per le festività natalizie sono gioielli ricchi di gusto, sempre diversi, da paese a paese. Nei forni del Logudoro si preparano su bacchiddu ‘e Deu, un pane a forma di bastone che ricorda il pastorale dei vescovi, e sa pertusitta, una focaccia decorata con immagini di pastori e pecore in rilievo. Il gusto de sa tunda, pane tondo dell’Oristanese, è arricchito da noci e uvetta. In Ogliastra era diffusa un’antica usanza che ogni tanto ritorna, regalare pani a forma di cuore, di stella o di neonato. Originario del Nuorese, oggi sfornato in tutta l’Isola, è su pani cun gherda, cioè con i ciccioli di lardo di maiale. C’è un dolce un tempo solo natalizio ma talmente buono che da decenni si prepara tutto l’anno, il torrone di Tonara, senza zucchero, solo a base di miele squagliato a fuoco lento in un paiolo in rame e rimestato per ore, con aggiunta di mandorle, nocciole o noci.

Cascate di acqua pura

In un’isola di antichissimi vulcani, il Montiferru è stato il più grande. Oggi è un immenso altipiano di basalto solcato da acque impetuose, che al confine tra Bonarcado e Santu Lussurgiu generano l'incantevole cascata di sos Molinos. Correnti sotterranee risalgono in superficie nel borgo di San Leonardo, all'interno della foresta omonima, con le sorgenti purissime e ricche di minerali di Siete Fuentes. Le acque del Montiferru alimentano anche il rio Salighes, un tranquillo torrente protagonista di un fenomeno con pochi eguali al mondo: si tuffa direttamente a mare dalla scogliera di Cuglieri. La cascata si chiama s’Istrampu de Capu Nieddu, un salto fragoroso di 40 metri ancora più suggestivo se ascoltato dal mare. Più a sud, nel Medio Campidano, c'è il monte Linas con le rocce più antiche d’Europa, una terra dal sapore primordiale con pochi segni di passaggi umani e popolata da cervi, volpi e cinghiali. La pace dei suoi boschi è 'rotta' dal fragore di tre grandiose cascate: sa Spendula fende come una lama la foresta, per dirla con le parole di D’Annunzio, Piscina Irgas si tuffa per 45 metri in un caratteristico laghetto verde smeraldo e Muru Mannu, tra le più alte in Sardegna, circondata da uno scenografico anfiteatro naturale.