Alla sera poche luci artificiali affiorano in immensi spazi, placidi e silenziosi, al di là delle coste. Stanno a indicare qualche piccola città e, soprattutto, i tanti paesini che trasudano di suggestione autentica, di tradizioni antiche e di culture originali. Non aspettarti sobbalzi da wow, come davanti alla bellezza senza paragoni del mare della Sardegna, questi sono luoghi dal fascino discreto e riservato, che non si fa cogliere al primo sguardo di un visitatore di passaggio. Devi fermarti e toccare con mano come ‘la vita di un tempo’ abbia trovato tra i loro vicoli e la gente che li abita salde radici per rimanere come in origine. È impressa sulle pietre delle case, sui gesti quotidiani, sui volti di umanità allo stato puro delle persone che incontrerai nei centri dell’interno dell’Isola che fanno parte del ‘club dei borghi più belli d’Italia’.
Scriveva il caustico Valery nelle sue cronache di viaggio ottocentesche: “la salubrità, la leggerezza dell’aria di Tempio hanno prodotto la salute, la freschezza, la forza, la bellezza, il coraggio e l’intelligenza degli abitanti; come quelli della Gallura, essi sono a ogni riguardo i più famosi dell’Isola”. Sembra un invito per andare a constatare con i propri occhi se da allora a oggi qualcosa è cambiato. Ebbene da queste parti si mormora che è così, in meglio ovviamente.
C’era una volta un treno a vapore che viaggiava per luoghi impervi del centro Sardegna. Dai finestrini si scorgevano cavalli attraversare campi sterminati, in groppa massi di calcare, la pietra locale. Sulle carrozze, insieme gente del posto, viaggiavano intellettuali di tutta Europa, con l’animo da esploratori di terre remote. Descrivevano la fermata a Sadali come l’arrivo in un borgo fatato, di grotte e cascate. Da allora qualcosa è cambiato, ma senza rinunciare alle emozioni di quel viaggio ancestrale, oggi a bordo del Trenino Verde.
Se siete in love, probabile che da questo borgo tornerete a casa con la fede al dito. Non vi è luogo, infatti, che incarni la destinazione ideale per ‘il fatidico sì’ quanto questo minuscolo e semideserto villaggio di piccole case in pietra, abitate da pochi anziani. La vita, che sembrava andata, è ritornata per sposare i desideri di chi vuole celebrare qui il suo giorno da ricordare, perché qui ogni scorcio trasuda di emozioni. Si chiama Lollove, non poteva che essere questo il suo destino.
Artisti e fotografi dei primi anni del XX secolo, visitando Atzara, rimanevano meravigliati dal vestire ardito delle donne di tutte le età del piccolo paese: accostamenti spericolati da fashion designer, broccati, orbace, seta e ricami, poi colori accesi in nuance sovrapposte e un particolare copricapo mai visto altrove. Oggi di questi abiti se ne vedono pochi in giro, indossati prevalentemente in occasione delle feste, ma osservali nei murales e al museo dell’arte contemporanea, proverai le stesse sensazioni degli artisti di un tempo