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Costa Verde

La Costa Verde è un insieme d’immense spiagge e imponenti scogliere; altissime dune e deserti di sabbia che penetrano per più di un chilometro e scendono sino al mare, dove al mattino è facile incontrare il cervo sardo. Sullo sfondo un verde paesaggio di macchia mediterranea disegnato dalla forza del vento che piega sino al suolo secolari ginepri. L’incanto di questi luoghi unito alla semplice ospitalità; chi sceglie la Costa Verde lo sa e non arriva qui per caso. Non ama l’animazione organizzata, resort sul mare e spiagge attrezzate ma un’accoglienza spontanea e familiare nei piccoli agriturismo e B&B a conduzione familiare nei quali trovare i tratti originali dello stile di vita proprio della Sardegna.

In primavera la Costa Verde diventa anche il paradiso vicino dei surfisti che qui trovano le onde migliori da cavalcare; in estate la bonaccia estiva regala un’ atmosfera di rara suggestione, giornate di mare lunghissime e tramonti da cartolina, tra i più affascinanti del Mediterraneo. Questa Costa è così incontaminata ed isolata, che anche la tartaruga Caretta Caretta deposita le sue uova lungo le spiagge di Piscinas e Scivu, cuore della Costa Verde.

Ma la Costa non è solo mare, silenzio e natura ma è viva testimonianza dell’estrema fatica del lavoro dei minatori attraverso i monumenti dell’archeologia industriale.
Dalle miniere al mare; a Porto Flavia arrivano i binari sui quali scorrevano i carrelli di carbone proveniente dalle miniere di Buggerru, Montevecchio e Ingurtosu. Ora sono miniere e villaggi abbandonati, palazzi e gallerie di cui sono rimasti i ruderi che raccontano storie di uomini e fatica, a due passi dal mare.

Gennargentu

Al centro dell’Isola c’è un massiccio montuoso, ricoperto da foreste secolari, regno di aquila reale e muflone: il Gennargentu è il trionfo della natura in un territorio incontaminato e selvaggio. In primavera i suoi prati si colorano de sa rosa ‘e monte, la peonia, nell’Antichità unico fiore a sbocciare nell’Olimpo. In primavera, durante la fioritura del timo l’aria si riempie di un intenso profumo. Numerosi sentieri escursionistici ti accompagneranno verso straordinari panorami: sali a punta La Marmora, con i suoi 1834, la vetta più alta della Sardegna. Il Gennargentu è magia in inverno, quando la neve imbianca i comignoli e il paesaggio sembra immobile. A Fonni sono a tua disposizione gli impianti di risalita sui monti Bruncu Spina e Spada.

Se vuoi conoscere a fondo la Sardegna esplora i suoi borghi, gioielli incastonati nella montagna, circondati dai boschi più antichi dell’Isola, sperimentane tradizioni e cucina, fatti accogliere dalle persone del posto, sarà un’esperienza indimenticabile. I prodotti della montagna hanno sapori inimitabili: per esempio a Desulo castagne, prosciutti e la famosa carapigna, granita un tempo preparata con la neve dei monti, a Tonara, il gustoso torrone fatto con nocciole, mandorle, noci e miele locale. L’antica cultura di questi luoghi traspare dalle sue tradizioni. Vedrai ancora qualche donna che indossa gli sgargianti abiti tradizionali e ragazze con indosso preziosi gioielli, come la fede sarda, ereditati di generazione in generazione. I giovani si affrontano combattendo a s’istrumpa, la versione sarda dell’antica lotta greco romana, che ha reso famoso il paese di Ollolai. Altre volte la sfida è dell’intelletto, con le rime improvvisate della poesia estemporanea sarda, accompagnate dal coro del canto a tenore. Tante sono le poesie che raccontano l’anima del Gennargentu: due dei maggiori poeti sardi sono Antioco Giuseppe Casula, noto come Montanaru, di Desulo e Peppino Mereu di Tonara, che scrisse numerose poesie poi trasformate in canzoni popolari come Nanneddu Meu, su Testamentu e Galusè, tributo all’essenza di questi luoghi: la purezza delle acque.

Golfo Aranci

Il nome è un’errata interpretazione dei cartografi di metà XX secolo: Gulfu di li Ranci, ‘golfo dei granchi’, divenne Golfo Aranci. Oppure deriverebbe da una delle innumerevoli ‘perle’ costiere, la spiaggia di sos Aranzos. Il paese si estende su una lingua di terra in mezzo al mare, affacciata sul golfo di Olbia, che termina alla base di Capo Figari, ideale per diving – specie alla Roccia del Mamuthone e a Capo Filasca - e trekking all’interno di un’oasi naturalistica, habitat di muflone e rari volatili, che comprende il prospiciente isolotto di Figarolo. Il promontorio è sormontato da fortificazioni di guerra e da un faro, il ‘Semaforo della Marina militare’, celebre per gli esperimenti di Guglielmo Marconi (1932). In onore del geniale inventore è stata eretta in paese la Colonna di Luce, scultura in granito. L’area fu abitata in età nuragica, come conferma il pozzo sacro di Milis (VII-VI a.C.), poi fu porto romano. Da inizio XX secolo è scalo merci e, dagli anni Sessanta, secondo accesso dal mare per la Gallura. Il centro abitato, in origine villaggio di pescatori, Comune dal 1979, popolato da duemila e 500 abitanti, ha avuto grande sviluppo turistico, a due passi da Costa Smeralda a nord e area marina di Tavolara a sud. Ammirerai un borgo di casette colorate, assaporerai la cucina golfarancina con specialità di mare e piatti tipici sardi e farai shopping nell’animata passeggiata del centro, dove spicca la parrocchiale di san Giuseppe, meta di devoti di Padre Pio. Il patrono è celebrato a metà marzo. La festa più sentita, a Ferragosto, è l’Assunzione, associata alla sagra del pesce.

Escursioni per mare e sentieri via terra portano a spettacolari insenature con paradisi di sabbia che si alternano a falesie a picco su acque turchesi e cristalline. Oltre venti spiagge, alcune selvagge, altre comode e attrezzate, come le Cinque Spiagge, piccoli paradisi di sabbia bianca e sottile affacciati sul paese, uno di seguito all’altro. Verso Olbia troverai la spiaggia Bianca, sabbia sottile alternata a scogli, la bella Cala Sassari, l’incantevole distesa di Nodu Pianu, separata da un piccolo sentiero dalla bellezza selvaggia di Cala Banana, l’angolo di paradiso di Baia Caddinas, le cale di sabbia finissima di Terrata, le spiaggette di Baia de Bahas, piccole piscine riparate, e la spiaggia dei Baracconi (casupole di pastori e pescatori). Verso Porto Rotondo c’è le spiaggia di Marinella, un chilometro di dolci dislivelli di sabbia morbida, rocce levigate e mare color smeraldo. Attorno a Capo Figari, ecco le spiaggette di sabbia fine e dorata di Cala Moresca, la riserva protetta di Cala Greca, spiaggia di ciottoli rosa nascosta da falesie, la deliziosa Cala del Sonno, dove si rifugiavano i pescatori, e Cala Sabina, arenile dalle sembianze caraibiche, raggiungibile con la ferrovia che percorre il promontorio. Incastonato nei fondali al largo della terza spiaggia, c’è il MuMart, museo d’arte contemporanea sommerso, visitabile anche facendo snorkeling. Completa lo spettacolo il sottomarino Mizar, da cui ammirerai un acquario ‘a mare aperto’. Golfo Aranci ospita il Centro internazionale di ricerca sui delfini, che ti delizieranno con acrobazie.

Golfo di Oristano

I Fenici ne fecero il loro centro commerciale e costruirono la meravigliosa città di Tharros; dei nuragici abbiamo le più importanti testimonianze della loro antica cultura, misteriosi pozzi sacri, imponenti nuraghi e gli affascinanti Giganti di Monte’ e Prama.

Ma il Golfo è anche mare limpido e sicuro, protetto dalle correnti e dai forti venti; in totale relax e in ambiente ospitale, spontaneo e familiare, lontano dai ritmi delle classiche località balneari, si nuota, pesca e si praticano gli sport. E’ la meta ideale per la vacanza in bici: poco traffico e territorio pianeggiante, e molteplici itinerari tra spiagge, stagni, saline e lagune.

Vicino alla zona umida di importanza internazionale e protetta dalla convenzione RAMSAR si trovano le spiagge tranquille e poco frequentate di Santa Giusta; dal piccolo borgo e costeggiando lo stagno si arriva alle ampie e solitarie spiagge dal fondale basso e circondato da piccole dune dove crescono i gigli selvatici.

La spiaggia di Torregrande è invece tra le più frequentate, ma non è mai affollata perché lunghissima: alla sera bar e chioschi del lungomare diventano un luogo di ritrovo per concerti, feste e raduni, o semplicemente per godere della brezza marina in compagnia di amici.

Molto silenzio e pace nelle spiagge di Arborea, tra le più belle del Golfo: acqua trasparente, sabbia bianca e una profumata pineta che regala fresco nelle ore più calde dell’estate. Questa è la zona preferita per chi ama andare a cavallo, una grande passione della gente del posto e degli amanti del turismo equestre che qui trovano i migliori maneggi e servizi; in sella a un cavallo si va dalle spiagge verso le lagune dove nidificano uccelli, alcuni dei quali molto rari, ed è facile imbattersi nei voli dei fenicotteri rosa.

Il cavallo la fa da padrone anche nelle feste tradizionali: a luglio a Sedilo, impavidi cavalieri si sfidano nella forsennata discesa verso il Santuario di San Costantino; a Carnevale a Oristano, in occasione della Sartiglia si tengono emozionanti tornei equestri in cui uomini, donne e bambini si esibiscono in figure acrobatiche e si sfidano nel centrare la stella in corsa. La festa si ripete con gli stessi riti dal medioevo; richiama migliaia di turisti che insieme agli abitanti sostengono e incitano i cavalieri che vestiti con eleganti abiti della tradizione sarda e spagnola montano cavalli bardati con fiocchi e rasi colorati che corrono le entusiasmanti pariglia e giostre.

Nuoro

Nuoro è l’Atene sarda, animata da un vivace fermento culturale sin dall’Ottocento. Artisti e letterati come Salvatore e Sebastiano Satta, Francesco Ciusa e Grazia Deledda le diedero notorietà in tutta Europa. Passeggiare nel suo centro storico è un’esperienza gradevole e rilassante: farai un tuffo indietro nel tempo percorrendo stretti vicoli ricoperti di ciottoli, ammirando antiche case in pietra, cortili, portici e piazzette che si aprono quasi inaspettatamente. Fra i quartieri storici si ricorda Séuna, un tempo dimora di contadini e artigiani, e santu Pedru, che ospitava pastori e proprietari terrieri. Qui si trova il museo deleddiano, casa natale della scrittrice premio Nobel, che oggi conserva intatta la memoria di un’artista che aprì i confini della Sardegna al mondo e che riposa nella chiesetta della Solitudine ai piedi dell’Ortobene, il monte dei nuoresi, “l’anima nostra”, lo definiva la Deledda: un patrimonio naturalistico da non perdere. Il corso Garibaldi, un tempo via Majore, è da sempre fulcro della vita sociale nuorese con attività commerciali e caffè storici. Fai una sosta in un tavolino all’aperto dei bar del corso o addentrati nei vicoli alla ricerca di caratteristici ristoranti e trattorie. A pochi passi troverai l’antica chiesa delle Grazie e la maestosa cattedrale di santa Maria della Neve. Al suo fianco un punto panoramico dal quale accederai allo spazio culturale Tribu e al museo Ciusa, che espone le affascinanti sculture di Francesco Ciusa, primo premio della Biennale di Venezia (1907). A breve distanza c’è anche il museo d’Arte di Nuoro (Man), che ospita mostre temporanee internazionali e permanenti di opere degli artisti sardi del XX secolo. Imperdibile anche il museo della Vita e delle Tradizioni popolari sarde, uno ‘spaccato’ della cultura tradizionale, materiale e immateriale, con abiti, gioielli, maschere, tessuti, strumenti da lavoro e riferimenti a canto tradizionale, devozione e feste. Per vedere dal vivo i costumi tradizionali non mancare alla sagra del Redentore, l’ultima domenica di agosto con la sfilata dei gruppi folk provenienti da tutta la Sardegna. Durante la celebrazione i fedeli vanno in pellegrinaggio dalla città all’Ortobene, dove a circa mille metri d’altitudine si erge la statua del Cristo Redentore. I 1600 ettari del monte, abitati sin dalla preistoria, come testimoniano alcune domus de Janas, offrono infiniti paesaggi racchiusi dentro parchi come quello di Sedda Ortai. Alte rocce granitiche dalle forme singolari svettano solenni e si alternano ad avvallamenti, habitat di mammiferi e rapaci rari.

Barbagia

La Barbagia è il cuore della Sardegna. Un enorme territorio che occupa i versanti del Gennargentu, massiccio montuoso al centro dell’Isola, e i rilievi minori attorno. Il nome Barbaria è legato al fatto che qui si rifugiarono i sardi che resistettero alle conquiste di Cartaginesi e Romani. In realtà esistono più Barbagie: l’area si compone di varie regioni storiche: le Barbagie di Belvì, di Bitti (la più settentrionale), di Nuoro, di Ollolai e di Seulo (la più meridionale), più il territorio del Mandrolisai, a ovest del Gennargentu. Sarai conquistato dalla magia dei centri storici dei borghi, con case in granito, vicoli stretti, coortes e pergolati di vite, come per esempio a Gavoi, patria del famoso formaggio Fiore sardo. A Orgosolo le strade ti ‘parlano’ attraverso i murales, dipinti su pareti che raccontano vita, cultura e rivendicazioni politiche. La Barbagia è famosa per il cannonau: Mamoiada, Oliena e Dorgali sono i centri di produzione riconosciuti a livello internazionale.

Se ti piacciono le attività all’aria aperta, visita il Supramonte, dove il bianco delle rocce, il verde della vegetazione e il blu del cielo regalano contrasti cromatici suggestivi. A Oliena troverai la sorgente di su Gologone, la valle di Lanaittu, dove sono stati rinvenuti i resti umani più antichi dell’Isola, e il villaggio di Tiscali, dove, secondo la leggenda, gli ultimi sardi si rifugiarono per sfuggire ai conquistatori. Da Orgosolo, invece, vai alla foresta di Montes e goditi la splendida vista dalla cima di monte Novu santu Juvanne. Potrai arrivare sino al suggestivo Nuraghe Mereu, fatto di calcare bianco, e all’impressionante canyon Gorropu, con pareti alte sino a 450 metri, regno dell’aquila reale.

Per avere uno sguardo d’insieme della cultura barbaricina visita il museo della Vita e delle Tradizioni popolari sarde di Nuoro. E per soddisfare appieno la curiosità, non perdere costumi carnevaleschi, la cui origine si perde nei riti pagani della fertilità. Attraverso pelli di pecora, campanacci e maschere raffiguranti visi deformi o animaleschi, è simboleggiata la contrapposizione tra bene e male, morte e vita, vincitore e vinto. I costumi più famosi sono i Mamuthones di Mamoiada, i Thurpos di Orotelli e i Merdules di Ottana. Da ammirare anche nel museo delle Maschere del Mediterraneo di Mamoiada. Altra tradizione barbaricina è il canto a Tenore, patrimonio dell’Umanità Unesco. Le origini si perdono nel tempo: i pastori usavano riunirsi e cantare quando erano lontani da casa in inverno. Se non riesci a sentirli dal vivo non preoccuparti, c’è il museo multimediale del Canto a Tenores di Bitti.

 

Sinis

Il Sinis è un paradiso della natura in cui sono disseminate straordinarie testimonianze culturali. E’ qui che un contadino arando il suo terreno di Mont’e Prama scopre i Giganti: decine e decine di straordinari colossi in pietra di 3.000 anni fa che ora si possono vedere al museo di Cabras.
Nel piccolo Sinis sono concentrati ecosistemi naturali straordinariamente intatti che rendono suggestivo questo territorio; si alternano paesaggi di acqua marina e laguna, dune di sabbia e spiagge uniche come quella di Is Aruttas; la sabbia è quasi accecante perché formata da granelli di quarzo trasparenti e velati d’azzurro per il riflesso del cielo e del mare. Il Sinis si mostra così, spiagge lucenti e silenziose, spesso un cordone di dune le separa da una ricca rete di saline e stagni. Il più grande è quello di Cabras circondato da altri più piccoli. In queste lagune i colori cambiano, dal bianco delle spiagge al verde, viola, rosso delle alghe: il silenzio diventa un simpatico chiasso dei tanti cormorani, aironi, falchi, martin pescatori e fenicotteri rosa che qui vivono e si riproducono a migliaia, una festa per i birdwatcher e anche per gli amanti delle passeggiate a cavallo tra le lingue di sabbia che dividono le acque degli stagni.
Piccoli borghi e villaggi danno un particolare carattere al Sinis; davanti alle spiagge c’è un surreale villaggio con casette basse in stile far west e strade non asfaltate che si animano per la festa del patrono; attorno alla chiesa di San Salvatore nove giorni di balli popolari, arrosti di porceddus, i muggini e fregola sarda fatta a mano con farina di semola e cucinata a fuoco lento con le arselle locali. Non manca la prelibata bottarga ricavata dalle uova di muggine pescato a Cabras e lavorato con stessa tecnica imparata dai Fenici. Ma il simbolo della festa è la corsa degli scalzi che rievoca il rito della corsa a piedi nudi con il simulacro del Santo da proteggere dagli invasori saraceni portandolo dal piccolo villaggio di San Salvatore a Cabras.

Il villaggio di San Giovanni di Sinis con le sue vecchie baracche di legno e giunchi usate dai locali durante i mesi estivi, si trova invece sulla punta estrema della penisola. Tra queste umili abitazioni c’è la chiesetta più antica della Sardegna; per l’incanto che la circonda la piccola chiesa di San Giovanni sembra avvolta da un fascino misterioso, lo stesso che si ritrova nelle città puniche di Tharros, a pochi passi da qui. Un consiglio, arrivateci al tramonto.

Sud

Chia

L’antico villaggio di Chia, importante centro fenicio e poi romano col nome di Bithia, si trovava in una piccola insenatura dove oggi è presente una delle tante Torri costiere nel XVII secolo costruite dalla Corona di Spagna contro le incursioni dei corsari barbareschi. Tra le rovine portate alla luce in seguito ad una mareggiata, ci sono i resti di un tophet punico e l’antica strada che la collegava all’importante città di Nora. Oggi è meta degli appassionati di trekking e mountain bike che possono percorrere la strada sterrata che fiancheggia la vecchia via, godendo di angoli di costa particolarmente affascinanti.

Dalla torre, che domina il litorale, si accede ad una lunga lingua di sabbia intervallata da piccole insenature incorniciate da una fitta vegetazione e lambite da un mare verde smeraldo, un vero e proprio spettacolo della natura che resta impresso per sempre nel cuore di qualsiasi visitatore.

Percorrendo la costa verso ovest si attraversano le spiagge di Sa Tuerra, Porto Campana, Spiaggia de su Sali, e Su Giudeu la più bella di tutte. Detta anche spiaggia de s'Abba Durci (spiaggia dell'acqua dolce), è una lunga distesa di candida sabbia circondata da alte dune ricoperte di ginepri secolari, che con le loro forme creano un paesaggio particolarmente suggestivo.

Sul retro di questo tratto di litorale è ubicato lo stagno di Spartivento, preziosa oasi naturalistica habitat di numerose specie animali. Davanti alla spiaggia di Su Giudeu, a brevissima distanza dalla riva, è ubicato un isolotto facilmente raggiungibile per il basso fondale che la separa dalla terraferma. Grazie al suo fascino particolare, questa spiaggia è spesso scelta come naturale scenario di film e spot televisivi.

Nella parte più occidentale di questo tratto di costa si trova la spiaggia di Cala Cipolla. Raggiungibile solo a piedi, si estende in una piccola insenatura riparata e racchiusa da un promontorio roccioso che la separa dal litorale più esteso. Da Cala Cipolla un panoramico sentiero permette di raggiungere il Faro di Capo Spartivento, dalla cui sommità si domina l'intera costa meridionale del Sulcis.

Grazie al loro basso fondale, tutte le spiagge del litorale di Chia, sono particolarmente frequentate dalle famiglie con bambini e da appassionati di pesca subacquea e immersioni. Battuta spesso dal vento di maestrale, Chia è anche meta ideale dei surfisti che possono esibirsi in spettacolari acrobazie. Ricche di servizi turistici, queste spiagge sono accessibili ai diversamente abili e dotate di ampio parcheggio.

Pietre e acqua, antiche fonti di benessere

Pietre megalitiche e forze magnetiche, un’associazione plurimillenaria sentita ancora oggi, camminate tra il luoghi dove sorgono le eredità della preistoria, domus de Janas, dolmen e menhir, nuraghi e tombe di Giganti, si colgono particolari suggestioni e un senso di mistero. Queste antiche pietre si pensa abbiano anche una potente forza che pare influenzi corpo e anima e generi benessere. A Palau, per esempio, la tomba di Li Mizzani richiama tanti visitatori che qui vengono per caricarsi di energie positive, stando a contatto con le enormi pietre dell'esedra e del corpo funerario. Così accade anche nella spettacolare s’Ena ‘e Thomes di Dorgali e in tanti altri siti nuragici disseminati nell’Isola e ritenuti, secondo antiche credenze popolari, fonti di flussi magnetici trasmessi dalle fenditure del granito.

Scivolare dolcemente dal fiume al mare

Armati di canoa, pagaia e zaino con tutto l’occorrente per un’esperienza indimenticabile. La Sardegna ti offre attività complementari al relax in spiaggia, come il canoismo e il trekking nautico. Si parte dalle aree fluviali: lungo il Tirso, dove si organizzano numerose escursioni in kayak; attraverso il lago Cedrino, in mezzo a placide acque e verdi pareti scoscese; o ancora percorrendo il sinuoso rio Posada, all’interno del parco regionale di Tepilora, sino a ‘sfociare’ nell’incantevole oasi di Bèrchida.