Olbia
Chiamata dai greci olbìa, ‘felice’, è polo d’accesso all’Isola e motore economico della Gallura. In più angoli della città affiorano vestigia del passato. Molti reperti rinvenuti negli scavi, tra cui un tesoro di quasi 900 monete d'oro, sono custoditi nel museo Archeologico, sull’isolotto di Peddone. La necropoli punico-romana (poi cristiana), comprendente 450 tombe, è confluita nel museo della necropoli, che si trova ai piedi dell’altare della suggestiva basilica di san Simplicio. Costruita tra fine XI e inizio XII secolo, è il più importante edificio di culto della nord-est, nonché più antica testimonianza cristiana sull’Isola. Il patrono è celebrato a metà maggio con la coinvolgente Festa di san Simplicio: un corteo in costume accompagna la processione. Nelle celebrazioni rientra il palio della Stella. Ti colpirà anche la chiesa barocca di San Paolo con l’iridescente cupola di maioliche.
Le prime testimonianze dell’uomo sono attestate dal 4000-3500 a.C.: dolmen, menhir e circoli megalitici. All’età del Bronzo risalgono circa 50 insediamenti nuragici, tra cui la tomba di Giganti di su Monte de s’Ave, il nuraghe riu Mulinu, il villaggio di Belveghile e il pozzo sacro di sa Testa. Dal VII secolo a.C. il territorio fu frequentato prima dai fenici, poi dai greci. Il primo insediamento stabile fu punico (V-IV secolo a.C.). I cartaginesi cinsero di torri e mura l’abitato: in parte le vedrai in via Torino. Sotto il dominio romano, la città divenne il principale centro della costa orientale. L’Olbia romana aveva strade lastricate, terme, foro, di cui restano tracce vicino al palazzo comunale, e acquedotto, in località Tilibbas (I-II secolo d.C.). Ci sono poi i ruderi della villa s’Imbalconadu (I secolo a.C.). Nel 1999 nel porto vecchio riapparvero 24 relitti di navi, in parte affondate da un assedio dei Vandali.
La città si affaccia su un golfo spettacolare, che protegge l’area marina di Tavolara e dà accesso all’esclusiva Costa Smeralda. Nell’immensa costa olbiese, tra la miriade di calette turchesi, avrai l’imbarazzo della scelta: spiccano le quattro splendide insenature di Porto Istana, che rientrano nell’area protetta, e il Lido di Pittulongu, in particolare La Playa, spiaggia prediletta dagli olbiesi. Accanto, in sequenza, troverai la spiaggia dello Squalo, il Pellicano e più a nord, Mare e Rocce e Bados (al confine con Golfo Aranci). A nord c’è un altro lungo tratto di litorale: troverai sabbia bianca (o piccoli ciottoli) e mare cristallino a Porto Rotondo, Marina di Cugnana e Portisco, in particolare sa Rena Bianca. A sud, in direzione San Teodoro, ci sono gli arenili giallo-ocra di Lido del Sole, Le Saline, Bunthe, Li Cuncheddi e Punta Corallina. A mare e archeologia potrai aggiungere le delizie del palato, non perdere il gusto delle cozze di Olbia, innaffiate dal vermentino.
Tortolì
Tortolì è la porta d’Ogliastra, dà accesso a un territorio multiforme e sorprendente: attorno alla città, abitata da undicimila residenti e animata da decine di migliaia di visitatori in estate, troverai spiagge tropicali, boschi e macchia mediterranea, fertili pianure e stagni, dolci colline coltivate e una particolarità, una striscia di porfido rosso che corre parallela alla costa. Le Rocce Rosse sono l’esempio più spettacolare. Il monumento naturale della frazione di Arbatax affiora da acque verdi smeraldo offrendo un suggestivo contrasto cromatico: è scenario del festival musicale Rocce Rosse Blues. Accanto c’è il porto, punto d’arrivo dei turisti e luogo di imbarco alla scoperta delle splendide cale ogliastrine. Il mare di Tortolì è un incanto, il litorale isolano più premiato con le ‘bandiere blu’. Dietro le Rocce Rosse spicca Cala Moresca, perla ‘cittadina’ con scogli granitici e sabbia dorata. Poco più a sud le tonalità azzurre di Porto Frailis e il lungo Lido di Orrì: sedici chilometri di insenature nascoste e spiaggette, tra cui la splendida Cala Ginepro, con sabbia fine, sassolini levigati e un boschetto di ginepri, e San Gemiliano. Gli scogli rossi affiorano anche nel paradiso di Cea, quattro chilometri di sabbia bianca e soffice. Lo spettacolo della natura è completato da accoglienti aree verdi: il parco urbano La Sughereta e il parco Batteria, in cime a una collina, con vista su tutto il golfo.
L’età nuragica ha lasciato nel territorio più di 200 monumenti, il sito di s’Ortali ‘e su Monti ne è completa rappresentazione: nei suoi sette ettari sono compresi un nuraghe complesso, una tomba di Giganti, due menhir, capanne, una domu de Janas, un muro e resti di un altro nuraghe. Con l’arrivo di fenici (VII secolo a.C.) e punici nell’area sorse Sulci Tirrenica, porto strategico per i navigatori antichi. Tracce puniche si trovano nello stagno di Tortolì, mentre vestigia del dominio romano sono i relitti di navi nei fondali del golfo. Eredità spagnola sono le torri di controllo, tra cui la torre di san Miguel. Tra i monumenti cittadini, il museo d’arte moderna su Logu de s’Iscultura e l’ex cattedrale di sant’Andrea, realizzata a fine XVIII secolo in stile classicheggiante su una chiesa più antica, di cui restano due cappelle, in una fu trovato il simulacro di santa Elisabetta d’Ungheria. All’interno c’è un sontuoso altare in marmi policromi. La festa tortoliense più sentita è Stella Maris, a fine luglio, nella chiesetta di Arbatax, con processione a mare.
Nei ristoranti assaporerai i culurgiones, ravioli chiusi ‘a spiga’, e le zuppe, porcetto e agnello arrosto e pecora bollita. Tutto accompagnato da un bicchiere di cannonau, immancabile nell’esperienza ogliastrina.
Carloforte
U pàize è un enclave ligure in Sardegna: conserva lingua e cultura dei fondatori, le famiglie di pescatori originarie di Pegli e provenienti dall’isola tunisina di Tabarka (dove risiedevano dal XVI secolo). I tabarchini nel 1738 ottennero dal re Carlo Emanuele III il permesso di colonizzare l’isola di san Pietro, disabitata e detta ‘degli sparvieri’ sin dai tempi dell’insediamento fenicio (VIII secolo a.C.), cui seguì quello punico, con tempio e necropoli. Gli stessi pescatori, 40 anni dopo, avrebbero fondato anche Calasetta sulla prospiciente isola di sant’Antioco.
Carloforte, tuttora strettamente legato a Pegli e Genova, è l’unico centro dell’isola, con seimila abitanti: ti conquisterà con viuzze e vicoli che si inerpicano su un lieve pendio, con scorci colorati e vedute sul mare, con porticciolo e antiche fortificazioni difensive, di cui restano torri d’avvistamento e tratti di mura con fortini, compresa la Porta del Leone. Nell’architettura del borgo, inserito nel club dei più belli d’Italia, si distinguono u Palassiu di inizio Novecento, oggi cineteatro Giuseppe Cavallera, e la chiesa della Madonna dello Schiavo, che accoglie la statua lignea venerata dai tabarchini, simbolo di fede e unione solidale della comunità. Molto sentita anche la devozione per san Pietro, protettore di corallari e tonnarotti, festeggiato solennemente il 29 giugno. Sul lungomare merita uno scatto il monumento a Carlo Emanuele III, gruppo marmoreo di tre statue (1786) con al centro il sovrano, da cui deriva il nome del borgo, mentre a san Carlo Borromeo fu dedicata la chiesa parrocchiale. A Spalmadureddu c’è la torre San Vittorio, avamposto difensivo costruito con blocchi di trachite, convertito nel 1898 a osservatorio astronomico. Dal 2016 è il museo multimediale, che racconta la storia carlofortina. Del resto il mare ne è parte essenziale: le coste di san Pietro sono un susseguirsi di rocce frastagliate e insenature. A nord troverai la romantica Cala Vinagra, a nord-ovest il fiordo che si chiude con l’incantevole Cala Fico, a ovest il promontorio di Capo Sandalo, dominato dal faro ottocentesco più occidentale d’Italia, a sud la scenografica spiaggia La Bobba, le scogliere a strapiombo della Conca e Le Colonne, due faraglioni emergenti dall’acqua, simbolo di Carloforte.
Un’esperienza imperdibile è la cucina carlofortina. Fra maggio e giugno, un evento gastronomico internazionale ne esalta le specialità con competizioni culinarie e live cooking: è il Girotonno. Il tonno viene rivisitato in fantasiose ricette. Non da meno, è la pittoresca sagra del cus cus tabarkino, il 25 aprile. Da cucina a cinema con Crêuza de mä, evento carlofortino dedicato alle colonne sonore dei film.
Alghero
Quinta città sarda per abitanti (44 mila), Alghero è porta dell’Isola, grazie all’aeroporto di Fertilia, nonché uno dei suoi luoghi più amati, grazie a emozionanti passeggiate lungo i bastioni del porto, i tetti rossi che toccano il cielo e la splendida insenatura naturale affacciata sul mare smeraldo. Il suo litorale è lungo circa 90 chilometri, detto Riviera del Corallo: qui vive la maggiore colonia di corallo della qualità più pregiata. La spiaggia più nota è Le Bombarde: acque trasparenti, fondale sabbioso e limpido, meta di famiglie con bambini, giovani e appassionati di surf. Ad appena un chilometro di distanza, c’è il Lazzaretto, dieci calette con sabbia chiara e sottile. Un po’ più distante, all’interno della baia di Porto Conte, la rilassante spiaggia di Mugoni, sabbia dorata che si immerge in acque placide di un mare sempre calmo e cristallino, un’oasi totalmente riparata. In piena città, invece, c’è lo splendido Lido di San Giovanni, mentre, poco fuori dal centro abitato, le dune di sabbia coperte di ginepri secolari di Maria Pia. Gran parte della costa è protetta dall’area marina di Capo Caccia - Isola Piana, dove sono custoditi centinaia di tesori, tra cui la grotta di Nettuno, raggiungibile via terra, tramite l’Escala del Cabirol, e via mare, con imbarcazioni che partono dal porto turistico.
Il parco di Porto Conte ti conquisterà con le sue distese di macchia mediterranea, le ricche zone boscose e la laguna del Calich. Le domus de Janas di santu Perdu, la necropoli di Anghelu Ruju e i complessi di Palmavera e sant’Imbenia, sono le testimonianze delle radici preistoriche di Alghero, a partire dal Neolitico. Il centro storico è la parte più affascinante della città. Un labirinto di vicoli che sbucano in piazze piene di vita. Le mura gialle e le case antiche rievocano le origini catalane del paese. Così come gli edifici religiosi: la cattedrale di Santa Maria (XVI secolo), le chiese del Carmelo (seconda metà del XVII), con il suo grande retablo dorato, di san Michele, con la caratteristica cupola in maiolica colorata, e di Sant’Anna (1735), in stile tardo-rinascimentale. A proposito di cultura, visita la Casa Manno, centro di ricerca con un ricco patrimonio di quadri, arredi, libri e manoscritti. Alghero è famosa per il corallo, che nell’arte manifatturiera locale viene unito all’oro in un felice connubio artistico. Imperdibile è il museo del Corallo, che ne svela storia e forme. Tra gli eventi, suggestivo è il Cap d’Any de l’Alguer, il capodanno, con spettacoli che animano il centro. Il momento più appassionato dell’anno è la Settimana Santa, con i riti religiosi della tradizione spagnola.
Budoni
Le colline racchiudono il paese, dotato di uno splendido borgo di pietra. Il centro storico, ricco di storia e locali pubblici, è il cuore della vivacità notturna: discoteche, luoghi di incontro e ristoranti animano l’atmosfera tutto l’anno, specialmente durante la stagione estiva.
Fra le meraviglie della zona si ricordano Li Cucutti, Baia Sant’Anna e Cala Budoni. La sabbia candida e soffice e la macchia mediterranea, che racchiude fra le braccia lidi di straordinaria bellezza, rapiscono lo sguardo e lo inebriano. Cala Ottiolu, con le sue acque basse e verdi, è una delle più amate e si trova a ridosso di Porto Ottiolu, approdo turistico di riferimento che rappresenta un punto di partenza per gite sottocosta.
Il Ferragosto Budonese è senz’altro la festa più amata e attesa: piazze animate da musica e gioia uniscono i visitatori in un’unica imperdibile celebrazione, all’insegna di balli nelle discoteche e locali da sogno. Di forte valore storico sono la torre di Su Entosu, un nuraghe-vedetta ubicato su una vetta granitica, il nuraghe Conca e Bentu e la domus de janas l'Agliola.
Se ami il fascino antico, gli stazzi di San Pietro ti riportano indietro nel tempo: un percorso di antiche abitazioni pastorali, costruite con pietre millenarie, malta e fango che testimoniano l’immagine del borgo sardo di campagna nell’Ottocento. Il fascino colorato delle stanze e le corti raccontano ancora oggi antiche storie di vita.
Palau
Acque azzurre e limpide e rocce scolpite la rendono unica. Palau è incastonata in un’insenatura riparata dalla tramontana, a fianco all’esclusiva Costa Smeralda e di fronte all’incantevole parco dell’arcipelago della Maddalena. La vita del borgo, nato a fine XIX secolo e abitato da quattromila residenti in inverno e da decine di migliaia di turisti d’estate, si muove intorno a turismo e porto. Locali, luci ed eventi animano le notti estive. La festa principale è in onore di santa Maria delle Grazie, a inizio settembre. Da non perdere il carnevale: un motivo per fare di Palau la tua meta anche in inverno. Vicino al paese, su un promontorio granitico modellato dal tempo, compare una scultura naturale che sembra plasmata da un artista: è la roccia dell’Orso, simbolo di Palau, col capo rivolto verso il mare. Il geografo Tolomeo (II secolo d.C.) attesta la sua conoscenza fin dall’Antichità: gli antichi marinai lo usarono come punto di riferimento. Il paesaggio di Capo d’Orso è affascinante e interessante, grazie a tombe in tafone e resti di età neolitica. Nei fondali di fronte giacciono relitti di varie epoche. Altri siti da visitare sono il nuraghe Luchìa, posto a controllo delle bocche di Bonifacio, e le tombe di Giganti di Li Mizzani e di Sajacciu, vicino alla chiesa di san Giorgio. In direzione punta Don Diego, visiterai la Batteria militare di Talmone. Un’altra fortezza è sul monte Altura, punto panoramico sull’intera area marina.
Da un’estremità all’altra del territorio di Palau si alternano costa granitica e tratti sabbiosi, come la spiaggia della Sciumara e il suggestivo litorale dall’atmosfera nordica di Porto Faro. Proseguendo verso ovest, la rinomata Porto Rafael svela un aspetto esclusivo, con lussuose ville e porto turistico incorniciato da olivastri, mirto e lavanda. Seguono la bellezza indomabile di Punta Sardegna e le fattezze esotiche di Cala Trana, spiaggetta protetta da dune, incastonata tra enormi rocce granitiche e caratterizzata da sabbia tendente al rosa. In direzione Santa Teresa Gallura, si trova il paradiso naturalistico dell’Isuledda o Isola dei Gabbiani. In realtà, è una penisola, unita da un istmo di sabbia e circondata dal mare turchese. Due spiagge si aprono a ventaglio: da una parte l’Arenaria e dall’altra Porto Pollo. Esposizione ai venti e caratteristiche termiche garantiscono brezza costante: insieme alla vicina Barrabisa, è il luogo simbolo in Sardegna per windsurfer, kitsurfer e funboarder. Ogni anno ospita gare internazionali con campioni di tutto il mondo. L’Isuledda è ideale anche per camping e camper. Da qui, si apre al tuo sguardo il panorama dell’isolotto Cavalli e, in lontananza, Spargi e Budelli.
Pula
Se cerchi il mare tutto l’anno, in estate per tuffi e abbronzatura e in autunno e inverno per l’atmosfera poetica, Pula è la tua meta ideale. Centro di oltre settemila abitanti della città metropolitana di Cagliari, da cui dista 35 chilometri, è un ‘forziere’ di tesori naturalistici, archeologici e culturali senza pari nell’Isola. La movida estiva pulese, con eventi e aperitivi nelle piazze, si affianca a escursioni e attività sportive. Per esempio, potrai fare jogging lungo i viali alberati che portano al parco archeologico di Nora, dove conoscerai le origini pulesi. A pochi passi dal paese, ti ritroverai in uno dei siti più noti della Sardegna: racchiude nel capo Pula le rovine di un’antica città, la prima fenicia in Sardegna (VIII secolo a.C.), poi fiorente centro punico e, conquistato dai romani, municipium nel I d.C. Nei due secoli successivi, visse il massimo splendore: caput viae di tutte le strade sarde. ‘Viaggerai’ tra vestigia di tre millenni: ammirerai un tophet fenicio-punico, resti di templi punici e romani, del foro, di dimore signorili, terme con mosaici e anfiteatro, che in età imperiale aveva mille posti a sedere, oggi è scenario del festival La Notte dei Poeti. Nel museo Giovanni Patroni di Pula e nel museo archeologico di Cagliari ammirerai i reperti rinvenuti negli scavi. Conclusa l’escursione archeologica, fai una passeggiata sulla spiaggia di Nora: sabbia dorata lambita dal mare cristallino e delimitata dal promontorio della torre del Coltellazzo. Nella baia, anche storia e tradizioni. Qui sorge la chiesetta di sant’Efisio, luogo di martirio del santo guerriero rievocato ogni 3 maggio nella Festa di sant’Efisio, cui la popolazione pulese è straordinariamente devota. Alle spalle della baia, non perderti, al tramonto, prima di un piatto di spaghetti ‘allo scoglio’ e di fichi e prosciutto, la laguna di Nora, habitat di rari uccelli. A est di Nora c’è la spiaggia de su Guventeddu, apprezzata da kite e wind surfisti anche nei mesi invernali. A ovest troverai il lungo litorale di Santa Margherita di Pula, composto da una serie di cale di sabbia bianca e fine e sprazzi di graniti rosati - Cala Marina, Cala Bernardini, Cala d’Ostia, Cala Verde, altre minori e le spiagge dei resort – che si affacciano sul mare limpido. Un regno del relax con alle spalle un’immensa pineta, che si estende sino a alla stupenda Chia (Domus de Maria). La natura ti avvolgerà anche nelle foresta di Is Cannoneris e Pixinamanna, paradisi degli escursionisti tra lecci, macchia mediterranea e conifere. Le esplorerai lungo sentieri di trekking segnalati, attraverso fitta vegetazione con piante rare, formazioni rocciose modellate dal tempo, corsi d’acqua e testimonianze di civiltà preistoriche. Il complesso forestale è oasi faunistica ripopolata con cervi e daini.
Santa Teresa Gallura
Il mare è l’indiscusso protagonista di Santa Teresa Gallura, borgo di circa cinquemila abitanti, che d’estate si moltiplicano con l’arrivo di decine di migliaia di turisti, che la animano fra aperitivi in locali alla moda e musica dal vivo. Vittorio Emanuele I di Savoia la fondò nel 1808, ribattezzando col nome della moglie Maria Teresa una località detta Longosardo (o Longone), ‘finestra’ privilegiata verso le scogliere di Bonifacio. L’abitato segue il sinuoso andamento di due insenature. A oriente Porto Longone, dove sorge il porto turistico, a occidente la baia di Rena Bianca, distesa di sabbia finissima dai colori abbaglianti, a pochi passi dalla piazza principale del paese. Le sue limpide acque ammaliano con mille tonalità, più volte premiate con la ‘Bandiera Blu’. È controllata dall’alto dalla suggestiva torre di Longonsardo, costruita per volere di Filippo II di Spagna. Intorno al borgo altre affascinanti spiagge, ne potrai visitare una o più al giorno: l’ampia e attrezzata La Marmorata, la pittoresca Cala Sambuco, la suggestiva Cala Balcaccia e santa Reparata, che ti colpirà per mare limpido e scogliere rocciose, perfette per immersioni. Proseguendo verso ovest, troverai il promontorio di Capo Testa, punta settentrionale dell’Isola. Lungo l’istmo che unisce la penisola-promontorio alla terraferma si distendono due bellissime spiagge: Rena di Ponente e Rena di Levante. Con qualsiasi condizione di vento, godrai del mare calmo frequentando una o l’altra. Dalla spiaggia occidentale si arriva fino a Capicciolu (o spiaggia di zia Colomba), fatta di granelli dorati. Qui (forse) sorgeva l’antica Tibula (e il suo porto), punto di partenza per le navi cariche di granito, usato per ornare i palazzi dell’antica Roma. Nella parte occidentale del capo, spicca lo spettacolo di Cala Grande - Valle della Luna, simbolo di Santa Teresa: tra pareti di granito, modellate dalla natura, affiorano calette nascoste. È lo scenario magico del festival Musiche sulle Bocche, ancora più spettacolare se illuminato dal chiarore lunare. Mentre in direzione Palau troverai le piscine granitiche della Valle dell’Erica, la lunga Porto Liscia-Sciumara, patria del surf, e la pace incantevole della Conca Verde. In una romantica pineta a tre chilometri dal paese, risplende la cupola rivestita di rame della chiesa del Buoncammino, costruita a inizio XX secolo su un edificio medievale. Da non perdere la Batteria Ferrero, rudere di fortificazioni della seconda guerra mondiale con postazioni di artiglieria, bunker, caserme e miniere. I complessi archeologici più interessanti sono nuragici: Lu Brandali e sa Testa.
San Teodoro
La Cinta, una sottile e lunga distesa di sabbia dorata abbracciata dal mare azzurro e cristallino, Cala Brandinchi, un litorale bianco e acque simili a paradisi tropicali ribattezzato, non a caso, Tahiti, Lu Impostu, suo naturale proseguimento, la magnifica Marina di Puntaldìa con il suo moderno porto turistico e lo spettacolo caraibico di s’Isuledda. Sono le spiagge simbolo di San Teodoro, rinomato centro turistico, particolarmente amato dai giovani per la sua movida estiva, il cui territorio vanta anche altre famose perle costiere: impossibile non visitare anche Cala Ginepro, baia profumata dalla macchia mediterranea, la spiaggia di Coda Cavallo, che ti spalancherà con stupore lo sguardo verso l’imponenza di Tavolara e la sua area marina protetta, Cala Ghjlgolu, che sorprenderà con una roccia modellata da vento e mare a forma di tartaruga, una delle attrazioni naturali più amate, soprattutto dai bambini. E poi ci sono le meno famose e altrettanto belle: Baia Salinedda, Cala d’Ambra, Cala Suaraccia, Li Corri di Li Becchi, Li Marini e Seghefusti. Lo spettacolo della costa è completato, alle spalle delle spiagge, dalla la laguna di San Teodoro, punto di sosta dei fenicotteri rosa nei periodi migratori e residenza del cavaliere d’Italia, luogo ideale per passeggiate e birdwatching.
Conosciuto in Gallura come Santu Diàdoru, il borgo è abitato da poco meno di cinquemila residenti in inverno, animato da decine di migliaia di turisti d’estate. Il centro prese vita nel XVII secolo, nell’immediato entroterra alle pendici orientali del massiccio di monte Nieddu, quando pastori e pescatori popolarono la splendida porzione di terra, frequentata comunque sin dalla preistoria. Il nuraghe della borgata Naracheddu è la testimonianza più rilevante. Esisteva un centro abitato anche in età romana: i reperti archeologici sono documentati nel museo del Mare.
Fra gli appuntamenti da non perdere, le feste del patrono san Teodoro, la cui chiesa fu ricostruita a metà XX secolo, e quella di sant’Andrea, che si svolge nel quartiere di Montipitrosu. Molto suggestivi i fuochi di sant’Antonio Abate, festa detta Lu Fuculoni, durante la quale la popolazione si raccoglie attorno ai falò in onore del santo. San Teodoro è luogo di delizie per il palato: a maggio ecco l’Aglióla, dove assaporare i piatti tipici. La cucina ti conquisterà con la zuppa gallurese, fatta con pane, formaggio e brodo di manzo. Arrivato al dolce, fatti tentare da cucciuléddi milàti, fagottini al miele, frisjióli léti, frittelle, e niuléddha, con mandorla e arancia grattugiata. Tutto accompagnato da un calice di vermentino di Gallura.
Stintino
Adagiato nell’estremo lembo nord-occidentale della Sardegna, Stintino si protende verso l’Asinara, quasi a toccarla. Proprio lì, dove la sfiora, mostra il suo capolavoro, La Pelosa: fondale limpido e bassissimo per decine di metri, sabbia candida e impalpabile, abbagliante e placido mare con tutte le tonalità dell’azzurro. Accanto alla ‘sorella maggiore’, c’è la Pelosetta, chiusa da un isolotto sovrastato da una torre aragonese (del 1578), simbolo della Pelosa. Da una ‘terrazza’ sulla spiaggia ‘tropicale’, a duecento metri d’altezza, godrai di un panorama unico su isola Piana e parco nazionale dell’Asinara, incontaminato e selvaggio: Stintino è il luogo d’imbarco più vicino per visitarlo.
Il territorio stintinese è un lembo di terra tra due mari. A ovest il suggestivo ‘mare di fuori’, con costa alta e frastagliata alternata a calette di sabbia e ciottoli: da Capo Falcone, luogo selvaggio sorvegliato anch’esso da una torre spagnola (la più alta della Nurra) e sorvolato da falchi pellegrini e della regina, sino a Cala del Vapore, attraverso Valle della Luna e Coscia di donna. A est il ‘mare di dentro’, all’interno del golfo: costa bassa e riparata che dalla Pelosa, passando per L’Ancora e gli scogli di Punta Negra, arriva sino ai sassolini bianchi e tondi del lungo litorale de Le Saline ed Ezzi Mannu. In mezzo un’oasi naturale con stagni (Cesaraccio e Pilo), dove vivono airone rosso, garzetta e martin pescatore.
In principio Stintino era un paesino di pescatori, del tutto simile a Cala d’Oliva sull’Asinara, borgo di provenienza delle 45 famiglie liguri, che lo fondarono nel 1885, quando il Regno d’Italia insediò sull’isola lazzaretto e colonia penale, ‘sfrattando’ gli abitanti. Il paese, Comune dal 1988, sorge in una lingua di terra tra due insenature - isthintìni significa ‘intestini’ - i porti ‘Vecchio’ e ‘Nuovo’, dove sono ormeggiati gozzi in legno a vela latina, di cui Stintino è ‘capitale’. Dal 1983 ne ospita una famosa regata. La storia del paese è indissolubilmente legata a pesca e lavorazione del tonno: la rivivrai nel museo delle Tonnare, che sorge nella tonnara ‘Saline’, attiva sino agli Settanta del XX secolo. Un tempo principale fonte economica, dal 2016 racconta il modus vivendi stintinese: farai un percorso lungo le ‘camere’ (le stesse che compongono le reti per i tonni), corredate da strumenti originali e immagini. Dopo la tonnara, ecco il turismo. A inizio XX secolo il borgo era meta di illustri famiglie sassaresi, come Berlinguer e Segni, negli anni Sessanta il boom: sorse una miriade di residenze turistiche e hotel sulla costa. Il paese, abitato in inverno da mille e 600 residenti, in estate è popolato da decine di migliaia di turisti. La pesca è alla base della tradizione culinaria: polpo in agliata e alla stintinese, zuppa d’aragosta, bottarga di tonno, frutti di mare e pescato fresco, da assaporare nei ristoranti delle stradine del borgo e della costa.