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Sardegna, magic moments

Nelle più belle e iconiche spiagge del mediterraneo, su per le scogliere attorno di fari e torri costiere, nelle isolette a vista delle coste e nelle piccole cale nascoste e inaccessibili da terra, gioco facile in Sardegna, i matrimoni, rinnovi di promesse e anniversari celebrati sulle coste non possono che essere da favola. Ma sorprenderai i tuoi ospiti se dirai sì nel silenzio surreale dei villaggi minerari e di borghi abbandonati ora rinati a nuova vita, nelle deliziose chiesette campestri sperse nel nulla di poetici paesaggi primordiali o in luoghi carichi di energia e sacralità, al cospetto di regge nuragiche, pozzi sacri e domus de janas, location non a caso scelte dagli avi. Natura divina, mistero da culture antichissime e un pizzico di glamour, non c'è limite alla fantasia per rendere indimenticabili i tuoi giorni speciali.

Sino all’ultimo raggio di sole

Clima dolce e splende il sole, i litorali pian piano sono sempre più deserti, in giro non c’è traccia di overtourism. A fine estate la natura onirica del mare della Sardegna prende fiato e riconquista il suo spazio. È il periodo migliore per sedurre i più scettici con spiagge autentici privé, tra scogliere opere d’arte di vento e mareggiate, candide dune di sabbia e lagune colorate da fenicotteri rosa. E sono ancora tanti i giorni miti e tante le ore di luce per fare trekking verso le cale più riservate o per visitare in minicruise oasi marine che proteggono le isole a vista dalla costa: Tavolara, Asinara, Mal di Ventre, dei Cavoli e il superlativo arcipelago della Maddalena, dove brilla la più bella tra le belle, Budelli.

Scrivi settembre, leggi mare

È stato un gran via vai sulle coste della Sardegna, un’esplosione di vita e animazione. Ora debutta il mare più seducente, e sarà un finale di stagione strepitoso. Archiviate le giornate estive di calore e affollamento, le spiagge, le cale e le piccole isole si godono nel ritrovato silenzio, dall’alba al tramonto, al sole e in acqua, calda quanto in piena estate. E ora sentirai solo onde infrante sulle rive e il vibrato sound delle cicale appollaiate tra la macchia di ginepri e mirto. Non lascia scampo la felice combinazione di accenni tropicali e ruvida autenticità mediterranea, arriva all'anima lo straordinario mare della Sardegna in autunno.

Sud

Sa Domu 'e s'Orcu - Domusnovas

Secondo le credenze popolari, le ‘case degli orchi’ erano abitate da creature malvagie e spiriti demoniaci. Voci forse nate già in epoca paleocristiana, per evidenziare l’aspetto pagano dei popoli che le edificarono, ancora oggi utili per impedire ai più piccoli di avventurarsi al loro interno. Il nome ricorre in alcune domus de Janas – a Setzu e Siliqua -, in tombe di Giganti, come la maestosa sepoltura della Giara di Siddi, e per vari nuraghi, tra cui quello che sorge poco fuori l’abitato di Domusnovas. Sa Domu’e s’Orcu domusnovese si caratterizza per l’elevato numero di torri – ben nove, compreso il mastio -, e per la posizione, ai piedi del monte Mannu, tra la catena del Marganai e la piana del fiume Cixerri. Si tratta di un nuraghe complesso, formato da una torre centrale circondata da un bastione trilobato, che racchiude il cortile, attorno al quale a sua volta corre un antemurale con altre cinque torri. Per erigere il monumento è stata usata la pietra calcarea proveniente dal massiccio del Marganai.

Il mastio si conserva per un’altezza di quattro metri e mezzo, mentre il bastione è lungo 17 metri, e nelle parti meglio conservate raggiunge i sette metri d’altezza. Nella cortina esterna noterai l’uso di conci di dimensioni maggiori, posizionati in filari più regolari rispetto al resto della struttura: molto probabilmente fu aggiunta in un successivo momento. Pertanto, la struttura sarebbe stata costruita in più fasi: si ipotizza tra il XVII e XI secolo a.C. Nel corridoio di accesso alla camera a pianta ellittica, sulla destra, si trova la scala elicoidale che conduce al livello superiore.

Una delle torri dell’antemurale ospita una celletta semicircolare, sulle cui pareti sono state rinvenute tracce di uso del fuoco. Scorie di fusione compaiono in alcuni vani del cortile e nell’area attorno all’edificio, vicino a resti di strutture che sono state interpretate come pertinenti al villaggio. Tali tracce di lavorazione dei metalli, con tutta probabilità, rimandano allo sfruttamento dei giacimenti del Marganai, le cui miniere rimasero attive fino alla seconda metà del XX secolo.

A poco più di due chilometri dal nuraghe, ammirerai una delle gallerie naturali più lunghe d’Europa, una delle pochissime a essere attraversata da una strada: è la grotta di San Giovanni. Scavata nel calcare da un fiume sotterraneo, grazie all’impianto di illuminazione, ti permetterà di ammirarne le pareti, ricche di stalattiti e stalagmiti. Attorno, antichissime rocce - risalenti sino al Paleozoico inferiore, 500 milioni di anni fa - e falesie a strapiombo sono meta di climber di tutto il mondo. A nord, invece, numerosi sentieri si diramano tra i boschi e accanto a siti minerari dismessi nel parco di Monte Linas-Oridda-Marganai.

In cammino alla scoperta di vicende millenarie

Passi lenti, occhi curiosi e carichi di suggestioni, animo sereno e desideroso di emozioni, così si cammina tra i piccoli borghi e la natura incontaminata della Sardegna, immersi in un’atmosfera di purezza e relax, lontano da folla e concitazione. È il volto intimo e autentico di una terra mitica, dove potrai cogliere distintamente le tracce, materiali e non, lasciate dalle vicende storiche e da uomini di fede che, a distanza di secoli o di millenni, continuano a suscitare l’intensa devozione di camminatori, pellegrini e visitatori di quei luoghi. Alle testimonianze ataviche si intrecciano inevitabilmente leggende, riti tradizionali, saperi legati a natura, arte e cibo. Nel solco e sulle orme di santi e martiri, antichi e moderni, scoprirai realtà dove passato e presente convivono in un tempo che sembra essersi fermato e ti lascerai accogliere da comunità che considerano sacra l’ospitalità.

Sud

Piscina Irgas

Difficile dire se sia più emozionante il percorso per raggiungerla o la vista, una volta arrivati ai suoi piedi. Ciò che è certo è che ‘conquistarla’ sarà un'esperienza indimenticabile. Piscina Irgas è una delle tre maestose cascate che solcano i graniti del parco di Monte Linas – Oridda - Marganai, una delle due, assieme a sa Spendula, rientrante nei confini di Villacidro; mentre la terza, la più ‘alta’, Muru Mannu, occupa una cresta appartenente al territorio di Gonnosfanadiga. La cascata è una meta apprezzata dagli appassionati di diverse attività outdoor - trekking, canyoning, mountain bike - ed è raggiungibile da vari punti.

Le escursioni a piedi partono generalmente dalla ‘porta’ di accesso della foresta demaniale di Montimannu, a circa 15 chilometri da Villacidro, oppure dalla località di sa Duchessa, in territorio di Domusnovas. Il primo sentiero è identificato dal codice CAI 113, come indicato dalle targhe bianche e rosse presenti lungo il cammino. Attraverserai una lecceta e passerai da una sponda all’altra del rio Cannisoni usando un ponticello in ferro, per poi salire fino al Belvedere, a circa 600 metri d’altitudine. Da qui ammirerai dall’alto Piscina Irgas, in tutto il suo splendore, oltre ai monti del massiccio del Marganai e, più a valle, la gola scavata dal rio Oridda. Il percorso poi prosegue in discesa, fino a giungere in breve tempo alla base della cascata. Il salto, di circa 45 metri, termina il suo getto in un suggestivo laghetto color verde smeraldo. Il secondo percorso si snoda accanto ad aree minerarie dismesse, verso la valle di Oridda, seguendo in parte – e in senso opposto – il tratto 11 del Cammino minerario di Santa Barbara. Un tratto in salita lungo la sponda sinistra del rio Oridda ti porterà sino in cima a un altro punto panoramico, da cui ammirare dall’alto la cascata e udirne lo scroscio. Il sentiero, segnalato anche da figurine in pietra, ti condurrà poi ai piedi della cascata. I due sentieri possono essere percorsi in connessione, uno all’andata, l’altro al ritorno, chiudendo così un sentiero ad anello lungo circa dieci chilometri.

Piscina Irgas , una delle prime cascate nell’Isola attrezzate per il torrentismo, è oggi una delle mete preferite dai canyonisti per il paesaggio e l’ampia portata d’acqua. Il percorso, inoltre, prosegue oltre la cascata, con salti e ‘piscine’ minori, sempre divertenti. Gli appassionati di mountain bike possono, invece, seguire un itinerario che, dal vivaio forestale di Campu s’Isca si dirige prima a ovest, verso punta Bega Trotta, poi a nord lungo la piana di Oridda, e da qui al Belvedere di Piscina Irgas, fiancheggiando infine in discesa il rio Leni fino al punto di partenza. La parte iniziale del sentiero 113 coincide col percorso per giungere a Muru Mannu, la cascata sarda col salto maggiore: 70 metri! Mentre, più vicina all’abitato di Villacidro e agevole da raggiungere è sa Spendula, attorno alla quale si estende un bel parco.

Sud

Manifattura Tabacchi

Antico convento, poi fabbrica, infine innovativo centro culturale e tecnologico. La Manifattura Tabacchi - nota anche come sa Manifattura o ex Manifattura Tabacchi, in quanto non più produttivamente attiva -, è un complesso posto all’angolo sud-est dello storico quartiere Marina di Cagliari. Deve il nome all’attività che svolse per più di due secoli, a partire dalla seconda metà del XVIII secolo. La Manifattura fu una delle prime fabbriche della città e, allo stesso tempo, un simbolo della ‘nuova’ Cagliari borghese, che si stava definitivamente lasciando alle spalle la dominazione spagnola. Dopo la chiusura, l’edificio è ‘rinato’ come polo multifunzionale, dalla ricerca e l’innovazione tecnologica allo sviluppo di iniziative artistiche, passando per l’allestimento di mostre e l’organizzazione di eventi culturali. In questo modo, la ‘Manifattura’ continua a essere uno ‘specchio’ dell'evoluzione del capoluogo sardo.

L’origine dello stabile risale probabilmente a fine XV secolo: I frati minori osservanti la costruirono per ospitare il loro convento, al quale fu annessa una chiesa dedicata a Nostra Signora del Gesù. Qui visse i suoi ultimi anni San Salvatore da Horta. Nel 1717 il convento subì ingenti danni a causa di un attacco spagnolo e fu abbandonato. Furono i Savoia a ristrutturare l’edificio e a impiantarvi la Manifattura, che ebbe il suo massimo sviluppo a partire dal 1868 con la gestione della società Regia e la produzione di sigari toscani. Tra i meriti della fabbrica, anche quelli di aver garantito impieghi e salari stabili ai primi dipendenti ‘statali’ cagliaritani e aver regolarmente impiegato personale femminile, con paghe superiori alla media delle donne lavoratrici dell’epoca. La crisi si abbatté sull’impianto a fine XX secolo, con conseguente chiusura nel 2001. Dopo anni di incertezza, dovuti anche a vari passaggi di proprietà, oggi la Manifattura ha ripreso posto nel panorama sociale e culturale di Cagliari, tornando a essere, in un certo senso, un impianto ‘produttivo’, seppure di idee e progetti.

Visiterai oltre seimila metri quadri, nei quali si alternano spazi aperti e corpi di fabbrica. Il piano terra conserva, nel corpo centrale, parte dell’antica struttura conventuale, mentre all’opificio ottocentesco risalgono officina – al centro del cortile quadrangolare – e deposito del tabacco. Gli eventi cui assistere spaziano attraverso dalla moda all’artigianato artistico, passando per grafica, design, comunicazione e, in campo scientifico, tecnologia e innovazione digitale.

Salendo il viale Regina Margherita in direzione nord, a 350 metri dalla Manifattura troverai un altro luogo simbolo di Cagliari, ‘terrazza’ cittadina per eccellenza: il Bastione Saint Remy, ideale per ammirare la città dall’alto e proseguire la tua passeggiata verso il quartiere Castello.

Sud

Santa Vitalia - Serrenti

Stando alla leggenda, non poteva che sorgere in quel punto, ma deve il suo fascino anche ai resti della sua antica facciata – nel lato sinistro dell’attuale edificio – e ai festeggiamenti che ospita ogni primo lunedì di ottobre. La chiesa di Santa Vitalia sorge nella parte nord dell’abitato di Serrenti, paese immerso nella campagna del Campidano centro-meridionale, posizionato a ridosso della principale arteria stradale dell’Isola, la statale 131. La struttura odierna è frutto di un rifacimento avvenuto tra XIX e XX secolo, periodo nel quale fu spostato l’asse liturgico, ingrandito l’edificio e creato l’attuale prospetto. La facciata, intonacata, presenta tre ingressi, tre finestre rettangolari e un piccolo campanile a vela. In origine, il santuario era più piccolo, composto da un’aula forse absidata, dotata di copertura a capriate lignee.

Sul lato nord-occidentale ammirerai le tracce superstiti del primo impianto della chiesa, in stile romanico-gotico, edificata probabilmente nel XIII secolo. Sono evidenti i conci in trachite squadrati, delimitati da paraste angolari che terminano in capitelli. Da questi si diramano archetti trilobati, il cui andamento doveva seguire quello dell’originaria - ormai scomparsa - copertura a capanna. Al centro, noterai il portale ligneo, in asse con una finestra rettangolare. La pianta è a tre navate, delimitate da arcate a tutto sesto.

Alla chiesa è legato il racconto di un contadino di Genoni, paesino accanto a sa Jara Manna, in servizio presso un proprietario terriero di Serrenti, che trasportò il simulacro della santa da una chiesa distrutta del suo paese fino alla casa del padrone. La statua, però, scomparì più volte dalla dimora, facendosi ritrovare sempre nel luogo in cui poi fu eretto il luogo di culto. Santa Vida, come è chiamata in campidanese, donna cristiana martirizzata nell’Anfiteatro romano di Cagliari durante l’impero di Adriano, nel corso dei secoli è diventata oggetto di straordinaria devozione, tanto che la ricostruzione del santuario nel XIX secolo fu motivata anche dalla necessità di accogliere un numero sempre maggiore di pellegrini.

Le celebrazioni sono preceduti da una novena. Il giovedì precedente la festa avviene la vestizione, mentre due giorni dopo si svolge la prima processione. Il giorno clou è il lunedì, con corteo solenne al quale partecipano confraternite religiose, gruppi folk, cavalieri e suonatori di launeddas. Nei dintorni del santuario si dispongono bancarelle con prodotti artigianali e gustose specialità, tra cui su pistoccheddu de Serrenti, dolce tipico del luogo. Attorno, balli in piazza, gare poetiche e musiche tradizionali.

Sud

Cimitero monumentale di Iglesias

Rivaleggia con il cimitero di Bonaria a Cagliari per atmosfera e cupo fascino delle opere funerarie, tanto da essere anch’esso definito ‘museo a cielo aperto’. Entrambi, inoltre, vantano capolavori realizzati dallo scultore soprannominato ‘Il Michelangelo dei morti’. Il cimitero monumentale di Iglesias si estende a ridosso della chiesa di Nostra Signora di Valverde, fuori dalle mura cittadine. Fu inaugurato nel 1835 e ampliato a più riprese già a partire dalla seconda metà del XIX secolo, dato il progressivo aumento della popolazione. L’ampio corpo centrale è caratterizzato dalla presenza di viali con file di cipressi ed essenze mediterranee ai lati, che creano ‘isole’ quadrangolari e aree dedicate. Una di queste è delimitata dal sentiero forse più conosciuto e di maggiore suggestione, il ‘viale dei bambini’.

Osserverai statue e decorazioni negli stili liberty ed eclettico, visibile anche nelle cancellate, nelle urne e nelle fioreggiature, tra le quali noterai particolari simbolismi. L’opera più famosa è il monumento sepolcrale della piccola Zaira Deplano Pinna, noto soprattutto con il nome di ‘Bambina col cerchio’. Figlia di un notaio molto noto in città, la bambina fu colpita da una meningite fulminante, che pose fine alla sua vita alla tenera età di sei anni. La statua la ritrae a grandezza naturale, seduta su un troncone di colonna. È sorridente e tiene accanto il suo passatempo preferito, il cerchio, realizzato in bronzo. Nel tempo, attorno alla tomba nacquero oscure leggende: si dice che a mezzanotte la statua prenda vita per giocare lungo i viali e che ogni 2 novembre il fantasma si aggiri sui tetti delle case in cerca di bambini che vogliano giocare con lei, portando con sé nell’aldilà coloro che accettano l’invito.

L’opera contribuì ad accrescere la fama del suo autore, lo scultore Giuseppe Sartorio, il quale aprì botteghe a Cagliari e a Sassari e realizzò numerose opere, oggi conservate nel capoluogo e in vari centri dell’Isola, nonché nel cimitero del Verano a Roma. Il camposanto di Iglesias ne contiene 65, inoltre, a lui si deve il monumento a Quintino Sella nella piazza omonima della città. Sculture di Sartorio sono anche i monumenti funebri delle sorelle Boldetti e quello di Domenica Antonietta Grimaldi, anche lei andata incontro a un tragico destino.

Sud

Sardinia Radio Telescope

Un gioiello tecnologico in costante aggiornamento, fondamentale per svelare i misteri dello spazio e permettere alla scienza di compiere importanti passi avanti. Il Sardinia Radio Telescope è un radiotelescopio a parabola singola, situato in località Pranu Sanguni, a nove chilometri dal centro abitato di San Basilio e a 40 da Cagliari. Il sito, gestito dall’Osservatorio astronomico di Cagliari per conto dell’Istituto italiano di astrofisica, è stato inaugurato nel 2013, nato come strumento di ricerca a disposizione anche dell’Agenzia spaziale italiana. Tra gli oggetti celesti che è in grado di osservare vi sono galassie, buchi neri, nebulose planetarie, stelle di neutroni e pulsar. Ammirerai una parabola di 64 metri di diametro, composta da oltre mille pannelli di alluminio in grado di muoversi in autonomia, permettendo così all’antenna di adattarsi alle diverse posizioni focali dei ricevitori.

Non solo elementi fisici: il telescopio è coinvolto anche nelle attività di ricerca di segnali definiti come non naturali, ovvero provenienti da sorgenti extraterrestri. Il Sardinia Radio Telescope, infatti , è coinvolto nel progetto SETI – Search for Extra-Terrestrial Intelligence -, attraverso il programma Breakthrough Listen, assieme ad altri telescopi di tutto il mondo. Inoltre, tramite l’Agenzia spaziale italiana, il telescopio di San Basilio collabora anche con la NASA e potrà fornire il suo contributo per garantire le comunicazioni durante le prossime missioni sulla Luna e su Marte, oltre a tracciare satelliti e monitorare i detriti spaziali.

Oggi il Sardinia Radio Telescope è il più potente radiotelescopio italiano e uno dei più grandi d’Europa, nonché uno dei telescopi tecnologicamente più avanzati al mondo. Questo anche grazie ai suoi nuovi ‘occhiali’: nel 2023 è stato installato Mistral, un ricevitore con 415 rilevatori che operano simultaneamente, i quali permettono di osservare fenomeni celesti come gli ammassi di galassie e i filamenti di gas tra ammassi, e di conseguenza approfondire la conoscenza della materia oscura dell’universo.

Durante la visita, che potrai prenotare attraverso il sito web dell’Osservatorio astronomico di Cagliari, ricercatori, tecnici e divulgatori dell’osservatorio ti racconteranno tutte le curiosità e i vari aspetti del progetto di ricerca, prima di condurti a fare una passeggiata per vedere da vicino il radiotelescopio, situato a 700 metri di altitudine, e osservare il cielo, provando a immaginare nuove ed entusiasmanti scoperte astronomiche.