Una delle aree più aspre e selvagge della Sardegna, nel cuore profondo del territorio barbaricino, là dove forse gli antichi popoli tardo-nuragici opposero l’ultima, strenua resistenza alla conquista dell’Isola da parte di Roma. Il percorso lungo la tappa Z14 del Sentiero Italia porta dai segreti del monte Tiscali all’incantevole valle di Lanaitto, per proseguire in direzione ovest verso il monte Maccione, sovrastando Oliena e a ridosso del Monte Corrasi, infine chiudendo la tappa nel borgo Bandiera Arancione, ‘capitale’ del vino Nepente. Il trekking, fino a monte Maccione, è rivolto a escursionisti esperti, con dislivello complessivo di 1950 metri.
Percorso: 23 chilometri
Tempo di percorrenza: 9 ore
Dal punto di partenza in località Surtana si procede affrontando l’omonima ‘scala’ e superando incroci con altri sentieri. Non lontano, spuntano i cuiles de sos Mojos e, poco più a nord, de sas Traes. Dopo poco più di tre chilometri si arriva alla curtigia di Tiscali, la dolina che custodisce il misterioso villaggio nuragico, al confine con il Supramonte di Dorgali.
Si procede in discesa fino ad addentrarsi nella valle di Lanaitto. Il cammino incontra attrazioni imperdibili: la grotta Corbeddu, rifugio di un famoso bandito e luogo di ritrovamento di antichissimi resti umani; le grotte di sa Oche ‘e su Bentu, cavità chilometriche che sembrano ‘parlarsi’ tra loro, e il villaggio nuragico ‘manifatturiero’ di sa Sedda ‘e sos Carros.
Altri tre chilometri in direzione nord, per raggiungere l’area di Gasole, poi rotta a sud-est verso Sovana. Il trekking incontra altri cuiles: Su Vicu, s’Uscradu, Orthini, per poi salire verso punta Cusidore, dove potrebbe spuntare qualche muflone. Si ‘aggira’ a nord punta sos Nidos, e si prosegue lungo il sentiero 401 in direzione Corrasi. La scelta è tra salire sul monte per ammirare lo spettacolare panorama o deviare verso l’area di sosta di monte Maccione.
Per raggiungere le prime case di Oliena c’è la comoda discesa lungo la provinciale 22, due chilometri e mezzo di tornanti in mezzo ai boschi. Concluso il trekking, è tempo di gustare le eccellenze del borgo che, per Salvatore Satta, è “un paese meraviglioso, ai piedi del monte più bello che Iddio abbia creato”.