Si parte da Santadi, conosciuto per il vino carignano, per il patrimonio archeologico e per le grotte scavate sulle rocce dolomitiche del monte Meana. Ancora attive, ogni loro sala presenta concrezioni particolari: una vanta la maggior concentrazione di aragoniti eccentriche in Italia. Nel percorso di circa 500 metri si ammirano anche splendide stalattiti, stalagmiti, colate e cannule. A Natale, la sala dell’Organo ospita un suggestivo presepe.
Percorrendo una cinquantina di chilometri si arriva nel territorio di Iglesias, vicino alla miniera di Monteponi e accanto a quella di San Giovanni. Fu un minatore a scoprire per primo la più ‘vecchia’ grotta d’Italia. Il salone alto 25 metri e costellato da stalattiti la fa sembrare quasi una maestosa cattedrale. Da ammirare anche le concrezioni a nido d’ape e il laghetto nella parte inferiore. Ci si arriva con trenino e ascensore, lungo gallerie segnate dalla fatica quotidiana dei minatori.
Il tratto più breve, meno di venti chilometri, permette di visitare una delle uniche tre grotte al mondo attraversate da una strada. Poco fuori Domusnovas, a ridosso della foresta di Marganai – ricca di impianti minerari dismessi -, compare la lunga e suggestiva grotta il cui nome deriva da una cappella ormai scomparsa. I suoi 850 metri si percorrono oggi a piedi, anche per poter ammirare nei particolari le vasche calcaree e le pareti ricoperte di stalattiti e stalagmiti.
Ultimo tratto di 35 chilometri, per concludere l’itinerario non lontano dal suggestivo tempio di Antas. Nel territorio di Fluminimaggiore si cela un complesso ancora ‘vivo’, eppure nato 500 milioni di anni fa. Una sala era usata come tempio in età prenuragica mentre, tra passerelle e scale, il percorso speleologico turistico permette di ammirare pilastri, ‘alberelli’ di cristalli, laghetti, perle di grotta e aragoniti dall’originalissimo aspetto.