Il nome deriva da tuvu e significa ‘piccolo foro’. Facile intuirne il motivo: resterai stupito da una miriade di trafori nelle rocce calcaree che coprono gran parte dei 18 ettari di Tuvixeddu, che insieme a Tuvumannu, è uno dei sette colli di Cagliari. Qui i cartaginesi decisero di seppellire i loro morti, creando la più grande necropoli punica esistente formata da circa mille tombe ‘a pozzetto’, usate dal VI al III secolo a.C., poi riusate in epoca romana. Il colle mostra una continuità di frequentazione che parte dal Neolitico antico, come documentano reperti in selce e ossidiana databili al VI-V millennio a.C.

La necropoli punica serviva un grande centro abitato che si estendeva dai piedi del colle – attuale quartiere di sant’Avendrace - verso la riva orientale della laguna di santa Gilla. Della ‘città dei vivi’, poi spostata verso oriente rimangono murature con tecnica ‘a telaio’ e pavimenti dove compare la dea Tanit, la principale per i cartaginesi. Nella stessa area era forse localizzato anche il tofet, il cimitero dei fanciulli. Nella parte alta di Tuvixeddu, grazie a passerelle, osserverai le camere sepolcrali - una o più per ciascun sepolcro – che si trovano sul fondo.