Attiva fra 1880 e 1987, anno della definitiva dismissione, è stato il più importante sito di estrazione e lavorazione dell’antimonio in Italia: durante i conflitti mondiali la sua fonderia ne ha prodotto il 90 per cento del totale nazionale. Oggi la miniera di su Suergiu è un ‘pezzo’ pregiato di archeologia industriale all’interno del parco geominerario della Sardegna. Il nome deriva dalle querce da sughero (suergiu) che contribuiscono a rendere rigogliosa la valle del rio Sessini, immersa nell’aspro contesto roccioso del Gerrei, dove risiedono borgo minerario e impianti di estrazione. Il ruscello scorre sotto l’altopiano dalle forme sinuose e dai pendii scoscesi, dove si distende Villasalto, paese che deve all’attività estrattiva – comprese le miniere minori di sa Lilla e Parredis, fama e prosperità del XX secolo. I giacimenti di antimonio furono individuati a metà XIX secolo e portarono all’apertura della miniera qualche decennio dopo. Il metallo trattato a su Suergiu era esportato in tutto il mondo e destinato all’industria bellica, farmaceutica e cosmetica. L’andamento della miniera è sempre stato condizionato dai conflitti: la Grande Guerra assorbì completamente la produzione, la ‘campagna’ d’Etiopia le diede nuovo impulso, la seconda guerra mondiale produsse profitti ma ne congelò lo sviluppo. Nel dopoguerra arrivò l’inesorabile crisi dell’attività, che ebbe un ultimo sussulto di crescita negli anni Sessanta, poi il definitivo declino.