Il più fulgido esempio di gotico italiano in Sardegna, prima della diffusione dello stile catalano, si erge da secoli sfidando la precaria stabilità del suolo, grazie a continui interventi di recupero. La chiesa di san Pantaleo sorge poco fuori dall’abitato di Martis, eretta su uno sperone roccioso che si affaccia sulla valle del rio Carrucana. Non si hanno notizie certe sulla sua fondazione, ma si ipotizza che risalga al primo quarto del XIV secolo. Due secoli dopo fu necessario operare i primi interventi di restauro, con ricostruzioni e consolidamenti, ripetuti poi nel corso del XIX secolo. Infine, nel 1920, la sconsacrazione, dovuta al rischio di un improvviso crollo. Dal 1988 la chiesa e lo ‘zoccolo’ di roccia su cui poggia sono oggetto di interventi di stabilizzazione e restauro, con l’obiettivo di assicurare la sopravvivenza dell’edificio.
La pianta è di tipo basilicale a tre navate - anche se in origine era mononavata – con volte a crociera nella navata centrale e a vela nelle laterali, separate mediante pilastri cruciformi che sorreggono arcate ogivali. Il presbiterio è chiuso da un abside quadrangolare, che termina a strapiombo sul bordo dello spuntone roccioso. La facciata ha conservato buona parte delle decorazioni, fatta eccezione per il rosone, che ha comunque mantenuto la schiera bicroma, a conci alternati di trachite nera e calcare chiaro. Sulla parte sinistra del prospetto noterai la traccia dell’ingresso originale. Anche il campanile a pianta quadrangolare si è conservato in buone condizioni: la parte inferiore risale al primo impianto della chiesa, mentre la parte superiore è stata ricostruita nel XVI secolo. Le pareti conservano alcune decorazioni: sul lato nord, in prossimità di una monofora, si notano delle incisioni raffiguranti croci e un cerchio con elementi floreali. Sul lato opposto si trova una stella inscritta, mentre in alcune pareti potrai individuare tracce di affreschi. La chiesa custodiva anche una preziosa pala dipinta a olio, raffigurante il ‘miracolo di san Pantaleo’, realizzata da Andrea Lusso nel 1595 e oggi esposta nella parrocchiale dedicata a san Giuseppe.
La chiesa è avvolta da miti e leggende: si racconta di miracoli al suo interno, di ambienti segreti nascosti sotto le fondamenta, di rovine di antichi templi dedicati al culto dell’acqua su cui sorse. La presenza di una falda sotterranea è infatti una delle cause dello smottamento sul lato destro dello sperone.
A poco più di un chilometro verso est visiterai un altro particolare sito: la foresta pietrificata di Carrucana, caratterizzata da fossili silicizzati di tronchi d’albero, risalenti a fenomeni vulcanici avvenuti venti milioni di anni fa. In direzione opposta, troverai la cascata di Triulintas, incastonata in un paesaggio quasi fiabesco, con boschi, laghetti, ponticelli in legno e resti di un antico mulino.