Sin dal Neolitico le genti che abitavano il territorio di Buddusò hanno sfruttato una delle sue risorse naturali più caratteristiche, il granito. La preziosa pietra non era presente solo nella quotidianità, infatti la devozione e i relativi riti dedicati ai propri cari defunti imponevano la conservazione dei loro resti dentro ipogei scavati nella durissima roccia, a costo di enormi fatiche. Uno di questi banconi granitici usati per il culto dei morti è in località Ludurru, a poche centinaia di metri dall’abitato del paese ‘di granito’, che rappresenta oggi il crocevia tra i territori storici di Gallura, Monte Acuto, Goceano, Baronìa e alta Barbagia. Qui, immersa tra arbusti di fillirea e querce da sughero, sorge una necropoli a domus de Janas, composta da sei ‘case delle fate’, ipogei scavati nel Neolitico finale (3200-2800 a.C.).