Ebbe vita breve ma intensa: circa un secolo, durante il quale fu costruito, assediato, distrutto e abbandonato, diventando simbolo di una fase decisiva della storia sarda. Il castello di Sassai, detto anche Orguglioso, fu edificato per conto del giudicato di Cagliari, allora controllato da Pisa, nel XIII secolo, con uno scopo comune a tante altre fortezze medioevali isolane: difendere i confini tra giudicati nemici. Non a caso sorse in posizione elevata, su un colle dell’altopiano a quattro chilometri da Silius, a controllo del territorio e a protezione del vicino villaggio di Sassai, del quale non rimangono più tracce.

La più celebre, leggendaria vicenda del castello è del 1353, all’inizio della guerra sardo-catalana: divenuto possedimento aragonese – assieme all’intero giudicato di Cagliari -, fu assaltato da partigiani cagliaritani per conto di Mariano IV d’Arborea. Alcune fonti menzionano la presenza di 700 cavalieri e di una numerosa fanteria a difesa del maniero, che tuttavia non furono sufficienti a respingere l’attacco. Il giudice ne decise la distruzione, e a seguito della tregua, siglata l’anno successivo, la Corona spagnola scelse di non ricostruirlo.