Da promontori sul mare guardavano spiagge da sogno e dalle creste delle montagne dominavano vallate, ai loro piedi suggestivi borghi e città costiere. I castelli dei giudicati furono eretti tra XI e XIV secolo, ospitavano guarnigioni militari e talvolta erano anche dimore nobiliari. Persa la funzione difensiva, pian piano furono abbandonati: molti sono andati persi, altri sono oggi affascinanti ruderi immersi nell’aspro paesaggio della Sardegna, tanti sono giunti a noi quasi intatti.
Ogni castello ha la sua misteriosa leggenda, immancabili fantasmi, racconti controversi e avvincenti, alimentati dalla fantasia popolare e rielaborati di generazione in generazione, a volte storicamente distorti, tutti però hanno un fondo di verità. Si raccontano vicende travagliate di battaglie cruente, di ‘gialli’ irrisolti, di amori, prigioni, ritiri volontari, rapimenti, torture, fughe e tradimenti, storie che pervadono le torri di vedetta, i meandri sotterranei, gli anditi bui, le belle stanze delle armi e le sfarzose sale da pranzo. Il mito che spesso li accomuna sono le ricchezze custodite in forzieri nascosti in stanze raggiungibili da passaggi segreti. La caccia al tesoro era sempre molto complicata e per scoraggiare gli avventurieri più temerari, lo scrigno era affiancato da uno simile ma pieno di muscas maceddas, giganti e mostruose mosche con pungiglione. Interminabili cunicoli labirintici, invece, sarebbero state le vie di fuga per eludere gli assedi nemici. Non solo vicende più o meno credibili di uomini, armi e fantasmi, nei castelli sardi le protagoniste sono spesso le donne, a volte sono figure mitiche come le janas o donne della storia dalla personalità straordinaria, su tutte la giudicessa Eleonora d’Arborea, cui sono legate le sorti di tante fortezze giudicali.