Nel Medioevo capoluogo del Barigadu, oggi ‘paese del lino’. Busachi è un borgo di case e palazzi in trachite rosa, che, illuminata dal sole, assume accese sfumature rossastre. Le dimore sono disposte ad anfiteatro su un pendio da cui lo sguardo si apre su valle del Tirso e colline del Montiferru. Busache ‘e susu è il nucleo originario articolato intorno alla seicentesca parrocchiale di sant’Antonio da Padova. A fianco alla facciata, ornata da conci di pietra a vista, si eleva un altissimo campanile (48 metri), coronato da una cupola maiolicata. Il patrono è celebrato a metà giugno. Il quartiere si erge a 430 metri d’altezza, 80 metri più giù c’è Busache ‘e josso, che si raccoglie attorno alla chiesa di san Bernardino (XVI secolo), festeggiato a metà maggio. Il secondo rione sarebbe sorto, secondo tradizione, dal trasferimento degli abitanti di un villaggio più a valle. Di più recente formazione è il terzo quartiere, Campu Maiore, da cui prende nome l’eredità preistorica principale: la necropoli di Campu Maiore, 24 domus de Janas scavate in un costone roccioso, con pianta articolata e tracce di ocra rossa sulle pareti. Spicca la tomba IV, costituita da sette celle. Altre 50 domus compongono le necropoli di Maniere, Cronta, su Cantaru e Grugos. Anche l’età del Bronzo ha lasciato abbondanti testimonianze: visitabili e in ottimo stato i nuraghi Tadone, Pranu Nurache e su Liggiu, affiancato da tombe di Giganti. Interessante è il tempio a pozzo sa’ Murasa. Iscrizioni, cippi funerari, tratti di strada e un ponte sommerso (Pont’ecciu) attestano l’epoca romana. Sui resti di un tempio pagano sorse nel 1349, la chiesa di santa Susanna, in stile gotico con un’acquasantiera bizantina. Ad aprile e agosto, durante le novene, i fedeli popolano le antiche cumbessias del villaggio attorno. Oltre ai tre quartieri principali, altri rioni minori formano il centro urbano, popolato da mille e 300 abitanti. All’interno dell’abitato sorge il Collegiu dei gesuiti, eretto nel 1577, oggi sede di iniziative culturali. Fuori dall’abitato c’è la chiesa sconsacrata di san Domenico (1571), che ospita il museo del costume tradizionale e della lavorazione del lino: il lino di Busachi già nel XIX secolo era considerato il migliore nell’Isola. L’arte del ricamo è l’eccellenza artigiana di un centro ancorato alle tradizioni. Ti capiterà di ammirare per la strada, non solo per feste e sagre, i colori vivaci degli abiti tradizionali ricamati a mano e indossati da donne busachesi. In una sezione del museo ammirerai abiti di tutti i giorni, da cerimonia e da lutto. Il pittore Filippo Figari, agli inizi del XX secolo, nel suo soggiorno qui, dipinse le tele del ‘Matrimonio busachese’, conservate nel Palazzo civico di Cagliari. L’altra sezione del museo mostra lavorazione, attrezzi e tecniche di ricamo del lino. Tra le altre tradizioni spiccano i fuochi di sant’Antonio Abate di metà gennaio, i riti della Settimana Santa, rassegne di folklore, pariglie ed esibizioni di cori polifonici: nelle processioni si intonano i goccios, canti liturgici, e il rosario in sardo. Il piatto per eccellenza è su succu: ‘capelli d'angelo’ cotti nel brodo di carne, pecorino fresco e secco e zafferano, una ricetta, tramandata da generazioni. Durante la sagra de su succu, un corteo di ragazze in abiti tradizionali sfila recando su presente: è un antico rito legato al matrimonio, con cui si portavano pani e dolci nella nuova dimora degli sposi.