Con la loro configurazione danno un aspetto antropomorfo alla roccia, quasi vigilassero con aria severa sulle straordinarie testimonianze del remoto passato. Le quattro domus de Janas della necropoli di Filigosa sorgono ai piedi e sulle pendici di un’altura dove, in cima, si staglia l’imponente torre – di 13 metri di diametro - del nuraghe Ruggiu. Il sepolcreto prenuragico dista pochi chilometri da Macomer, principale centro del Marghine, ed è strettamente legato a quello di Abealzu, nel territorio di Osilo (nel Sassarese). Seppure distino fra loro ben 60 chilometri, i due siti, macomerese e osilese, presentano peculiarità architettoniche, tipo di sepolture e reperti identici: dalle due necropoli deriva il nome di un’importante facies culturale dell’Eneolitico sardo, la cultura di Abealzu-Filigosa - detta anche soltanto di Filigosa -, sviluppatasi tra 2700 e 2400 a.C.

Le tombe indagate sono quattro, tre scavate nel tufo ai piedi dell’altura, la quarta a un livello superiore, tuttavia, in origine, il numero di sepolture doveva essere più ampio