Pareti rocciose verticali, rigogliose su un versante, aride sull’altro, si affacciano su pianure solcate da fiumi, in un’area dalla multiforme varietà geologica e vegetale. È lo scenario attorno a Muros, paese di 800 abitanti del Coros (nord del Logudoro), disteso ai piedi del monte Canechervu. Passerai da prati alle foreste di roverelle a Rocca Ruja e di querce nel monte Tudurighe, tra cui il bosco di sa Crabola. Qui sorge un corbezzolo alto ben dodici metri. Un’estesa lecceta è Badde Olia, l’unica sughereta a Pentumas. Pioppi, frassini e salici verdeggiano sulle sponde del rio Mascari. In primavera le ginestre accendono i pendii del Frundas.

Il paese risale al Medioevo, quando esistevano tre villaggi: Muros, Irbosa, forse già insediamento romano, e la villa intorno alla scomparsa chiesa di San Giorgio. Al centro dell’attuale abitato spicca la parrocchiale dei santi Gavino, Proto e Gianuario (XVI-XVII secolo), che custodisce una pala d’altare dei tre martiri turritani. Caratterizzano il paese anche l’ottocentesca fonte pubblica ed edifici di età aragonese, feudale, fine XIX e inizio XX secolo. Muros è centro di tradizioni testimoniate da abiti, pani e dolci delle feste: su cozolu ‘e s'ou, amaretti e formagelle a Pasqua, papassinos e tiriccas per Ognissanti.